“Il voto al Movimento 5 stelle, dal quale siamo lontanissimi, nasceva da motivazioni tutt’altro che ignobili o irragionevoli. Nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia. I Cinque stelle non sono riusciti a dare una rappresentanza a questa Italia, ma hanno dato voce a un disagio reale, che merita rispetto, attenzione e anche delle risposte”.
A dirlo è il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi nell’intervista che sarà pubblicata sul numero speciale dei 35 anni di Milano Finanza, in edicola l’11 dicembre.
“La parola moderati – ha spiegato Silvio Berlusconi – si presta a un equivoco. I moderati non sono coloro che non hanno opinioni forti, convinzioni profonde, passioni civili intense: sono coloro che con razionalità e concretezza, con rispetto degli altri e spirito critico, manifestano le loro convinzioni e sulla base di queste scelgono”.
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Berlusconi aggiunge: “Quello che conta è avere un sistema borsistico che consenta alle aziende di capitalizzarsi e ai risparmiatori di investire in modo sicuro e trasparente. Il risparmio degli italiani è una grande ricchezza: sarebbe importante, anche tramite incentivi fiscali, convogliarlo nella ripresa e nello sviluppo del Paese”.
Alla domanda su quali siano i fattori più importanti per lo sviluppo, l’ex premier risponde che finanza e risparmio “possono essere le due chiavi, insieme agli aiuti europei del Recovery fund, perché il Pnrr sia davvero il volano di una ripresa forte, solida, che non lasci indietro nessuno. L’importante è che la finanza e il risparmio – nazionale e anche internazionale – siano convogliati sugli investimenti, e non in operazioni meramente speculative. Questo si può favorire con una politica fiscale adeguata”. Infine sull’attuale rimbalzo del Pil, aggiunge: “Per renderlo strutturale, bisogna impiegare le risorse del Pnrr, come il governo si è impegnato a fare, in interventi strutturali e non spese assistenziali o semplici operazioni tampone per dare un po’ di ossigeno in situazioni di crisi. Bisogna anche affrontare le tre grandi riforme delle quali parlo da molto tempo: quella fiscale, quella della burocrazia, quella della giustizia”.
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