More stories

  • in

    Via libera degli ambasciatori UE alle sanzioni mirate contro la Russia: “Unità dei Paesi membri”

    Bruxelles – Il primo passo per l’adozione delle sanzioni UE contro la Russia è stato compiuto. Gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno trovato un accordo per dispiegare “sanzioni mirate” contro le persone coinvolte nel riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass e nell’ingresso in Ucraina, “in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”.
    Secondo quanto reso noto sul profilo Twitter della presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione Europea, c’è “unità sulla posizione dell’UE in reazione alle decisioni della Russia” e su un “accordo per un calendario rapido” a proposito delle sanzioni. Una nuova riunione tra gli ambasciatori è stata convocata per fine giornata, ma si aspetta in particolare quanto sarà deciso nel corso del Consiglio Affari Esteri straordinario informale convocato per oggi pomeriggio a Parigi.
    Il pacchetto di sanzioni coinvolgerà anche “le banche che stanno finanziando operazioni militari e di altro tipo russe in quei territori” e “mirerà alla capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”, oltre al “commercio delle due regioni separatiste, per garantire che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”. Lo si legge si legge in una dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione, Ursula von der Leyen, che hanno ribadito quanto il riconoscimento come entità indipendenti e l’invio di truppe russe a Donetsk e Luhansk in Ucraina sia “illegale e inaccettabile”. Entrambi i presidenti “accolgono con favore la salda unità degli Stati membri e la loro determinazione a reagire con fermezza e rapidità”, a partire dalla riunione informale dei ministri UE degli Affari Esteri di oggi pomeriggio.
    Fonti del Consiglio rendono noto che c’è un accordo di principio su un bando per importazioni ed esportazioni da entità separatiste sul modello di quanto fatto a suo tempo per la Crimea, per una lista di nomi ed entità in quattro categorie (politici, militari, operatori economici e  responsabili della disinformazione) ed eventuali ulteriori nominativi tra comandanti delle forze russe di “mantenimento della pace” in Donbass e tra i leader delle entità indipendentiste, e per una policy di non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati ai cittadini delle due entità. Sempre secondo le stesse fonti UE, il Consiglio Affari Esteri di oggi pomeriggio offrirà un dibattito politico sulla situazione e un avvallo politico al pacchetto sanzioni.
    “Nel pomeriggio a Parigi daremo l’ok politico alle sanzioni nei confronti della Russia”, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. “Quello che è avvenuto ieri, con il riconoscimento russo delle due Repubbliche autoproclamate del Donbass, è inaccettabile e l’Italia è assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni“, ha aggiunto il ministro, il linea con quanto dichiarato dal premier, Mario Draghi.

    #Ukraine | Réunion du COREPER II qui vient de se terminer :
    📌Unité sur la position de l’UE en réaction aux décisions russes.
    📌Détermination à prendre des sanctions ciblées contre ceux qui sont impliqués, en coordination étroite avec nos partenaires et alliés. 1/2 ⤵️
    — Présidence française du Conseil de l’UE 🇫🇷🇪🇺 (@Europe2022FR) February 22, 2022

    Intanto l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha invitato tutti gli Stati non-membri dell’Unione a “non seguire la decisione illegale della Russia di riconoscere quest’autoproclamata indipendenza” delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, dal momento in cui potrebbe costituire “un pretesto per Mosca per prendere ulteriori misure militari contro l’Ucraina”. In questo caso, Bruxelles sarebbe pronta ad “adottare rapidamente sanzioni politiche ed economiche più ampie”, ha assicurato Borrell in una nota.
    Con la decisione di riconoscere la regione dell’Ucraina orientale non controllata dal governo come Stati indipendenti, “la Russia sta chiaramente violando gli accordi di Minsk, che prevedono il pieno ritorno di queste aree al controllo del governo ucraino” e anche la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  “che – ricorda Borrell – richiede la piena attuazione degli accordi di Minsk”. Mosca è stata esortata “come parte del conflitto” a revocare il riconoscimento e a “tornare alle discussioni all’interno del formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto”.
    In una dichiarazione congiunta Christa Schweng, presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e Dimitris Dimitriadis,  presidente della sezione per le relazioni esterne, affermano che quella di Mosca “è una chiara minaccia per lo stile di vita europeo e avrà un impatto sulla ripresa dalle conseguenze economiche, sociali e sanitarie della pandemia in tutto il continente europeo. Il CESE – ricordano i due – è sempre stato un fermo sostenitore dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina, della sua indipendenza, libertà e democrazia”.

    Le sanzioni colpiranno le persone coinvolte nel riconoscimento russo delle autoproclamate repubbliche nel Donbass. Ora si aspetta l’approvazione dai ministri degli Esteri UE: “Stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”

  • in

    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”. Prime sanzioni UE in arrivo

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi (martedì 22 febbraio) le truppe russe sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk. Le stesse repubbliche separatiste in Ucraina che si sono costituite nel Donbass e che il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata di ieri si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con l’annuncio di un incontro tra i ministri degli Esteri delle due potenze per giovedì (24 febbraio). Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo nel Donbass e che è stato realizzato perché “tanto le sanzioni occidentali contro la Russia arriveranno in ogni caso”, ha detto Putin parlando in diretta televisiva.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    L’Unione Europea ha risposto con un gesto di plateale unità: i presidenti di Consiglio, Charles Michel, Commissione, Ursula von der Leyen, e Parlamento UE, Roberta Metsola e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk”. Come si legge nella nota congiunta dei quattro leader dell’Unione, Bruxelles reagirà con sanzioni contro coloro che sono coinvolti in questo atto illegale. Proprio le misure restrittive contro la Russia sono state annunciate dall’UE più volte come pronte, e per questa mattina è stata convocata sia una riunione gli ambasciatori dei Ventisette che dovranno dare il via libera, sia un Consiglio Affari Esteri d’urgenza a Parigi.
    A Roma, nel pomeriggio, il governo guidato da Mario Draghi dovrebbe riferire in Parlamento riguardo la situazione, che vede l’Italia capofila dei Paesi UE che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.Il primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità della Russia e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche del Donbass. Anche l’amministrazione degli Stati Uniti, in uno sforzo di coordinamento con gli europei, ha annunciato che sarà presto reso noto un primo pacchetto di sanzioni, che sarà appesantito se la penetrazione russa in Ucraina dovesse aumentare.
    Una divisione all’interno dell’UE sulla risposta all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli Stati ex-satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti. Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale e la nostra determinazione, per vedere fino a che punto può spingerci”. Un attacco all’Ucraina “è un attacco alla sovranità di ogni Stato membro dell’ONU e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”, ha continuato.
    Le reazioni nell’UE
    Dopo la violazione della sovranità ucraina nel Donbass da parte delle truppe della Russia di Putin, sono iniziate a fioccare le reazioni a Bruxelles. “Le nostalgie imperiali non possono minacciare la convivenza di popoli e Stati che ha assicurato decenni di pace“, scrive su Twitter il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: “Per questo tocca innanzitutto all’Europa mostrare forza e unione”.
    Durissimo il presidente del gruppo del PPE al Parlamento UE, Manfred Weber: “Non bisogna più cedere alle violazioni del diritto internazionale e all’aggressione del guerrafondaio di Mosca”, scrive su Twitter parlando di Putin. “Ciò che serve ora è una risposta decisa e dura che abbia effetto. Quando è troppo è troppo!”, attacca. Ska Keller, co- presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, lancia un appello affinché l’Unione “mostri la nostra solidarietà con l’Ucraina”, considerato il fatto che “il presidente russo sta trasformando ulteriormente la spirale dell’escalation, cercando di riscrivere la storia in una narrativa imperiale”. Secondo l’eurodeputata tedesca “l’UE deve rispondere in maniera unitaria presentando ora le sue sanzioni, sarà una sconfitta per tutti se le regole internazionali possono essere infrante senza conseguenze”.
    “Putin firma in diretta televisiva il riconoscimento del Donbass alla presenza dei due leader delle repubbliche separatiste. Siamo oltre la provocazione”, afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. “L’UE non può accettare nessuna violazione dello Stato di diritto e deve rispondere senza indugi e unita”, aggiunge.

    L’Unione Europea annuncia che in giornata saranno varate le prime sanzioni contro i responsabili del riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk

  • in

    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi le truppe di Mosca sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk che si sono costituite nel Donbass e che Vladimir Putin ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente USA Joe Biden, e l’annuncio di un incontro tra i ministri degli esteri delle due potenze per il 24 febbraio. Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo e che è stato realizzato “tanto, ha detto Putin parlando in televisione – le sanzioni occidentali arriveranno in ogni caso”.
    L’Unione europea ha risposto con un gesto di plateale unità, un po’ infantile a dire il vero: Charles Michel, Ursula von der Leyen, Josep Borrell e Roberta Metsola hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”. A questo punto si attendono le sanzioni che l’Unione ha più volte annunciato come pronte, e per questa mattina è stata convocata una riunione gli ambasciatori del 27 che dovranno dare il via libera.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    In Italia, nel pomeriggio, il governo dovrebbe riferire in Parlamento circa la situazione, che vede Roma capofila dei Paesi che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.
    A quanto sembra questo primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due “repubbliche” autoproclamate del Donbass.
    Una divisione all’interno dell’Unione europea sul come rispondere all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli stati ex satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti.
    Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’ONU, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale, la nostra determinazione, sta vedendo fino a che punto può spingerci. Un attacco all’Ucraina – ha continuato – è un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”.

    L’Unione europea risponde annunciando che le sanzioni saranno varate in giornata

  • in

    Via libera al piano di aiuti UE per l’Ucraina da 1,2 miliardi per affrontare la minaccia russa: ora potrà raggiungere Kiev

    Bruxelles – A tre settimane dalla presentazione del piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, l’iter di approvazione del sostegno UE a Kiev per affrontare la minaccia russa ai suoi confini è stato completato grazie al via libera dei 27 ministri degli Esteri. “L’Unione Europea ha agito in modo rapido e deciso per aiutare l’Ucraina e ora l’assistenza macrofinanziaria può raggiungere Kiev“, ha commentato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia e delle finanze e presidente di turno del Consiglio dell’UE.
    L’assistenza di emergenza da 1,2 miliardi di euro sarà fornita sotto forma di prestiti, per promuovere la stabilità in Ucraina e per “fornire un rapido sostegno in una situazione di crisi acuta”. La proposta formale da parte della Commissione Europea era arrivata lo scorso primo febbraio, a una settimana dall’annuncio da parte della stessa leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Gli eurodeputati avevano approvato la misura la scorsa settimana in sessione plenaria a Strasburgo con 598 voti a favore, 55 contrari e 41 astenuti, mentre i co-legislatori del Consiglio dell’UE ne hanno finalizzato oggi (lunedì 21 febbraio) l’adozione.
    L’accelerazione del processo di approvazione del pacchetto di aiuti UE per l’Ucraina è arrivato sullo sfondo delle tensioni geopolitiche al confine orientale, a causa della mancata de-escalation da parte della Russia, che sta avendo “un effetto negativo sulla stabilità economica e finanziaria” del Paese, si legge nella nota del Consiglio Affari Esteri. “Le persistenti minacce alla sicurezza hanno già innescato un sostanziale deflusso di capitali” e l’Ucraina “sta perdendo l’accesso ai mercati internazionali dei capitali a causa dell’accresciuta incertezza geopolitica e del suo impatto sulla situazione economica”.
    L’assistenza macrofinanziaria di emergenza avrà una durata di un anno e consisterà in due erogazioni. La prima tranche raggiungerà subito Kiev, con l’entrata in vigore del protocollo d’intesa (MoU) su specifiche misure di politica strutturale. La seconda sarà invece legata alla “continua e soddisfacente attuazione” sia di un programma del Fondo monetario internazionale (FMI) sia delle misure politiche concordate nel protocollo d’intesa, che si concentrerà su un “numero limitato di azioni politiche fattibili a breve termine nei settori prioritari più urgenti“, come il rafforzamento della resilienza e della stabilità economica, dell’energia, della governance e dello Stato di diritto.

    I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno votato a favore del pacchetto a sostegno di Kiev per affrontare la minaccia russa. Il processo di approvazione da parte dei co-legislatori è stato completato in tre settimane dalla proposta formale della Commissione Europea

  • in

    Italia e UE spingono per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina: “Zelensky ha chiesto un colloquio con Putin”

    Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
    Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
    Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
    La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
    Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.

    Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi al termine del vertice informale tra i leader dell’Unione sulla crisi: “Dobbiamo riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia in questi mesi”. Presto forse sarà a Mosca

  • in

    UE pronta alla prova di forza con Mosca, ma il dibattito sull’Ucraina mostra i limiti in politica estera

    dall’inviato Strasburgo – Dalla parte dell’Ucraina, pronti allo scontro con la Russia, nel bel mezzo di una crisi che vede l’Europa riscoprirsi più piccola di quanto immaginato. Il dibattito sulle tensioni lungo la frontiera ucraina vede nell’Aula del Parlamento europeo un misto di preoccupazione, irritazione e frustrazione. In una sessione plenaria che contro ogni previsione vede la presenza della presidente dell’esecutivo comunitario emerge soprattutto l’immagine di un’Europa marginale nell’arena internazionale agli occhi degli stessi europei. Il primo a spiegare i limiti di un blocco dei 27 che fa fatica a trovare una quadra in politica estera è Josep Borrell, l’Alto rappresentante dai poteri limitati in materia.
    “La Russia per settimane ha scritto solo agli Stati Uniti e alla NATO. In un secondo momento ha scritto ventisette lettere per ogni Stato membro, con l’obiettivo di avere ventisette risposte diverse”. L’Alto rappresentante mostra soddisfazione per un’Unione “che non si è mostrata divisa”, ma la condotta russa mostra i limiti di un’UE che fa fatica sulla scena internazionale. I malumori diffusi tra i banchi dell’Aula li esterna Martin Schirdewan, de la Sinistra. “La pace dell’Europa deve essere decisa qui, in Europa, non a Washington né al quartier generale della NATO”.
    La crisi ucraina ripropone una questione annosa, quella della dimensione internazionale dell’Unione europea. Per questo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, propone di “andare oltre il pacchetto di aiuti” da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, e di “organizzare una conferenza dei donatori”, facendosi quindi promotore di iniziative internazionali. Senza dimenticare l’azione decisa.
    L’UE auspica il meglio, ma si prepara al peggio. Lo dicono sia Michel sia Ursula von der Leyen. Quest’ultima assicura che in caso di aggressione militare “l’UE saprà rispondere tempestivamente”, e che  “le nostre sanzioni possono colpire duramente la Russia, e il Cremlino lo sa”.  Un’affermazione che offre modo ai Verdi di scagliarsi su Nordstream2. “Dobbiamo essere pronti a sanzioni, che non sono solo sanzioni individuale. Il gasdotto deve rientrare nel pacchetto”, scandisce la co-presidente Ska Keller, che trova una sponda politica nellaa conservatrice Anna Fotyga. “Questo progetto va fermato subito, non solo in caso” in cui la situazione dovesse richiederlo.
    I popolari europei preferiscono parlare d’altro. Manfred Weber rilancia l’idea, sostenuta dal PPE, di “escludere le banche russe dal sistema internazionale”. I socialisti europei insistono sulla diplomazia come via prioritaria da seguire, ma condividono la necessità di un piano B in caso di ulteriore deterioramento. La capogruppo Iratxe Garcia Perez chiama l’Ucraina, l’invita a non cedere a Putin. “Putin ha paura del nostro modello e della nostra democrazia. Il presidente Zelensky deve continuare a impegnarsi per la via della democrazia”, quella europea.
    Di fronte alle preoccupazione per un’Europa che appare bypassata, von der Leyen assicura che il ruolo di coordinamento è stato comunque degno di nota. “I russi hanno inviato un totale di 36 lettere con richieste, le risposte che hanno avuto sono state due”. Rassicurazioni insufficienti a fugare i dubbi di un ruolo non da protagonista. “La Russia non vuole parlare con l’Europa. Putin – lamenta la liberale Hilde Vautmans – ha incontrato Macron, ma a quel lungo tavolo avrebbe dovuto sedersi l’Alto rappresentante Borrell”. Un’altra constatazione dei limiti dell’Europa in politica estera.

    Von der Leyen: “Auspichiamo il meglio, ma ci prepariamo al peggio”. Verdi, Conservatori e Sinistra chiedono lo stop a Nordstream 2, e si lamenta il ruolo secondario dell’UE nei negoziati internazionali

  • in

    La Russia annuncia il ritiro di parte delle truppe dal confine con l’Ucraina. Cauto ottimismo tra i governi europei

    Bruxelles – Alla vigilia del giorno X per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – almeno secondo quanto emerso negli ultimi giorni dalle previsioni dell’intelligence statunitense – Mosca sembra essere pronta a ritirare dalla frontiera occidentale alcune delle truppe schierate per esercitazioni militari. A riferirlo è l’agenzia di stampa Tass, citando il portavoce del ministero della Difesa russo: “Considerato che l’addestramento militare sta per terminare, le unità dei distretti militari sud e ovest hanno già iniziato a caricare il personale e l’equipaggiamento sui mezzi di trasporto ferroviario e automobilistico e oggi inizieranno a dirigersi verso le loro basi militari”.
    Nel giorno della visita a Mosca da parte del cancelliere tedesco, Olaf Scholz – che ha ribadito la necessità di “ritirare le truppe dal confine con l’Ucraina” – il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, ha accusato l’Occidente di “terrorismo mediatico” e ha dichiarato che la parziale smobilitazione delle forze “era pianificata e non dipende dall’isteria delle potenze occidentali”. A frenare gli entusiasmi è stato il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, prima dell’incontro di domani (mercoledì 16 febbraio) tra i ministri della Difesa dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. “Non ci sono segnali sul terreno che confermino la riduzione delle truppe della Russia ai confini dell’Ucraina“, ha messo in chiaro Stoltenberg, senza comunque chiudere ai “segnali da Mosca che la diplomazia deve continuare, un motivo di cauto ottimismo”. Per considerarla una vera e propria de-escalation, la NATO vuole vedere il “ritiro di mezzi pesanti e dell’equipaggiamento, non solo quello dei soldati”, considerato il fatto che il vero problema riguarda il mantenimento delle infrastrutture militari “dalla scorsa primavera”.
    Anche se l’annuncio del ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina deve essere ancora confermato dai fatti, come scrivevamo ieri la minaccia reale alla sicurezza europea portata dalla Russia di Vladimir Putin ha comunque fatto scoprire all’Unione Europea di essere più unita di quanto si potesse immaginare. E ora l’ottimismo (cauto) può essere una chiave su cui impostare le prossime giornate comunque molto tese. “Ogni vero passo di de-escalation sarebbe un motivo di speranza“, ha dichiarato la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha però avvertito che “gli annunci devono ora essere seguiti da azioni”. Sulla stessa linea il governo francese: “Se questa notizia positiva venisse confermata, sarebbe un segnale di de-escalation che chiediamo da settimane“, ha riferito in conferenza stampa il portavoce dell’Eliseo, Gabriel Attal.

    Discussed with Prime Minister of Italy #MarioDraghi the security challenges facing Ukraine and Europe today. Exchanged views on intensifying the work of all negotiation formats and unblocking the peace process. I appreciate 🇮🇹’s support for 🇺🇦!
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 15, 2022

    Dall’altra parte della frontiera, il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ha avvertito che “solo quando ci sarà un ritiro effettivo delle truppe della Russia, parleremo di de-escalation”, perché a Kiev “abbiamo una regola, crediamo solo a quello che vediamo”. Parlando alla BBC, Kuleba ha spiegato che l’Ucraina è al lavoro con i partner occidentali per “prevenire un’ulteriore escalation”. Nel frattempo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere con un tweet di aver avuto uno “scambio di opinioni” con il premier Mario Draghi “sull’intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace”. Palazzo Chigi ha reso noto invece che il premier Draghi ha ribadito il sostegno dell’Italia all’integrità territoriale dell’Ucraina. Proprio a Kiev è atteso oggi (martedì 15 febbraio) il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, nel primo appuntamento della missione diplomatica sulla frontiera orientale che giovedì lo dovrebbe portare a Mosca a colloquio con Lavrov.
    Una nuova preoccupazione per l’Unione Europea riguarda però le zone ucraine non controllate dal governo di Kiev, ovvero le regioni di Donetsk e Luhansk: oggi la Duma di Stato russa ha presentato un appello al presiedente Putin perché le riconosca come entità indipendenti. “Si tratterebbe di una chiara violazione degli accordi di Minsk“, ha attaccato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il sostegno di Bruxelles all’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale ucraina all’interno dei suoi confini “rimane incrollabile” e Borrell ha esortato il Cremlino a “mantenere i suoi impegni in buona fede”. Gli ha fatto eco il cancelliere tedesco Scholz, al termine del colloquio con Putin: “Il riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche separatiste sarebbe una catastrofe politica“.
    Intanto dal Parlamento UE è arrivato il via libera alla decisione della Commissione UE di stanziare un piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina a “coprire il fabbisogno di finanziamento residuo nel 2022”, si legge nel testo approvato con 598 voti a favore, 53 contrari e 43 astenuti. Secondo la relazione, le motivazioni vanno ricercate nelle “crescenti tensioni geopolitiche”, che “stanno avendo effetti negativi sulla già precaria stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina“. Più nello specifico, “le persistenti minacce per la sicurezza hanno determinato un sostanziale deflusso di capitali” e “l’impatto negativo sugli investimenti futuri riduce ulteriormente la resilienza del Paese agli shock economici e politici”, sottolineano gli eurodeputati.

    The EU strongly condemns the Russian State Duma’s decision to submit a call to President Putin to recognise the non-government controlled areas of Donetsk and Luhansk oblasts of Ukraine as independent entities. This recognition would be a clear violation of the Minsk agreements.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 15, 2022

    Si attendono segnali sul terreno di una smobilitazione di truppe e infrastrutture dalla frontiera occidentale. Ma intanto preoccupa il possibile riconoscimento di Mosca delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk

  • in

    Metsola: “Dalla parte dell’Ucraina”. Parlamento UE lavora a dichiarazione politica

    dall’inviato a Strasburgo – L’Ucraina ridisegna l’ordine dei lavori del Parlamento europeo. Le crescenti tensioni lungo la frontiera, con la Russia che ammassa truppe e minaccia azioni militari, hanno indotto la presidente Roberta Metsola ad aprire la sessione plenaria con una dichiarazione, non prevista in precedenza. Una dichiarazione che serve a ribadire la solidarietà e la vicinanza dell’UE con Kiev, e l’occasione per annunciare che “i presidenti dei gruppi politici sono al lavoro per preparare una dichiarazione comune“. Per questo motivo la tradizionale conferenza dei presidenti del giovedì è stata anticipata a mercoledì (16 febbraio).
    “Le preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina caratterizzerà i nostri lavori”, riconosce Metsola. “Stiamo assistendo ad una seria minaccia per la pace” e la stabilità. Nel rinnovare l’invito a “ridurre la tensione”, la presidente dell’Eurocamera invita la comunità internazionale tutta a tenersi pronta “se le cose dovessero precipitare”. Ribadisce la vicinanza e il sostegno per “un Paese indipendente e sovrano” di cui l’Europa riconosce “integrità territoriale”. Un nuovo riferimento alla Crimea, annessa illegalmente e non riconosciuta come parte della federazione russa. “La posizione di quest’Aula è chiara: siamo al fianco dell’Ucraina”.
    Mercoledi mattina l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è atteso in Aula per discutere degli ultimi sviluppi sul terreno, con i parlamentari europei chiamati a decidere se approvare in via prioritaria il pacchetto di aiuti da 1,2 miliardi di euro per sostenere la crisi economica che deriverebbe da un eventuale attacco da parte della Russia e accrescere la capacità di resistenza delle autorità ucraine.

    Le tensioni crescenti inducono la presidente dell’Eurocamera ad aprire i lavori con un intervento non previsto. Agenda riscritta