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    Il vertice dell’UE aggiorna l’agenda per l’Ucraina: ulteriore sostegno militare, ricostruzione e attuazione delle sanzioni

    Bruxelles – Sostegno militare, che deve arrivare fin da subito dagli Stati membri. Sostegno alla ricostruzione, che deve partire dalla strategia della Commissione europea, fermezza sulle sanzioni. I leader dell’UE aggiornano l’agenda politica sull’Ucraina. Le conclusioni adottate dai Ventisette riuniti a Bruxelles non si limitano alla decisione storica di riconoscere lo status di Paese candidato, che avvia un percorso di lungo periodo in termini di riforme e rispetto delle condizioni richieste. C’è soprattutto un percorso per l’immediato, che parte da “ulteriore sostegno militare”.
    I capi di Stato e di governo ribadiscono una volta di più che il blocco a dodici stelle “resta fermamente impegnata a fornirlo” per aiutare l’Ucraina a esercitare “il suo diritto intrinseco all’autodifesa” contro l’aggressione russa e a difendere la propria integrità territoriale e sovranità. Per questo motivo i leader invitano i ministri responsabili a “lavorare rapidamente per un ulteriore aumento del sostegno militare”.
    Sempre nell’immediato, serve non avere indecisioni sul percorso sanzionatorio intrapreso fin qui quale risposta all’aggressione russa. Quindi “proseguiranno i lavori sulle sanzioni, anche per rafforzare l’attuazione e prevenire l’elusione”. In questa ottica i leader invitano “tutti i paesi ad allinearsi” con le sanzioni dell’UE, “in particolare i paesi candidati”, vale a dire Turchia (dal 1999), Macedonia del Nord (dal 2004), Montenegro (dal 2010), Serbia (dal 2012) e Albania (dal 2014), e ovviamente Ucraina e Moldova.

    PM Orbán: We say yes to peace, but say no to more sanctions. Besides the war in Ukraine, the main cause of economic problems are the sanctions. We need peace now, not more sanctions, as the only antidote to war inflation is peace.
    — Zoltan Kovacs (@zoltanspox) June 23, 2022

    L’Ungheria tiene però a precisare che oltre il sesto pacchetto di sanzioni Budapest non intende spingersi. “Sì alla pace, no a più sanzioni”, la posizione espressa da Viktor Orban ai partner. “Oltre alla guerra in Ucraina, la principale causa di problemi economici sono le sanzioni. Abbiamo bisogno di pace ora, non di più sanzioni, poiché l’unico antidoto all’inflazione di guerra è la pace”.
    I leader non sembrano intenzionati a discutere di nuove sanzioni, ma di rendere il più efficaci possibili quelle già concordate. Per questo “dovrebbero essere rapidamente finalizzati i lavori sulla decisione del Consiglio che aggiunge la violazione delle misure restrittive dell’Unione all’elenco dei reati dell’UE“. Questo per l’immediato futuro. Per quello prossimo serve un’Ucraina tutta nuova. Perciò il Consiglio invita “la Commissione a presentare rapidamente le sue proposte sul sostegno dell’UE alla ricostruzione dell’Ucraina, in consultazione con partner, organizzazioni ed esperti internazionali”.
    Non solo ulteriore sostegno militare, dunque. Difesa, determinazione, ricostruzione. Questi gli imperativi che i leader dell’UE si sono imposti per aiutare l’Ucraina.

    I leader danno istruzioni a ministri, commissari europei e Paesi candidati. Ma Budapest frena su nuove restrizioni: “Sì alla pace, no alle sanzioni”

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    UE disposta a dare altri 500 milioni all’Ucraina per risposta militare anti-russa

    Bruxelles – Sanzioni e non solo. L’Unione europea, nella sua strategia di risposta all’invasione russa in Ucraina, vuole insistere anche sul sostegno alla risposta militare di Kiev dando più soldi. L’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’UE annuncia l’intenzione di stanziare “altri 500 milioni di euro” a quelli già concordati a fine febbraio. “Dobbiamo continuare a mettere pressione alla Russia“, spiega Josep Borrell arrivando a Versailles per il secondo giorno di lavori del vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’UE”.
    E’ questa una delle principali novità di queste vertice. “Lo proporrò oggi ai leader, è il Consiglio europeo che deve decidere”. In caso di via libera i soldi potranno essere resi disponibili “immediatamente”. Alla luce della situazione attuale “le risorse fluiscono in maniera spedita”. Borrell dunque confida che si possa “raddoppiare il contributo dello European Peace Facility“, che appare più semplice rispetto all’altro grande tema sul tavolo dei Ventisette. Non c’è solo la questione di nuovi, altri 500 milioni, c’è qualcosa che riguarda tutto il blocco dell’Unione e il suo futuro.
    La guerra russo-ucraina rilancia il dibattito sull’unione delle difesa. L’intesa di massima è investire di più, e su questo i leader sono d’accordo. Si tratterà di capire come rendere al massimo l’interoperabilità e la cooperazione. Il Belgio pone l’accento sulla guerra informatica. “Serve una maggiore integrazione dei nostri sistemi, soprattutto per quanto riguarda la cybersicurezza”, sostiene il primo ministri Alexander De Croo.
    Intanto dall’UE sono arrivati 300 milioni di euro in assistenza macrofinanziaria di emergenza per sostenere le finanze dell’Ucraina. Si tratta della prima tranche del pacchetto di aiuti finanziari da 1,2 miliardi di euro annunciato un mese fa. “Questa crisi è senza precedenti e lo è anche l’unità e la velocità di reazione che le nostre democrazie hanno dimostrato finora”, ha sottolineato la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen: “Mi avete già sentito dirlo e lo ripeto con fermezza, l’Ucraina prevarrà”.

    La proposta dell’Alto rappresentante Josep Borrell per i leader riuniti a Versailles nel vertice informale dedicato interamente al conflitto

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    “Le sanzioni sono efficaci”, i leader UE lavorano a nuove misure anti-Russia

    Bruxelles – La strategia anti-russa sembra funzionare, tanto che i leader dell’UE lavorano a nuove sanzioni. Il vertice informale del Consiglio europeo in programma domani e venerdì (10 e 11 marzo) servirà a confermare quello che a Bruxelles come nelle altri capitali si continua a ripetere: “Non siamo in guerra contro la Russia”, e non si intende impegnarsi in un conflitto aperto. Anche perché, confidano addetti ai lavori, “fin qui le sanzioni sono efficaci“. Il rublo ha perso valore, le compagnie private in Russia stanno comportandosi di conseguenza.
    Per questo motivo gli ambasciatori hanno messo a punto un nuovo set sanzionatorio che prevede l’aggiunta di nuove 160 persone nella lista nera dell’UE, una moratoria a livello di Organizzazione mondiale del commercio (WTO), e pure una stretta su criptovalute, a cui si guarda con crescente attenzione. Ma c’è anche la questione della banche. Si ragiona alla possibilità di escludere dal circuito internazionale di pagamenti SWIFT gli istituti fin qui risparmiati. Inoltre i leader sono chiamati a dare il beneplacito al divieto di vendita e scambio di materiali sensibili per il settore marittimo.
    Non a caso “parte della discussione dei leader si concentrerà sulle sanzioni”, anticipano fonti qualificate. La strategia non cambia, si vuole indebolire Mosca senza sparare un colpo. “Continuiamo a credere che le nostre sanzioni siano efficaci”.
    Sul fronte energetico non sono attesi grandi passi, almeno non per il momento. I leader, confidano, “credono  che si possano rivedere i criteri esistenti per finanziare le fonti energetiche critiche”. Tradotto: nonostante le voci su creazione di titoli di debito comune, “non avverrà per il momento”. Anche perché la questione prettamente energetica sarà oggetto del vertice formale dei Ventisette in programma il 24 e 25 marzo, quando si entrerà più nel merito delle misure per calmierare i listini energetici per famiglie e imprese sulla scia di quanto già proposto dal team von der Leyen.

    Al vertice informale di Versailles si continuerà con la linea adottata finora per rispondere all’invasione dell’Ucraina. Su energia si torna a parlare a fine mese

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    Ucraina, i leader UE condannano anche Minsk e preparano nuove sanzioni

    Bruxelles – Il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell’UE sulla crisi ucraina inizia prima ancora di cominciare. I leader si ritroveranno a Bruxelles in serata, ma già offrono anticipazioni sulla risposta europea, che riguarda anche Minsk. “Condanniamo il coinvolgimento della Bielorussia in questa aggressione contro l’Ucraina e la invitiamo a rispettare i suoi obblighi internazionali”, si legge nella dichiarazione congiunta diffusa mentre gli ambasciatori riuniti preparano i lavori del summit.
    I leader confermano che sul tavolo ci sono “ulteriori misure restrittive che imporranno alla Russia conseguenze massicce e gravi per la sua azione“, e che il vertice di crisi servirà per approvarle “in linea di principio”. La condanna per il ruolo della Bielorussia lascia intendere che i Ventisette potrebbero imporre anche ulteriori misure restrittive nei confronti del regime di Alexander Lukashenko, ora che Minsk è ufficialmente ritenuta coinvolta nella crisi.
    L’UE intende marciare compatta, ma comunque in costante consultazione con gli alleati extra-europei. “Stiamo coordinando la nostra risposta con i nostri vicini e partner internazionali, compresi la NATO e il G7, i cui leader si incontreranno a breve”.
    L’auspicio europeo continua a essere ripensamenti di Mosca, a cui si rinnovano gli inviti a cessare le operazioni militare e ritirare l’esercito, cosa che al momento il presidente russo Vladimir Putin non sembra intenzionato a fare.
    La condanna a Minsk è l’ulteriore tassello di una situazione sempre più complicata. L’UE non riconosce l’annessione russa di Crimea né dei territori orientali annessi da Mosca. Inoltre non riconosce la legittimità di Lukashenko, considerato come vincitore di elezioni truccate.

    I Ventisette riconoscono la partecipazione della Bielorussia nell’invasione russa dell’Ucraina, e ragionano sulla possibilità di includere anche Minsk nella risposta alla crisi

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    UE si dice pronta a reagire a Mosca in Ucraina, nuove sanzioni contro Lukashenko

    Bruxelles – Disponibili alla diplomazia, pronti allo scontro. La prima è la via da privilegiare, il secondo la strada da percorrere se fosse necessario. Nei confronti della Russia e nei riguardi delle tensioni che si registrano a est dell’Europa i capi di Stato e di governo confermano di essere pronti a tutto, e quindi ad ogni possibilità. Le conclusioni dell’ultimo vertice del consiglio europeo dell’anno mostrano un’Europa determinata e pronta a reagire nelle intenzioni. Nel documenti si riflettono le diverse anime di un’Europa che in politica estera continua a fare fatica, e che comunque spera di non dover fare davvero sul serio.
    Di fronte alle pressioni di Mosca, che ammassa truppe sul confine con l’Ucraina, una parte dei Ventisette – baltici e blocco dell’est – esorta ad una linea ferma e risoluta, mentre altri, i principali – Italia, Germania, Francia e Spagna – spinge da sempre per mantenere aperto il canale del dialogo. Al termine della discussione i leader confermano la linea che mette tutti d’accordo. La linea dura è pronta, e prevede “serie conseguenze e gravi costi in risposta a ulteriori aggressioni militari” ai danni di Kiev e del suo territorio. Nel pacchetto di azioni anche “misure restrittive coordinate con i partner“.
    L’UE è dunque pronta a reagire con sanzioni, sulla cui natura ed entità nessun leader si sbilancia. La discussione su Ucraina, Bielorussia e attività della Russia in questa zona è stata condotta a porte chiuse nel senso più vero dell’espressione. Sono stati spenti i telefoni cellulari per non far trapelare alcun dettaglio. L’UE non vuole mostrare le carte, perché sa che la posta in gioco è enorme.
    La linea rossa resta l’integrità territoriale dell’Ucraina. “E’ un importante fondamento della pace in Europa e faremo di tutto per mantenere questa inviolabilità”, afferma il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Gli europei hanno già dovuto assistere alla conquista della Crimea da parte dei russi, senza poter muovere un dito. Il fatto che si chiarisca che ogni reazione a dodici stelle sarà comunque preso di concerto coi partner implica la partecipazione della NATO, come conferma anche la stessa alleanza atlantica al termine delle discussioni dei Ventisette. “Qualsiasi ulteriore aggressione contro l’Ucraina avrebbe enormi conseguenze e avrebbe un prezzo elevato. La NATO continuerà a coordinarsi strettamente con le parti interessate e altre organizzazioni internazionali, compresa l’UE”. 
    Soffiano venti di guerra, e a non nasconderlo è il presidente lituano Gitanas Nauseda, tra quelli che non vorrebbe perdere tempo e agire. “Lo scenario peggiore, quello di un conflitto militare, purtroppo non possiamo escluderlo“. Ma l’UE continua a sondare la via non certo più agevole ma sicuramente più percorribile. Il Consiglio europeo “incoraggia gli sforzi diplomatici” innanzitutto. La seconda via, quella del confronto muscolare, dipenderà dalle mosse di Mosca a cui si chiede di “ridurre le tensioni”. Europa pronta a reagire, ma solo se lo richiederà il caso.
    Una linea analoga si adotta per la Bielorussia. Qui si torna a chiedere il rilascio “immediato e incondizionato” degli oppositori del regime di Alexander Lukashenko, per cui chiede “attuazione rapida” delle sanzioni già decretate e di “essere pronti a comminarne delle altre, se necessario”.
    Come per l’Ucraina, anche in Bielorussia sulle risposte l’UE si prepara ad ogni evenienza e studia le mosse degli avversari. Con la differenza che mentre nel primo caso si vuole salvaguardare le frontiere altrui, qui si intende blindare le proprie. I leader insistono sulla necessità di “proteggere efficacemente” i confini esterni dell’UE, e chiedono in tal senso ai propri ministri competenti di “esaminare le misure d’emergenza della Commissione europea“. Sono quelle che intendono, tra le altre cose, permettere agli Stati di chiudere le porte in faccia ai richiedenti asilo usati come ariete, nel caso della Bielorussia.

    I Ventisette mostrano i muscoli e minacciano la linea dura in caso di aggressioni militari nei confronti di Kiev. La diplomazia resta la via maestra, nuovo invito a Minsk per il rilascio degli oppositori

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    Bielorussia, UE verso chiusura dello spazio aereo. La misura che evita brutte figure

    Bruxelles – Agire sull’aviazione civile per rispondere ad un’aggressione su un aereo civile.  I capi di Stato sembrano aver trovato la soluzione che mette tutti d’accordo sulla Bielorussia e che consente di lasciare il vertice straordinario del Consiglio europeo con una risposta concreta e decisa. La chiusura dello spazio aereo dell’UE a Belavia, la compagnia di bandiera bielorussa, è la misura, tra quelle allo studio, su cui sembra aver converso l’unanimità dei Ventisette.
    “Stiamo preparando diverse opzioni, diversi tipi possibili di sanzioni”, annuncia il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, prima dell’inizio dei lavori. Tra queste anche la guerra dell’aria. Ed è proprio questa la chiave del possibile successo del vertice. Per evitare che l’operato di Minsk resti impunito “una possibilità è il divieto o la chiusura dello spazio aereo europeo per la Bielorussia” e il divieto per le compagnie europee di attraversare i cieli bielorussi “riconoscendoli non sicuri per i voli civili“, confida e il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, Il leader baltico che sembra indicare la conclusione del vertice, quella almeno più probabile.
    Per il dirottamento dell’aereo Ryanair in volo da Atene a Berlino operato dalle autorità bielorusse e considerato “inaccettabile” da tutti i leader europei, c’è anche la richiesta di “sanzioni contro le persone responsabili” e “sanzioni contro le entità economiche che finanziano questo regime“, spiega la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ma qui trovare una sintesi rischia di essere meno scontato.
    Avanti quindi con l’interdizione dello spazio aereo. La soluzione alla fine premierebbe tutti, soprattutto quelli più critici e desiderosi di risposte. E le critiche non mancano. Nauseda censura “l’azione del terrorismo di stato contro la comunità europea” operata dal governo di Alexandar Lukashenko, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, condanna di “atto equivalente a un dirottamento sponsorizzato dallo stato”. Il primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, non esita a parlare di “una follia inaudita di un dittatore“.

    Si ragiona anche a sanzioni mirate contro persone ed entità economiche, ma il consenso sembra convergere sullo stop a Belavia