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    La cooperazione energetica tra Unione europea e Usa riparte dai piccoli reattori nucleari

    Bruxelles – Gas naturale liquefatto, metano ma non solo. E’ il nucleare di nuova generazione, in particolare i piccoli reattori modulari, a fare breccia con prepotenza negli impegni condivisi da Unione europea e Stati Uniti in materia di energia. Al 10° Consiglio Energia Ue-Usa che si è tenuto oggi (4 aprile) nella capitale belga, Bruxelles e Washington hanno riconosciuto espressamente “il ruolo che l’energia nucleare può svolgere nella decarbonizzazione dei sistemi energetici nei paesi che hanno deciso o decideranno di affidarsi all’energia nucleare”. E dunque, nella dichiarazione congiunta approvata dopo la ministeriale hanno confermato l’intenzione di organizzare un forum ad alto livello sui piccoli reattori modulari (SMR) entro la fine dell’anno “sulla cooperazione transatlantica nel campo degli SMR e di altri reattori nucleari avanzati”, come si legge nel documento.
    La riunione ministeriale è stata co-presieduta dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, e la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, insieme al segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il vice segretario americano per l’Energia, David Turk. Al centro, le prospettive energetiche per il prossimo inverno, compresa la situazione in Ucraina e Moldavia, e come accelerare la decarbonizzazione attraverso le tecnologie energetiche pulite e il risparmio energetico. Il nucleare fa breccia negli impegni condivisi dalle due sponde dell’Atlantico e lo fa dopo che a Bruxelles la guerra in Ucraina ha rilanciato il dibattito portando sempre più Paesi Ue dalla parte dell’energia dell’atomo. La pressione di un gruppo di una decina di Paesi che costituiscono un’alleanza per il nucleare (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) ha spinto la Commissione europea ad aprire al nucleare di nuova generazione e poche settimane fa ha confermato che metterà a disposizione dei governi degli orientamenti con standard comuni che possano aiutare nello sviluppo di una industria europea dei piccoli reattori modulari, sebbene la scelta del mix energetico sia esclusivamente dei Paesi membri.
    Proprio oggi la Commissione europea ha firmato con le parti interessate dell’industria nucleare una dichiarazione sullo sviluppo e la ricerca nel campo dei piccoli reattori modulari (SMR) per il 2030. Gli SMR sono reattori nucleari più piccoli, sia in termini di potenza che di dimensioni fisiche, rispetto ai tradizionali reattori nucleari su scala gigawatt. Questa tipologia di reattori utilizza reazioni di fissione nucleare per creare calore che può essere utilizzato direttamente o per generare elettricità e la Commissione europea li considera “un’opzione promettente per sostituire le vecchie centrali a carbone e per integrare la penetrazione delle energie rinnovabili”. La dichiarazione è stata firmata dalla commissaria europea per la Ricerca e l’Innovazione, Mariya Gabriel, e dalle parti interessate del settore nucleare dell’Ue: nucleareurope, Piattaforma tecnologica per l’energia nucleare sostenibile (SNETP), Società nucleare europea (ENS) e Rete europea per l’educazione nucleare (ENEN) ed è stata annunciata oggi alla conferenza ‘Euratom Research in Action and Opportunities for Europe: EU Strategic Autonomy and the Future Energy Systems.
    La conferenza di oggi è stata anche l’occasione per presentare il programma di lavoro Euratom (Comunità europea dell’energia atomica) per la ricerca e la formazione del periodo 2023-2025 che mobiliterà fino a 132 milioni di euro, dentro il quale la Commissione sta lanciando la prima azione per l’innovazione di 15 milioni di euro sostenere la sicurezza dei piccoli reattori modulari ad acqua leggera. Inoltre, questo programma di lavoro destinerà 12 milioni di euro al cofinanziamento di ricercatori e industria per lavorare insieme sulla sicurezza dei reattori modulari avanzati (AMR), compresi gli SMR, con gli Stati membri interessati.
    Il 10° Consiglio Energia Ue-Usa tra gas liquefatto e metano 
    Non solo nucleare, la ministeriale del Consiglio Energia è stata l’occasione per fare il punto anche sulle relazioni con Washington sul gas e in particolare sul gas liquefatto, che hanno ‘salvato’ l’Unione europea lo scorso anno nel pieno della crisi energetica con Mosca. Nel 2022 gli Stati Uniti hanno esportato 56 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto all’Europa, che rappresenta il 40 per cento delle importazioni totali dell’Ue e un aumento del 140 per cento delle esportazioni Usa verso l’Europa rispetto all’anno prima”, ha fatto il punto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in arrivo questa mattina alla ministeriale, ricordando ancora che Bruxelles e Washington condividono l’impegno a prevenire una catastrofe climatica e accelerare la transizione energetica pulita globale costruendo catene di approvvigionamento resilienti, sicure e diversificate per l’energia rinnovabile. Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire ulteriori 50 miliardi di metri cubi di gnl all’Europa nel 2023.
    Nella dichiarazione comune si legge ancora l’impegno condiviso a raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 e a circoscrive il riscaldamento globale entro i 1,5 gradi Celsius. Allineamento anche sul metano, dopo l’iniziativa dell’Alleanza globale (la “Global Methane Pledge”) per ridurre le emissioni globali di gas metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030. Unione europea e Stati Uniti intendono “continuare a promuovere la riduzione delle emissioni globali di metano in linea con l’impegno globale per il metano”, promuovendo “misure nazionali e internazionali per rafforzare il monitoraggio, la rendicontazione e la verifica, nonché la trasparenza, dei dati sulle emissioni di metano nel settore dell’energia fossile”, si legge nella dichiarazione, dove il Consiglio conferma che “intende sviluppare un approccio allineato a livello internazionale per la misurazione trasparente, il monitoraggio, rendicontazione e verifica delle emissioni di metano e anidride carbonica lungo la catena del valore dell’energia fossile per migliorare l’accuratezza, la disponibilità e la trasparenza dei dati sulle emissioni”.

    Entro fine anno un Forum ad alto livello sulla cooperazione transatlantica nel campo dei piccoli reattori modulari e di altri reattori avanzati. L’annuncio al 10° Consiglio Energia Ue-Usa che si è tenuto a Bruxelles

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    Prove di distensione tra Bruxelles e Washington sul piano di sovvenzioni verdi degli Usa

    Roma – Prove distensione tra Unione europea e Stati Uniti sul controverso piano contro l’inflazione varato da Washington, che rischia di incrinarne i rapporti. In una nota pubblicata ieri (29 dicembre) in tarda serata, la Commissione europea ha accolto le linee guida adottate dagli Usa in cui viene assicurato che le aziende europee potranno beneficiare del regime di credito solo (per ora) per i veicoli commerciali puliti previsti dell’Inflation Reduction Act statunitense, “senza richiedere modifiche ai modelli di business consolidati o previsti dei produttori dell’Ue”.
    Per Bruxelles si tratta “di un vantaggio per entrambe le parti” e anche un tentativo di ricucire lo strappo, anche se ancora restano elementi da chiarire e il resto del piano di Biden contiene ancora misure “discriminatorie” nei confronti delle aziende europee. L’Inflation Reduction Act (IRA) è il massiccio piano di investimenti da 369 miliardi varato dall’amministrazione Usa di Joe Biden per le tecnologie verdi, che ha fatto preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti Made in Usa tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili.
    L’amministrazione statunitense ha esteso alle aziende dell’Ue la possibilità di beneficiare di uno (quello per gli operatori commerciali) dei due programmi di credito di imposta previsti per i veicoli puliti, l’altro riguarda i consumatori privati. Così – commenta Bruxelles nella nota – “i contribuenti statunitensi potranno trarre vantaggio da veicoli e componenti elettrici altamente efficienti prodotti nell’Ue, mentre le aziende europee che forniscono ai propri clienti tramite leasing veicoli puliti all’avanguardia possono beneficiare degli incentivi previsti dall’IRA”. Restano però molte preoccupazioni da parte di Bruxelles sul piano, che andranno approfondite nel quadro della task force istituita tra Bruxelles e Washington. “Ulteriori lavori sono in corso nell’ambito della task force UE-USA – assicura la nota – sulla riduzione dell’inflazione per trovare soluzioni alle preoccupazioni europee, ad esempio trattando l’UE allo stesso modo di tutti i partner degli accordi di libero scambio degli Stati Uniti”.
    Questo regime “continua a destare preoccupazione per l’UE, in quanto contiene disposizioni discriminatorie che di fatto escludono dal beneficio le imprese dell’UE” e “discriminare i veicoli puliti prodotti nell’UE viola il diritto commerciale internazionale”. Di fronte al piano statunitense di incentivi per la transizione Made in Usa l’Ue non vuole farsi trovare impreparata. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha già delineato al Consiglio europeo del 15 dicembre le 4 linee programmatiche su cui verterà la risposta europea all’Ira statunitense, di cui proposte concrete arriveranno nel 2023. Il piano von der Leyen è quello di lavorare con l’amministrazione Biden sui punti più critici del suo piano contro l’inflazione; adeguare le norme europee per gli aiuti di stato; potenziare gli investimenti europei per accelerare la transizione verde, nel breve periodo attraverso ‘RepowerEu’ e, nel lungo, attraverso un nuovo fondo europeo per la sovranità (ancora da chiarire come dovrà essere finanziato); e accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
    Già a gennaio arriverà la revisione del quadro di norme sugli aiuti di stato, per renderli più semplici e veloci. L’equivalente europeo delle agevolazioni fiscali sono gli aiuti di Stato e dunque Bruxelles interverrà lì. Oltre a modificare le regole sui sussidi, von der Leyen punta a potenziare gli investimenti nelle tecnologie verdi: nel breve termine, attraverso il piano ‘RepowerEu’ presentato a maggio scorso per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi, e a medio termine, con la prospettiva di dare vita a un fondo di sovranità per l’industria, da finanziare con risorse comuni europee, e su cui si prevedono scontri tra i governi. Secondo la Commissione europea, l’occasione di presentare una proposta in tal senso sarà la revisione di metà termine del bilancio a lungo termine (il Qfp – 2021-2027) che arriverà in estate. La ‘ricetta’ prevede quindi da una parte il potenziamento dei sussidi statali alle imprese, dall’altra dar vita a un Fondo di sovranità europeo con cui finanziare un politica industriale dell’Ue e affrontare così il problema dell’asimmetria tra Paesi Ue che hanno o non hanno spazio fiscale per approvare aiuti di stato a pioggia (come nel caso italiano).

    In risposta ai timori di Bruxelles di vedersi svantaggiare l’industria auto, Washington estende alle aziende europee la possibilità di beneficiare del regime di credito per i veicoli commerciali puliti previsti dell’Inflation Reduction Act, il piano contro l’inflazione varato dall’amministrazione Biden che rischia di gelare i rapporti con l’Ue

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    Dal G7 in Cornovaglia al summit UE-USA, Biden vola in Europa per rinsaldare i legami transatlantici

    Bruxelles – Pandemia, diplomazia vaccinale, clima, multilateralismo, controversie commerciali e internazionali. Si preannuncia denso di impegni e di temi il primo viaggio di Joe Biden in Europa da quando a gennaio è stato eletto presidente degli Stati Uniti. “In questo momento di incertezza globale, mentre il mondo è ancora alle prese con una pandemia che capita una volta ogni secolo, questo viaggio mira a realizzare il rinnovato impegno dell’America nei confronti dei nostri alleati e partner e a dimostrare la capacità delle democrazie di affrontare le sfide e scoraggiare le minacce di questa nuova era”, anticipa Biden dalle colonne del Washington Post.
    Si parte per il Vecchio Continente domani, mercoledì 9 giugno, e si fa tappa prima in Regno Unito per il vertice del G7 dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia (Carbis Bay), poi a Bruxelles per il summit della NATO (14 giugno) e il vertice USA-UE (15 giugno) con i due presidenti, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Si chiude, infine, a Ginevra per il primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin (16 giugno). Tra un incontro istituzionale e l’altro non mancheranno incontri bilaterali tra cui quello col premier britannico Boris Johnson, che ospita la riunione del G7, con la regina Elisabetta II e con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
    Consesso delle democrazie
    Che si tratti di “porre fine alla pandemia di covid-19 ovunque, di soddisfare le esigenze di un’accelerazione della crisi climatica o di affrontare le attività dannose dei governi di Cina e Russia, gli Stati Uniti devono guidare il mondo da una posizione di forza“, sostiene il presidente riassumendo nelle linee i temi caldi sul tavolo. Con le grandi economie del G7 (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Italia, più l’UE) si discuterà di come porre fine alla pandemia, migliorare la sicurezza sanitaria per tutte le nazioni e guidare una ripresa economica globale e inclusiva. “Saranno le nostre priorità principali”, scrive Biden. Ma sarà, probabilmente, l’occasione per anticipare la discussione in sede di Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla possibilità di sospendere o meno i brevetti sui vaccini, per la distribuzione globale dei farmaci anti-Covid. Oppure trovare altre alternative, come chiede Bruxelles. Ci sarà spazio, spiega la Casa Bianca, anche per discutere di cambiamento climatico e transizione globale verso l’energia pulita, prima della COP26 (Conferenza sul clima delle Nazioni Unite) di Glasgow, in programma a novembre.
    I presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel
    Dalla Cornovaglia, Biden volerà a Bruxelles per il Vertice NATO prima e per incontrare i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo poi, nel loro primo “faccia a faccia” da quando si è insediato. E’ da gennaio che Bruxelles mostra tutto l’interesse a migliorare le relazioni economiche e politiche con Washington, incrinate in questi ultimi quattro anni dalla retorica aggressiva e isolazionista dell’ex presidente Donald Trump. Anche se quattro anni sono tanti, e le relazioni transatlantiche non torneranno all’era pre-trumpiana, questo è chiaro. Andranno modulate sulla base degli interessi comuni. A Bruxelles, Biden prevede di discutere di come gli Stati Uniti e l’Europa possono lavorare in stretto coordinamento sulle sfide globali. “Ci concentreremo sull’assicurare che le democrazie di mercato, non la Cina o chiunque altro, scrivano le regole del 21° secolo sul commercio e la tecnologia. E continueremo a perseguire l’obiettivo di un’Europa intera, libera e in pace”, dice. Dichiarando, tra le righe, che spingerà per un rafforzamento della partnership transatlantica in chiave anti-Pechino, soprattutto per quanto riguarda commercio e digitale. Ma non c’è solo la Cina nel mirino del presidente USA.
    Vladimir Putin
    E’ Biden stesso a chiarire che tutti gli incontri che farà con gli alleati europei serviranno a preparare il tête-à-tête di Ginevra del 16 giugno con il presidente russo Putin. Un incontro che avrà gli occhi del mondo puntati addosso, senza dubbio. “Sarà dopo discussioni ad alto livello con amici, partner e alleati che vedono il mondo attraverso la stessa lente degli Stati Uniti e con i quali abbiamo rinnovato le nostre connessioni e lo scopo condiviso”, spiega Biden. Con le potenze dell’Occidente “siamo uniti per affrontare le sfide della Russia alla sicurezza europea, a cominciare dalla sua aggressione in Ucraina, e non ci saranno dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere i nostri valori democratici, che non possiamo separare dai nostri interessi”.
    Diversamente che con Pechino, per Mosca usa però toni molto più moderati. Chiarisce che gli Stati Uniti non cercano il conflitto. “Vogliamo una relazione stabile e prevedibile in cui possiamo lavorare con la Russia su questioni come la stabilità strategica e il controllo degli armamenti”. Ecco perché – ricorda – “ho agito immediatamente per estendere di cinque anni il trattato New START (il trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga nel 2010) e rafforzare la sicurezza del popolo americano e del mondo”. Anticipa però che quando incontrerà il vertice del Cremlino, “sottolineerò ancora una volta l’impegno degli Stati Uniti, dell’Europa e delle democrazie affini a difendere i diritti umani e la dignità”. E ancora ripropone l’idea di una divisione tra le democrazie (occidentali) e tutto ciò che rimane fuori da questa definizione, Russia, Cina, Bielorussia e anche Turchia. Come a voler riproporre una divisione manichea (e antica) del mondo in blocchi, da una parte la democrazia dall’altra l’autoritarismo. Una visione che però oggi è superata e non è chiaro come sarà accolta dall’UE, che nel frattempo è alla ricerca della sua “terza via” europea.

    I luoghi, i personaggi, gli incontri: tutte le tappe del primo viaggio nel Vecchio Continente del nuovo presidente degli Stati Uniti, dal 9 al 16 giugno

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    Merkel esulta per Biden: “UE e Stati Uniti lavorino insieme per affrontare le sfide globali”

    RebHarmsThey won‘t give up until former President leaves: Uchodi Lukashenka! #StandWithBelarus #Belarus https://t.co/J3G6Lj0RnS

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    ManfredWeberRT @simoncoveney: It’s for UK Parl to legislate as it sees fit. But understand, if UK passes law designed to break International Law, WI &…

    nomfupRT @nytimes: Dan Quayle, a Republican who was vice president to President George H.W. Bush when their ticket lost to Bill Clinton in 1992,…

    nomfupNel frattempo, in un universo parallelo https://t.co/3QmNFak9qO

    FedericaMogRT @camanpour: Former EU Foreign Policy Chief @FedericaMog says she has been saddened to see the US “denying so many of its fundamental val…

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    EP_PresidentIf COVID-19 has taught us one thing, it’s that we need to strengthen European democracy. The Conference on the Futu… https://t.co/p6DXSP3tXz

    EP_PresidentWenn uns COVID-19 eines gelehrt hat, dann, dass wir europäische Demokratie stärken müssen. Die Konferenz zur Zukunf… https://t.co/w7edejh97P

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    EPPGroupIt’s what we have been saying for weeks. @eucopresident agrees with us that there can be no impunity for those glor… https://t.co/pReP9DIBKI

    nomfupEmpatia si sta rucolizzando, siamo già nei paraggi della resilienza

    ansaeuropaCoinvolgere le regioni di confine dotandole di risorse specifiche e procedure accelerate, concludere i negoziati pe… https://t.co/qXz4DP80Rk

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    Boeing-Airbus, Ue verso 4 miliardi di dazi sulle importazioni Usa

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