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Strasburgo striglia gli Stati Uniti sull’aborto: “Sentenza della Corte Suprema è passo indietro sui diritti delle donne”

Strasburgo – La pratica dell’aborto non scomparirà togliendo alle donne il diritto ad abortire. Scomparirà solo il loro diritto a interrompere una  gravidanza, qualsiasi sia la ragione che le spinge a volerlo fare, in modo sicuro e senza mettersi in pericolo. E’ il messaggio che l’Aula del Parlamento europeo di Strasburgo manda a gran voce agli Stati Uniti, dove una sentenza della Corte Suprema dello scorso 24 giugno ha ribaltato la decisione (incardinata nella storica sentenza “Roe v. Wade) di garantire dal 1973 a tutte le donne l’interruzione volontaria di gravidanza sul territorio statunitense. Ribaltando i termini della decisione, la Corte Suprema ha eliminato di fatto il diritto all’aborto delle donne stabilito a livello federale, e questo significa che ogni Stato può decidere come muoversi adottando una legislazione su base individuale.

Le preoccupazioni su quello che l’UE descrive come un passo indietro in materia di diritti, spingono l’Eurocamera a calendarizzare all’ultimo un dibattito nella sessione plenaria che prende il via questo pomeriggio (4 luglio) nella capitale alsaziana. L’ultima prima della pausa estiva delle istituzioni europee e la prima che vede la Repubblica ceca alla guida semestrale del Consiglio dell’UE a partire dal primo luglio e per i prossimi sei mesi. La sentenza della Corte statunitense è “un passo indietro notevole degli standard sulla salute riproduttiva negli Stati Uniti, cosa che impatta le donne, in particolare le più vulnerabili”, ha messo in guardia la commissaria europea per l’Eguaglianza, Helena Dalli, aprendo il dibattito in plenaria. “La sentenza ci ricorda che ci sono diritti che non possono essere dati per scontati da nessuna parte”, ha aggiunto, sottolineando l’impegno dell’UE a garantire che “le donne siano libere di scegliere per il proprio corpo”. Dalli cita alcune stime secondo cui ci sarebbero almeno una ventina di Stati (sui 50 complessivi) che “potrebbero chiedere di abolire il diritto all’aborto” anche nei casi più gravi e questo rappresenta un “passo indietro notevole degli standard riproduttivi”.

All’intervento della commissaria fanno seguito, uno dopo l’altro, gli interventi di molti eurodeputati (in larghissima maggioranza sono donne) convinte che sia necessario ribadire che abolire il diritto all’aborto non significa eradicare l’aborto dalla società. “Significa solo togliere alle donne la possibilità di farlo in maniera sicura”, ribadisce Iratxe Garcia Perez, capogruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). Ricorda che negli USA “non è contestato il diritto di portare armi” ma il “diritto di una donna di decidere sul proprio corpo non esiste. Vietare l’aborto non fermerà gli aborti. Li renderà solo più rischiosi. Dobbiamo combattere affinché le nostre figlie non abbiano meno diritti di quelli che avevamo noi”, ha aggiunto.  Per l’eurodeputata del Partito popolare europeo (PPE) Elissavet Vozemberg-Vrionidi, si tratta di una decisione molto pericolosa “perché non tiene conto di cosa sta succedendo in tutto il mondo, non tutte le donne hanno la possibilità” di spostarsi in un altro Stato per poter interrompere una gravidanza indesiderata in maniera legale. Per questo si ricorre alle vie illegali che spesso sono un rischio per la donna.

Tra i pochi eurodeputati uomini a intervenire in un dibattito per lo più interlocutorio è Stéphane Sejourne, presidente del gruppo dei liberali di Renew Europe, che ha rilanciato l’idea del presidente francese Emmanuel Macron avanzata non più di qualche mese fa in quello stesso Parlamento europeo, di modificare la Carta dei diritti fondamentali dell’UE in particolare per inscrivervi il diritto all’aborto. Sarebbe un “test sincero per i nostri gruppi politici”, ha spiegato l’eurodeputato liberale. Dal momento che la stessa Unione europea si trova a combattere internamente con Stati, come la Polonia, che sulla questione dell’aborto sono tutt’altro che progressisti. La tutela della salute umana, inclusa quella donna, non rientra però tra le competenze esclusive della Commissione europea, ma è tra quelle esclusive in capo agli Stati membri.

L’Aula di Strasburgo denuncia “passi indietro” degli USA sui diritti fondamentali. Secondo la commissaria Dalli almeno 20 Stati statunitensi pronti ad abolire il diritto all’aborto “anche nei casi più gravi” dopo la sentenza della Corte suprema che ha abolito il diritto a interrompere volontariamente una gravidanza sul territorio statunitense.

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Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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