Bruxelles – Una motovedetta inaffondabile, capace di ospitare fino a 200 naufraghi. La prima delle 5 imbarcazioni che l’Italia consegnerà alla guardia costiera libica per “rafforzarne in maniera significativa le capacità nelle attività di salvataggio in mare e di contrasto al traffico di esseri umani” è una motovedetta ts-lcg 300, costruita al cantiere navale Vittoria a Adria, in provincia di Rovigo. Ieri sera (7 febbraio) la consegna delle chiavi, a cui hanno presenziato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, il commissario Ue per l’Allargamento e la politica di vicinato, Oliver Varhelyi, e la ministra degli Esteri di Tripoli, Najla Mangoush.
“Siamo convinti che questo progetto porterà risultati concreti”, ha dichiarato il commissario Varhelyi. Il supporto alla guardia costiera libica rientra nel programma Support to integrated border and migration management in Lybia (Sibmmil) , finanziato dalla Commissione europea attraverso il fondo Emergency Trust Fund for Africa, avviato nel 2017 con l’obiettivo di rafforzare le autorità libiche logorate da anni di guerra civile.
L’Italia, principale attuatore del programma, è da sempre in prima linea quando si tratta dei rapporti tra l’Ue e il partner nordafricano: solamente nell’ultima settimana, il 28 gennaio la premier Meloni era a Tripoli per firmare un accordo tra Eni e la Compagnia petrolifera nazionale libica “Noc” e il 2 febbraio è stato rinnovato per la sesta volta il discusso Memorandum d’intesa Italia-Libia “sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Memorandum che la Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha invitato a sospendere, viste le “numerose prove che documentano le gravi violazioni dei diritti umani subite da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia”.
Ma nella rinnovata determinazione della presidenza svedese del Consiglio dell’Ue e della Commissione europea nel combattere gli ingressi irregolari e nel proteggere le frontiere esterne dell’Unione, con l’adozione di un piano d’azione specifico per la rotta del Mediterraneo centrale, la guardia costiera libica gioca un ruolo di primo piano. “Vogliamo aiutare i partner del Nord Africa a proteggere i loro confini, perché li proteggono anche per noi”, ha spiegato Varhelyi, specificando che a questo scopo Bruxelles “sta fornendo attrezzatura come navi e camere a visione notturna”. Per l’Europa e per l’Italia, i progetti di rafforzamento di capacità e formazione della guardia costiera libica restano quindi fondamentali: “Le autorità libiche hanno compiuto sforzi significativi nelle operazioni di salvataggio in mare e nel contenimento delle partenze irregolari, ma i flussi sono ancora molto alti”, ha dichiarato il ministro Tajani.
Per ridurre gli oltre 300 mila ingressi irregolari registrati nel 2022, di cui 102 mila dal Mediterraneo centrale, secondo Tajani Roma e Tripoli “devono lavorare insieme, con il sostegno dell’Ue, per trovare soluzioni sostenibili assicurando un trattamento umano alle persone più vulnerabili”. Che la soluzione migliore sia equipaggiare la guardia costiera libica, che più volte si è resa protagonista di attacchi armati anche verso pescherecci italiani, resta da vedere. Vista oltretutto l’instabilità cronica del Paese e delle sue istituzioni. Ne sono consapevoli sia a Bruxelles che e Roma: il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha dichiarato che “non ci sono alternative alla ricerca di dialogo e cooperazione” con le autorità di Tripoli, mentre Tajani non rinuncia all’ambizione di “essere protagonista dell’unità nazionale libica, per arrivare a un voto democratico”. Per questo la prossima settimana il ministro incontrerà l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, con il quale “si confronterà per valutare le possibili iniziative” che possano portare a una maggiore stabilità a Tripoli e soprattutto nella Cirenaica del generale Haftar.