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    L’Ue vicina allo stop ai visti agevolati per il russi. E non riconoscerà i passaporti rilasciati nei territori occupati

    Bruxelles – È scattata la nuova offensiva diplomatica dell’Unione Europea contro la Russia e, dopo l’intesa informale tra i Ventisette, in meno di una settimana è stata formalizzata la proposta della Commissione Ue. L’accordo di facilitazione dei visti Ue-Russia dovrà essere sospeso per tutti i cittadini russi che richiedono un visto per soggiorni di breve durata nell’area Schengen, tornando alle procedure pre-2007 “più lente, più difficili e più costose”, come ha sintetizzato la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, in conferenza stampa.
    La misura risponde alle pressanti richieste di Paesi di confine come Estonia e Finlandia, per impedire alla propaganda del Cremlino di penetrare nell’Unione attraverso i turisti russi e per far pagare le conseguenze della guerra di aggressione in Ucraina non solo alla cerchia stretta di Putin, ma a tutto il Paese. Rispetto all’intransigenza iniziale, la proposta è stata ammorbidita dalle perplessità di Josep Borrell, alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza: “Ci sono tanti cittadini russi che vogliono fuggire dal regime di Putin e per loro le nostre porte non possono essere chiuse“, aveva fatto notare prima di portare il tema sul tavolo del vertice informale dei ministri degli Esteri dello scorso 31 agosto. Proprio a Praga è stata trovata rapidamente un’intesa di compromesso, per cui è stato deciso di ostacolare il processo di concessione dei visti russi, garantendo allo stesso tempo “priorità per chi viaggia per motivi umanitari“.
    La commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson (6 settembre 2022)
    Nella pratica, i cittadini russi dovranno pagare 80 euro come tassa per il rilascio dei visti (non più 35), saranno sottoposti a tempistiche più lunghe per l’elaborazione della domanda da parte dei consolati (da 10 a 15 giorni, fino a un’estensione massima di 45), ma soprattutto a regole più restrittive per ingressi multipli nell’area Schengen e all’obbligo di presentare l’elenco completo di tutti i documenti giustificativi per soggiorni fino a un massimo di 90 giorni. “Viaggiare in Europa non è un diritto fondamentale”, ha messo in chiaro la commissaria Johansson, riferendosi ai circa 1,3 milioni di ingressi di cittadini russi alle frontiere esterne dell’Unione tra gennaio e luglio di quest’anno. La Commissione si aspetta che il Consiglio adotti la proposta “già questa settimana”, facendo scattare il nuovo regime sui visti con la Russia “da lunedì”. Gli Stati membri potranno anche “riesaminare” il milione di visti Schengen al momento emessi a cittadini russi.
    Come spiegato dalla stessa commissaria per gli Affari interni, non appena arriverà il via libera del Consiglio, saranno adottate anche le linee-guida per l’approccio coordinato. Le precisazioni contenute nelle linee-guida saranno fondamentali per mettere nero su bianco le eccezioni che dovranno rispettare gli Stati membri, per non chiudere completamente il canale di dialogo tra l’Unione e i cittadini russi che in futuro potrebbero voler fuggire dal Paese. “Dobbiamo essere sicuri di rimanere aperti e proteggere giornalisti, dissidenti, attivisti per i diritti umani, studenti e chi viaggia per motivi familiari“, ha avvertito Johansson: “Gli Stati membri devono poter rifiutare alcune categorie che potrebbero essere potenziali minacce per la sicurezza, con più discrezione nella gestione delle procedure, ma non possiamo permetterci di penalizzare tutti”.
    A questo si aggiunge poi una seconda proposta, a suo modo storica. La Commissione ha presentato un approccio comune a livello Ue sul non-riconoscimento dei passaporti russi rilasciati nei territori occupati in Ucraina. La misura punta a contrastare la politica del Cremlino di emettere passaporti russi ordinari nelle aree sottratte a Kiev, non solo in Crimea ma anche nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. “È la prima volta che presentiamo una proposta legislativa per il non-riconoscimento dei passaporti di un Paese terzo vincolante per tutti gli Stati membri Ue, sono fiduciosa che sarà adottata rapidamente” dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue. In questo modo saranno sostituite le azioni volontarie adottate dai singoli governi europei dopo l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 con un’azione più coerente a livello comunitario, senza danneggiare gli ucraini che vivono nei territori occupati (che potranno invece continuare a beneficiare della protezione temporanea per motivi umanitari).

    La proposta della Commissione prevede la sospensione dell’accordo di facilitazione dei visti Ue-Russia per i soggiorni di breve durata nell’area Schengen. Ma saranno tutelati giornalisti, dissidenti, attivisti per i diritti umani, studenti e chi viaggia per motivi familiari

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    Estonia e Finlandia vogliono un coordinamento a livello Ue contro il rilascio di visti turistici ai cittadini russi

    Bruxelles – Una stretta su tutta la popolazione della Federazione Russa, non solo sugli oligarchi della cerchia di Putin. Estonia e Finlandia chiedono un ulteriore passo in avanti da parte dell’Unione Europea nel far pagare le conseguenze della guerra in Ucraina ai cittadini russi, tagliando anche il canale dei visti turistici rilasciati dai Paesi membri dell’area Schengen (con un allineamento anche di Bulgaria, Cipro, Croazia, Irlanda e Romania). La proposta è stata suggerita dalle prime ministre dei rispettivi Paesi, l’estone Kaja Kallas e la finlandese Sanna Marin, dopo alcuni episodi di propaganda del Cremlino attraverso cittadini russi in vacanza nell’Unione e l’attacco del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: “I russi dovrebbero vivere nel loro mondo finché non cambiano filosofia”, ha dichiarato in un’intervista per il Washington Post.
    “Visitare l’Europa è un privilegio, non un diritto umano“, è stato l’affondo della premier estone Kallas, spiegando le conseguenze dell’interruzione dei viaggi aerei dalla Russia: “Mentre i Paesi Schengen rilasciano visti, i vicini [Finlandia, Estonia, Lettonia, ndr] ne portano l’onere“. Di qui la necessità di “porre fine ora al turismo dalla Russia”. Un invito già arrivato lunedì (8 agosto) dall’omologa finlandese Marin, che in un’intervista per il programma televisivo Yle Uutiset ha definito “ingiusta” la possibilità per i cittadini russi di “vivere una vita normale, viaggiare in Europa, essere turisti” e ottenere visti dai Paesi membri dell’Ue, mentre Mosca “sta conducendo una guerra di aggressione aggressiva e brutale in Europa”.

    Stop issuing tourist visas to Russians. Visiting #Europe is a privilege, not a human right. Air travel from RU is shut down. It means while Schengen countries issue visas, neighbours to Russia carry the burden (FI, EE, LV – sole access points). Time to end tourism from Russia now
    — Kaja Kallas (@kajakallas) August 9, 2022

    Per i tre Paesi di confine la questione è vissuta in modo diretto, dal momento in cui ogni cittadino russo – non colpito dalle sanzioni internazionali – può attraversare la frontiera se in possesso di un visto da un qualsiasi Paese dell’area Schengen. Il visto Schengen consente a un visitatore di soggiornare per un massimo di 90 giorni per turismo o affari, con la possibilità di viaggiare liberamente all’interno di una zona che comprende 22 Stati membri Ue, oltre a Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein: è in questo modo che i cittadini russi, anche in assenza di collegamenti aerei diretti, possono ancora visitare per turismo la maggior parte dei Paesi dell’Ue. Estonia e Lettonia non rilasciano più visti Schengen a chi ne fa richiesta da Mosca e lo stesso ha deciso di fare la Bulgaria (con i propri visti nazionali) dopo il duro scontro diplomatico con la Russia a fine giugno.
    Ecco perché le due prime ministre stanno spingendo per portare a Bruxelles la questione dei visti turistici ai cittadini russi, alzando l’asticella ben oltre la raccomandazione della Commissione Ue di limitare i visti d’oro. Secondo quanto affermato dalla premier finlandese, il tema della libertà di movimento è già stato discusso in tutti i Consigli Ue dallo scoppio della guerra in Ucraina, ma è oggetto di non poche perplessità, in particolare per la discriminazione a priori di un’intera popolazione (che non necessariamente è allineata alle scelte del suo presidente) e per i rischi di chiudere le porte ai dissidenti ancora sul suolo russo e in cerca di una via d’uscita in futuro. “Ritengo che nelle future riunioni del Consiglio la questione si presenterà con ancora maggiore forza”, ha precisato Marin, anticipando una possibile discussione al Consiglio Affari Esteri informale di fine agosto.
    A Bruxelles intanto si temporeggia, con la Commissione Ue poco intenzionata a sbilanciarsi sul comunicare ulteriori sanzioni contro la Russia. “È importante sapere che i Paesi membri rilasciano i propri visti sulla base di norme nazionali e ci sono sempre casi in cui possono essere rilasciati, come a dissidenti politici, giornalisti e per questioni umanitarie”, ha spiegato la portavoce per gli Affari interni, Anitta Hipper, nel corso del punto quotidiano con la stampa europea, precisando che “è competenza degli Stati membri decidere cosa fare”. A questo proposito, Estonia e Finlandia stanno già studiando misure da poter attuare autonomamente: per esempio, inasprire le condizioni per l’ottenimento dei visti turistici, dando priorità a quelli lavorativi e per motivi familiari o di studio, e introdurre sanzioni nazionali ad hoc da affiancare a quelle già in vigore a livello Ue.

    Se in possesso di un visto da un qualsiasi Paese Schengen, per un cittadino russo è possibile attraversare la frontiera e viaggiare per 90 giorni nell’Unione. Le prime ministre Kallas e Marin vogliono portare la questione al Consiglio: “Visitare l’Europa è un privilegio, non un diritto umano”