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    Accordo all’unanimità tra i 27 Paesi membri sulle sanzioni UE alla Russia: colpiti deputati, banche e separatisti ucraini

    Bruxelles – L’Unione Europea parla a una sola voce sulla crisi scoppiata nelle ultime 24 ore nel Donbass. “Con una risposta immediata, i 27 ministri degli Esteri hanno trovato un accordo all’unanimità su un pacchetto di sanzioni contro la Russia, che presenterò ora al Consiglio”, ha confermato con decisione l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri straordinario convocato oggi pomeriggio (22 febbraio) a Parigi. “Saranno sanzioni che colpiranno a fondo e duramente la Russia, in accordo con Stati Uniti, Regno Unito e Canada, con cui siamo stati a contatto per tutta la giornata”, ha aggiunto l’alto rappresentante UE.
    Secondo quanto concordato in mattinata dagli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) e ribadito dalla dichiarazione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, le sanzioni UE saranno mirate contro i 351 membri della Duma di Stato della Russia “che hanno richiesto il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche fantoccio di Donetsk e Luhansk” e contro altri 27 individui e entità “che hanno violato l’integrità e la sovranità dell’Ucraina”. Tuttavia, il presidente russo, Vladimir Putin, l’esecutore materiale della dichiarazione di riconoscimento dei due territori separatisti nel Donbass ucraino – che ha dato il via al vortice bellico da ieri – “non è in questa prima lista”. Saranno invece colpite le banche che stanno finanziando operazioni militari e la capacità dello Stato russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, “per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”. Infine, al centro delle sanzioni ci saranno anche i separatisti, “con lo stesso livello di limitazioni [commerciali, politiche e finanziarie, ndr] della Crimea”, ha aggiunto Borrell.
    L’alto rappresentante UE ha però insistito sull’unità dei Ventisette contro la Russia, come dimostrato dalla decisione della Germania sullo stop al processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2, “che rende ancora più forti le nostre sanzioni”. Bruxelles guarda “con attenzione” anche a quello che succede in Bielorussia: “Sono pronto a mettere sul tavolo l’allargamento delle sanzioni contro gli oligarchi di Minsk che hanno agevolato la preparazione dell’aggressione russa dell’Ucraina dal territorio bielorusso”, ha messo in chiaro Borrell. Per l’UE si tratta di “un momento molto pericoloso, perché sappiamo chiaramente quali passi potrebbe mettere in atto il Cremlino“, che ha voluto mandare ieri un segnale simbolico nella sua decisione di compiere “un atto prevedibile, ma estremamente grave”. Ieri, 22 febbraio, era l’ottavo anniversario della destituzione dell’ex-presidente ucraino, Viktor Janukovyč, a seguito delle proteste di piazza a Minsk nel 2014: “È come se Putin volesse mettere fine alla ricreazione democratica dell’Ucraina”, ha attaccato Borrell, riferendosi all’ingresso di forze militari russe sul suolo ucraino.
    Da parte dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), il segretario generale Jens Stoltenberg ha definito le azioni di Mosca “passi sempre più palesi per l’aggravamento della situazione”, che hanno reso questo momento “il più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”. In conferenza stampa al termine della riunione straordinaria della Commissione NATO-Ucraina, Stoltenberg ha confermato che la richiesta del presidente Putin al Consiglio Federale per l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero (a sostegno dei separatisti nel Donbass) “aggiunge gravità alle dichiarazioni sul riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche di ieri sera”.
    L’accusa nei confronti della Russia è di voler “continuare a invadere un Paese già attaccato” dal 2014, quando era toccata la stessa sorte alla Crimea: “Ora ci sono forze militari russe nel Donbass, vogliono fare la stessa cosa che abbiamo visto otto anni fa”. Se da una parte sono state accolte le decisioni sulle sanzioni UE contro la Russia e della Germania sullo stop al gasdotto Nord Stream 2, a Kiev è stato chiesto di “non rispondere alle provocazioni”, dal momento in cui “è già seriamente in pericolo la possibilità di trovare una soluzione pacifica”. Per quanto riguarda la risposta della NATO, “le nostre forze sono in massima allerta da settimane, ma non sono state dispiegate“, ha precisato Stoltenberg, indicando però il “rafforzamento di alcuni partner nelle attività di preparazione”: la Germania in Lituania, il Regno Unito in Estonia, gli Stati Uniti in Romania e la disponibilità della Francia a comandare i battaglioni dell’Alleanza nello stesso Paese dell’Europa orientale.

    I ministri degli Esteri hanno trovato l’intesa sulle sanzioni contro Mosca per il riconoscimento e l’intervento nelle autoproclamate Repubbliche del Donbass: l’alto rappresentante Borrell le presenterà al Consiglio dell’UE per l’approvazione

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    La Germania blocca Nord Stream 2

    Bruxelles – La Germania ha adottato misure per fermare il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2, progettato per portare gas dalla Russia. Lo ha annunciato oggi (22 febbraio) il cancelliere Olaf Scholz, mentre l’Occidente inizia a varare sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina.
    Scholz, riporta l’agenzia statunitense AP ha detto ai giornalisti a Berlino che il suo governo sta prendendo la misura “in risposta alle azioni di Mosca in Ucraina”. Il gasdotto che porta il gas naturale dalla Russia alla Germania è stato a lungo criticato dagli Stati Uniti e da alcuni paesi europei che sostengono che aumenta la dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche russe. Il presidente USA Joe Biden aveva chiesto nei giorni scorsi a Scolz di bloccarlo in caso di invasione russa dell’Ucraina. Scholz ha affermato che il governo ha deciso di “rivalutare” la certificazione del gasdotto, che non è ancora entrato in funzione, alla luce degli ultimi sviluppi. “Ci vorrà sicuramente del tempo, se così posso dire”, ha detto.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, non ha mai nascosto che il Nord Stream 2 è sempre stato sul tavolo quando si parla “di risposta alle aggressioni della Russia nei confronti dell’Ucraina”, ha detto il capo dei portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, nel briefing quotidiano con la stampa, sottolineando che per il momento la Commissione non è a conoscenza della decisione della Germania di bloccare il processo di certificazione del gasdotto ancora non in attività che dovrebbe trasportare il gas dalla Russia direttamente in Germania. Mamer ha spiegato che Berlino in questo caso “ha esercitato la sua posizione in qualità di regolatore della certificazione ed è qualcosa di cui prendiamo nota: il Nord Stream 2 è un progetto politico e commerciale e va guardato in questa ottica”.
    Il gasdotto è stato completato a settembre dello scorso anno, ma non era ancora entrato in attività non avendo ricevuto l’autorizzazione a entrare in funzione da parte del regolatore tedesco delle reti, l’Agenzia federale (BNA -Bundesnetzagentur) che a novembre ne ha sospeso temporaneamente l’iter di autorizzazione perché non in linea con la legislazione europea. Nei piani del progetto, Nord Stream 2 dovrebbe replicare il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività: si parla di circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas verso la Germania a capacità massima, da raddoppiare fino a 110 miliardi di metri cubi di gas che consentono a Mosca di trasportare il gas in Europa senza passare per via terrestre attraverso l’Ucraina, indebolendone la posizione strategica.
    Il gasdotto Nord Stream 2
    La costruzione del gasdotto, voluta dal presidente russo Vladimir Putin e dall’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, ha incontrato sin dall’inizio l’opposizione degli Stati Uniti ma anche di molti Paesi europei, Italia compresa, per i timori di una maggiore influenza di Mosca sul vecchio Continente che ne dipende energeticamente (quasi il 40 per cento dell’approvvigionamento di gas europeo arriva da Mosca). Solo a fine luglio 2021, Berlino e Washington hanno raggiunto un accordo di principio per portare a termine i lavori del progetto, promettendo sanzioni alla Russia in caso di nuove pressioni territoriali sull’Ucraina dopo l’annessione della penisola di Crimea del 2014.
    Scholz ha confermato la linea di Berlino, bloccando per il momento il progetto. Poco dopo l’annuncio, Dmitry Medvedev, l’ex presidente della Russia e ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha scritto su Twitter: “Benvenuti nel nuovo mondo in cui gli europei molto presto pagheranno 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale”, a voler suggerire che i prezzi del gas sarebbero raddoppiati bloccando la messa in funzione di Nord Stream 2. Anche prima dell’attuale escalation di tensione, la Commissione Europea ha sempre considerato Nord Stream 2 “non necessario per l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea”. Non è un progetto di interesse comune (PIC) europeo e nell’ultimo decennio Bruxelles ha mobilitato investimenti in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori in Europa che assicurano forniture sufficienti.
    “La Germania ha ragione sul Nord stream 2. Il gasdotto deve essere valutato alla luce della sicurezza dell’approvvigionamento energetico per l’intera Europa”, ha detto von der Leyen in una dichiarazione stampa. “Siamo ancora troppo dipendenti dal gas russo. Dobbiamo diversificare strategicamente i nostri fornitori e investire massicciamente nelle energie rinnovabili”.

    Germany is right on Nordstream2.⁰The pipeline has to be assessed in light of the security of energy supply for the whole of Europe.⁰We are still too dependent on Russian gas.⁰We have to strategically diversify our suppliers and massively invest in renewables. pic.twitter.com/RrKUZyCTSx
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 22, 2022

    Il cancelliere Scholz spiega ai giornalisti che è una “risposta alle azioni di Mosca in Ucraina”. Per la Commissione europea l’ipotesi di sanzionare il controverso gasdotto “è stata sempre sul tavolo quando si parla di rispondere all’aggressione di Mosca verso Kiev”, ha detto il capo portavoce dell’Esecutivo

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    Via libera degli ambasciatori UE alle sanzioni mirate contro la Russia: “Unità dei Paesi membri”

    Bruxelles – Il primo passo per l’adozione delle sanzioni UE contro la Russia è stato compiuto. Gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno trovato un accordo per dispiegare “sanzioni mirate” contro le persone coinvolte nel riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass e nell’ingresso in Ucraina, “in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”.
    Secondo quanto reso noto sul profilo Twitter della presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione Europea, c’è “unità sulla posizione dell’UE in reazione alle decisioni della Russia” e su un “accordo per un calendario rapido” a proposito delle sanzioni. Una nuova riunione tra gli ambasciatori è stata convocata per fine giornata, ma si aspetta in particolare quanto sarà deciso nel corso del Consiglio Affari Esteri straordinario informale convocato per oggi pomeriggio a Parigi.
    Il pacchetto di sanzioni coinvolgerà anche “le banche che stanno finanziando operazioni militari e di altro tipo russe in quei territori” e “mirerà alla capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”, oltre al “commercio delle due regioni separatiste, per garantire che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”. Lo si legge si legge in una dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione, Ursula von der Leyen, che hanno ribadito quanto il riconoscimento come entità indipendenti e l’invio di truppe russe a Donetsk e Luhansk in Ucraina sia “illegale e inaccettabile”. Entrambi i presidenti “accolgono con favore la salda unità degli Stati membri e la loro determinazione a reagire con fermezza e rapidità”, a partire dalla riunione informale dei ministri UE degli Affari Esteri di oggi pomeriggio.
    Fonti del Consiglio rendono noto che c’è un accordo di principio su un bando per importazioni ed esportazioni da entità separatiste sul modello di quanto fatto a suo tempo per la Crimea, per una lista di nomi ed entità in quattro categorie (politici, militari, operatori economici e  responsabili della disinformazione) ed eventuali ulteriori nominativi tra comandanti delle forze russe di “mantenimento della pace” in Donbass e tra i leader delle entità indipendentiste, e per una policy di non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati ai cittadini delle due entità. Sempre secondo le stesse fonti UE, il Consiglio Affari Esteri di oggi pomeriggio offrirà un dibattito politico sulla situazione e un avvallo politico al pacchetto sanzioni.
    “Nel pomeriggio a Parigi daremo l’ok politico alle sanzioni nei confronti della Russia”, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. “Quello che è avvenuto ieri, con il riconoscimento russo delle due Repubbliche autoproclamate del Donbass, è inaccettabile e l’Italia è assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni“, ha aggiunto il ministro, il linea con quanto dichiarato dal premier, Mario Draghi.

    #Ukraine | Réunion du COREPER II qui vient de se terminer :
    📌Unité sur la position de l’UE en réaction aux décisions russes.
    📌Détermination à prendre des sanctions ciblées contre ceux qui sont impliqués, en coordination étroite avec nos partenaires et alliés. 1/2 ⤵️
    — Présidence française du Conseil de l’UE 🇫🇷🇪🇺 (@Europe2022FR) February 22, 2022

    Intanto l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha invitato tutti gli Stati non-membri dell’Unione a “non seguire la decisione illegale della Russia di riconoscere quest’autoproclamata indipendenza” delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, dal momento in cui potrebbe costituire “un pretesto per Mosca per prendere ulteriori misure militari contro l’Ucraina”. In questo caso, Bruxelles sarebbe pronta ad “adottare rapidamente sanzioni politiche ed economiche più ampie”, ha assicurato Borrell in una nota.
    Con la decisione di riconoscere la regione dell’Ucraina orientale non controllata dal governo come Stati indipendenti, “la Russia sta chiaramente violando gli accordi di Minsk, che prevedono il pieno ritorno di queste aree al controllo del governo ucraino” e anche la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  “che – ricorda Borrell – richiede la piena attuazione degli accordi di Minsk”. Mosca è stata esortata “come parte del conflitto” a revocare il riconoscimento e a “tornare alle discussioni all’interno del formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto”.
    In una dichiarazione congiunta Christa Schweng, presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e Dimitris Dimitriadis,  presidente della sezione per le relazioni esterne, affermano che quella di Mosca “è una chiara minaccia per lo stile di vita europeo e avrà un impatto sulla ripresa dalle conseguenze economiche, sociali e sanitarie della pandemia in tutto il continente europeo. Il CESE – ricordano i due – è sempre stato un fermo sostenitore dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina, della sua indipendenza, libertà e democrazia”.

    Le sanzioni colpiranno le persone coinvolte nel riconoscimento russo delle autoproclamate repubbliche nel Donbass. Ora si aspetta l’approvazione dai ministri degli Esteri UE: “Stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”

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    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi le truppe di Mosca sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk che si sono costituite nel Donbass e che Vladimir Putin ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente USA Joe Biden, e l’annuncio di un incontro tra i ministri degli esteri delle due potenze per il 24 febbraio. Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo e che è stato realizzato “tanto, ha detto Putin parlando in televisione – le sanzioni occidentali arriveranno in ogni caso”.
    L’Unione europea ha risposto con un gesto di plateale unità, un po’ infantile a dire il vero: Charles Michel, Ursula von der Leyen, Josep Borrell e Roberta Metsola hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”. A questo punto si attendono le sanzioni che l’Unione ha più volte annunciato come pronte, e per questa mattina è stata convocata una riunione gli ambasciatori del 27 che dovranno dare il via libera.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    In Italia, nel pomeriggio, il governo dovrebbe riferire in Parlamento circa la situazione, che vede Roma capofila dei Paesi che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.
    A quanto sembra questo primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due “repubbliche” autoproclamate del Donbass.
    Una divisione all’interno dell’Unione europea sul come rispondere all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli stati ex satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti.
    Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’ONU, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale, la nostra determinazione, sta vedendo fino a che punto può spingerci. Un attacco all’Ucraina – ha continuato – è un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”.

    L’Unione europea risponde annunciando che le sanzioni saranno varate in giornata

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    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”. Prime sanzioni UE in arrivo

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi (martedì 22 febbraio) le truppe russe sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk. Le stesse repubbliche separatiste in Ucraina che si sono costituite nel Donbass e che il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata di ieri si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con l’annuncio di un incontro tra i ministri degli Esteri delle due potenze per giovedì (24 febbraio). Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo nel Donbass e che è stato realizzato perché “tanto le sanzioni occidentali contro la Russia arriveranno in ogni caso”, ha detto Putin parlando in diretta televisiva.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    L’Unione Europea ha risposto con un gesto di plateale unità: i presidenti di Consiglio, Charles Michel, Commissione, Ursula von der Leyen, e Parlamento UE, Roberta Metsola e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk”. Come si legge nella nota congiunta dei quattro leader dell’Unione, Bruxelles reagirà con sanzioni contro coloro che sono coinvolti in questo atto illegale. Proprio le misure restrittive contro la Russia sono state annunciate dall’UE più volte come pronte, e per questa mattina è stata convocata sia una riunione gli ambasciatori dei Ventisette che dovranno dare il via libera, sia un Consiglio Affari Esteri d’urgenza a Parigi.
    A Roma, nel pomeriggio, il governo guidato da Mario Draghi dovrebbe riferire in Parlamento riguardo la situazione, che vede l’Italia capofila dei Paesi UE che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.Il primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità della Russia e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche del Donbass. Anche l’amministrazione degli Stati Uniti, in uno sforzo di coordinamento con gli europei, ha annunciato che sarà presto reso noto un primo pacchetto di sanzioni, che sarà appesantito se la penetrazione russa in Ucraina dovesse aumentare.
    Una divisione all’interno dell’UE sulla risposta all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli Stati ex-satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti. Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale e la nostra determinazione, per vedere fino a che punto può spingerci”. Un attacco all’Ucraina “è un attacco alla sovranità di ogni Stato membro dell’ONU e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”, ha continuato.
    Le reazioni nell’UE
    Dopo la violazione della sovranità ucraina nel Donbass da parte delle truppe della Russia di Putin, sono iniziate a fioccare le reazioni a Bruxelles. “Le nostalgie imperiali non possono minacciare la convivenza di popoli e Stati che ha assicurato decenni di pace“, scrive su Twitter il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: “Per questo tocca innanzitutto all’Europa mostrare forza e unione”.
    Durissimo il presidente del gruppo del PPE al Parlamento UE, Manfred Weber: “Non bisogna più cedere alle violazioni del diritto internazionale e all’aggressione del guerrafondaio di Mosca”, scrive su Twitter parlando di Putin. “Ciò che serve ora è una risposta decisa e dura che abbia effetto. Quando è troppo è troppo!”, attacca. Ska Keller, co- presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, lancia un appello affinché l’Unione “mostri la nostra solidarietà con l’Ucraina”, considerato il fatto che “il presidente russo sta trasformando ulteriormente la spirale dell’escalation, cercando di riscrivere la storia in una narrativa imperiale”. Secondo l’eurodeputata tedesca “l’UE deve rispondere in maniera unitaria presentando ora le sue sanzioni, sarà una sconfitta per tutti se le regole internazionali possono essere infrante senza conseguenze”.
    “Putin firma in diretta televisiva il riconoscimento del Donbass alla presenza dei due leader delle repubbliche separatiste. Siamo oltre la provocazione”, afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. “L’UE non può accettare nessuna violazione dello Stato di diritto e deve rispondere senza indugi e unita”, aggiunge.

    L’Unione Europea annuncia che in giornata saranno varate le prime sanzioni contro i responsabili del riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk

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    Via libera al piano di aiuti UE per l’Ucraina da 1,2 miliardi per affrontare la minaccia russa: ora potrà raggiungere Kiev

    Bruxelles – A tre settimane dalla presentazione del piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, l’iter di approvazione del sostegno UE a Kiev per affrontare la minaccia russa ai suoi confini è stato completato grazie al via libera dei 27 ministri degli Esteri. “L’Unione Europea ha agito in modo rapido e deciso per aiutare l’Ucraina e ora l’assistenza macrofinanziaria può raggiungere Kiev“, ha commentato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia e delle finanze e presidente di turno del Consiglio dell’UE.
    L’assistenza di emergenza da 1,2 miliardi di euro sarà fornita sotto forma di prestiti, per promuovere la stabilità in Ucraina e per “fornire un rapido sostegno in una situazione di crisi acuta”. La proposta formale da parte della Commissione Europea era arrivata lo scorso primo febbraio, a una settimana dall’annuncio da parte della stessa leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Gli eurodeputati avevano approvato la misura la scorsa settimana in sessione plenaria a Strasburgo con 598 voti a favore, 55 contrari e 41 astenuti, mentre i co-legislatori del Consiglio dell’UE ne hanno finalizzato oggi (lunedì 21 febbraio) l’adozione.
    L’accelerazione del processo di approvazione del pacchetto di aiuti UE per l’Ucraina è arrivato sullo sfondo delle tensioni geopolitiche al confine orientale, a causa della mancata de-escalation da parte della Russia, che sta avendo “un effetto negativo sulla stabilità economica e finanziaria” del Paese, si legge nella nota del Consiglio Affari Esteri. “Le persistenti minacce alla sicurezza hanno già innescato un sostanziale deflusso di capitali” e l’Ucraina “sta perdendo l’accesso ai mercati internazionali dei capitali a causa dell’accresciuta incertezza geopolitica e del suo impatto sulla situazione economica”.
    L’assistenza macrofinanziaria di emergenza avrà una durata di un anno e consisterà in due erogazioni. La prima tranche raggiungerà subito Kiev, con l’entrata in vigore del protocollo d’intesa (MoU) su specifiche misure di politica strutturale. La seconda sarà invece legata alla “continua e soddisfacente attuazione” sia di un programma del Fondo monetario internazionale (FMI) sia delle misure politiche concordate nel protocollo d’intesa, che si concentrerà su un “numero limitato di azioni politiche fattibili a breve termine nei settori prioritari più urgenti“, come il rafforzamento della resilienza e della stabilità economica, dell’energia, della governance e dello Stato di diritto.

    I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno votato a favore del pacchetto a sostegno di Kiev per affrontare la minaccia russa. Il processo di approvazione da parte dei co-legislatori è stato completato in tre settimane dalla proposta formale della Commissione Europea

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    Italia e UE spingono per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina: “Zelensky ha chiesto un colloquio con Putin”

    Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
    Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
    Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
    La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
    Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.

    Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi al termine del vertice informale tra i leader dell’Unione sulla crisi: “Dobbiamo riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia in questi mesi”. Presto forse sarà a Mosca

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    UE pronta alla prova di forza con Mosca, ma il dibattito sull’Ucraina mostra i limiti in politica estera

    dall’inviato Strasburgo – Dalla parte dell’Ucraina, pronti allo scontro con la Russia, nel bel mezzo di una crisi che vede l’Europa riscoprirsi più piccola di quanto immaginato. Il dibattito sulle tensioni lungo la frontiera ucraina vede nell’Aula del Parlamento europeo un misto di preoccupazione, irritazione e frustrazione. In una sessione plenaria che contro ogni previsione vede la presenza della presidente dell’esecutivo comunitario emerge soprattutto l’immagine di un’Europa marginale nell’arena internazionale agli occhi degli stessi europei. Il primo a spiegare i limiti di un blocco dei 27 che fa fatica a trovare una quadra in politica estera è Josep Borrell, l’Alto rappresentante dai poteri limitati in materia.
    “La Russia per settimane ha scritto solo agli Stati Uniti e alla NATO. In un secondo momento ha scritto ventisette lettere per ogni Stato membro, con l’obiettivo di avere ventisette risposte diverse”. L’Alto rappresentante mostra soddisfazione per un’Unione “che non si è mostrata divisa”, ma la condotta russa mostra i limiti di un’UE che fa fatica sulla scena internazionale. I malumori diffusi tra i banchi dell’Aula li esterna Martin Schirdewan, de la Sinistra. “La pace dell’Europa deve essere decisa qui, in Europa, non a Washington né al quartier generale della NATO”.
    La crisi ucraina ripropone una questione annosa, quella della dimensione internazionale dell’Unione europea. Per questo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, propone di “andare oltre il pacchetto di aiuti” da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, e di “organizzare una conferenza dei donatori”, facendosi quindi promotore di iniziative internazionali. Senza dimenticare l’azione decisa.
    L’UE auspica il meglio, ma si prepara al peggio. Lo dicono sia Michel sia Ursula von der Leyen. Quest’ultima assicura che in caso di aggressione militare “l’UE saprà rispondere tempestivamente”, e che  “le nostre sanzioni possono colpire duramente la Russia, e il Cremlino lo sa”.  Un’affermazione che offre modo ai Verdi di scagliarsi su Nordstream2. “Dobbiamo essere pronti a sanzioni, che non sono solo sanzioni individuale. Il gasdotto deve rientrare nel pacchetto”, scandisce la co-presidente Ska Keller, che trova una sponda politica nellaa conservatrice Anna Fotyga. “Questo progetto va fermato subito, non solo in caso” in cui la situazione dovesse richiederlo.
    I popolari europei preferiscono parlare d’altro. Manfred Weber rilancia l’idea, sostenuta dal PPE, di “escludere le banche russe dal sistema internazionale”. I socialisti europei insistono sulla diplomazia come via prioritaria da seguire, ma condividono la necessità di un piano B in caso di ulteriore deterioramento. La capogruppo Iratxe Garcia Perez chiama l’Ucraina, l’invita a non cedere a Putin. “Putin ha paura del nostro modello e della nostra democrazia. Il presidente Zelensky deve continuare a impegnarsi per la via della democrazia”, quella europea.
    Di fronte alle preoccupazione per un’Europa che appare bypassata, von der Leyen assicura che il ruolo di coordinamento è stato comunque degno di nota. “I russi hanno inviato un totale di 36 lettere con richieste, le risposte che hanno avuto sono state due”. Rassicurazioni insufficienti a fugare i dubbi di un ruolo non da protagonista. “La Russia non vuole parlare con l’Europa. Putin – lamenta la liberale Hilde Vautmans – ha incontrato Macron, ma a quel lungo tavolo avrebbe dovuto sedersi l’Alto rappresentante Borrell”. Un’altra constatazione dei limiti dell’Europa in politica estera.

    Von der Leyen: “Auspichiamo il meglio, ma ci prepariamo al peggio”. Verdi, Conservatori e Sinistra chiedono lo stop a Nordstream 2, e si lamenta il ruolo secondario dell’UE nei negoziati internazionali