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    Che cosa significa liberalizzazione dei visti per un Paese extra-Ue ed extra-Schengen e a quali è stata concessa

    Bruxelles – Dopo un’attesa di oltre cinque anni, anche per i cittadini del Kosovo sarà in vigore al più tardi dal primo gennaio 2024 la liberalizzazione dei visti in ingresso nell’area Schengen. Un successo politico che cambierà da un punto di vista pratico la vita ai kosovari, gli ultimi in Europa a poter beneficiare di una prerogativa che per i cittadini dell’Unione Europea ormai è data pressoché per scontata. Oggi (19 aprile) è stato formalizzato a Strasburgo l’accordo di liberalizzazione dei visti con Pristina, alla presenza della presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, il vicepremier kosovaro, Besnik Bislimi, e il relatore per l’Eurocamera, Thijs Reuten, che in occasione del via libera dalla sessione plenaria ha rilasciato un’intervista a Eunews.
    Ma cosa significa liberalizzazione dei visti per un Paese extra-Ue? Nella pratica si tratta dell’esenzione dal dover fare richiesta per ottenere il visto d’ingresso per accedere allo spazio Schengen, ovvero l’area che ha ha abolito le frontiere interne. I cittadini di questi Stati possono utilizzare semplicemente il proprio passaporto nazionale – senza ulteriori requisiti richiesti – per viaggiare e soggiornare fino a 90 giorni (in un periodo complessivo di 180 giorni) nei Paesi Ue e Schengen.
    Tutti i cittadini dei Paesi membri Ue possono attraversare liberamente le frontiere interne con la propria carta d’identità – anche quelli che non fanno parte dello spazio Schengen, cioè Cipro, Bulgaria, Irlanda e Romania – così come i cittadini dei territori esterni appartenenti ai 27 Paesi Schengen (Groenlandia, Isole Svalbard, Guyana Francese, Nuova Caledonia e altri territori d’oltremare). All’area che ha abolito le frontiere interne aderiscono anche quattro Stati extra-Ue: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. I cittadini di un qualsiasi altro Paese nel mondo solitamente devono fare richiesta di un visto (di lavoro, turistico, di studio), che è l’atto con il quale uno Stato concede a un individuo straniero il permesso di accedere nel proprio territorio. Tuttavia l’Ue ha istituito una politica di visti comune per soggiorni di breve durata, transito nel territorio o negli aeroporti internazionali degli Stati Schengen.
    Sulla base di una valutazione caso per caso la Commissione può proporre ai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue una decisione per la liberalizzazione dei visti. La valutazione si basa su una serie di criteri pre-stabiliti: migrazione irregolare, ordine pubblico e sicurezza, vantaggi economici (turismo e commercio estero), diritti umani, libertà fondamentali, implicazioni di coerenza regionale e reciprocità. Le nuove decisioni sull’esenzione devono essere adottate da entrambi i co-legislatori, dopo i negoziati bilaterali con il Paese interessato.

    Signed, sealed, delivered.
    Proud moment for @Europarl_EN as today we gave our final green light for visa liberalisation with Kosovo.
    This will make life easier for the people of Kosovo – to travel, to do business, to deepen the bond with fellow Europeans. pic.twitter.com/cZVx5eZ8QU
    — Roberta Metsola (@EP_President) April 19, 2023

    A quali Stati è stata concessa la liberalizzazione dei visti
    Le decisioni sulla liberalizzazione dei visti vanno ad aggiornare i due elenchi annessi al Regolamento del 2018: quello dei ‘Paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne’ e quello dei ‘Paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo’. Del primo elenco fanno parte tutti gli Stati del mondo con cui non sono in vigore accordi per la liberalizzazione dei visti, sia quelli per cui il visto è sempre necessario per entrare o transitare in qualsiasi Paese Schengen (Afghanistan, Bangladesh, Eritrea, Etiopia, Ghana, Iran, Iraq, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo e Somalia), sia quelli per cui non è richiesto in tutti i Paesi Schengen. I cittadini di Stati appartenenti a questo elenco devono rispettare le regole nazionali sui visti richieste da ciascun membro Ue o Schengen.
    Il secondo elenco conterà invece 64 membri al più tardi dal primo gennaio 2024, quando il Kosovo sarà spostato dal primo elenco. Di questo elenco fanno parte anche due regioni amministrative speciali della Cina (Hong Kong e Macao) e Taiwan (autorità territoriale non riconosciuta come Stato da tutti i membri Ue). Gli accordi con Bielorussia, Russia e Vanuatu sono stati invece sospesi. Questa la lista dei Paesi a cui è stata concessa la liberalizzazione dei visti:
    Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Argentina, Australia, Bahamas, Barbados, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Brunei, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Dominica, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Georgia, Giappone, Grenada, Guatemala, Honduras, Hong Kong, Isole Salomone, Israele, Kiribati, Kosovo, Malaysia, Macao, Macedonia del Nord, Isole Marshall, Mauritius, Messico, Micronesia, Moldova, Monaco, Montenegro, Nauru, Nicaragua, Nuova Zelanda, Palau, Panama, Paraguay, Perù, Saint Christopher (Saint Kitts) e Nevis, Regno Unito, Samoa, San Marino, Santa Lucia, Serbia, Seychelles, Singapore, Stati Uniti, St. Vincent e Grenadine, Taiwan, Timor Est, Tonga, Trinidad e Tobago, Tuvalu, Ucraina, Uruguay, Vaticano e Venezuela.

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    L’Ue cancella i visti agevolati per i russi, dal 12 settembre condizioni più severe

    Bruxelles – Via libera del Consiglio dell’Ue alla sospensione del regime facilitato dei visti per i cittadini russi. I ministri dei Ventisette hanno approvato la proposta della Commissione europea presentata a inizio settimana. Con il benestare degli Stati, da adesso in poi i cittadini russi torneranno a essere trattati alla stregua di tutti i nazionali dei Paesi terzi. Vuol dire un aumento della tassa per la domanda di visto da 35 a 80 euro, la necessità di presentare prove documentali aggiuntive, tempi di elaborazione dei visti più lunghi e regole più restrittive per il rilascio di visti per ingressi multipli. Tutti requisiti che diventeranno obbligatori a partire dal 12 settembre.
    “Un accordo di facilitazione del visto consente un accesso privilegiato all’UE per i cittadini di partner fidati con i quali condividiamo valori comuni”, premette Vít Rakušan, ministro dell’Interno della Repubblica ceca, Paese con la presidenza di turno dell’Ue. ” Con la sua guerra di aggressione non provocata e ingiustificata, compresi i suoi attacchi indiscriminati contro i civili, la Russia ha infranto questa fiducia e calpestato i valori fondamentali della nostra comunità internazionale”. Per cui, continua, “la decisione odierna è una diretta conseguenza delle azioni della Russia e un’ulteriore prova del nostro incrollabile impegno nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo”.

    VIa libera del Consiglio alla proposta della Commissione. La presidenza ceca: “La Russia ha infranto la fiducia con l’aggressione all’Ucraina”

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    L’UE sospende il regime agevolato dei visti per tutti i cittadini russi

    Bruxelles – Fine del regime agevolato dei visti per tutti i cittadini russi, senza nessuna distinzione. L’ultima misura dell’Unione europea per rispondere all’aggressione russa dell’Ucraina è un ritorno al passato, il ripristino del vecchio sistema di concessione di documenti di viaggio, ingresso e soggiorno nel territorio dell’UE. Nel 2007 le due parti decisero di concedere il documento a condizioni migliori, con procedure più snelle, più rapide. Adesso “c’è l’accordo politico per la piena sospensione dell’accordo di facilitazione dei visti UE-Russia”, annuncia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri dei Ventisette.

    European Union has agreed on full suspension of visa facilitation agreement with Russia, @JosepBorrellF has just announced during the press conference after informal #Gymnich meeting in Prague.
    — EU2022_CZ (@EU2022_CZ) August 31, 2022

    Non è una messa al bando dei russi, e Borrell tiene a sottolinearlo nel corso della breve conferenza stampa. “Non vogliamo tagliarci da quei russi che sono contrari alla guerra in Ucraina. Non vogliamo isolarci dalla società civile russa”. L’accordo politico “non vuol dire che non si potranno più ottenere visti“. Quello che succede è che i cittadini russi saranno da adesso in poi trattati alla stregua di gli altri cittadini di Paesi terzi. “Agevolazione vuol dire facilitare. Non ci saranno più agevolazioni, e quindi sarà più complicato ottenere visti”. Inoltre, la decisione maturata a Praga di sospendere il regime agevolato “significa che si ridurrà significativamente il numero di nuovi visti rilasciati dagli Stati membri dell’UE“.
    I ministri degli Esteri sono però intransigenti per quanto riguarda i passaporti russi emessi nei territori occupati. I documenti rilasciati in Crimea e Donbass “non saranno riconosciuti”, tiene a sottolineare Borrell. L’UE qui dunque tiene il punto. L’Unione europea non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea del 2014, e da questo punto di vista non cambia avviso. E lo stesso fa con i territori oggi campo di battaglia e sotto il controllo delle forze russe.
    La situazione in Ucraina vede i ministri degli Esteri trovare una quadra anche su un altro aspetto, quello dell’assistenza militare. “Abbiamo anche convenuto di accelerare il lavoro sulla sostenibilità dello Strumento europeo per la pace (EPF), per poter rispondere meglio alle esigenze in evoluzione dell’esercito ucraino“.

    L’annuncio dell’Alto rappresentante Borrell. “C’è l’accordo politico”. I Ventisette d’accordo anche a lavorare “per rispondere meglio alle esigenze in evoluzione dell’esercito ucraino”

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    Borrell contro il divieto di rilascio dei visti ai cittadini russi. Il tema arriva sul tavolo dei ministri degli esteri Ue

    Bruxelles – Vietare a tutti i russi di entrare in Europa in ogni circostanza con i visti non è una buona idea. “Ci sono tanti cittadini russi che vogliono fuggire dal regime di Putin e le nostre porte non possono essere chiuse a loro”. Se pur riconoscendo la necessità di avere una politica “più selettiva” nel contesto drammatico dell’invasione dell’Ucraina , il capo della diplomazia europea Josep Borrell sembra chiudere all’idea promossa da un gruppo di Paesi vicini geograficamente alla Russia – i baltici in primis (Estonia, Lettonia, Lituania), poi anche Polonia e Finlandia – di impedire con un approccio coordinato a livello europeo ai turisti russi di entrare nell’area di libera circolazione Schengen, per rafforzare l’effetto sanzionatorio contro Mosca.

    Banning all Russians from entering Europe in all circumstances is not a good idea.
    There are many Russians who want to flee from the Putin regime and our doors cannot be closed to them.
    — European External Action Service – EEAS 🇪🇺 (@eu_eeas) August 22, 2022

    Borrell chiude anche se non sarà così semplice scoraggiare l’idea. Di propria iniziativa la scorsa settimana l’Estonia ha chiuso il suo confine a oltre 500mila cittadini russi con visti già rilasciati dall’Ue e ha intenzione di trascinare il tema la prossima settimana nella riunione dei ministri degli esteri dell’UE, riuniti nell’informale formato Gymnich (il 31 agosto), come confermato oggi dalla portavoce dell’Esecutivo comunitario Dana Spinant nel corso del briefing quotidiano con la stampa.
    Al momento tutti i cittadini russi che non sono soggetti alle sanzioni internazionali possono attraversare la frontiera con in mano un visto (valido per 90 giorni) rilasciato da un qualsiasi Paese dell’area Schengen, che conta in tutto 26 Paesi: 22 dell’Unione europea (Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) a cui si aggiungono quattro Paesi extra Ue, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
    Nel corso del briefing quotidiano con la stampa la portavoce per gli Affari interni Anitta Hipper ha ricordato che sono gli Stati a rilasciare i “propri visti sulla base di norme nazionali e ci sono sempre casi in cui possono essere rilasciati, come a dissidenti politici, giornalisti e per questioni umanitarie”. Ad opporsi all’introduzione del divieto a livello europeo anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz affermando che i russi dovrebbero essere in grado di fuggire dal loro paese d’origine se non sono d’accordo con la politica del Cremlino.

    I Paesi Baltici, la Polonia e la Finlandia chiedono un approccio coordinato Ue per impedire l’ingresso per lavoro o turismo a tutti i cittadini russi, ma il capo della diplomazia europea frena. La questione sarà affrontata dai ministri degli esteri nella riunione informale di Gymnich che si terrà la prossima settimana