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A Taiwan vince l’autonomista Lai Ching-te. L’Ue preoccupata per le tensioni con la Cina

Bruxelles – Il voto più dirompente di tutto il 2024 per le potenziali conseguenze a livello globale tra Cina, Stati Uniti ed Europa ha consegnato il risultato previsto alla vigilia. Le elezioni presidenziali a Taiwan sono state vinte dal candidato autonomista Lai Ching-te, attuale vicepresidente dell’isola ed esponete di spicco del Partito Progressista Democratico (Dpp). Da oggi soprattutto a Bruxelles e Washington dovranno essere osservate con attenzione tutte le sfumature della risposta cinese, che vede nel futuro presidente una minaccia e un ostacolo per il progetto di Pechino di annettere Taiwan alla Repubblica Popolare Cinese. “L’Unione Europea sottolinea che la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan sono fondamentali per la sicurezza e la prosperità regionale e globale“, si legge nella nota del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) pubblicata dopo l’annuncio del risultato del voto di sabato (13 gennaio).

Il vincitore delle elezioni presidenziali a Taiwan, Lai Ching-te (credits: I-Hwa Cheng / Afp)

Le elezioni presidenziali a turno unico hanno consegnato a Lai la vittoria con il 40 per cento dei voti, staccando di oltre 6 punti percentuali il candidato del partito conservatore Kuomintang (Kmt), Hou Yu-ih – favorevole a un progressivo riavvicinamento con la Cina – mentre l’ex-sindaco della capitale Taipei, Ko Wen-je, si è posizionato terzo con il 26,5 per cento. La reazione da Bruxelles ha evidenziato particolare cautela, anche a causa dell’atteggiamento duro con cui la diplomazia cinese si è posizionata contro i governi che si sono congratulati con il vincitore delle elezioni. A livello più generale l’Ue si è complimentata “con tutti gli elettori che hanno partecipato a questo esercizio democratico”, mettendo in risalto il fatto che “i nostri rispettivi sistemi di governo si fondano su un impegno comune nei confronti della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani”. Dal 20 gennaio – quando il nuovo presidente di Taiwan entrerà in carica – Lai dovrà affrontare due grossi problemi: in primis l’assenza di una maggioranza per il suo Dpp in Parlamento (che deve approvare leggi e spese da lui presentate), ma soprattutto la minaccia militare di Pechino.

Quest’ultima è una preoccupazione condivisa esplicitamente anche dalle istituzioni comunitarie, che parlano di “crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan” e si oppongono a “qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo” tra Taipei e Pechino. I rischi di una possibile invasione dell’isola da parte dell’esercito cinese coinvolgono da vicino anche i Ventisette, gli sviluppi del commercio internazionale e le ambizioni di avanzare con la doppia transizione digitale e verde. Nonostante Taiwan sia un Paese di soli 23 milioni di abitanti, negli anni si è ritagliato un ruolo di leader nella produzione di semiconduttori avanzati – con oltre il 90 per cento della produzione globale – e l’Ue registra ancora una forte dipendenza dai grossi fornitori del Paese. In caso di interruzione delle catene di approvvigionamento globale dei semiconduttori, il nuovo European Chips Act (in vigore da settembre 2023) non sarebbe ancora in grado di compensare le perdite per la produzione di tecnologie pulite: l’obiettivo dell’Unione è quello di raddoppiare la propria quota di mercato globale entro il 2030, dal 10 ad almeno il 20 per cento.

L’Ue tra Cina e Taiwan

Dobbiamo preservare lo status quo a Taiwan, che non può essere cambiato con la forza, è fondamentale per il mantenimento della pace e del commercio globale e nella regione”, ha recentemente affermato il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis, in un dibattito alla sessione plenaria del Parlamento Ue sulle minacce cinesi nello Stretto di Taiwan. Pochi giorni prima la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel, avevano partecipato a Pechino al 24esimo vertice Ue-Cina in cui sono state ribadite le linee per il riorientamento dei rapporti Ue-Cina – considerato lo squilibrio commerciale con il partner/competitor – e le questioni delle tensioni in Ucraina e a Taiwan con il leader cinese, Xi Jinping, proprio come fatto a inizio aprile dalla presidente von der Leyen e il presidente francese, Emmanuel Macron.

Proprio il tema del rapporto dei Ventisette con Taipei – nel caso dell’escalation della tensione con Pechino – era stato al centro di un teso dibattito interno all’Unione nella primavera dello scorso anno, a causa delle parole del presidente francese Macron di ritorno dal viaggio a Pechino: “La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dovremmo essere dei seguaci su questo tema e adattarci al ritmo americano e a una reazione eccessiva della Cina“, era stato il commento dell’inquilino dell’Eliseo, tratteggiando la necessità di una vera autonomia strategica europea (ma non un’equidistanza tra Washington e Pechino). La presidente della Commissione e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, avevano gettato acqua sul fuoco, sostenendo la necessità di unità contro la “politica di divisione e conquista” cinese e di “ferma opposizione” a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo, “in particolare attraverso l’uso della forza”. A confermare questa posizione, in un’intervista a Le Journal du Dimanche lo stesso alto rappresentante Ue aveva esortato le marine europee a “pattugliare lo Stretto di Taiwan, per dimostrare l’impegno dell’Europa a favore della libertà di navigazione in quest’area assolutamente cruciale” per il commercio globale.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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