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    La first lady ucraina Olena Zelenska è a Strasburgo ospite di von der Leyen. Parteciperà al discorso sullo Stato dell’Unione

    Bruxelles – La seconda volta di un coniuge Zelensky alla sessione plenaria del Parlamento Europeo, la prima fisicamente di persona. La first lady ucraina, Olena Zelenska, è arrivata a Strasburgo, dove gli eurodeputati sono riuniti in sessione plenaria, e domani (mercoledì 14 settembre) parteciperà come “ospite d’onore” al discorso sullo Stato dell’Unione che sarà pronunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
    A darne notizia è stata la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario in un tweet, confermando le indiscrezioni arrivate nel pomeriggio di Strasburgo: “Sono lieta di dare il benvenuto alla first lady ucraina Olena Zelenska”. Il messaggio della presidente von der Leyen è sempre di sostegno assoluto a Kiev – “L’Europa sarà al vostro fianco in ogni momento” – a partire dal “coraggio del popolo ucraino che ha commosso e ispirato il mondo intero”. Ecco perché l’Unione e l’Ucraina resteranno “forti insieme” di fronte all’aggressione armata russa.
    Non era mai successo prima che il presidente o la first lady dell’Ucraina prendessero parte di persona a una sessione di un’Assemblea parlamentare fuori dai confini del Paese. A una settimana dall’inizio dell’invasione russa era stato lo stesso leader ucraino, Volodymyr Zelensky, a prendere parola davanti all’emiciclo di Bruxelles (durante una sessione plenaria straordinaria), esortando per la prima volta gli eurodeputati a “sostenere la nostra adesione all’Unione”. Una prospettiva che sembrava allora quasi utopistica, ma che ha portato le istituzioni comunitarie a dare una risposta accelerata sulle prime fasi dell’allargamento e un sostegno praticamente incondizionato a Kiev dal punto di vista finanziario, umanitario e militare.
    Dopo tre mesi era stato il presidente della Verchovna Rada (il Parlamento ucraino), Ruslan Stefančuk, a recarsi invece di persona all’emiciclo dell’Eurocamera a Strasburgo, per “cogliere il senso di sostegno per tutta l’Ucraina” dell’Unione. Ora tocca a Olena Zelenska. Al momento non si sa ancora se pronuncerà un discorso davanti all’emiciclo, ma gli occhi – anche quando von der Leyen aprirà il suo intervento con il tema dell’Ucraina – saranno tutti su di lei.

    I am delighted to welcome First Lady Olena @ZelenskaUA, my guest of honour for tomorrow’s State of the Union address.
    The courage of Ukrainian people has touched and inspired the world. 
    Europe will stand with you every step of the way.
    We will #StandStrongTogether#SOTEU pic.twitter.com/Ig6lHqefK2
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 13, 2022

    Lo ha annunciato la stessa presidente della Commissione, che domani delineerà davanti all’emiciclo dell’Eurocamera lo stato di salute dell’Ue: “Sono lieta di darle il benvenuto come ospite d’onore, il coraggio del popolo ucraino ha commosso e ispirato il mondo intero”

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    Suona l’allarme a Bruxelles per i bombardamenti vicini alla centrale nucleare di Zaporizhzia, occupata dall’esercito russo

    Bruxelles – Dopo cinque mesi ritorna la paura per incidenti nucleari in Europa. Era il 4 marzo quando l’esercito russo attaccava la centrale nucleare di Zaporizhzhia, scatenando un incendio negli edifici secondari della struttura, e con l’intensificarsi delle operazioni militari nel sud-est dell’Ucraina nelle ultime settimane, l’impianto è tornato pericolosamente al centro del conflitto.
    “Le notizie di bombardamenti sono allarmanti, la sua sicurezza è fonte di massima preoccupazione”, ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, commentando la discussione sulla situazione nella centrale nucleare più grande d’Europa durante la telefonata di ieri (domenica 7 agosto) con il numero uno ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo stesso presidente ucraino ha chiesto una risposta “più forte” da parte della comunità internazionale al “terrore nucleare russo”, ovvero “sanzioni sull’industria e sul combustibile nucleare” del Cremlino, in linea con quanto ventilato nel corso dell’ultima riunione dei ministri dell’Energia del G7. Tra gli altri temi al centro della conversazione tra Bruxelles e Kiev anche l’avvio dell’esportazione di grano via mare, il pacchetto di assistenza macrofinanziaria e “tutti gli aspetti del sostegno politico, militare, economico, finanziario e umanitario dell’Ue all’Ucraina”, ha reso noto il presidente Michel.

    In today’s call @ZelenskyyUa informed me on the the latest developments on the ground.
    Discussed also the situation at the Zaporizhzia nuclear power plant, Europe’s largest; reports of shelling are alarming; its safety is of the highest concern. (1/2)
    — Charles Michel (@CharlesMichel) August 7, 2022

    Ma è sempre la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia a destare le maggiori preoccupazioni sul fronte di guerra meridionale in Ucraina. Kiev e Mosca si rimbalzano le responsabilità della sempre più fragile sicurezza dell’impianto, con il governo ucraino che accusa l’esercito russo di averlo trasformato in una base militare da cui partono attacchi missilistici, mentre la Russia punta il dito contro le forze ucraine, denunciando attacchi con droni alla struttura. Secondo il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, la situazione sarebbe “completamente fuori controllo”, dal momento in cui “tutti i principi di sicurezza nucleare sono stati violati in un modo o nell’altro“.
    Alla luce di queste parole un team di esperti della stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica ha condotto delle valutazioni preliminari sulla centrale nucleare ucraina, definendo “stabile” lo scenario dal punto di vista della sicurezza e confermando che “non c’è una minaccia immediata”. Tuttavia, secondo quanto si legge nei risultati preliminari della valutazione resi noti su Twitter, “diversi dei sette pilastri sono stati violati”. È per questo motivo che da più parti si alzano voci per garantire l’accesso all’impianto di Zaporizhzhia per gli ispettori internazionali. Dopo la richiesta arrivata dallo stesso direttore generale Grossi, è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a esortare i due belligeranti a collaborare per garantire la sicurezza dell’impianto: “Qualsiasi attacco a una centrale nucleare è un suicidio“, ha dichiarato dopo aver partecipato alla cerimonia di commemorazione della pace di Hiroshima per il 77esimo anniversario del primo bombardamento atomico al mondo.
    Zaporizhzhia è la più grande delle quattro centrali nucleari attive in Ucraina e produce un quinto di tutta l’elettricità necessaria al Paese, con sei reattori – di cui due attualmente attivi – che a pieno regime possono erogare una potenza totale di 5.700 megawatt. L’impianto si trova sul fiume Dnepr (a circa 550 chilometri dalla capitale) e dall’inizio dell’occupazione da parte dell’esercito russo a marzo i lavoratori ucraini della centrale convivono con le truppe occupanti. Secondo il governo di Kiev l’obiettivo del Cremlino sarebbe quello di staccare la centrale dalla rete elettrica ucraina, in modo da fornire energia solo ai territori controllati dall’esercito russo nella parte orientale e meridionale del Paese. Sempre secondo le informazioni ucraine, in questi cinque mesi gli occupanti avrebbero minato la sponda del fiume Dnepr e trasformato alcune parti delle centrale in una base militare, portando al suo interno mezzi blindati, artiglieria e lanciarazzi: da lì sarebbero partiti anche attacchi al territorio dell’Ucraina. Nella controffensiva dell’esercito di Kiev nei territori occupati da Mosca la centrale di Zaporizhzhia potrebbe ora svolgere un ruolo cruciale per la difesa russa, anche a costo di mettere in conto rischi di incidenti o disastri nucleari.

    In una telefonata con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel, ha espresso “massima preoccupazione” per la sicurezza dell’impianto. Kiev chiede alla comunità internazionale sanzioni su industria e combustibile nucleare del Cremlino

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    Nessun negoziato di pace con la Russia finché Kiev non sarà pronta. Draghi, Macron e Scholz non tradiscono l’Ucraina

    Bruxelles – Serviva una risposta chiara a Kiev sui dubbi che nelle ultime settimane si sono sollevati rispetto agli umori di alcune capitali dell’Unione Europea per il prolungarsi della guerra in Ucraina. “Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev e da quello che ritiene accettabile per il suo popolo, soltanto così possiamo costruire una pace giusta e duratura”. Non potevano essere più chiari il premier italiano, Mario Draghi, il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, durante il loro viaggio di oggi (giovedì 16 giugno) nella capitale dell’Ucraina, accompagnati anche dal presidente romeno, Klaus Ioannis.
    Nel corso della conferenza stampa congiunta con il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, i leader europei hanno dissolto le preoccupazioni maggiori dell’opinione pubblica del Paese invaso dall’esercito russo: negoziati di pace, invio di armamenti, conferimento dello status di Paese candidato all’adesione UE. “Le modalità della pace non saranno decise che dall’Ucraina e dai suoi rappresentanti, non negozieremo mai con la Russia alle spalle di Kiev“, ha sottolineato con forza il presidente Macron, che però ha voluto precisare che “non siamo in guerra contro il popolo russo come collettività” e che gli sforzi diplomatici con Mosca – in particolare di Parigi e Berlino – sono sempre avvenuti “dopo aver informato il presidente Zelensky“. Senza dimenticare che “noi portiamo le nostre esigenze come forze europee, ma non per negoziare al posto dell’Ucraina”.

    À Kiev, solidaires du peuple ukrainien.https://t.co/H2W95AxTTw
    — Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) June 16, 2022

    Allargando lo sguardo, si è rasserenato anche il cielo dell’integrazione dell’Ucraina nell’UE. In attesa del parere formale della Commissione Europea – atteso per domani – i leader europei si sono recati a Kiev con “un messaggio chiaro, l’Ucraina appartiene alla famiglia europea“, ha annunciato il cancelliere Scholz. Questo significa che anche da Parigi e Berlino sarà dato il via libera allo status di Paese candidato, così come “anche per la Repubblica di Moldova“. La guerra russa “cambierà la storia dell’Europa”, gli ha fatto il presidente francese, che ha confermato la volontà da parte di tutti e quattro i Paesi rappresentati nel viaggio a Kiev di “costruire l’unanimità dei Ventisette“. Dichiarazioni che spazzano via le temute divisioni emerse dal Consiglio del mese scorso, quando il premier Draghi aveva lamentato di essere l’unico leader tra i Big 3 a sostenere la candidatura di Kiev. Dal canto suo, il presidente Zelensky ha ribadito ai quattro leader che il suo governo è “pronto a lavorare per fare dell’Ucraina un membro a pieno titolo” dell’Unione.
    Il cancelliere Scholz ha inoltre confermato che la Germania è impegnata nel sostegno militare all’Ucraina “per tutto il tempo che sarà necessario”. Parole confermate anche dal presidente francese Macron: “Fino al ritorno della pace in un’Ucraina libera e indipendente, il nostro impegno rimarrà costante”, attraverso “sostegno umanitario, economico e militare per consentire ai soldati ucraini di fare la differenza sul campo contro gli attacchi dell’esercito russo”. Per il premier Draghi la questione va oltre e riguarda anche “le atrocità commesse a Bucha e Irpin, che condanniamo senza esitazioni“, anche e soprattutto dopo la visita nelle città distrutte dalla guerra russa. Per questo motivo Macron, Scholz e Draghi sono stati chiari che i tre maggiori Paesi dell’Unione Europea sono allineati per sostenere le indagini internazionali sui crimini di guerra commessi dall’esercito di Mosca.
    Un’ultima questione urgente per Macron Scholz e Draghi è quella delle esportazioni di grano dall’Ucraina, bloccate dall’esercito e dalla marina del Cremlino nel Mar Nero. “Ci sono due settimane per sminare i porti e occorre creare corridoi sicuri con la massima urgenza per il trasporto del grano”, nello sforzo di evitare “una catastrofe che si avvicina inesorabilmente”, è stato il tetro avvertimento del premier Draghi, che ha parlato di “scadenze sempre più urgenti” in vista di consegne che a questo punto non potranno arrivare “prima della fine di settembre”.

    Nel viaggio nella capitale ucraina, i tre leader europei (insieme al presidente della Romania, Klaus Iohannis) hanno ribadito il sostegno al Paese invaso dall’esercito russo anche a livello di armamenti e sul conferimento dello status di candidato all’adesione UE

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    Michel: “Adesione Ucraina all’ordine del giorno da metà giugno”

    Bruxelles – Ribadisce che “presto o tardi colpiremo il petrolio e il gas russi“, ma soprattutto garantisce che la questione dell’adesione ucraina sarà all’ordine del giorno presto, da metà giugno, termine entro il quale la Commissione europea intende produrre il suo parere. Charles Michel viene incontro alle richieste di Volodymyr Zelenskyy. Il presidente del Consiglio europeo rassicura il presidente dell’Ucraina, dopo l’incontro di Kiev servito a riaffermare la vicinanza tra Bruxelles e Kiev. Non sarà facile, ma la rotta appare segnata. L’aggressione russa dell’Ucraina sta portando il blocco dei Ventisette laddove sembrava impossibile, e sulla scia di questo Michel si sente di lasciarsi andare a dichiarazioni che fin qui non rispecchiano le intenzioni politiche di tutti gli Stati membri, divise sui dossier più scottanti.
    “Ci sono diverse sensibilità attorno al tavolo, ma avverto un forte sostegno” all’ingresso dell’Ucraina nella famiglia a dodici stelle, scandisce Michel, che si impegna a tenere alto il dibattito. “E’ mia responsabilità decidere quanto mettere il punto all’ordine del giorno”, e questo avverrà non appena l’esecutivo comunitario avrà sciolte le riserve sulle risposte fornite dal governo di Kiev.
    Di fronte a Zelensky che chiede un sesto pacchetto di sanzioni con “embargo totale” delle risorse energetiche che gli europei continuano a comprare e pagare a Mosca, perché “altrimenti si tratterebbe di un pacchetto incompleto”, Michel rilancia con forza un dibattito tutto a dodici stelle che continuerà. La Commissione UE ragiona a strette sul greggio, ma il gas per ora è lasciato fuori. Lo sanno gli ucraini, lo sanno gli addetti ai lavori europei. Per questo la promessa di Michel non può andare oltre i tentennamenti che agitano gli Stati membri. Zelensky ha capito che serve pazienza. “Sembrava che la Germania non volesse introdurre un embargo al carbone, ora sembra che la Germania sia per quello al petrolio”.
    In attesa di sanzioni in fase di definizione e del dibattito sul futuro del Paese in ottica di adesione ucraina, per cui Zelensky dice di attendersi “il sostegno degli Stati membri e del presidente Michel”, il presidente ucraina torna a chiedere il sostegno economico. “Abbiamo bisogno di iniziare a ricostruire dopo che avremo vinto la guerra“. L’UE già lavora alla conferenza internazionale dei donatori. Inoltre c’è la difesa militare. Servono soldi per acquistare “le armi di cui abbiamo bisogno e che non abbiamo”. Tutte richieste su cui Michel ha dato rassicurazioni. “Faremo di tutto per sostenere l’Ucraina”, altra promessa solenna di Michel. Ora Kiev attende l’Europa alla prova dei fatti.

    Il presidente del Consiglio europeo rassicura Zelensky anche su sanzioni e sostegno economico. “Faremo di tutto per aiutare”

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    L’Unione Europea ha contribuito alla raccolta di 9,1 miliardi di euro della campagna Stand Up for Ukraine: “È luce nel buio”

    Bruxelles – L’Unione Europea in prima linea per il sostegno ai profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, anche a livello finanziario. Dei 9,1 miliardi di euro raccolti a livello globale con la campagna Stand Up for Ukraine, un miliardo è arrivato dalla Commissione UE, a cui si aggiunge un altro miliardo annunciato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo come prestito per coprire i bisogni delle persone sfollate.
    L’impegno dell’UE era stato anticipato durante il grande evento di sabato (9 aprile) a Varsavia – organizzato dalla Commissione e dal governo del Canada in collaborazione con l’organizzazione internazionale Global Citizen – dove ha partecipato la leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, insieme al presidente polacco, Andrzej Duda, e il premier del Canada, Justin Trudeau. “La solidarietà di Paesi, aziende e persone in tutto il mondo offre un po’ di luce in quest’ora buia”, ha sottolineato con forza von der Leyen, spiegando che i quasi dieci miliardi della campagna Stand Up For Ukraine sono solo l’inizio: “Continueremo a fornire supporto a Kiev e quando le bombe avranno smesso di cadere, aiuteremo il popolo ucraino a ricostruire il Paese”. Una promessa che era stata fatta anche al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel corso della sua missione a Kiev il giorno precedente (venerdì 8 aprile).
    I 9,1 miliardi di euro raccolti saranno incanalati in due direttrici di sostegno finanziario alle autorità ucraine, a livello centrale e locale. Una prima tranche da 4,1 miliardi andrà a sostenere le donazioni in natura e i contributi per gli sfollati interni e i rifugiati all’estero, mentre i restanti 5 miliardi saranno previsti come prestiti e sovvenzioni delle istituzioni finanziarie pubbliche europee (la Banca europea per gli investimenti e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa). Le donazioni del settore privato saranno gestite dalle agenzie delle Nazioni Unite.
    Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, sono circa 4 milioni i profughi che hanno trovato rifugio nei Paesi membri dell’UE, in particolare in Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia. Il gabinetto guidato da von der Leyen ha messo in piedi un notevole sforzo di accoglienza (avallato dai Ventisette), applicando per la prima volta dal 2001 la Direttiva europea sulla protezione temporanea e presentando le linee-guida per l’assistenza delle persone in fuga dall’Ucraina. Inoltre, sono stati sbloccati i fondi di prefinanziamento nell’ambito di REACT-EU per accelerare le capacità degli Stati membri di attuare i piani di sostegno ai profughi e per far funzionare la piattaforma di solidarietà per i trasferimenti sicuri di persone verso Paesi che hanno maggiori capacità di accoglienza, compresi quelli extra-UE (come il Canada).

    La Commissione UE ha destinato un miliardo di euro per l’evento globale di raccolta fondi a sostegno dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. La presidente von der Leyen ha promesso ulteriori fondi per “ricostruire il Paese, quando le bombe avranno smesso di cadere”

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    A Kiev von der Leyen indica la strada UE all’Ucraina: “Vi consegno il questionario per l’adesione, lavoriamoci insieme”

    Bruxelles – Procede a gonfie vele il processo di adesione dell’Ucraina all’UE. Con un gesto più che mai simbolico, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha consegnato al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, una busta con stampate le due bandiere gialle e blu dell’UE (il cerchio di 12 stelle) e dell’Ucraina (a bande orizzontali) con dentro un plico di documenti: “È il questionario per l’adesione all’Unione, andrà compilato e poi si dovrà fare la raccomandazione al Consiglio”, ha spiegato la presidente dell’esecutivo comunitario.
    Dopo la visita ai luoghi del massacro di Bucha, la presidente von der Leyen è arrivata a Kiev insieme all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger (a proposito di leader, domani si recherà nella capitale ucraina il cancelliere austriaco, Karl Nehammer). A Kiev ha incontrato il presidente Zelensky, a cui ha spiegato che “siamo qui per darvi una prima risposta positiva, in questa busta c’è l’inizio del vostro percorso verso l’UE”. L’esecutivo comunitario è pronto a “lavorare con voi 24 ore su 24, sette giorni su sette”, ha assicurato von der Leyen: “Se lavoreremo insieme, non sarà come al solito questione di anni, ma di settimane“. Entusiasta il leader ucraino: “Lo compileremo in una settimana”.

    Президент України Володимир Зеленський розпочав зустріч із Президентом Європейської комісії @vonderleyen та Високим представником Європейського Союзу із закордонних справ та політики безпеки @JosepBorrellF, які прибули з візитом до нашої країни. pic.twitter.com/uYuqYuIzP6
    — Офіс Президента (@APUkraine) April 8, 2022

    Come specificano fonti europee, il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione di un Paese extra-UE – l’Ucraina in questo caso – e sembra comunque difficile che questa fase possa davvero concludersi nel giro di qualche settimana. È più verosimile fare riferimento alla promessa fatta a metà marzo dalla stessa presidente von der Leyen a Zelensky, che aveva parlato di “pochi mesi” per la valutazione e la trasmissione del parere formale al Consiglio. Quanto affermato oggi a Kiev dalla numero uno dell’esecutivo comunitario si inserisce nel tentativo di veicolare un forte messaggio di speranza e di solidarietà a un popolo bombardato dall’esercito russo da più di sei settimane.
    Il processo di adesione UE dell’Ucraina si è messo in moto lo scorso 7 marzo, quando gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare il proprio parere. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata“. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo il primo marzo e poi del vertice dei leader UE dell’11 marzo a Versailles.
    Dopo aver inviato la proposta formale di candidatura all’adesione e una volta che arriverà il parere positivo della Commissione (questionario incluso), per diventare un Paese membro dell’UE l’Ucraina deve superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione del Paese. A riceverla, il presidente ucraino Zelensky: “La compileremo in una settimana”

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    Von der Leyen e Borrell in missione a Kiev “questa settimana” per incontrare Zelensky

    Strasburgo, dall’inviato – La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si recheranno a Kiev “questa settimana”, per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer, in un tweet pubblicato questa mattina (martedì 5 aprile).
    La missione è prevista “prima dell’evento #StandUpForUkraine di sabato a Varsavia” – una chiamata a raccolta dei donatori a supporto dell’Ucraina alla presenza anche del premier del Canada, Justin Trudeau – che come ha precisato la portavoce della Commissione, Dana Spinant, si svolgerà a partire dalle ore 15. Incrociando gli impegni di von der Leyen e Borrell a Strasburgo per la sessione plenaria del Parlamento Europeo e in Svezia e Bulgaria per la presentazione dei rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza, è probabile che il viaggio a Kiev inizi tra giovedì notte e venerdì mattina, per concludersi sabato nella capitale polacca.

    President @vonderleyen and HRVP @JosepBorrellF will travel this week to Kyiv to meet President @ZelenskyyUa prior to the pledging event #StandUpForUkraine on Saturday in Warsaw.
    — Eric Mamer (@MamerEric) April 5, 2022

    La missione diplomatica a Kiev della presidente della Commissione e dell’alto rappresentante UE ricalca la decisione e l’azione intrapresa dalla numero uno del Parlamento UE, Roberta Metsola, che tra giovedì e venerdì scorso (31 marzo-2 aprile) si era recata nella capitale ucraina per incontrare il presidente dell’Assemblea nazionale, Ruslan Stefančuk, il premier Denys Šmihal’ e il presidente Zelensky, dopo aver rivolto un messaggio incisivo ai deputati ucraini nella sessione straordinaria della Verchovna Rada. Anche nel caso di Metsola, che è stata la prima leader di un’istituzione comunitaria a recarsi nel territorio invaso dall’esercito russo, il viaggio si era concluso in Polonia, per un incontro con il premier, Mateusz Morawiecki, e le organizzazioni di solidarietà ai profughi ucraini. Proprio la presidente Metsola, aprendo ieri la sessione plenaria dell’Eurocamera, ha sottolineato che la sua presenza a Kiev è servita per “portare il nostro messaggio e mostrare che siamo al loro fianco in questi tempi bui”.
    L’annuncio del viaggio a Kiev di von der Leyen e Borrell è arrivato a poco meno di un’ora dall’anticipazione del premier sloveno, Janez Janša, che sempre su Twitter si era rallegrato del fatto che i due leader dell’Unione raggiungeranno i diplomatici sloveni e lituani nella capitale dell’Ucraina sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso: “Questa volta la Slovenia ha mostrato la strada”, ha commentato Janša. Il tweet del premier sloveno è apparso fuori luogo per una questione di sicurezza e di incolumità personale per la missione dei due leader dell’Unione, dal momento in cui rappresentano un obiettivo sensibile in un territorio dove si stanno svolgendo combattimenti armati. La stessa presidente Metsola la scorsa settimana aveva annunciato di essere diretta a Kiev solo giovedì sera, quando era effettivamente in viaggio per l’Ucraina, senza nessuna informazione filtrata alla vigilia della partenza.
    È probabile che la decisione del premier sloveno sia dipesa dalla volontà di mettere pressione sull’esecutivo comunitario, in modo da costringerlo a non poter fare nessun passo indietro. Prima dell’annuncio da parte del gabinetto von der Leyen – che ha evitato alla presidente e all’alto rappresentante Borrell di trovarsi in una posizione scomoda di fronte a probabili domande degli eurodeputati a Strasburgo – da Bruxelles è arrivato un commento secco all’indirizzo di Janša: “Non è compito dei capi di Stato e di governo anticipare comunicazioni a nome della Commissione Europea”, hanno precisato fonti europee.

    President @vonderleyen will travel to Kyiv this week with High Representative @JosepBorrellF
    She will meet President @ZelenskyyUa before the pledging event #StandUpForUkraine which she convenes jointly with Prime Minister @JustinTrudeau on 9 April, 15:00 CET.
    More details soon
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) April 5, 2022

    I portavoce dell’esecutivo comunitario hanno confermato che la presidente della Commissione e l’alto rappresentante UE incontreranno il leader ucraino prima di sabato 8 aprile, quando si terrà a Varsavia l’evento #StandUpForUkraine

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    Zelensky: “Ursula von der Leyen mi ha promesso che in pochi mesi la Commissione darà il parere sulla nostra adesione”

    Bruxelles – La Commissione Europea darà la sua opinione formale sull’adesione dell’Ucraina all’UE in pochi mesi, così come prevede la procedura. Lo ha annunciato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un tweet diffuso dopo un colloquio con la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. “Abbiamo avuto una conversazione approfondita”, in cui il tema centrale questa volta è stato l’allargamento dell’Unione all’Ucraina: “L’opinione della Commissione sulla nostra domanda di adesione all’UE sarà preparata in pochi mesi“. Zelensky ha confermato che “il governo ucraino e la Commissione hanno ricevuto le indicazioni necessarie” e che “ci muoviamo insieme verso l’obiettivo strategico”.

    Had substantial conversation with EC President @vonderleyen. EC opinion on UA application for #EU membership will be prepared within few months. UA Government and EC are instructed. Moving to our strategic goal together.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 18, 2022

    Sempre su Twitter la numero uno della Commissione ha ribadito che il sostegno dell’UE all’Ucraina “è assoluto”, anche sul fronte della possibile adesione: “Il percorso verso l’Unione è iniziato“. La presidente von der Leyen ha poi ammonito che “tempi come questi richiedono visione, fermezza e resistenza per poter fare un difficile passo dopo l’altro”, assicurando che “la Commissione camminerà in questa direzione”.
    Lo scorso 7 marzo gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare un parere su sulla domanda di adesione dell’Ucraina (e anche della Georgia e della Repubblica di Moldova), che sarà poi trasmesso al Consiglio dell’UE. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata” che sa più di ricerca di un appoggio anche politico contro i progetti espansionistici del Cremlino. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo riunito nella sessione plenaria straordinaria del primo marzo e poi del vertice dei leader UE della settimana scorsa a Versailles.

    I assured President @ZelenskyyUa of the EU’s unabated support. Ukraine’s European path has now begun. Times like these require the vision, steadfastness and stamina to take one difficult step after the next. The @EU_Commission will move ahead on this path. pic.twitter.com/Yn4JVXzSAG
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 18, 2022

    Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione e richiesto il parere della Commissione dal Coreper, per diventare un Paese membro dell’UE è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il presidente ucraino ha sottolineato che Kiev e Bruxelles si muovono “insieme verso l’obiettivo strategico”. La presidente della Commissione Europea ribadisce che il sostegno all’Ucraina “è assoluto”