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L’iniziativa sull’allargamento Ue del Cese inaugurata sotto gli occhi dei premier di Albania e Montenegro

Bruxelles – Dopo le promesse, la messa a terra della prima iniziativa di coinvolgimento concreto dei Paesi candidati all’adesione all’Unione Europea. Il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) ha lanciato ufficialmente oggi (15 febbraio) l’iniziativa ‘Membri candidati all’allargamento Ue’, per integrare 131 membri della società civile dei nove Paesi candidati all’adesione Ue – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina – nel lavoro consultivo del Comitato per tutto il 2024, diventando la prima istituzione dell’Unione a fare questo passo.

Da sinistra: il presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), Oliver Röpke, il primo ministro del Montenegro, Milojko Spajić, il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, e la vicepresidente della Commissione Ue per i Valori e la trasparenza, Vêra Jourová (15 febbraio 2024)

“Quando mi sono insediato, l’avevo promesso come una delle prime iniziative”, ha ricordato il presidente del Cese, Oliver Röpke, parlando del coinvolgimento dei Paesi coinvolti nel progetto di allargamento Ue. Dopo il lancio dell’iniziativa nel settembre 2023 e l’invito di inizio gennaio a presentare le candidature, “la risposta è stata enorme, con 567 richieste, questo ha dimostrato quanto è dinamica e attiva la società civile di questi Paesi”.

A febbraio sono stati scelti 131 membri che ora potranno partecipare a tutto il ciclo dei pareri (gruppi di studio, riunioni di sezione e sessioni plenarie), con una plenaria annuale specifica sulle questioni relative all’allargamento Ue programmata per settembre e la valutazione del progetto a dicembre 2024: da oggi saranno integrati nel Comitato 13 membri dall’Albania, 9 dalla Bosnia ed Erzegovina, 15 dalla Georgia, 16 dalla Moldova, 14 dal Montenegro, 14 dalla Macedonia del Nord, 13 dalla Serbia, 15 dalla Turchia e 22 dall’Ucraina. “È una nuova fase, potete portare una nuova visione nell’Ue“, è l’esortazione del presidente Röpke.  “L’ingresso nell’Ue è l’assicurazione politica contro le minacce degli autocrati”, ha messo in chiaro nel suo intervento la vicepresidente della Commissione Ue per i Valori e la trasparenza, Vêra Jourová, che ha promesso – anche in vista della nuova legislatura europea e come impegno della futura Commissione – che “spingeremo l’integrazione con i Paesi candidati all’adesione Ue ovunque possibile, ci sono molte porte aperte” anche grazie al nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali.

L’iniziativa del Cese è stata presentata a Bruxelles alla presenza dei premier del Montenegro, Milojko Spajić, e dell’Albania, Edi Rama. “Faremo tutto il nostro lavoro in linea come l’approccio basato sul merito, non vogliamo scorciatoie”, ha assicurato il primo ministro montenegrino, ricordando che “siamo stati i primi a portare i rappresentanti della società civile nel processo negoziale” iniziato nel 2012: “La priorità del governo è di implementare le riforme, sfruttando questo momento positivo” iniziato con il nuovo ciclo politico dello scorso anno. “Tutti dovrebbero realizzare che tanto l’Ue è importante per noi, tanto noi siamo importanti per l’Ue”, è l’avvertimento del premier albanese Rama, che ha definito quello del Cese “il primo grande esempio di come dobbiamo vedere il prossimo futuro comune“. Ovvero “essere parte integrante e con diritto di voto”, anche nelle altre istituzioni Ue “a diversi livelli e in diversi comitati”, dal Parlamento alla Commissione, fino al Consiglio dell’Ue. Rama ha definito l’Unione “più consapevole dell’importanza strategica dei Balcani non solo a parole, ma anche nei fatti”, anche se “è triste constatare che serviva Putin per darci una scossa e aprirci gli occhi, ma non possiamo aspettare una nuova invasione, un nuovo disastro” per spingere questo processo.

A che punto è l’allargamento Ue

Sui sei Paesi dei Balcani Occidentali che si trovano sul percorso dell’allargamento Ue, quattro hanno già iniziato i negoziati di adesione – Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – uno ha ricevuto lo status di Paese candidato – la Bosnia ed Erzegovina – e l’ultimo ha presentato formalmente richiesta ed è in attesa del responso dei Ventisette – il Kosovo. Per Tirana e Skopje i negoziati sono iniziati nel luglio dello scorso anno, dopo un’attesa rispettivamente di otto e 17 anni, mentre Podgorica e Belgrado si trovano a questo stadio rispettivamente da 11 e nove anni. Dopo sei anni dalla domanda di adesione Ue, il 15 dicembre 2022 anche Sarajevo è diventato un candidato a fare ingresso nell’Unione e l’ultimo Consiglio Europeo di dicembre ha deciso che potranno essere avviati i negoziati di adesione “una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”. Pristina è nella posizione più complicata, dopo la richiesta formale inviata alla fine dello scorso anno: dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza da Belgrado nel 2008 cinque Stati membri Ue – Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia – continuano a non riconoscerlo come Stato sovrano.

Da sinistra: il primo ministro del Montenegro, Milojko Spajić, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama (15 dicembre 2024)

Lo stravolgimento nell’allargamento Ue è iniziato quattro giorni dopo l’aggressione armata russa quando, nel pieno della guerra, l’Ucraina ha fatto richiesta di adesione “immediata” all’Unione, con la domanda firmata il 28 febbraio 2022 dal presidente Zelensky. A dimostrare l’irreversibilità di un processo di avvicinamento a Bruxelles come netta reazione al rischio di vedere cancellata la propria indipendenza da Mosca, tre giorni dopo (3 marzo) anche Georgia e Moldova hanno deciso di intraprendere la stessa strada. Il Consiglio Europeo del 23 giugno 2022 ha approvato la linea tracciata dalla Commissione nella sua raccomandazione: Kiev e Chișinău sono diventati il sesto e settimo candidato all’adesione all’Unione, mentre a Tbilisi è stata riconosciuta la prospettiva europea nel processo di allargamento Ue. Di nuovo seguendo la raccomandazione contenuta nel Pacchetto Allargamento Ue, il vertice dei leader Ue del 14-15 dicembre 2023 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con Ucraina e Moldova e di concedere alla Georgia lo status di Paese candidato.

I negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea sono stati invece avviati nel 2005, ma sono congelati ormai dal 2018 a causa dei dei passi indietro su democrazia, Stato di diritto, diritti fondamentali e indipendenza della magistratura. Nel capitolo sulla Turchia dell’ultimo Pacchetto annuale sull’allargamento presentato nell’ottobre 2022 è stato messo nero su bianco che “non inverte la rotta e continua ad allontanarsi dalle posizioni Ue sullo Stato di diritto, aumentando le tensioni sul rispetto dei confini nel Mediterraneo Orientale”. Al vertice Nato di Vilnius a fine giugno il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha cercato di forzare la mano, minacciando di voler vincolare l’adesione della Svezia all’Alleanza Atlantica solo quando Bruxelles aprirà di nuovo il percorso della Turchia nell’Unione Europea. Il ricatto non è andato a segno, ma il dossier su Ankara è stato affrontato in una relazione strategica apposita a Bruxelles.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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