Bruxelles – Dopo sette incontri virtuali, il momento del confronto viso a viso. Uscito dall’emiciclo del Parlamento Europeo – dove ha rivolto agli eurodeputati un intenso appello sui valori comuni – il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha proseguito la sua prima visita a Bruxelles con la partecipazione al Consiglio Europeo straordinario. “È giusto partecipare alla riunione dei leader Ue, la lingua ucraina farà parte della discussione e della prassi europea, non appena faremo parte dell’Unione”, ha sottolineato il numero uno ucraino. Un confronto incentrato sul percorso verso l’adesione Ue, la pace “a lungo termine”, ma soprattutto sulla necessità di garantire “sicurezza su tutto il continente” e la fornitura di armi per vincere la guerra contro la Russia: “Significa difendere i valori europei, l’Ucraina e voi stessi“, ha messo in chiaro Zelensky, puntualizzando che “se lo fate ora, non dovrete farlo più tardi”.
Come confermato dallo stesso presidente ucraino al termine della tavola rotonda con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri, al Consiglio Ue è stato ribadito il sostegno dell’Unione “fino alla vittoria”, con “tutte le armi necessarie, compresi i jet“. Il percorso per arrivare a ottenere jet da combattimento “è lungo” ed è iniziato con la visita di ieri (8 febbraio) a Londra, per proseguire oggi con i confronti bilaterali con i singoli leader.
Ma intanto del vertice a tre con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz – da cui l’Italia di Giorgia Meloni è stata esclusa – il numero uno ucraino si ritiene soddisfatto: “Abbiamo preso decisioni concrete, lavoreremo per rafforzare le capacità sull’aspetto offensivo, sui carri armati e sull’artiglieria”. Zelensky ha però avvertito che “non posso tornare in patria senza risultati” dai confronti informali con tutti i 27 leader, “è un punto di vista pragmatico”. Su questo fronte il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha chiesto “fermezza anche sul piano militare” ai Ventisette: “Dobbiamo rispondere ai bisogni militari dell’Ucraina, perché le prossime settimane e mesi saranno cruciali“. L’esortazione è su “missili, munizioni, carri armati, sistemi di difesa”, che servono “ora”. Dopo i carri armati pesanti tedeschi Leopard 2, il nuovo punto di caduta che dovranno trovare i leader Ue sarà proprio sui jet da combattimento.
La guerra non è la prospettiva ucraina, né sul breve né sul lungo termine: “Non siamo come la Russia, noi non obblighiamo la nostra gente a combattere, ma dobbiamo difendere la democrazia e programmare la pace”, è il punto fermo di Zelensky. Ed è per questo che il secondo punto del dossier Ucraina sul tavolo del Consiglio Ue è sul “garantire la pace, che sia giusta“, ha ribadito in conferenza stampa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, confermando quanto già annunciato al termine del vertice Ue-Ucraina di venerdì scorso (3 febbraio). “Siamo totalmente d’accordo con tutti i 10 punti della formula di pace, dalla sicurezza economica a quella nucleare, dagli approvvigionamenti alimentari a quelli energetici”, ha precisato von der Leyen, aggiungendo di voler “garantire che ci sia ampio sostegno a livello internazionale”. A farle eco il numero uno del Consiglio Ue, che ha confermato la volontà dell’Unione di “non risparmiare nessuno per vincere anche la battaglia diplomatica“. Michel appoggia l’idea di “un vertice per la pace”, per cui “non possiamo esitare o farci intimidire dalla Russia”.
E infine c’è la questione del garantire la responsabilità per gli autori dei crimini di guerra dell’esercito russo in Ucraina. “È impossibile vivere senza giustizia, deve esserci un tribunale contro la Russia per questa aggressione e un meccanismo di compensazione per tutti i danni causati dal terrore russo“, è la richiesta senza sconti del presidente Zelensky. Il processo sostenuto dai Ventisette sarà articolato in “tre tappe“, ha spiegato la leader dell’esecutivo comunitario. Il primo passo è “raccogliere le prove dei crimini e abbiamo già iniziato”, poi è necessario spingere sulla “cooperazione tra procuratori, e per questo abbiamo creato un centro comune all’Aia”. E infine c’è proprio la questione della creazione del tribunale: “Ci sono discussioni sulla struttura, ma c’è anche la piena volontà politica che tutti i responsabili rispondano del crimine di aggressione” contro l’Ucraina.