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Allargamento Ue, competenze e Agenda verde. Il Cese mette in ordine le priorità dell’Ue verso i Balcani Occidentali

Bruxelles – Nell’affollato processo di allargamento dell’Unione Europea, che recentemente ha conosciuto un forte rilancio almeno nelle promesse delle istituzioni comunitarie, il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) si sta ritagliando un ruolo sempre più rilevante per avvicinare le società dei Balcani Occidentali con quelle degli attuali Paesi membri dell’Unione Europea. Lo sta dimostrando con diverse iniziative che lo riguardano da vicino come istituzione, ma anche con un’azione diplomatica che si rivolge direttamente ai Ventisette in vista dell’imminente vertice Ue-Balcani Occidentali a Bruxelles. “Il Cese è parte integrante del processo di allargamento Ue e sono orgoglioso di vedere che stiamo facendo un ulteriore passo avanti nel nostro sostegno”, ha affermato con orgoglio il presidente del Comitato, Oliver Röpke, aprendo il nono Forum della società civile dei Balcani Occidentali organizzato a Salonicco tra ieri e oggi (19-20 ottobre).

È stato lo stesso Röpke a ricordare quanto il Cese sia coinvolto dalla questione, attraverso la “decisione storica di aprire le porte ai Paesi candidati all’Ue”. Lo farà attraverso l’Iniziativa dei Membri onorari dell’allargamento – il cui evento di lancio è atteso tra dicembre e gennaio – che porterà all’inclusione di 3 membri onorari della società civile per ciascun Paese candidato nel processo di stesura dei pareri del Cese. Si tratterà di 24 nuovi membri da otto Paesi (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina), mentre per ora non sarebbero inclusi Kosovo (che ha fatto richiesta di adesione lo scorso anno) e Georgia (a cui è stata garantita la prospettiva europea ma non ancora lo status di candidato). “Spero di vedere presto alcuni di loro a Bruxelles, a fianco dei nostri colleghi del Comitato“, è l’augurio del presidente Röpke.

I due giorni di Salonicco sono stati l’occasione per gli esponenti della società civile degli attuali e futuri membri Ue di confrontarsi sullo stato dell’arte, sui progressi e sui problemi del percorso di avvicinamento della regione all’Unione. Dalla democrazia allo sviluppo delle competenze – compresa istruzione e formazione professionale – dall’emigrazione giovanile al re-skilling dei lavoratori di fronte alle sfide di un’Europa che si deve confrontare con sempre più minacce, non da ultime quelle energetiche e climatiche. A partecipare al Forum anche la vicepresidente della Commissione Europea responsabile per la Democrazia e la demografia, Dubravka Šuica: “Il nostro presente e il nostro futuro sono intimamente legati e, a prescindere dall’età o dal background, ogni persona ha i propri diritti sanciti dall’Ue“. In attesa del Pacchetto Allargamento 2023 dell’esecutivo comunitario atteso per l’8 novembre, la rappresentante del gabinetto von der Leyen ha anticipato una serie di viaggi nei Sei balcanici (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) “nei prossimi mesi” e ha ricordato che “il Cese è il primo tra gli organi dell’Unione a includere i Paesi candidati all’allargamento”.

I tre punti della dichiarazione del Cese sui Balcani Occidentali

Per mettere in ordine le priorità dei rapporti tra Unione Europea e Balcani Occidentali in vista del vertice dei leader del 14-15 dicembre a Bruxelles (in corrispondenza del Consiglio Ue, come nel giugno 2022), il Cese ha promosso la stesura di una dichiarazione finale del vertice di Salonicco, incentrata su tre punti: percorso di adesione Ue, competenze e Agenda verde. Per quanto riguarda il primo punto, rimane saldo il fondamento per cui “la rapida integrazione nell’Ue” della regione rappresenta “un investimento geostrategico per la pace, la sicurezza e la prosperità economica e sociale dell’Europa”. Il Comitato chiede di “stabilire un calendario chiaro e realistico per l’adesione” dei partner balcanici, accogliendo “con favore” il 2030 come data-limite entro cui le due parti devono essere pronte per l’allargamento, così come da proposta del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. In ogni caso – con un colpo al cerchio e un colpo alla botte – rimane altrettanto innegabile che “l’allargamento è un processo basato sul merito” (il caposaldo della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo scetticismo sul fissare una data) e per questo motivo “alcuni Paesi potrebbero completare il processo di adesione più rapidamente di altri”. Altrettanto interessante è il richiamo alla “adesione graduale” nei meccanismi e fondi Ue esistenti, fatto salvo “l’obiettivo finale della piena adesione” e il “sincero rispetto dei valori europei”.

Sul secondo punto è centrale il focus sulle competenze “lungo tutto l’arco della vita”. Per questo il Cese chiede un “ulteriore rafforzamento” di programmi Ue, strutture regionali e politiche che raggiungano “un maggior numero di giovani nei Balcani Occidentali con opportunità di istruzione, occupazione, orientamento, mobilità e volontariato“, incluse nuove borse di studio e prestiti nel contesto del programma Erasmus+ e programmi per la formazione professionale continua. Da rafforzare anche i partenariati pubblico-privato per l’occupazione e l’orientamento dei Neet (chi non studia, non è occupato e non cerca lavoro) e la collaborazione tra le parti sociali e le associazioni imprenditoriali per la riqualificazione sul posto di lavoro. Tra le “adeguate” competenze da sviluppare ci sono quelle verdi e digitali “nell’ambito di strategie attive nazionali e regionali”, mentre la parità di genere dovrebbe essere al centro del principio “non lasciare indietro nessuno” (compresi anziani, persone con disabilità e minoranze etniche).

E infine l’Agenda verde per i Balcani Occidentali, che pone l’obiettivo di “raggiungere la conformità con l’acquis dell’Ue e la transizione verso una società a zero emissioni di carbonio”. Su questo aspetto c’è molta preoccupazione da parte della società civile: “I progressi nel raggiungimento degli impegni sono stati lenti e l’attuazione molto limitata per la mancanza di calendari chiari e di chiarezza sui percorsi specifici”. Nell’eliminazione del carbone, desta non pochi interrogativi il fatto che “alcuni progetti-faro finanziati attraverso il Piano economico e di investimento rischiano di essere relativi ai combustibili fossili“. L’impegno della regione deve invece essere indirizzato a “prevenire l’inquinamento e il degrado di fiumi, laghi e mari e attuare politiche rigorose per la protezione della biodiversità”, anche quando si tratta di rispetto degli standard ambientali per i finanziamenti di attori extra-Ue in settori come “la metallurgia, l’energia, l’industria della gomma e l’industria mineraria”. Infine Ue e Balcani Occidentali dovrebbero “utilizzare le crisi energetiche” causate dall’aggressione russa all’Ucraina “come catalizzatore per una transizione verde”, con i partner “integrati nei meccanismi dell’Ue volti a mitigare questo tipo di crisi”, è l’ultima esortazione della dichiarazione di Salonicco.


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Dalla dichiarazione del nono Forum della società civile organizzato a Salonicco emergono le direttrici su cui il punta il Comitato Economico e Sociale Europeo in vista del vertice tra i leader Ue e balcanici di dicembre. Il presidente Oliver Röpke: “Siamo parte integrante di questo progetto”


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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