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    Von der Leyen da Vučić: la Serbia “raddoppi” gli sforzi verso l’adesione all’Ue

    Bruxelles – Ursula von der Leyen fa visita a quello che è ormai il grande malato dei Balcani occidentali. A confronto con Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Bosnia-Erzegovina, il percorso della Serbia verso l’adesione all’Unione europea sembra procedere a ritroso. La presidente della Commissione europea, nel suo tour annuale della regione, ha fatto tappa oggi (15 ottobre) a Belgrado, ospite dell’autoritario presidente filo-russo Aleksandar Vučić. E ha scelto, ancora una volta, di non scaricarlo, ma senza fare sconti.La Serbia deve “raddoppiare” i suoi sforzi, ha intimato von der Leyen nella conferenza stampa congiunta a margine dell’incontro con il presidente serbo. È ora – ha aggiunto – che il Paese balcanico “concretizzi” la sua adesione al club a 12 stelle, il cui percorso è stato avviato più di 15 anni fa. Per fugare ogni dubbio sulla posizione di Bruxelles sulla dura repressione governativa dei movimenti di protesta che infiammano il Paese da quasi un anno, la leader Ue ha affermato: “Siamo a favore della libertà anziché dell’oppressione, compreso il diritto di riunirsi pacificamente“.Le proteste oceaniche in Serbia contro il presidente Aleksandar Vučić (foto: Tadija Anastasijevic/Afp)Le lacune di Belgrado sono ben note nella capitale Ue: “Dobbiamo vedere progressi in materia di Stato di diritto, quadro elettorale e libertà dei media”, ha elencato von der Leyen. Bastone e carota, è la strategia per tenere ancorati i Paesi candidati al faticoso percorso di riforme necessario all’adesione: la presidente ha “accolto con favore i recenti progressi” compiuti con l’istituzione del registro elettorale unificato e con le nomine del consiglio della Commissione Regolatrice dei Media Elettronici (REM).“Ho notato gli sforzi compiuti da tutti per lavorare insieme, compresa la società civile e l’opposizione”, ha riconosciuto von der Leyen, consapevole allo stesso tempo che l’indipendenza dal controllo politico dell’ente regolatore dei media è ancora tutta da ottenere e che non si può distogliere lo sguardo da Belgrado nemmeno per un attimo. “È un buon primo passo, ma ora è fondamentale l’attuazione ed è per questo che vorrei invitarvi a Bruxelles tra un mese per fare insieme il punto della situazione”, ha affermato rivolgendosi a Vučić.La ricetta indicata dall’Ue è sempre la stessa, anche quando ci si sposta in politica estera. Serve un “migliore allineamento”, il “61 per cento” indicato da von der Leyen non basta. D’altronde Vučić continua a strizzare l’occhio alla Russia e non si è ancora uniformato al regime di sanzioni europee contro Mosca. Questo nonostante – ha sottolineato ancora la presidente della Commissione europea – Belgrado e tutti i Balcani occidentali abbiano beneficiato, durante la crisi energetica “causata dall’aggressione russa in Ucraina”, delle misure di emergenza messe in campo dall’Ue.Il presidente russo Vladimir Putin (sinistra) e il suo omologo serbo Aleksandar Vučić (foto: Alexander Zemlianichenko/Afp)Per accelerare un processo lungo, che negli ultimi anni ha creato non poche frustrazioni nei Paesi candidati, nell’aprile 2024 l’Unione europea ha istituito uno strumento da 6 miliardi di euro per supportare i piani di riforme socio-economiche necessarie all’adesione nei 6 dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia). Nell’ambito del Piano di crescita per i Balcani occidentali, la Commissione ha “già messo a disposizione oltre 100 milioni di euro in nuovi investimenti dell’UE per la Serbia”, ha ricordato von der Leyen.Vučić, più che riluttante alle aperture sullo Stato di diritto e sulla libertà dei media previste per avanzare nei negoziati, ha messo le mani avanti: “Non posso promettere nulla, se non che lavoreremo sodo per rispettare il programma di riforme”, ha affermato, auspicando che “in tutto questo avremo il sostegno dell’Ue”. Il leader nazionalista conservatore, che guida il Paese da oltre un decennio e la cui popolarità è oggi ai minimi storici, sa che inimicarsi Bruxelles – che non l’ha scaricato dopo le enormi proteste degli studenti – potrebbe sancire il suo definitivo isolamento.A turno, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, e la commissaria per l’Allargamento Marta Kos, hanno tutti strigliato Vučić tendendogli al contempo la mano, per non recidere un rapporto che si inscrive in un delicato equilibrio geopolitico. E da equilibrista in bilico, Vučić prova a districarsi tra promesse a Bruxelles, ammiccamenti a Mosca e piccole concessioni in patria. Vučić ha chiesto a von der Leyen di “trovare un modo per mitigare la situazione” energetica della Serbia, la cui compagnia petrolifera Nis è soggetta a sanzioni da parte dell’amministrazione americana e “di fatto anche da parte dell’Ue”. Il ricatto morale è servito: “Spero che un Paese candidato abbia il sostegno dell”Ue per la propria sicurezza energetica”, ha affermato.

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    Allargamento, von der Leyen incentiva gli investimenti in Montenegro e Bosnia ed Erzegovina. E sprona i governi sulle riforme

    Bruxelles – Seconda tappa del tour balcanico di Ursula von der Leyen. Dopo aver visitato l’Albania, ieri sera (13 ottobre) la presidente della Commissione europea si è recata in Montenegro. A Tivat, sulla costa adriatica, ha incontrato il capo dello Stato, Jakov Milatović, e il primo ministro Milojko Spajić. “Ogni volta che vengo in Montenegro sento battere il cuore dell’Europa“, ha scritto su X appena arrivata, lodando la nazione per essere “all’avanguardia nel processo di adesione” all’Unione.La numero uno del Berlaymont si è nuovamente complimentata per la rapidità con cui Podgorica sta avanzando lungo il sentiero dei negoziati per entrare nel club a dodici stelle: “L’obiettivo dell’adesione del Montenegro all’Ue è davvero vicino al raggiungimento“, ha detto rivolgendosi alla platea, dichiarando di vedere nel piccolo Paese balcanico “un potenziale incredibile“.Ad oggi, il Montenegro ha aperto tutti i 33 capitoli negoziali – organizzati in sei cluster tematici, che indicano i macro-ambiti rispetto ai quali i Paesi candidati devono allinearsi all’acquis communautaire per diventare Stati membri dell’Unione – e ne ha chiusi provvisoriamente sette (l’ultimo lo scorso giugno). Spajić punta a chiuderli tutti “entro la fine del 2026”, con l’obiettivo di “diventare membri del blocco entro la fine del 2028“, portando le cancellerie dell’Ue da 27 a 28.No need to wait for accession to invest in Montenegro.The opportunities are right here, right now.Montenegro is a great place to do business.Today we’re launching 14 projects that show just this ↓ https://t.co/L3Cn8qmrwh— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 14, 2025“Si tratta di un obiettivo ambizioso“, ammette von der Leyen, “ma noi amiamo l’ambizione“. Tra le altre cose, Bruxelles apprezza l’allineamento di Podgorica con la politica estera dell’Unione, come evidenziato dalla “vostra decisione di inviare soldati montenegrini a sostegno della nostra missione di addestramento in Ucraina“. La scorsa settimana, il Montenegro è entrato a far parte dell’area unica dei pagamenti in euro (Sepa) insieme ad Albania e Macedonia del Nord, mentre dovrebbe essere imminente l’introduzione del roaming europeo per il traffico internet da rete cellulare.Tuttavia, nota ancora von der Leyen, rimane altra strada da fare per quanto riguarda le riforme nel campo dello Stato di diritto, del contrasto alla corruzione, della trasparenza negli appalti pubblici e della solidità delle infrastrutture democratiche nazionali. La vera difficoltà, in effetti, non sta tanto nell’aprire i capitoli negoziali quanto, piuttosto, nel chiuderli. Il prossimo appuntamento con Bruxelles è fissato per il 4 novembre, quando la Commissione pubblicherà le sue relazioni annuali sui progressi dei Paesi candidati.Ma c’è anche una dimensione economica dell’integrazione continentale, che passa attraverso l’estensione del mercato unico europeo ai Paesi candidati. Da Luštica, nei pressi di Tivat, il capo dell’esecutivo comunitario ha inaugurato stamattina la prima conferenza sugli investimenti Ue-Montenegro, sulla falsa riga di quella svoltasi ieri a Tirana. “Gli investimenti non sono ancora all’altezza del potenziale del Paese”, ha lamentato von der Leyen, ammonendo che “non dovremmo aspettare l’adesione per investire in Montenegro“, pena il rischio di “perdere le opportunità che già esistono”.Il padrone di casa ha annunciato per i prossimi anni un ciclo di investimenti da oltre 3 miliardi di euro: “Il Montenegro è aperto agli affari e ora è il momento di investire” nell’economia nazionale, ha scandito Spajić di fronte agli operatori economici presenti in sala, inclusi attori istituzionali come la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). La conferenza di Luštica è servita per stipulare 14 contratti di investimento in diversi settori, con un focus soprattutto sulla sostenibilità nel turismo e nei trasporti.Oltre agli investimenti privati, del resto, ci sono pure i fondi europei erogati a Podgorica tramite il veicolo del Piano di crescita per i Balcani occidentali, uno strumento ad hoc con una dotazione di 6 miliardi di euro – ripartiti tra i sei Paesi beneficiari in proporzione alla popolazione e al Pil (al Montenegro sono stati destinati un totale di 383,5 milioni, il 6,8 per cento del totale) – il cui obiettivo è trainare lo sviluppo economico regionale prima ancora dell’accesso all’Ue. Una volta soddisfatte le condizioni per l’erogazione, verrà presto liquidata a Podgorica una tranche da 8 milioni, ha dichiarato von der Leyen, esortando il governo a “continuare con le riforme” per accedere all’intera somma.Terminata la tappa montenegrina, la presidente della Commissione ha ripreso il suo viaggio alla volta della Bosnia ed Erzegovina. Il primo luogo che ha visitato è stato il memoriale di Srebrenica, dove ha commemorato le vittime del genocidio perpetrato dall’esercito serbo trent’anni fa, nel luglio 1995. Da lì si è quindi diretta a Sarajevo, dove ha incontrato i leader della presidenza tripartita (in rappresentanza delle tre comunità nazionali: bosgnacchi, croati e serbi) e la premier Borjana Krišto per rinnovare l’appello all’unità interna, indispensabile per avanzare lungo la strada dell’adesione.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, commemora le vittime del genocidio di Srebrenica, in Bosnia ed Erzegovina, nel trentesimo anniversario del massacro, il 14 ottobre 2025 (foto: Dati Bendo/Commissione europea)La situazione in Bosnia ed Erzegovina rimane tesa, complici gli attriti tra le autorità centrali e la Republika Srpska, dove si sono riaccesi (ma non si sono mai realmente sopiti) i sentimenti separatisti. Qui si terranno, il prossimo 23 novembre, delle elezioni per scegliere il nuovo presidente dopo che il tribunale federale bosniaco ha fatto decadere Milorad Dodik dalla carica lo scorso agosto. L’esito del voto, che tiene sulle spine tanto Sarajevo quanto Bruxelles, potrebbe complicare ulteriormente il percorso della Bosnia ed Erzegovina verso l’Ue.Lo ha dimostrato plasticamente il ritardo nella presentazione dell’Agenda delle riforme che lo Stato balcanico deve inviare al Berlaymont come condizione per ricevere gli esborsi comunitari legati, appunto, alle riforme pre-adesione nel quadro del Piano per la crescita regionale. Il documento è stato recapitato nell’ultimo giorno utile, il 30 settembre, e verrà ora esaminato dalla Commissione. Sarajevo ha già perso 100 milioni la scorsa estate, proprio per l’incapacità di sottoporre a Bruxelles l’Agenda entro le scadenze previste.

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    Allargamento, von der Leyen in Albania per spingere gli investimenti. Tirana “è sulla strada giusta verso l’Ue”

    Bruxelles – Doppia apparizione pubblica a Tirana oggi (13 ottobre) per Ursula von der Leyen. In mattinata la presidente della Commissione ha avuto un bilaterale col primo ministro albanese Edi Rama, elogiandolo per i progressi compiuti dal Paese balcanico verso l’adesione all’Ue. Nel pomeriggio, ha poi incontrato operatori economici regionali ed europei per incentivare gli investimenti nella regione, sempre più integrata nel mercato unico a dodici stelle.“Il mio primo messaggio è molto chiaro”, ha dichiarato la numero uno del Berlaymont al termine del faccia a faccia col premier socialdemocratico: “L’Albania è sulla strada giusta verso l’Unione europea“, ha scandito, complimentandosi per la “accelerazione straordinaria ed eccezionale” registrata negli ultimi “tre o quattro anni” a livello di riforme pre-adesione.Glad to begin my annual tour of the Western Balkans in Tirana.Albania is on the right track towards the EU.With record-speed acceleration in the past three years.We are ready to support you every step of the way. pic.twitter.com/tLX6Ndh369— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 13, 2025Tirana sta correndo spedita verso l’ingresso nel club europeo, e finora sono stati aperti cinque cluster di capitoli negoziali su un totale di sei. “Prevediamo di aprire l’ultimo questo autunno“, dice von der Leyen, accogliendo positivamente l’impegno di Rama e del suo governo a “chiudere i negoziati entro il 2027“. Si tratta di “un obiettivo ambizioso”, riconosce, ma fattibile. Del resto, ricorda, l’Albania è già pienamente allineata con la politica estera comunitaria, a differenza ad esempio della Serbia di Aleksandar Vućič.Lo stesso Rama, rispondendo alle domande dei cronisti, ha difeso questo ambizioso obiettivo. “Abbiamo attraversato alcuni momenti difficili” negli anni scorsi a causa dell’ostruzionismo di alcuni Stati membri, ha detto il premier, ma ora “stiamo vivendo una nuova realtà nelle relazioni” tra Tirana e Bruxelles, addirittura un “allineamento totale“.“Da parte nostra, dobbiamo completare tutti i nostri compiti per avere successo”, spiega: “Ogni compito che viene portato a termine con successo”, ragiona, “rende l’Albania più forte e molto più funzionale“. Al punto che, sostiene, l’intero processo negoziale “è per noi un processo di costruzione di uno Stato democratico“.Il primo ministro albanese Edi Rama (foto: Dati Bendo/Commissione europea)Ma non finisce qui. “Avvicinarsi (all’Ue, ndr) non è solo una questione di geopolitica”, ha ragionato ancora von der Leyen, ma “è anche una mossa commerciale intelligente“. Bruxelles ha messo a disposizione della regione 6 miliardi di euro nel quadro del Piano di crescita per i Balcani occidentali, uno strumento dedicato specificamente a trainare lo sviluppo economico dei Paesi dell’area come contropartita per la realizzazione delle riforme pre-adesione.“Le porte del nostro mercato unico sono aperte alle vostre imprese e le nostre imprese ottengono un mercato comune più ampio“, spiega von der Leyen. E annuncia che sta per venire staccato un nuovo assegno da “quasi 100 milioni di euro” per Tirana. “Ora si tratta di passare alla fase di attuazione“, nota: per implementare tutte le riforme e accedere all’esborso dei restanti fondi del Piano, per un valore complessivo di “quasi un miliardo”. I cittadini albanesi stanno già beneficiando dell’inclusione del Paese nell’area unica dei pagamenti in euro (Sepa) e beneficeranno presto del roaming europeo per la navigazione su internet da cellulare.Di economia, nello specifico, von der Leyen ha parlato nella sua seconda apparizione odierna. “Tutti i Paesi che hanno aderito alla nostra Unione hanno registrato un’incredibile crescita economica“, ha detto rivolgendosi alla platea di imprenditori e investitori provenienti dai Paesi della regione e dai Ventisette, riunita per il primo Forum degli investimenti Ue-Balcani occidentali. E succederà anche agli Stati dell’area, promette: “Non sto parlando di un futuro lontano”, assicura, ma del “prossimo decennio”.Il meccanismo è chiaro: “Insieme alle riforme arrivano gli investimenti“, spiega, dal momento che le imprese sapranno di poter operare in condizioni di parità e di libera concorrenza. Gli accordi commerciali stipulati oggi (una decina) e quelli in discussione domani (altri 24), certifica von der Leyen, “potrebbero portare oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti nella regione”, agendo da volano per raddoppiare il Pil regionale da qui al 2035.Soprattutto, prosegue, “con questi progetti stiamo inserendo i Balcani occidentali nella politica industriale della nostra Unione“. Ad esempio per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (Bruxelles vuole costruire delle “factory dell’Ia” in Macedonia del Nord e in Serbia) e l’energia pulita (i Balcani occidentali dovranno diventare hub di produzione, stoccaggio e trasporto, una “nuova dorsale energetica” per il Vecchio continente). “Se scegliete i Balcani occidentali, scegliete l’Europa“, conclude von der Leyen. Il prossimo futuro ci dirà se il suo appello verrà ascoltato.

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    Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza

    Bruxelles – Per la prima volta da gennaio 2025, la popolazione di Gaza si risveglia per festeggiare tra le macerie. Israele e Hamas hanno concordato la fase iniziale del piano proposto da Donald Trump. È proprio il presidente americano a darne l’annuncio, nella notte tra l’8 e il 9 ottobre: tutti gli ostaggi detenuti da Hamas saranno rilasciati “molto presto” e Israele ritirerà le truppe a una “linea concordata“.Hamas ha confermato di aver accettato i termini del piano negoziati negli ultimi tre giorni a Sharm el-Sheikh, sottolineando che l’accordo prevede il ritiro israeliano dalla Striscia e lo scambio di ostaggi e prigionieri. Il gabinetto di sicurezza di Tel Aviv si riunirà oggi per dare il proprio via libera: i suoi ministri più estremisti si oppongono, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha scritto su X che “subito dopo il ritorno a casa degli ostaggi” lo Stato ebraico dovrebbe “continuare a impegnarsi con tutte le sue forza per la vera eradicazione di Hamas”. Ma sembra comunque improbabile che, con le famiglie degli ostaggi che festeggiano l’annuncio, il gabinetto respinga l’accordo.Cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi israeliani e di prigionieri palestinesi, ritiro parziale dell’esercito israeliano da Gaza. Si tratta della prima fase del piano in 20 punti messo a punto da Trump e dall’ex primo ministro britannico Tony Blair. Sulle questione più spinose – il disarmo di Hamas, la governance della Striscia e le tempistiche per il passaggio di consegne con l’Autorità palestinese -, non è chiaro se siano stati fatti progressi.Intanto, i 20 ostaggi israeliani che si ritiene siano ancora vivi potrebbero essere riconsegnati già questo fine settimana, in cambio del rilascio di circa 1.700 prigionieri palestinesi. Trump ha indicato lunedì 13 ottobre come possibile giorno del ritorno in Israele degli ostaggi. Il premier Benjamin Netanyahu ha salutato l’accordo come “un grande giorno per Israele”. Hamas ha invitato Trump e gli Stati garanti dell’accordo – Egitto, Qatar e Turchia – ad assicurarsi che Israele attui pienamente il cessate il fuoco.Con i quattro Paesi che hanno mediato i negoziati, si è immediatamente congratulata l’Unione europea, esclusa dal tavolo delle trattative per la pace fin dall’inizio del conflitto. “Mi congratulo con gli Stati Uniti, il Qatar, l’Egitto e la Turchia per gli sforzi diplomatici compiuti al fine di raggiungere questo importante risultato”, ha dichiarato Ursula von der Leyen in una nota, a cui ha fatto eco il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Nemmeno una parola, ancora una volta, sul nuovo abbordaggio da parte di Israele alle imbarcazioni civili della Thousands Madleen to Gaza in acque internazionali.La leader Ue ha garantito che “l’UE continuerà a sostenere la consegna rapida e sicura degli aiuti umanitari a Gaza” e sottolineato che “quando sarà il momento, saremo pronti ad aiutare nella ripresa e nella ricostruzione“. Un altro punto del piano decisamente ambiguo, che prevede l’ingente intervento di investitori stranieri per ricostruire la Striscia sull’impronta delle “più fiorenti città moderne del Medio Oriente”. L’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha ribadito che “l’UE farà tutto il possibile per sostenere l’attuazione” del piano di Trump. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha esortato entrambe le parti a “rispettare pienamente” i termini dell’accordo.“I am very proud to announce that Israel and Hamas have both signed off on the first Phase of our Peace Plan… BLESSED ARE THE PEACEMAKERS!” – President Donald J. Trump pic.twitter.com/lAUxi1UPYh— The White House (@WhiteHouse) October 8, 2025

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    Von der Leyen: “Global Gateway meglio delle attese, ora la piattaforma per le imprese”

    Bruxelles – Il Global Gateway funziona. La strategia lanciata nel 2021 dalla Commissione europea per una cooperazione mondiale volta a promuovere la doppia transizione energetica e digitale ha prodotto anche più di quello che ci si era prefissato. “Il nostro obiettivo iniziale era di mobilitare 300 miliardi di euro in cinque anni. Ma oggi abbiamo già raggiunto questo obiettivo“, annuncia la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, aprendo i lavori dell’edizione 2025 del Global Gateway Forum. “In quattro anni, abbiamo già mobilitato oltre 306 miliardi di euro. E sono fiduciosa che supereremo i 400 miliardi di euro entro il 2027“. Buone notizie, in un mondo meno prevedibile e in cui l’Unione europea fa fatica a posizionarsi. Il Global Gateway nasce per rispondere innanzitutto alla penetrazione e all’avanzata commerciale cinese, ma torna di maggiore utilità soprattutto oggi, scandisce von der Leyen, in un momento in cui “dazi e barriere commerciali tornano a essere uno strumento di geopolitica e geoeconomia”. Ogni riferimento agli Stati Uniti di Donald Trump non è casuale, visto che l’accordo UE-USA sui dazi sembra non considerare quella green economy, mentre con il Global Gateway “stiamo cercando di rafforzare la nostra autonomia in settori strategici, dall’energia pulita all’intelligenza artificiale“. Avanti con la doppia transizione, dunque, a vele spiegate e anche di più. L’entusiasmo per i risultati ottenuti induce von der Leyen ad annunciare il Global Gateway Investment Hub, “una piattaforma unica per le aziende che vogliono proporre investimenti” alla politica. Questo ‘hub’ intende essere “un luogo in cui Stati membri, banche di sviluppo, agenzie di credito all’esportazione e aziende si incontrano per elaborare offerte coordinate”. Perché, insiste, la presidente della Commissione europea, “insieme possiamo offrire solidi rendimenti per gli investitori, valore strategico per l’Europa e benefici duraturi per i nostri partner”.João Manuel Gonçalves Lourenço, presidente dell’Angola e dell’Unione Africana, al Global Gateway Forum 2025 [Bruxelles, 9 ottobre 2025]“La cooperazione tra Unione europea e Africa attraverso il Global Gateway ha un potenziale enorme“, riconosce Joao Manual Gonçalves Lourenço, presidente dell’Angola e dell’Unione africana. “In un momento di profonde interconnessioni questioni come sicurezza energetica, inclusione sociale e resistenza ai cambiamenti climatici diventano di vitale importanza”, ammette, promettendo di “dare più valore alla materie prime che abbiamo in Africa” e che sono fondamentali per la doppia transizione.Commissione europea ed Europa degli Stati trovano il sostegno e la sponda anche del Sudafrica, membro del G20 e dei BRICS, e dunque partner strategico in quanto attore ‘amico’ di Paesi quali Cina, Russia, India, tutti competitor dell’UE sullo scenario globale. “I dazi non dovrebbero essere usati come arma, ma regolamentati secondo le regole dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO)”, sottolinea Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, Paese che del G20 detiene la presidenza di turno. “Siamo pronti a collaborare con l’UE”, su questo punto come su altri. “Dobbiamo usare il commercio come strumento per rafforzare economia e industrializzazione e il Global Gateway rappresenta un buon modo per farlo”.Il mondo e la situazione globale visti dal sud America appaiono in modo diverso, tanto che Gustavo Francisco  Petro Urrego, presidente della Colombia e della comunità dei Paesi dell’America latina e dei Caraibi (CELAC), invita l’UE e i partner mondiali a riconsiderare le relazioni con Mosca, al centro di una guerra contro l’Ucraina che bisognerà imparare a superare. “Se vogliamo connetterci con l’est dobbiamo includere Cina, Giappone, e magari anche la Russia“, scandisce. Questo perché “gli Stati Uniti vogliono isolarsi, oggi la realtà è questa” e bisogna farci i conti. Mentre a livello di agenda politica Urrego guarda al Global Gateway per rilanciare fibra ottica, sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici.

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    Ucraina, von der Leyen alla Cina: “Usate la vostra influenza per portare la Russia ai negoziati”

    Bruxelles – Dopo accuse e sanzioni per l’appoggio offerto a Mosca nella sua guerra contro l’Ucraina adesso l‘Unione europea tenta la via della diplomazia, domandando alla Cina di sfruttare il suo peso per portare il leader del Cremlino al tavolo delle trattative. La riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite diventano l’occasione per un bilaterale tra la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e il primo ministro cinese, Li Qiang, dove provare a discutere di Ucraina.“Ho chiesto alla Cina di usare la sua influenza per contribuire a porre fine alle uccisioni e incoraggiare la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati“, fa sapere von der Leyen al termine dell’incontro con il capo del governo della Repubblica popolare. “È giunto il momento della diplomazia”, continua la presidente dell’esecutivo comunitario, convinta che un’iniziativa cinese chiara “invierebbe un segnale forte al mondo”.Von der Leyen chiede dunque aiuto a Pechino per chiudere il conflitto che si trascina da febbraio 2022, e poco importa se tra le parti restano tensioni. Negli ultimi mesi Bruxelles ha apertamente attaccato la Cina per il sostegno offerto alla Russia di Putin, arrivando a includere il Paese asiatico nella lista dei nemici dell’Unione europea. La presidente della Commissione UE tenta la via del pragmatismo, consapevole di una posizione geografica e di forza politico-economica che fa di Pechino uno degli attori chiave della regione, con una capacità di azioni e pressione che gli europei non hanno.“Ho accolto con favore la dichiarazione del primo Ministro Li secondo cui sia l’Europa che la Cina condividono l’interesse a mantenere la pace nel mondo”, continua von der Leyen, che esprime una volta di più anche la linea dell’Unione europea a favore di negoziati anche in caso di conflitto in corso.

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    Pronto il 19esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia. Von der Leyen: “Le minacce aumentano, aumentiamo la pressione”

    Bruxelles – Energia, banche e criptovalute. Nel 19esimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia c’è tutto quello che Ursula von der Leyen aveva anticipato pochi giorni fa al presidente statunitense Donald Trump, a partire dal cambio di marcia verso l’abbandono del gas naturale liquefatto russo. “Negli ultimi mesi la Russia ha dimostrato tutto il suo disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale”, ha affermato la leader Ue. Oltre ai pesanti raid su abitazioni civili e edifici governativi in Ucraina, il presunto disturbo al Gps dell’aereo della presidente della Commissione europea e le violazioni dello spazio aereo polacco e rumeno.Se “le minacce alla nostra Unione aumentano, noi rispondiamo aumentando la pressione”, ha proseguito von der Leyen. Alla fine, la stretta sugli import energetici dalla Russia arriva: “È ora di chiudere il rubinetto. Siamo pronti a farlo. Abbiamo risparmiato energia, diversificato le forniture e investito in fonti a basse emissioni di carbonio come mai prima d’ora”, ha assicurato la leader rivelando il divieto di importazione di GNL russo a partire dal primo gennaio 2027. Un anno prima dunque, rispetto al calendario previsto da REPowerEU.In più, von der Leyen ha annunciato l’abbassamento al tetto sul prezzo del petrolio russo a 47,6 dollari al barile. L’Unione stringe le maglie sulle principali compagnie energetiche del Cremlino: Rosneft e Gazprom Neft saranno “soggette al divieto totale di transazioni“, mentre saranno congelati i beni sul territorio europeo a “raffinerie, commercianti di petrolio e società petrolchimiche nei Paesi terzi, compresa la Cina”. Nella lista nera dell’Ue finiscono altre 118 navi della flotta fantasma con cui il Cremlino aggira le sanzioni sul greggio. In totale, Bruxelles ha individuato e sanzionato oltre 560 imbarcazioni.La seconda traccia seguita dalla Commissione europea sono le “scappatoie finanziarie utilizzate da Mosca per eludere le sanzioni”. E dunque, divieti di transazioni per altre banche in Russia e in Paesi terzi e “per la prima volta le nostre misure restrittive colpiranno le piattaforme per le criptovalute“. Infine, come sottolineato dall’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, “dobbiamo interrompere le forniture all’industria militare russa, in modo che non possa alimentare la sua macchina da guerra”. Il 19esimo pacchetto aggiunge ulteriori prodotti chimici, componenti metallici, minerali ai divieti di esportazione. “Stiamo rafforzando i controlli sulle esportazioni verso entità russe, cinesi e indiane“, ha spiegato Kallas: nell’elenco delle misure restrittive finiscono 45 nuove società in Russia e in Paesi terzi. “Il nostro messaggio è chiaro: chi sostiene la guerra della Russia e cerca di eludere le nostre sanzioni ne subirà le conseguenze”, ha proseguito il capo della diplomazia europea.Parallelamente, von der Leyen ha annunciato che “presto” la Commissione europea presenterà una proposta per l’utilizzo dei profitti generati dagli asset russi congelati in Ue per finanziare la spesa militare dell’Ucraina. La presidente della Commissione europea si è rivolta alle capitali: “Conto ora su di voi per un’adozione rapida del pacchetto”.

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    L’UE cerca una cooperazione tutta nuova con l’India: “E’ priorità strategica”

    Bruxelles – La Commissione europea continua nel suo lavorio di avvicinamento all’India con una nuova strategia volta a rafforzare le relazioni bilaterali. La cosa di per sé non sorprende, visti i tempi: tensioni commerciali con un partner, quello statunitense, improvvisamente meno amico, una Cina sempre più ‘ingombrante’ a livello geo-politico, una Russia cancellata dalla lista dei Paesi ‘amici’, dialogare con Nuova Delhi è praticamente un passo obbligato. Colpisce che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel presentare questa strategia, affermi che “ora è il momento di concentrarsi su partner affidabili e di raddoppiare i partenariati fondati su interessi condivisi e guidati da valori comuni”. Con la nostra nuova strategia UE-India, “stiamo portando le nostre relazioni a un livello superiore”.La diplomazia è in fin dei conti uno strumento di ipocrisia, un artificio utile a nascondere ciò che si pensa davvero per toni più amichevoli. Se critiche e attacchi difficilmente risultano produttivi, elogi e manifestazione di stima e affetto invece sì, quindi ben vengano le parole di rito e di circostanza, nella loro non veridicità. Ma del resto, sottolinea la comunicazione agli Stati, “portare il partenariato strategico UE-India a un livello superiore è una priorità strategica“.Il primo ministro indiano Narendra Modi (foto: Andrew Caballero-Reynolds/Afp)Sul conflitto russo-ucraino e le sanzioni a Mosca l’India ha sposato un linea ambigua e doppiogiochista: comprare petrolio da Mosca, e mantenere buoni rapporti con il Cremlino in chiave anti-cinese per il controllo della regione sfociate nella partecipazione dell’India all’esercitazione militare russa ai confini dell’Unione europea. Logiche tutte indiane che poco si sposano con le parole di von der Leyen: definire l’India di Mohdi un partner “affidabile” è un azzardo, tanto più che la stessa Commissione europea è consapevole della scommessa che sta compiendo, sia pur inevitabile.La nuova strategia UE-IndiaSullo sfondo resta l’accordo commerciale che l’UE è intenzionata chiudere entro fine anno per mettersi al riparo dalle possibili ricadute negative dell’accordo sui dazi con gli Stati Uniti e nuove eventuali tensioni commerciali. Ma intanto rilancia la cooperazione, nel rispetto di quel principio secondo cui ‘si coopera finché si può’, in cinque aree: sostenibilità, innovazione e tecnologia, sicurezza e difesa, connettività, coordinamento ad ogni livello.Più nello specifico, per ciò che riguarda la sostenibilità si intende intensificare la cooperazione sulle energie rinnovabili, lo sviluppo di capacità nell’idrogeno verde e l’espansione della finanza verde, oltre che lavorare insieme per la sicurezza alimentare e la risposta ai cambiamenti climatici. Per ciò che riguarda innovazione e tecnologia, si sottolinea l’impegno a promuovere tecnologie emergenti critiche e l’impegno sulle questioni digitali, con particolare attenzione al rafforzamento della sicurezza economica all’interno del Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (TTC). Questa nuova strategia prevede anche una potenziale partnership UE-India per le startup, e l’invito per l’India ad associarsi al programma Horizon Europe per la ricerca.L’Ue vuole nuove relazioni con l’India, ma il nuovo corso di Delhi è una sfidaIl capitolo relativo alla difesa è forse quello più delicato, visto che si chiede a Nuova Delhi di “intensificare l’impegno sulla guerra della Russia contro l’Ucraina, sulle flotte ombra e sulle sanzioni”. Non è chiaro qui quanto possa ottenere l’UE, dato un partner che comunque ha interessi a mantenere buone relazioni con Mosca. L’UE ci prova.“L‘India è oggi uno degli attori più importanti al mondo e un partner naturale per l’Unione Europea“, sostiene l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Kaja Kallas. “Sono molti gli ambiti in cui i nostri interessi, i nostri punti di forza e la nostra volontà politica coincidono”.