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Ok della Camera al decreto migranti, ma c’è il nodo ricorsi

L’Aula della Camera, con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti, vota la fiducia al governo per il decreto migranti, già approvato dal Senato. Il centrosinistra ribadisce la sua contrarietà al testo, mentre la maggioranza continua a difenderlo. Ma c’è un punto del decreto al quale il Governo dovrà rimettere mano. Si tratta dell’articolo 7 ter, che venne riscritto in un emendamento presentato dal governo a Palazzo Madama, che di fatto limiterebbe il diritto di difesa del migrante. Se la Commissione Territoriale dichiara inammissibile la sua domanda d’asilo, lui, in teoria, alla luce di questa norma, non potrebbe più impugnarla. E questo sarebbe “lesivo della Costituzione”.

Ma non è solo l’opposizione a contestare l’articolo del decreto. Tra gli ordini del giorno presentati ce n’è anche uno firmato da un deputato della maggioranza, Gianfranco Rotondi (FdI), che invita il governo e rivedere il punto, magari anche in sede di ‘correzione formale del testo’. I primi a sollevare dubbi sulla misura, in realtà, erano stati i componenti del Comitato per la legislazione della Camera. E, secondo quanto si apprende, l’ipotesi di rivedere la norma è stata condivisa con il Quirinale che avrebbe dato il via libera a quanto emerso dalla riunione del Comitato per la Legislazione che già il 26 aprile scorso aveva invitato l’Esecutivo a valutare “l’opportunità di specificare se la modifica”, introdotta al Senato, “debba essere interpretata nel senso che il ricorso avverso le decisioni di inammissibilità sia realmente precluso” o meno. Visto che la possibilità di impugnare anche la dichiarazione di inammissibilità è ricompresa “nella possibilità di agire in giudizio a tutela dei propri diritti soggettivi”.

E a questo proposito era stata segnalata anche una decisione della Corte di Cassazione che, nel pronunciarsi su ricorsi contro decisioni di inammissibilità, aveva affermato che “oggetto del giudizio non è tanto il provvedimento negativo della Commissione territoriale, quanto piuttosto l’accertamento del diritto soggettivo del richiedente” asilo. E dubbi sul punto erano stati espressi anche nella relazione di minoranza al provvedimento, firmata da Riccardo Magi, segretario di +Europa. Nel testo della relazione si era sottolineato come la norma del decreto limitasse “il diritto di fare ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria contro la decisione della commissione Territoriale alla sola ipotesi di rigetto” della domanda d’asilo e “non anche alla declaratoria d’inammissibilità della domanda”.

E questo comporterebbe una lesione di ben due articoli della Costituzione: il 24 che garantisce il diritto per tutti di “agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” sostenendo che “la difesa e’ diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”, e il 113 che prevede la possibilità di presentare ricorso contro tutti gli atti della Pubblica Amministrazione. Compresa dunque la Commissione territoriale. Sempre secondo quanto si apprende, nella maggioranza si starebbe pensando a due soluzioni per uscire dall’impasse: o ricorrere ad una norma ad hoc ‘correttiva’ da inserire in un decreto nel più breve tempo possibile, magari anche in un prossimo Cdm, o affidarsi ad una modifica del decreto da effettuarsi in sede di ‘coordinamento formale del testo’. Questa seconda ipotesi, che anche nella maggioranza si considera ‘tirata per i capelli’, creerebbe però un incoveniente non da poco perché la stessa correzione si dovrebbe fare anche al Senato visto che il testo verrebbe comunque modificato e non solo per un ritocco formale, ma di sostanza.


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