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    La Russia invade l’Ucraina, esplosioni anche a Kiev: “Se l’Occidente interferisce, conseguenze mai viste prima”

    Bruxelles – Come temuto, l’esercito russo nella notte tra mercoledì e giovedì ha iniziato l’invasione di ampie zone dell’Ucraina, avvicinandosi anche alla capitale Kiev. L’uomo forte di Mosca, Vladimir Putin, non si è fatto spaventare dalle minacce di sanzioni dall’Occidente e ha dato il via libera all’occupazione. Si punta all’annientamento delle infrastrutture militari ucraine, con un attacco dal Mar d’Azov, la Crimea, il Donbass e incursioni anche dalla Bielorussia.
    Potenti esplosioni e sirene antiaeree risuonano in diverse città – da Odessa a Mariupol, fino a Kharvik e la stessa capitale Kiev – con il governo ucraino che afferma che è in corso una “invasione su vasta scala”. In un discorso alla nazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato la legge marziale in tutto il Paese: “Non facciamoci prendere dal panico, vinceremo”. Secondo quanto riferiscono le autorità ucraine, l’invasione russa sarebbe avvenuta da nord, est e anche da sud, e iniziano ad arrivare le prime conferme di morti e feriti: il ministero degli Interni ha riferito di 6 soldati ucraini deceduti e almeno 19 dispersi dopo un bombardamento aereo nei pressi di Odessa (a sud), ma diverse fonti della CNN parlano di centinaia di morti.
    Mentre le Borse crollano, Putin non teme le sanzioni e, anzi, si sente nella posizione di poter minacciare un Occidente che reagisce debolmente, intimando ai Paesi stranieri di evitare interferenze, altrimenti, “ci saranno conseguenze mai viste prima”. La minaccia di Putin parte da lontano: “Gli Stati Uniti hanno superato la linea rossa della Russia con l’espansione della NATO” e con l’operazione militare russa vuole “smilitarizzare e de-nazificare” l’Ucraina. Di fatto si tratta di una dichiarazione di guerra, anche se Putin ha ribadito in conferenza stampa che “lo scopo è proteggere il Donbass“, ovvero il territorio dove lunedì ha riconosciuto le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Facendo appello ai soldati ucraini a “deporre le armi e tornare a casa”, Putin ha voluto assicurare che l’obiettivo “non è l’occupazione dell’Ucraina, ma la demilitarizzazione del Paese”. Anche se a questo punto è difficile credere alle parole – o meglio, la propaganda – del Cremlino.
    Gli attacchi e bombardamenti russi in Ucraina a partire dalla notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio (fonte: New York Times)
    “Condanniamo nel modo più forte possibile l’aggressione militare senza precedenti della Russia contro l’Ucraina. Con le sue azioni militari non provocate e ingiustificate, la Russia sta violando gravemente il diritto internazionale e sta minando la sicurezza e la stabilità europea e mondiale“, si legge nel duro comunicato congiunto firmato dai presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “Deploriamo la perdita di vite umane e la sofferenza umana”, aggiungono i due leader, intimando a Putin di “cessare immediatamente le ostilità, ritirare i suoi militari dall’Ucraina”. Se non fosse stato chiaro nei giorni immediatamente precedenti all’invasione “l’UE è fermamente al fianco dell’Ucraina e del suo popolo nell’affrontare questa crisi senza precedenti”.
    “L’obiettivo della Russia non è solo il Donbass, non solo l’Ucraina, l’obiettivo è la stabilità in Europa e l’intero ordine internazionale basato su regole. Per questo, riterremo responsabile la Russia”, accusa von der Leyen scendendo questa mattina in conferenza stampa per annunciare il nuovo pacchetto di sanzioni “massicce e mirate” verso Mosca che dovranno essere approvate dai leader europei il vertice straordinario dei leader UE a Bruxelles, in cui, a questo punto, si aggiunge anche il tema dell’invasione russa dell’Ucraina: “Delineeremo un ulteriore pacchetto di sanzioni  in stretto coordinamento con i partner, il Consiglio le adotterà rapidamente”.
    Con questo nuovo pacchetto, l’UE punterà a settori strategici “dell’economia russa bloccando il loro accesso a tecnologie e mercati chiave“, ha annunciato la presidente. “Cercheremo di bloccare la capacità di ammodernamento della Russia e congeleremo i vari asset della Russia nell’Unione banche europea e chiuderemo l’accesso alle europee e ai mercati finanziari dell’UE da parte della Russia”. Come con il primo pacchetto di sanzioni, “siamo strettamente allineati con partner e alleati”, ha precisato in riferimento agli Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia. “Queste sanzioni sono progettate per incidere pesantemente sugli interessi del Cremlino e sulla loro capacità di finanziare la guerra”. Al fianco di von der Leyen anche l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che ha definito le sanzioni in arrivo  “il più duro pacchetto” mai proposto contro la Russia, che però ha la colpa di aver fatto ripiombare l’Europa “nell’ora più buia” dalla fine della seconda guerra mondiale.

    Russian forces invaded Ukraine, a free and sovereign country.
    We condemn this barbaric attack, and the cynical arguments used to justify it.
    Later today we will present a package of massive, targeted sanctions.https://t.co/AHtTVEvHgV
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 24, 2022

    (Articolo in continuo aggiornamento)

    Nella notte è iniziata l’operazione militare della Russia in Ucraina: esplosioni in varie città, anche a Kiev, e si contano già centinaia di morti. Condanna dell’UE: “Aggressione militare senza precedenti, nuovo pacchetto massiccio e mirato di sanzioni in arrivo” per colpire aree strategiche dell’economia russa

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    Accordo all’unanimità tra i 27 Paesi membri sulle sanzioni UE alla Russia: colpiti deputati, banche e separatisti ucraini

    Bruxelles – L’Unione Europea parla a una sola voce sulla crisi scoppiata nelle ultime 24 ore nel Donbass. “Con una risposta immediata, i 27 ministri degli Esteri hanno trovato un accordo all’unanimità su un pacchetto di sanzioni contro la Russia, che presenterò ora al Consiglio”, ha confermato con decisione l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri straordinario convocato oggi pomeriggio (22 febbraio) a Parigi. “Saranno sanzioni che colpiranno a fondo e duramente la Russia, in accordo con Stati Uniti, Regno Unito e Canada, con cui siamo stati a contatto per tutta la giornata”, ha aggiunto l’alto rappresentante UE.
    Secondo quanto concordato in mattinata dagli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) e ribadito dalla dichiarazione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, le sanzioni UE saranno mirate contro i 351 membri della Duma di Stato della Russia “che hanno richiesto il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche fantoccio di Donetsk e Luhansk” e contro altri 27 individui e entità “che hanno violato l’integrità e la sovranità dell’Ucraina”. Tuttavia, il presidente russo, Vladimir Putin, l’esecutore materiale della dichiarazione di riconoscimento dei due territori separatisti nel Donbass ucraino – che ha dato il via al vortice bellico da ieri – “non è in questa prima lista”. Saranno invece colpite le banche che stanno finanziando operazioni militari e la capacità dello Stato russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, “per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”. Infine, al centro delle sanzioni ci saranno anche i separatisti, “con lo stesso livello di limitazioni [commerciali, politiche e finanziarie, ndr] della Crimea”, ha aggiunto Borrell.
    L’alto rappresentante UE ha però insistito sull’unità dei Ventisette contro la Russia, come dimostrato dalla decisione della Germania sullo stop al processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2, “che rende ancora più forti le nostre sanzioni”. Bruxelles guarda “con attenzione” anche a quello che succede in Bielorussia: “Sono pronto a mettere sul tavolo l’allargamento delle sanzioni contro gli oligarchi di Minsk che hanno agevolato la preparazione dell’aggressione russa dell’Ucraina dal territorio bielorusso”, ha messo in chiaro Borrell. Per l’UE si tratta di “un momento molto pericoloso, perché sappiamo chiaramente quali passi potrebbe mettere in atto il Cremlino“, che ha voluto mandare ieri un segnale simbolico nella sua decisione di compiere “un atto prevedibile, ma estremamente grave”. Ieri, 22 febbraio, era l’ottavo anniversario della destituzione dell’ex-presidente ucraino, Viktor Janukovyč, a seguito delle proteste di piazza a Minsk nel 2014: “È come se Putin volesse mettere fine alla ricreazione democratica dell’Ucraina”, ha attaccato Borrell, riferendosi all’ingresso di forze militari russe sul suolo ucraino.
    Da parte dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), il segretario generale Jens Stoltenberg ha definito le azioni di Mosca “passi sempre più palesi per l’aggravamento della situazione”, che hanno reso questo momento “il più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”. In conferenza stampa al termine della riunione straordinaria della Commissione NATO-Ucraina, Stoltenberg ha confermato che la richiesta del presidente Putin al Consiglio Federale per l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero (a sostegno dei separatisti nel Donbass) “aggiunge gravità alle dichiarazioni sul riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche di ieri sera”.
    L’accusa nei confronti della Russia è di voler “continuare a invadere un Paese già attaccato” dal 2014, quando era toccata la stessa sorte alla Crimea: “Ora ci sono forze militari russe nel Donbass, vogliono fare la stessa cosa che abbiamo visto otto anni fa”. Se da una parte sono state accolte le decisioni sulle sanzioni UE contro la Russia e della Germania sullo stop al gasdotto Nord Stream 2, a Kiev è stato chiesto di “non rispondere alle provocazioni”, dal momento in cui “è già seriamente in pericolo la possibilità di trovare una soluzione pacifica”. Per quanto riguarda la risposta della NATO, “le nostre forze sono in massima allerta da settimane, ma non sono state dispiegate“, ha precisato Stoltenberg, indicando però il “rafforzamento di alcuni partner nelle attività di preparazione”: la Germania in Lituania, il Regno Unito in Estonia, gli Stati Uniti in Romania e la disponibilità della Francia a comandare i battaglioni dell’Alleanza nello stesso Paese dell’Europa orientale.

    I ministri degli Esteri hanno trovato l’intesa sulle sanzioni contro Mosca per il riconoscimento e l’intervento nelle autoproclamate Repubbliche del Donbass: l’alto rappresentante Borrell le presenterà al Consiglio dell’UE per l’approvazione

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    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi le truppe di Mosca sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk che si sono costituite nel Donbass e che Vladimir Putin ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente USA Joe Biden, e l’annuncio di un incontro tra i ministri degli esteri delle due potenze per il 24 febbraio. Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo e che è stato realizzato “tanto, ha detto Putin parlando in televisione – le sanzioni occidentali arriveranno in ogni caso”.
    L’Unione europea ha risposto con un gesto di plateale unità, un po’ infantile a dire il vero: Charles Michel, Ursula von der Leyen, Josep Borrell e Roberta Metsola hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”. A questo punto si attendono le sanzioni che l’Unione ha più volte annunciato come pronte, e per questa mattina è stata convocata una riunione gli ambasciatori del 27 che dovranno dare il via libera.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    In Italia, nel pomeriggio, il governo dovrebbe riferire in Parlamento circa la situazione, che vede Roma capofila dei Paesi che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.
    A quanto sembra questo primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due “repubbliche” autoproclamate del Donbass.
    Una divisione all’interno dell’Unione europea sul come rispondere all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli stati ex satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti.
    Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’ONU, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale, la nostra determinazione, sta vedendo fino a che punto può spingerci. Un attacco all’Ucraina – ha continuato – è un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”.

    L’Unione europea risponde annunciando che le sanzioni saranno varate in giornata

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    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”. Prime sanzioni UE in arrivo

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi (martedì 22 febbraio) le truppe russe sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk. Le stesse repubbliche separatiste in Ucraina che si sono costituite nel Donbass e che il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata di ieri si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con l’annuncio di un incontro tra i ministri degli Esteri delle due potenze per giovedì (24 febbraio). Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo nel Donbass e che è stato realizzato perché “tanto le sanzioni occidentali contro la Russia arriveranno in ogni caso”, ha detto Putin parlando in diretta televisiva.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    L’Unione Europea ha risposto con un gesto di plateale unità: i presidenti di Consiglio, Charles Michel, Commissione, Ursula von der Leyen, e Parlamento UE, Roberta Metsola e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk”. Come si legge nella nota congiunta dei quattro leader dell’Unione, Bruxelles reagirà con sanzioni contro coloro che sono coinvolti in questo atto illegale. Proprio le misure restrittive contro la Russia sono state annunciate dall’UE più volte come pronte, e per questa mattina è stata convocata sia una riunione gli ambasciatori dei Ventisette che dovranno dare il via libera, sia un Consiglio Affari Esteri d’urgenza a Parigi.
    A Roma, nel pomeriggio, il governo guidato da Mario Draghi dovrebbe riferire in Parlamento riguardo la situazione, che vede l’Italia capofila dei Paesi UE che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.Il primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità della Russia e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche del Donbass. Anche l’amministrazione degli Stati Uniti, in uno sforzo di coordinamento con gli europei, ha annunciato che sarà presto reso noto un primo pacchetto di sanzioni, che sarà appesantito se la penetrazione russa in Ucraina dovesse aumentare.
    Una divisione all’interno dell’UE sulla risposta all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli Stati ex-satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti. Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale e la nostra determinazione, per vedere fino a che punto può spingerci”. Un attacco all’Ucraina “è un attacco alla sovranità di ogni Stato membro dell’ONU e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”, ha continuato.
    Le reazioni nell’UE
    Dopo la violazione della sovranità ucraina nel Donbass da parte delle truppe della Russia di Putin, sono iniziate a fioccare le reazioni a Bruxelles. “Le nostalgie imperiali non possono minacciare la convivenza di popoli e Stati che ha assicurato decenni di pace“, scrive su Twitter il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: “Per questo tocca innanzitutto all’Europa mostrare forza e unione”.
    Durissimo il presidente del gruppo del PPE al Parlamento UE, Manfred Weber: “Non bisogna più cedere alle violazioni del diritto internazionale e all’aggressione del guerrafondaio di Mosca”, scrive su Twitter parlando di Putin. “Ciò che serve ora è una risposta decisa e dura che abbia effetto. Quando è troppo è troppo!”, attacca. Ska Keller, co- presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, lancia un appello affinché l’Unione “mostri la nostra solidarietà con l’Ucraina”, considerato il fatto che “il presidente russo sta trasformando ulteriormente la spirale dell’escalation, cercando di riscrivere la storia in una narrativa imperiale”. Secondo l’eurodeputata tedesca “l’UE deve rispondere in maniera unitaria presentando ora le sue sanzioni, sarà una sconfitta per tutti se le regole internazionali possono essere infrante senza conseguenze”.
    “Putin firma in diretta televisiva il riconoscimento del Donbass alla presenza dei due leader delle repubbliche separatiste. Siamo oltre la provocazione”, afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. “L’UE non può accettare nessuna violazione dello Stato di diritto e deve rispondere senza indugi e unita”, aggiunge.

    L’Unione Europea annuncia che in giornata saranno varate le prime sanzioni contro i responsabili del riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk

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    Attese le sanzioni UE contro la Russia per il riconoscimento delle Repubbliche separatiste in Ucraina

    Bruxelles – La notizia è arrivata al termine della conferenza stampa post-Consiglio Affari Esteri che ha presentato le condizioni per una decisione sulle sanzioni UE contro la Russia: il presidente Vladimir Putin ha annunciato al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente francese, Emmanuel Macron, che sta per firmare il decreto sul riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, nel Donbass ucraino. Si tratta di una delle due motivazioni che – da quanto dichiarato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – dovrebbe portare alla “presentazione sul tavolo dei 27 ministri del pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia” (l’altra è “l’aggressione dell’Ucraina”).
    Lo stesso alto rappresentante Borrell si è trovato spiazzato dalla notizia del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass e, di fatto, della volontà di annettere l’Ucraina in quanto “parte della nostra storia”. Ai giornalisti al termine della conferenza stampa ha commentato che “lo apprendo da voi, ora tornerò al lavoro”, ma quanto in precedenza affermato lascia spazio a pochissimi dubbi: ora le sanzioni UE contro la Russia dovrebbero essere discusse (e approvate) all’unanimità da un Consiglio Affari Esteri “pienamente unito su questa discussione difficile”. Il pacchetto di misure restrittive “è pronto, con diversi gradi di applicazione a seconda del tipo di aggressione che verrà messa in atto”, ha spiegato Borrell, senza voler entrare nei dettagli.
    A nulla è servito l’appello dei 27 ministri dell’Unione al presidente russo di non accogliere la richiesta della Duma di Stato e di rispettare gli accordi di Minsk, arrivato dopo dieci ore di uno dei Consigli Affari Esteri “più lunghi e intensi degli ultimi tempi”. Mosca si sta rendendo “responsabile delle violazioni del cessate il fuoco e delle provocazioni dei separatisti nel Donbass per avere un pretesto per un intervento armato”, ha accusato Borrell, che ha parlato della “più grande minaccia alla pace e la stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale e ora siamo a un punto di svolta per le regole internazionali e per tutto ciò in cui crediamo”.
    Ma le sanzioni UE potrebbero riguardare non solo la Russia. “Qualsiasi violazione della sovranità dell’Ucraina vedrà una nostra reazione, anche se dovesse essere iniziata dalla Bielorussia“, ha specificato l’alto rappresentante Borrell. Insomma, la presenza militare russa nel Paese e le esercitazioni militari che continuano “stanno facendo perdere a Minsk la sovranità e lo status di neutralità, una sorta di Paese satellite”. È per questo motivo che, “se l’invasione russa partirà dal territorio e con la partecipazione delle forze della Bielorussia, Minsk sarà sanzionata allo stesso modo“. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, oggi è stato il giorno dell’adozione formale del piano di aiuti UE da 1,2 miliardi di euro e del sostegno all’esercito di Kiev “con l’istruzione militare professionale che si può attivare con lo strumento di pace europeo”, ha aggiunto l’alto rappresentante dell’Unione.
    Sempre parlando di Ucraina, Borrell ha spiegato alla stampa internazionale che “l’UE è impegnata a sviluppare la sua prospettiva europea, presente da quando ha proclamato l’indipendenza”. E forse “è proprio questo il problema di Mosca”, ovvero che un’Ucraina con lo stesso standard politico e sociale dei Paesi membri dell’UE sia “uno specchio per tutti i problemi nel rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani in Russia“. Ma tornando ai problemi di più stretta attualità, Borrell ha confermato che “le missioni diplomatiche dell’UE e le ambasciate europee rimangono aperte e pienamente operative, con l’eccezione di un solo Paese”.
    “La nostra ambasciata a Kiev sta effettuando diverse prove di evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese“, ha avvertito il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, alla stampa di Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri di oggi. Tuttavia, il ministro ha precisato che anche “l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa”, per dare “un segnale di vicinanza al popolo ucraino”. Per quanto riguarda le sanzioni UE contro la Russia, “l’Italia si coordinerà con i propri alleati”, ma la diplomazia rimane ancora lo strumento privilegiato: “È chiaro che lavorare nel modo in cui stiamo facendo adesso significa evitare le sanzioni”.
    È proprio in questo senso che Di Maio ha dichiarato di non escludere “ulteriori azioni UE nei prossimi giorni per favorire la soluzione diplomatica”, l’unica che può garantire stabilità nella regione: “Da più parti, sia a Mosca sia a Kiev, mi è stata data la piena disponibilità a trovare una soluzione diplomatica“. È altrettanto chiaro, in ogni caso, che il governo Draghi e gli altri 26 dell’Unione guardano alle operazioni militari russe “con enorme preoccupazione” e si dovrà trovare un modo per evitare un guerra “che avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, ha ribadito con forza il ministro degli Esteri italiano.

    La decisione del presidente russo, Vladimir Putin, è arrivata al termine della conferenza stampa del Consiglio Affari Esteri. Ma l’alto rappresentante UE, Josep Borrell, l’aveva chiaramente indicata come presupposto per le sanzioni

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    Italia e UE spingono per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina: “Zelensky ha chiesto un colloquio con Putin”

    Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
    Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
    Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
    La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
    Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.

    Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi al termine del vertice informale tra i leader dell’Unione sulla crisi: “Dobbiamo riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia in questi mesi”. Presto forse sarà a Mosca

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    La Russia annuncia il ritiro di parte delle truppe dal confine con l’Ucraina. Cauto ottimismo tra i governi europei

    Bruxelles – Alla vigilia del giorno X per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – almeno secondo quanto emerso negli ultimi giorni dalle previsioni dell’intelligence statunitense – Mosca sembra essere pronta a ritirare dalla frontiera occidentale alcune delle truppe schierate per esercitazioni militari. A riferirlo è l’agenzia di stampa Tass, citando il portavoce del ministero della Difesa russo: “Considerato che l’addestramento militare sta per terminare, le unità dei distretti militari sud e ovest hanno già iniziato a caricare il personale e l’equipaggiamento sui mezzi di trasporto ferroviario e automobilistico e oggi inizieranno a dirigersi verso le loro basi militari”.
    Nel giorno della visita a Mosca da parte del cancelliere tedesco, Olaf Scholz – che ha ribadito la necessità di “ritirare le truppe dal confine con l’Ucraina” – il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, ha accusato l’Occidente di “terrorismo mediatico” e ha dichiarato che la parziale smobilitazione delle forze “era pianificata e non dipende dall’isteria delle potenze occidentali”. A frenare gli entusiasmi è stato il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, prima dell’incontro di domani (mercoledì 16 febbraio) tra i ministri della Difesa dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. “Non ci sono segnali sul terreno che confermino la riduzione delle truppe della Russia ai confini dell’Ucraina“, ha messo in chiaro Stoltenberg, senza comunque chiudere ai “segnali da Mosca che la diplomazia deve continuare, un motivo di cauto ottimismo”. Per considerarla una vera e propria de-escalation, la NATO vuole vedere il “ritiro di mezzi pesanti e dell’equipaggiamento, non solo quello dei soldati”, considerato il fatto che il vero problema riguarda il mantenimento delle infrastrutture militari “dalla scorsa primavera”.
    Anche se l’annuncio del ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina deve essere ancora confermato dai fatti, come scrivevamo ieri la minaccia reale alla sicurezza europea portata dalla Russia di Vladimir Putin ha comunque fatto scoprire all’Unione Europea di essere più unita di quanto si potesse immaginare. E ora l’ottimismo (cauto) può essere una chiave su cui impostare le prossime giornate comunque molto tese. “Ogni vero passo di de-escalation sarebbe un motivo di speranza“, ha dichiarato la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha però avvertito che “gli annunci devono ora essere seguiti da azioni”. Sulla stessa linea il governo francese: “Se questa notizia positiva venisse confermata, sarebbe un segnale di de-escalation che chiediamo da settimane“, ha riferito in conferenza stampa il portavoce dell’Eliseo, Gabriel Attal.

    Discussed with Prime Minister of Italy #MarioDraghi the security challenges facing Ukraine and Europe today. Exchanged views on intensifying the work of all negotiation formats and unblocking the peace process. I appreciate 🇮🇹’s support for 🇺🇦!
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 15, 2022

    Dall’altra parte della frontiera, il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ha avvertito che “solo quando ci sarà un ritiro effettivo delle truppe della Russia, parleremo di de-escalation”, perché a Kiev “abbiamo una regola, crediamo solo a quello che vediamo”. Parlando alla BBC, Kuleba ha spiegato che l’Ucraina è al lavoro con i partner occidentali per “prevenire un’ulteriore escalation”. Nel frattempo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere con un tweet di aver avuto uno “scambio di opinioni” con il premier Mario Draghi “sull’intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace”. Palazzo Chigi ha reso noto invece che il premier Draghi ha ribadito il sostegno dell’Italia all’integrità territoriale dell’Ucraina. Proprio a Kiev è atteso oggi (martedì 15 febbraio) il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, nel primo appuntamento della missione diplomatica sulla frontiera orientale che giovedì lo dovrebbe portare a Mosca a colloquio con Lavrov.
    Una nuova preoccupazione per l’Unione Europea riguarda però le zone ucraine non controllate dal governo di Kiev, ovvero le regioni di Donetsk e Luhansk: oggi la Duma di Stato russa ha presentato un appello al presiedente Putin perché le riconosca come entità indipendenti. “Si tratterebbe di una chiara violazione degli accordi di Minsk“, ha attaccato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il sostegno di Bruxelles all’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale ucraina all’interno dei suoi confini “rimane incrollabile” e Borrell ha esortato il Cremlino a “mantenere i suoi impegni in buona fede”. Gli ha fatto eco il cancelliere tedesco Scholz, al termine del colloquio con Putin: “Il riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche separatiste sarebbe una catastrofe politica“.
    Intanto dal Parlamento UE è arrivato il via libera alla decisione della Commissione UE di stanziare un piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina a “coprire il fabbisogno di finanziamento residuo nel 2022”, si legge nel testo approvato con 598 voti a favore, 53 contrari e 43 astenuti. Secondo la relazione, le motivazioni vanno ricercate nelle “crescenti tensioni geopolitiche”, che “stanno avendo effetti negativi sulla già precaria stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina“. Più nello specifico, “le persistenti minacce per la sicurezza hanno determinato un sostanziale deflusso di capitali” e “l’impatto negativo sugli investimenti futuri riduce ulteriormente la resilienza del Paese agli shock economici e politici”, sottolineano gli eurodeputati.

    The EU strongly condemns the Russian State Duma’s decision to submit a call to President Putin to recognise the non-government controlled areas of Donetsk and Luhansk oblasts of Ukraine as independent entities. This recognition would be a clear violation of the Minsk agreements.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 15, 2022

    Si attendono segnali sul terreno di una smobilitazione di truppe e infrastrutture dalla frontiera occidentale. Ma intanto preoccupa il possibile riconoscimento di Mosca delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk

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    L’Italia invita i concittadini in Ucraina a lasciare il Paese. Il cancelliere tedesco Scholz tenta la mediazione a Mosca

    Bruxelles – Dopo gli Stati Uniti e la Germania, anche l’Italia inizia le operazioni informali di evacuazione dall’Ucraina. Dopo una riunione operativa dell’unità di crisi della Farnesina il ministro per gli Affari esteri, Luigi Di Maio, ha invitato ieri (domenica 13 febbraio) “in via precauzionale” tutti i i cittadini italiani presenti in Ucraina a “rientrare nel nostro Paese con mezzi commerciali“, così come “tutto il personale non essenziale della nostra sede diplomatica a Kiev”. Per il momento, comunque, l’ambasciata italiana “resta pienamente operativa”, ha scritto il ministro degli Esteri in una nota.
    Per l’Italia, che “riconosce pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina”, rimane imprescindibile un doppio sforzo per allentare le tensioni con la Russia di Vladimir Putin. In primis, il coordinamento con i partner NATO e UE “nella definizione di una posizione di fermezza” attraverso sanzioni immediate, nel caso in cui le circa 130 mila truppe di Mosca lungo il confine occidentale dovessero invadere l’Ucraina. Ma contemporaneamente si cerca di mantenere attivi i “canali di dialogo con Mosca, nell’auspicio che arrivino segnali concreti di de-escalation”. A seguire questa linea era stato già il premier Mario Draghi con una telefonata al presidente Putin due settimane fa, mentre il ministro Di Maio si è impegnato negli ultimi giorni in colloqui sia con i ministri degli Esteri europei, sia con quello russo, Sergej Lavrov.

    Nel tentativo di rafforzare la strategia di dialogo con il Cremlino, tra oggi e domani (14-15 febbraio), il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si recherà tra Kiev e Mosca per colloqui con le due parti quasi pronte al conflitto. La visita di Scholz a Putin segue quella della settimana scorsa del presidente francese, Emmanuel Macron, per tentare di riportare la Russia al tavolo dei negoziati. Secondo le fonti di intelligence degli Stati Uniti la guerra “è imminente” e potrebbe iniziare già questa settimana, ma per i leader dell’UE è prioritario fare il possibile per non scatenare un nuovo conflitto alle frontiere dell’Unione. “È nostro compito assicurarci di prevenire qualsiasi guerra in Europa“, ha sottolineato con forza il cancelliere tedesco, che, prima della partenza, ha chiesto alla Russia “segnali immediati di de-escalation”.

    “In via precauzionale”, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha esortato i connazionali a rientrare nel Paese “con mezzi commerciali”. Il leader tedesco in missione dal presidente russo Putin per tentare di disinnescare la minaccia di guerra