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    L’UE ha coordinato la prima operazione di evacuazione di bambini ucraini malati dalla Polonia all’Italia

    Bruxelles – Si è messa in moto l’operazione MEDical EVACuation (Med Evac), la prima operazione di trasporto di persone ferite per prestare le cure mediche necessarie messa in piedi dall’Unione Europea all’interno del meccanismo europeo di solidarietà per i trasferimenti medici intra-UE di rifugiati e sfollati. Sostenuta finanziariamente e operativamente dal meccanismo di protezione civile dell’UE, l’operazione ha coordinato l’evacuazione di bambini ucraini malati dalla Polonia all’Italia.
    Dopo i bombardamenti delle città in Ucraina, tra cui anche l’ospedale pediatrico di Mariupol mercoledì scorso (9 marzo), Bruxelles ha coordinato l’operazione di evacuazione dei bambini ucraini malati e sfollati in Polonia. Su richiesta proprio delle autorità polacche, un team medico italiano ha condotto la missione ieri (domenica 13 marzo).
    Nel frattempo, di fronte a un numero di rifugiati dall’Ucraina che ha superato la soglia delle 2,5 milioni di persone, l’UE sta continuando a fornire assistenza di emergenza alla Polonia. In coordinazione con Italia, Francia, Germania, Danimarca e Austria, sono stati offerti medicinali, attrezzature mediche e di ricovero e vaccini pediatrici.

    La prima operazione MEDical EVACuation (Med Evac) è stata condotta da un team medico italiano, all’interno del meccanismo europeo di solidarietà per i trasferimenti medici intra-UE di rifugiati e sfollati dell’Unione Europea

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    Gli effetti delle sanzioni. Il leader russo dei fertilizzanti e del carbone chiede la pace in Ucraina, “o sarà crisi alimentare”

    Bruxelles – Al diciannovesimo giorno di guerra in Ucraina, si iniziano ad aprire le prime crepe nel cerchio magico di Vladimir Putin. In un’intervista rilasciata a Reuters, l’oligarca russo Andrey Melnichenko – re del settore dei fertilizzanti e del carbone e finito nella lista delle sanzioni UE – ha fatto un appello alla risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina: “Ne abbiamo bisogno urgente, perché una delle vittime di questa crisi sarà l’agricoltura e il cibo in tutto il mondo“. In attesa del quarto pacchetto di misure restrittive (previsto per oggi), le decisioni prese da Bruxelles in coordinamento con i partner del G7 sembrano aver dato uno scossone non solo all’economia russa, ma anche al mondo imprenditoriale vicino al Cremlino. Che davanti alla chiusura dei mercati globali e alla perdita di fatturato potrebbe abbandonare la nave dell’autocrate russo.
    Fondatore di EuroChem (uno dei più grandi produttori di fertilizzanti) e di SUEK (il principale produttore di carbone della Russia), Melnichenko è l’ottavo oligarca russo per patrimonio stimato (17,9 miliardi) e compare tra gli 862 individui colpiti dalle sanzioni dell’UE, dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio. “La guerra ha già portato all’impennata dei prezzi dei fertilizzanti che non sono più accessibili agli agricoltori”, ha sottolineato Melnichenko, avvertendo che “ora porterà a un’inflazione alimentare ancora più alta in Europa e a probabili carenze di cibo nei Paesi più poveri del mondo”. Senza fare diretto riferimento a Putin, l’oligarca russo ha definito “veramente tragici” gli eventi in Ucraina, giustificando così la propria presa di posizione a favore della pace.
    Ma è chiaro che la vera determinante è la componente economica. Il rischio di essere trascinati verso il basso dall’isolamento internazionale sta iniziando a diventare concreto per gli imprenditori miliardari russi. La Russia è uno dei principali produttori al mondo di potassio, fosfato e fertilizzanti contenenti azoto ed EuroChem, che è una delle prime cinque aziende di fertilizzanti al mondo, sarebbe messa in ginocchio da una crisi alimentare globale. Lo scorso 9 marzo Melnichenko si è dimesso da membro del Consiglio di amministrazione e dalla direzione dell’azienda, dopo che l’UE lo ha sanzionato per la sua partecipazione a un incontro al Cremlino con Putin e altri 36 uomini d’affari, identificandolo come uno dei principali uomini d’affari coinvolti nei settori economici-chiave per il il finanziamento della campagna militare russa. Sabato scorso (12 marzo) la polizia italiana ha sequestrato nel porto di Trieste lo yacht di Melnichenko, il Sailing Yacht A di 143 metri e dal valore di 530 milioni di euro.

    Si iniziano a intravedere le prime crepe nel cerchio magico di Putin dopo i tre pacchetti di misure restrittive UE e G7 (in attesa del quarto): l’oligarca Melnichenko fa un appello “urgente” alla fine del conflitto in Ucraina: “Una delle vittime di questa crisi sarà l’agricoltura e il cibo in tutto il mondo”

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    È pronto il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia: vietati investimenti nel settore energetico e importazioni siderurgiche

    Bruxelles – I leader dell’Unione Europea l’avevano promesso questa notte, al termine della prima discussione del Consiglio informale a Versailles, e in meno di una giornata il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia è arrivato. O meglio, è arrivato l’annuncio delle misure restrittive in linea con i partner del G7 che saranno adottate domani (sabato 12 marzo), dopo “le tre ampie ondate di sanzioni che hanno colpito duramente l’economia della Russia”, ha sottolineato nella sua comunicazione la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen.
    Finalmente si inizia a intravedere qualche misura restrittiva sul piano dell’energia: “Proporremo un grande divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo“. La motivazione è semplice (la realizzazione meno) ed è legata al fatto che “non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo comunitario. Il divieto coprirà tutti gli investimenti, i trasferimenti di tecnologia e i servizi finanziari per l’esplorazione e la produzione di energia. Per colpire ancora di più le fonti di liquidità del regime, sarà anche vietata l’importazione di beni-chiave nel settore siderurgico, privando il settore centrale dell’economia russa di “miliardi di entrate dalle esportazioni e assicurando che i nostri cittadini non sovvenzionino la guerra di Putin”.
    Si continua anche sulla strada della mano pesante contro l’economia e la finanza: “Il rublo è crollato, molte banche russe sono tagliate fuori dal sistema bancario internazionale, le aziende stanno lasciando la Russia” e con il quarto pacchetto di sanzioni UE si vuole “drenare le risorse che usa per finanziare questa guerra barbara“. Tutto questo fino a quando Mosca non mostrerà la “volontà di impegnarsi seriamente nei negoziati per una soluzione diplomatica”. Durissima la misura che nega alla Russia lo status di nazione favorita sui più importanti mercati globali, il che significa che non godrà più dei benefici derivanti dall’appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): le aziende russe non riceveranno più trattamenti privilegiati e saranno sospesi finanziamenti e prestiti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. “La Russia non può violare grossolanamente il diritto internazionale e, allo stesso tempo, aspettarsi di beneficiare dei privilegi di far parte dell’ordine economico internazionale”, mette in chiaro la nota dei leader del G7.
    I ministri delle Finanze, della Giustizia e degli Affari interni del Gruppo dei 7 si incontreranno la settimana prossima per coordinare la task force per individuare nuovi membri dell’oligarchia russa vicina al regime Putin da colpire con le sanzioni e da escludere dal circuito delle criptovalute. Sempre in quest’ottica, il quarto pacchetto di sanzioni vieterà l’esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi UE e del G7 verso la Russia, “come un colpo diretto” all’élite russa: “Chi sostiene la macchina da guerra di Putin non sarà più in grado di godere del suo sontuoso stile di vita mentre le bombe cadono su persone innocenti in Ucraina”, ha attaccato von der Leyen.

    The three sweeping waves of sanctions and the extension of their scope this week have hit Russia’s economy very hard.
    The 4th package will be an additional blow to Putin’s regime.
    The invasion of Ukraine has to stop. pic.twitter.com/GFUisNpLWk
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 11, 2022

    Sarà presentato domani (12 marzo) il nuovo pacchetto di misure restrittive in coordinamento con il G7. “Non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha attaccato Ursula von der Leyen

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    La guerra degli indirizzi: in Europa rinominate le strade delle ambasciate russe a memoria della resistenza ucraina

    Bruxelles – Se il Cremlino non vuole riconoscere la sovranità di Kiev e le sofferenze del popolo ucraino in una guerra che si trascina da 16 giorni, c’è un modo per farglielo ricordare a forza: costringere le ambasciate russe in Europa a scriverlo su ogni documento ufficiale, bigliettino da visita e sito Internet. Da Vilnius a Tirana, da Riga a Oslo, le capitali europee stanno rinominando le strade dove hanno sede le rappresentanze diplomatiche russe in memoria della resistenza ucraina.
    L’amministrazione di Vilnius ha già cambiato l’indirizzo di Latvių gatvé. Davanti al numero 53, dove ha sede l’ambasciata della Federazione Russa in Lituania, ora campeggia il cartello stradale con la scritta Ukrainos Didvyrių gatvé. Via degli Eroi Ucraini. “D’ora in poi chiunque scriva una lettera all’ambasciata russa dovrà pensare alle vittime dell’aggressione e agli eroi dell’Ucraina”, ha scritto il sindaco, Remigijus Šimašius, in un post su Facebook, in cui ha annunciato che è stato cancellato ogni gemellaggio con città russe e bielorusse e che è stato approvato il trasporto gratuito nella città per i rifugiati dall’Ucraina.

    Ukrainian Heroes str. #Vilnius pic.twitter.com/IXjUQpLpsE
    — Remigijus Šimašius (@RemiSimasius) March 9, 2022

    Sempre nella regione baltica, la strada dove ha sede la rappresentanza diplomatica russa nella capitale lettone Riga porta il nuovo nome di Ukrainas neatkarības iela, strada dell’Indipendenza Ucraina. Nel nord-Europa, a Oslo (Norvegia) l’incrocio di fronte all’ambasciata russa è stato battezzato dal Consiglio comunale Ukrainas Plass, piazza Ucraina.
    Nella capitale albanese Tirana è stato deciso invece di chiamare Rruga Ukraina e lirë, via Ucraina libera, solo il tratto di strada che ospita la missione diplomatica russa. Su Twitter il sindaco, Erion Veliaj, ha fatto notare che “per coincidenza, le ambasciate ucraina, russa, serba e kosovara sono tutte in quel tratto” e che “questa strada definirà la nostra città“, dal momento in cui le due guerre a distanza di poco più di vent’anni l’una dall’altra “hanno definito la nostra generazione”.

    The @CityOfTirana will name a street segment on embassy row “Free Ukraine”
    Coincidentally, the Ukranian, Russian, Serbian & Kosovar Embassies are on that row
    The Serbia war on Kosovo & the Russian war on Ukraine have defined our generation
    This street will define our city 🇦🇱🇺🇦 pic.twitter.com/mWjBwnoWg0
    — Erion Veliaj #EYC2022 🇪🇺🇦🇱 (@erionveliaj) March 5, 2022

    Sull’onda di queste decisioni, anche altre capitali in Europa stanno discutendo sul cambio di nome di strade simboliche in memoria della resistenza dell’Ucraina contro l’aggressione russa. A Londra, il partito liberaldemocratico sta sollecitando il distretto di Kensington e Chelsea a cambiare l’indirizzo dell’ambasciata russa a Londra in Zelensky Avenue, dal nome del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Altro Paese, altra coincidenza: la strada in questione ospita anche la casa del proprietario russo del Chelsea Football Club, Roman Abramovich, che ieri (giovedì 10 marzo) è stato incluso nella lista degli oligarchi sanzionati dal Regno Unito.
    A Dublino è invece il Consiglio della capitale irlandese a spingere per ribattezzare Orwell Road in Independent Ukraine Road. Nella capitale danese Copenaghen i funzionari discuteranno la prossima settimana di cambiare l’indirizzo in cui si trova l’ambasciata russa da Kristianiagade a Ukrainegade, strada dell’Ucraina. Il valore è doppiamente simbolico, considerato il fatto che la strada portava il vecchio nome della capitale della Norvegia, come riconoscimento dei legami storici e delle buone relazioni dei due Paesi scandinavi. La decisione di entrambe le città di ribattezzare le strade che ospitano le rappresentanze diplomatiche russe salda ancora di più il loro rapporto, questa volta a supporto della resistenza ucraina.

    Da Vilnius a Tirana, da Riga a Oslo, fino a Londra, Dublino e Copenaghen, le capitali europee cambiano gli indirizzi dove hanno sede le rappresentanze diplomatiche della Russia per costringerle a ricordare la guerra in Ucraina

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    UE disposta a dare altri 500 milioni all’Ucraina per risposta militare anti-russa

    Bruxelles – Sanzioni e non solo. L’Unione europea, nella sua strategia di risposta all’invasione russa in Ucraina, vuole insistere anche sul sostegno alla risposta militare di Kiev dando più soldi. L’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’UE annuncia l’intenzione di stanziare “altri 500 milioni di euro” a quelli già concordati a fine febbraio. “Dobbiamo continuare a mettere pressione alla Russia“, spiega Josep Borrell arrivando a Versailles per il secondo giorno di lavori del vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’UE”.
    E’ questa una delle principali novità di queste vertice. “Lo proporrò oggi ai leader, è il Consiglio europeo che deve decidere”. In caso di via libera i soldi potranno essere resi disponibili “immediatamente”. Alla luce della situazione attuale “le risorse fluiscono in maniera spedita”. Borrell dunque confida che si possa “raddoppiare il contributo dello European Peace Facility“, che appare più semplice rispetto all’altro grande tema sul tavolo dei Ventisette. Non c’è solo la questione di nuovi, altri 500 milioni, c’è qualcosa che riguarda tutto il blocco dell’Unione e il suo futuro.
    La guerra russo-ucraina rilancia il dibattito sull’unione delle difesa. L’intesa di massima è investire di più, e su questo i leader sono d’accordo. Si tratterà di capire come rendere al massimo l’interoperabilità e la cooperazione. Il Belgio pone l’accento sulla guerra informatica. “Serve una maggiore integrazione dei nostri sistemi, soprattutto per quanto riguarda la cybersicurezza”, sostiene il primo ministri Alexander De Croo.
    Intanto dall’UE sono arrivati 300 milioni di euro in assistenza macrofinanziaria di emergenza per sostenere le finanze dell’Ucraina. Si tratta della prima tranche del pacchetto di aiuti finanziari da 1,2 miliardi di euro annunciato un mese fa. “Questa crisi è senza precedenti e lo è anche l’unità e la velocità di reazione che le nostre democrazie hanno dimostrato finora”, ha sottolineato la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen: “Mi avete già sentito dirlo e lo ripeto con fermezza, l’Ucraina prevarrà”.

    La proposta dell’Alto rappresentante Josep Borrell per i leader riuniti a Versailles nel vertice informale dedicato interamente al conflitto

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    I leader UE pronti a nuove sanzioni contro la Russia di Putin. L’Ucraina sempre più vicina “politicamente”

    Bruxelles – Via libera a nuove sanzioni, ma nella sostanza ancora non si scende. Per il leader UE riuniti al Consiglio informale di Versailles “aumentare ulteriormente la nostra pressione sulla Russia e sulla Bielorussia” è una prima intesa sufficiente, che verrà approfondito nella seconda giornata di riunioni di oggi (venerdì 11 marzo) e nei prossimi giorni dai ministri competenti: “Restiamo pronti a muoverci rapidamente con ulteriori sanzioni”, recitano le prime righe delle conclusioni del Consiglio.
    Come scrivevamo ieri, tutte le decisioni senza precedenti sono state prese e ora ogni capitale inizia a fare i propri calcoli in termini di ricadute economiche. Tuttavia, il primo round di discussioni tra i leader UE sull’aggressione militare dell’Ucraina da parte della Russia di Putin è stata un’occasione per tirare le fila, due settimane dopo il Consiglio straordinario che aveva portato a quell’unità mai vista prima nell’Unione. “I responsabili di questa guerra di aggressione saranno chiamati a rispondere dei loro crimini, anche per aver colpito indiscriminatamente i civili”, si legge nel testo che condanna “la Russia e la sua complice Bielorussia”, con un endorsement all’apertura dell’indagine della Corte penale internazionale dell’Aja. In particolare, preoccupa la questione nucleare: “Chiediamo che la sicurezza degli impianti nucleari dell’Ucraina sia garantita immediatamente con l’assistenza dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica”.
    Ma è il capitolo strettamente legato al rapporto con l’Ucraina a offrire maggiori spunti di riflessione sull’approccio che sarà sviluppato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi con Kiev. Sul breve periodo, “continueremo a fornire un sostegno politico, finanziario, materiale, medico e umanitario coordinato”, si legge nelle conclusioni. Riprendendo le iniziative degli ultimi giorni della Commissione UE, i 27 leader dell’Unione hanno sottolineato l’impegno per offrire protezione temporanea a tutti i rifugiati di guerra in fuga dall’Ucraina e hanno chiesto che “i fondi siano resi disponibili senza indugio”, attraverso una “rapida” adozione della proposta sull’azione di coesione per i rifugiati in Europa (CARE).
    Sul lungo periodo l’UE e gli Stati membri si impegnano a “fornire sostegno per la ricostruzione di un’Ucraina democratica, una volta che l’assalto russo sarà cessato“. Di che tipo e di quale entità ancora non è dato sapere, ma saranno discussioni che verranno portate avanti direttamente con la controparte ucraina. Uscendo dalla prima riunione sul conflitto Russia-Ucraina a Versailles, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, ha annunciato che “lavoreremo per rafforzare politicamente i legami con l’Ucraina, per esempio invitando regolarmente il presidente, Volodymyr Zelensky, a partecipare ai Consigli europei“. Nonostante il non perfetto allineamento dei Ventisette sulle modalità con cui il processo dovrà essere portato avanti, il Consiglio “ha riconosciuto le aspirazioni e la scelta europea dell’Ucraina” e, in attesa del parere della Commissione UE sulla richiesta presentata da Kiev, saranno “rafforzati ulteriormente i nostri legami e approfondito il nostro partenariato per sostenere l’Ucraina nel perseguire il suo cammino”. Significative le ultime righe delle conclusioni: “L’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea“, mentre è stato invitato l’esecutivo UE a “presentare i pareri sulle domande della Repubblica di Moldova e della Georgia“. Il nuovo processo di allargamento UE si è messo in moto a Versailles.

    Le conclusioni del Consiglio informale di Versailles sottolineano che gli Stati membri sono pronti ad “aumentare ulteriormente la pressione” su Mosca e Kiev. Il presidente ucraino Zelensky sarà invitato a “regolarmente” alle prossime riunioni

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    Le informazioni per aiutare i profughi in arrivo dall’Ucraina, anche in Italia: soggiorno, protezione e spostamenti nell’UE

    Bruxelles – Sono oltre due milioni i profughi già arrivati nell’Unione Europea dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e il numero continuerà a crescere, considerato il fatto che si tratta della crisi migratoria più velocemente in crescita sul suolo europeo dalla Seconda Guerra mondiale, come ha avvertito l’agenzia ONU per i Rifugiati. Da Bruxelles è arrivata una risposta veloce e unitaria, con l’attivazione per la prima volta in 21 anni della Direttiva europea sulla protezione temporanea (qui tutti i dettagli) e un nuovo pacchetto da 500 milioni di euro a sostegno di rifugiati e Paesi membri che li stanno accogliendo. Ma ogni cittadino può contribuire, con aiuti materiali o divulgando le informazioni che possono essere cruciali anche per le famiglie ucraine – che già vivono e lavorano in Italia – di queste persone.
    Per rendere più accessibili e chiari i diritti e il livello di protezione garantita su tutto il territorio dell’Unione Europea, la Commissione UE ha aperto una pagina web per le persone in fuga dalla guerra in Ucraina, con tutte le informazioni di cui possono avere bisogno (in inglese e a breve anche in ucraino). Dal diritto all’alloggio agli attraversamenti di confine, dall’assistenza di base, come cibo e medicine, alla richiesta di ritorno nel proprio Paese o della protezione internazionale.
    Prima di tutto, appena fatto ingresso in un Paese membro UE, i cittadini ucraini o con un permesso di soggiorno rilasciato da Kiev hanno il diritto alla protezione temporanea, che durerà almeno un anno (prolungabile fino a tre, ma con una decisione del Consiglio UE). A questo punto viene garantito il permesso di soggiorno, l’accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, l’assistenza medica e l’accesso all’istruzione per i bambini. Se un membro della famiglia già risiede legalmente in uno Stato membro dell’Unione Europea può essere richiesto il ricongiungimento familiare. Chiunque scappi dalla guerra in Ucraina, a prescindere dalla nazionalità, ha il permesso di entrare nell’UE, contattando in seguito le autorità competenti per il ritorno nel proprio Paese di origine.
    Per spostarsi oltre il primo Paese di arrivo, i rifugiati ucraini e i cittadini di Paesi extra-UE con regime senza visto possono continuare a viaggiare liberamente in altri Paesi dell’Unione Europea o dello spazio Schengen. Dirigendosi verso l’Italia, la prima volta che viene attraversato il confine di un Paese che non non fa parte dell’area UE senza controllo delle frontiere interne (per esempio tra Romania e Ungheria) saranno richiesti i documenti. Di lì in poi, non sarà più necessario mostrare i documenti (nemmeno per dirigersi verso Svizzera, Liechtenstein, Islanda o Norvegia). È raccomandato che i profughi portino con sé documenti validi al momento della partenza ma, considerata l’urgenza e la gravità della situazione in Ucraina, a nessuno sarà negato l’ingresso nell’UE in assenza di questa documentazione.
    Per quanto riguarda gli spostamenti, diverse compagnie europee offrono trasporto gratuito per i profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina, per viaggi in treno, autobus, traghetti e aerei (qui una prima lista in aggiornamento). Viaggiando verso l’Italia o un altro Paese membro dell’UE va fatta attenzione al rischio di traffico di esseri umani e allo sfruttamento da parte di organizzazioni criminali. Per questo motivo non va mai accettato trasporto o alloggio da persone che non siano autorità nazionali o organizzazioni della società civile, così come non vanno mai forniti i propri documenti d’identità, informazioni o effetti personali ad altri che non siano funzionari governativi o di frontiera. “Informa sempre i tuoi parenti o amici sul luogo in cui ti trovi“, è il consiglio della Commissione Europea. Nel caso di offerte di lavoro, di alloggio o di trasporto, ci si può rivolgere a queste autorità nazionali, a seconda dello Stato UE in cui ci si trova in quel momento.

    La Commissione Europea ha aperto una pagina web per sostenere tutte le persone in fuga dalla guerra in Ucraina nel reperire informazioni sui propri diritti una volta arrivati varcata le frontiere dell’Unione

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    “Le sanzioni sono efficaci”, i leader UE lavorano a nuove misure anti-Russia

    Bruxelles – La strategia anti-russa sembra funzionare, tanto che i leader dell’UE lavorano a nuove sanzioni. Il vertice informale del Consiglio europeo in programma domani e venerdì (10 e 11 marzo) servirà a confermare quello che a Bruxelles come nelle altri capitali si continua a ripetere: “Non siamo in guerra contro la Russia”, e non si intende impegnarsi in un conflitto aperto. Anche perché, confidano addetti ai lavori, “fin qui le sanzioni sono efficaci“. Il rublo ha perso valore, le compagnie private in Russia stanno comportandosi di conseguenza.
    Per questo motivo gli ambasciatori hanno messo a punto un nuovo set sanzionatorio che prevede l’aggiunta di nuove 160 persone nella lista nera dell’UE, una moratoria a livello di Organizzazione mondiale del commercio (WTO), e pure una stretta su criptovalute, a cui si guarda con crescente attenzione. Ma c’è anche la questione della banche. Si ragiona alla possibilità di escludere dal circuito internazionale di pagamenti SWIFT gli istituti fin qui risparmiati. Inoltre i leader sono chiamati a dare il beneplacito al divieto di vendita e scambio di materiali sensibili per il settore marittimo.
    Non a caso “parte della discussione dei leader si concentrerà sulle sanzioni”, anticipano fonti qualificate. La strategia non cambia, si vuole indebolire Mosca senza sparare un colpo. “Continuiamo a credere che le nostre sanzioni siano efficaci”.
    Sul fronte energetico non sono attesi grandi passi, almeno non per il momento. I leader, confidano, “credono  che si possano rivedere i criteri esistenti per finanziare le fonti energetiche critiche”. Tradotto: nonostante le voci su creazione di titoli di debito comune, “non avverrà per il momento”. Anche perché la questione prettamente energetica sarà oggetto del vertice formale dei Ventisette in programma il 24 e 25 marzo, quando si entrerà più nel merito delle misure per calmierare i listini energetici per famiglie e imprese sulla scia di quanto già proposto dal team von der Leyen.

    Al vertice informale di Versailles si continuerà con la linea adottata finora per rispondere all’invasione dell’Ucraina. Su energia si torna a parlare a fine mese