L’Aula della Camera esaminerà il documento di economia e finanza il prossimo 20 aprile a partire dalle 9. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Allarme dei commercialisti, la pressione fiscale pesa per il 49% –“La pressione fiscale reale italiana, calcolata al netto del sommerso, ha raggiunto ormai il 49%, il livello più alto d’Europa”, mentre nel 2019 era al 48,2%. Il dato è stato fornito dal Consiglio nazionale de commercialisti nel corso di un’audizione di questo pomeriggio sul Def presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Per i ricercatori della Fondazione nazionale della categoria professionale Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese, vista “l’elevata quota di economia sommersa e illegale in Italia la pressione fiscale reale”, ossia “il sacrificio davvero imposto alla collettività che opera nell’economia emersa, è di gran lunga più elevato di quello ufficialmente registrato dall’Istat per tutta l’economia”. Pur non essendo, dunque, ancora disponibili le stime Istat dell’economia sommersa per il 2020 e il 2021, i commercialisti hanno sostenuto che, “alla luce dell’incremento della pressione fiscale ufficiale, è comunque possibile ritenere che la pressione fiscale reale si sia incrementata di pari passo. Mantenendo costante la quota di economia sommersa all’11,3% del Pil nominale, come rilevato dall’Istat per il 2019, la pressione fiscale reale nel 2021 raggiunge il 49% del Pil emerso, portando l’Italia al primo posto in Europa”, hanno precisato. Nel 2020 “le misure di sostegno economico e finanziario adottate per fronteggiare la crisi pandemica, hanno permesso di contenere i fallimenti delle imprese e le procedure di sovraindebitamento che interessavano le famiglie e le imprese non fallibili”, poi “nel corso del 2021 si è lentamente ritornati ai valori pre-pandemici”, mentre “oggi rileviamo un deciso incremento delle sofferenze che non si è ancora tradotto nei numeri e nelle statistiche che rendicontano il fenomeno, anche perché le misure di contenimento sono proseguite nel 2021 e in questa prima parte del 2022”. Ad affermarlo il Consiglio nazionale dei commercialisti ascoltato a Montecitorio sul Def. “È indubbio – ha puntualizzato la categoria – che con il venir meno delle misure agevolative delle dilazioni di pagamento dei debiti tributari e contributivi il fenomeno tenderà ad esplodere nei prossimi mesi. Ci auguriamo che le misure di sostegno possano proseguire finché sarà necessario, e che, in particolare, possano essere concesse ulteriori forme di rateizzazione dei debiti tributari e contributivi a regime più ampie”, hanno affermato i professionisti, esternando in Parlamento la loro preoccupazione per la tenuta dei bilanci familiari e delle imprese, interessati oggi da una significativa perdita di potere di acquisto e da una contrazione dei margini a causa della decisa ripresa dell’inflazione.
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