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    Tra energia, migrazione, roaming e guerra russa in Ucraina. È tutto pronto per il vertice Ue-Balcani Occidentali a Tirana

    dall’inviato a Tirana – Il primo in assoluto nella regione, dopo una serie di summit tutti ospitati dai Paesi membri dell’Unione Europea. L’importanza del vertice Ue-Balcani Occidentali che si svolgerà domani (martedì 6 dicembre) a Tirana parte da qui, ma va ben oltre la semplice coreografia di una ‘prima volta’. Come spiegano funzionari europei prima dell’appuntamento in Albania tra i capi di Stato e di governo dei Paesi membri Ue, quelli dei sei Paesi balcanici (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) e i leader delle istituzioni comunitarie (i presidenti del Consiglio Ue, Charles Michel, e della Commissione, Ursula von der Leyen), “questo evento è il simbolo della nostra cooperazione rafforzata in risposta alla guerra russa” in Ucraina.
    Il Palazzo dei Congressi di Tirana, dove si svolgerà il vertice Ue-Balcani Occidentali il 6 dicembre 2022
    La base di partenza sarà lo “scambio franco” tra fine giugno e metà luglio – quando in poco meno di un mese si è passati dal fallimento del vertice Ue-Balcani Occidentali di Bruxelles ai festeggiamenti per l’avvio dei negoziati di adesione di Albania e Macedonia del Nord – ma anche gli ultimi sviluppi del Processo di Berlino, con la firma dei tre accordi sulla mobilità regionale. Non è un caso se il primo summit di questo genere nella regione ancora fuori dall’Unione Europea sarà ospitato proprio dall’Albania : “Il premier Edi Rama ha spinto la candidatura dopo i risultati di luglio e l’Ue l’ha accettata“, precisano le stesse fonti.
    Le priorità del vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana
    La priorità più urgente dei 35 leader dell’Unione e dei Balcani Occidentali (in attesa della decisione finale del presidente della Serbia, Aleksander Vučić, su un suo possibile boicottaggio del summit a causa delle tensioni con il Kosovo) sarà quella di rimanere tutti uniti contro l’escalation della guerra russa in Ucraina, che “mette a rischio la pace e la sicurezza europea e mondiale”, si legge nell’ultima bozza del vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana. “Una visione comune del futuro implica responsabilità reciproche e valori condivisi”, che si rendono indispensabili di fronte all’aggressione armata di uno Stato sovrano. Mentre l’esortazione rimane sempre quella di compiere “progressi rapidi e sostenuti” verso il “pieno allineamento” alla Politica estera e di sicurezza comune (Pesc) – un richiamo implicito alla Serbia e alla sua politica di non-allineamento alle sanzioni contro la Russia – la collaborazione con Bruxelles è considerata come “un chiaro segno dell’orientamento strategico” delle sei capitali.
    In virtù della “determinazione” dei partner più vicini a sostegno dei valori europei, l’Unione è pronta a riconfermare l’impegno “pieno e inequivocabile” a favore della prospettiva di adesione dei Paesi balcanici, anche attraverso un processo di allargamento “reversibile e basato sul merito“. Si attendono discussioni accese sullo status di candidato della Bosnia ed Erzegovina, ma anche sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini del Kosovo (che nelle prossime due settimane dovrebbe anche presentare la propria richiesta di adesione).
    Ma una delle sfide maggiori riguarda proprio i rapporti tra Pristina e Belgrado, che da fine luglio fanno registrare intensi periodi di tensione e momenti improvvisi di slancio diplomatico. Dopo l’intesa in extremis raggiunta il 24 novembre sulla questione delle targhe dei veicoli alla frontiera, si sono riaccese le polemiche sulla nomina di Nenad Rašić – serbo-kosovaro ostile a Belgrado – come ministro per le Comunità e il ritorno dei profughi. A seguito della decisione del premier kosovaro, Albin Kurti, venerdì scorso (2 dicembre) il presidente serbo Vučić ha annunciato che boicotterà il vertice Ue-Balcani Occidentali per la “mancata condanna da parte dell’Ue”. Le riserve sulla partecipazione di Belgrado saranno in verità sciolte nella giornata di oggi, mentre Bruxelles continua a ripetere che “tutti i leader dovrebbero essere presenti” a Tirana. Nella bozza delle conclusioni del vertice trova spazio un capitolo specifico sui rapporti tra Serbia e Kosovo, sia sui “progressi concreti verso un accordo globale giuridicamente vincolante” sulla normalizzazione delle relazioni, sia sulla “forte aspettativa che tutti gli accordi passati siano pienamente rispettati e attuati senza indugio”.
    Bulevardi Dëshmorët e Kombit a Tirana, con le bandiere dell’Unione Europea e dell’Albania e le fotografie delle donne e degli uomini che hanno costruito l’Europa
    Nel quadro generale, sarà affrontato in via prioritaria anche il tema della migrazione, a partire dalle proposte del piano d’azione per la rotta balcanica presentate oggi dalla Commissione Ue. “La gestione della migrazione rimane una sfida e una responsabilità comune“, si legge nella bozza delle conclusioni, considerato il fatto che la rotta balcanica rappresenta il movimento migratorio di più ampia portata alle frontiere esterne dell’Unione, maggiore – in termini di ingressi irregolari – anche di quello del Mediterraneo centrale. Secondo i dati recentemente pubblicati da Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), tra gennaio e ottobre 2022 si sono verificati 281 mila attraversamenti irregolari attraverso la rotta balcanica, per un aumento del 77 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 e il totale più alto dal 2016 (oltre 130 mila). I Ventisette porranno l’accento sul rafforzamento della protezione delle frontiere, sull’intensificazione dei rimpatri verso i Paesi di origine, sulla cooperazione con Frontex e sull’allineamento della politica dei visti.
    Le questioni energetiche, verdi e digitali
    Secondo quanto emerge dalla bozza delle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali, i leader dell’Unione ribadiscono il loro sostegno ai partner balcanici “nell’affrontare gli effetti negativi sulle loro economie e società” della guerra russa in Ucraina, per cui Mosca rimane “l’unica responsabile” della crisi energetica ed economica. Bruxelles ha risposto a queste crisi con un piano di sostegno da un miliardo di euro complessivo per l’intera regione, come anticipato dalla presidente della Commissione von der Leyen nel corso del suo viaggio nelle sei capitali (fatta eccezione per quella del Montenegro, rinviata a data da destinarsi) di fine ottobre.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, presso il cantiere della ferrovia Tirana-Durrës (27 ottobre 2022)
    Un piano che dovrebbe mobilitare 2,5 ulteriori miliardi di euro in investimenti, aiutando i sei Paesi partner a “mitigare l’impatto della crisi energetica e ad accelerare la transizione energetica nella regione”. Il pacchetto sarà finanziato attraverso lo strumento di assistenza pre-adesione (Ipa III) e sarà diviso in due parti, ciascuna da mezzo miliardo di euro. Da una parte un sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia in ciascuno dei sei Paesi dei Balcani Occidentali: 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, 75 per il Kosovo, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 165 per la Serbia (per il Montenegro sarà comunicato al momento della nuova visita di von der Leyen). Dall’altra parte, i restanti 500 milioni saranno invece dedicati al “miglioramento delle infrastrutture per il gas e l’elettricità e gli interconnettori, compreso il Gnl“, ma anche a “nuovi progetti per le rinnovabili, aggiornamenti dei sistemi di trasmissione dell’energia, teleriscaldamento e schemi per migliorare l’efficienza energetica dei vecchi condomini”.
    A questo proposito, nella bozza delle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali i Ventisette ricordano la decisione di aprire gli acquisti comuni di gas, Gnl e idrogeno ai Paesi balcanici, chiedendo allo stesso tempo “rapida operatività di questa piattaforma” e incoraggiando i partner a “sfruttare questa opportunità”. Nella bozza si ribadisce anche che il piano RePowerEu è finalizzato a ridurre la dipendenza non solo dell’Ue, ma dell’intera regione balcanica dal gas russo e, attraverso la Comunità dell’energia, l’Unione sta aprendo il proprio mercato dell’elettricità – “anche per quanto riguarda le energie rinnovabili” – ai sei vicini, “a condizione che vengano attuate riforme normative“.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presso il cantiere della ferrovia Tirana-Durrës (27 ottobre 2022)
    Rivestirà un ruolo centrale nelle discussioni di domani l’attuazione del Piano economico e di investimenti e delle Agende verde e digitale per i Balcani occidentali, “anche attraverso un ulteriore sostegno alla connettività, alla transizione e alla diversificazione delle forniture energetiche”. Nel pacchetto approvato nell’ottobre 2020 – che mobilita quasi 30 miliardi di euro tra sovvenzioni e investimenti – è già stato dato il via libera al finanziamento di 27 progetti-faro per un valore totale di 3,8 miliardi di euro, e nell’ultimo anno sono proseguiti i lavori per la connettività nella regione: dal corridoio ferroviario Oriente-Med per le merci ai ponti transfrontalieri a Svilaj (Croazia) e Gradiška (Bosnia ed Erzegovina). Parallelamente, grazie all’Agenda verde per la regione i leader balcanici rinnoveranno gli impegni climatici assunti con la firma dell’Accordo di Parigi, anche per combattere l’inquinamento, migliorare la gestione dei rifiuti e accelerare la transizione energetica verde. L’Ue li sosterrà invece nello sviluppo di una politica di tariffazione del carbonio nel contesto del meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio (Cbam).
    Ultima, ma di certo non per importanza, la questione della connettività digitale. Come rendono noto gli stessi funzionari europei a Tirana, appena prima del vertice Ue-Balcani Occidentali è prevista la firma di una dichiarazione congiunta sul roaming, per l’eliminazione graduale dei costi nei prossimi anni, garantendo così a tutti i cittadini di fare chiamate, mandare messaggi e navigare online sul proprio smartphone alla stessa tariffa a casa e negli altri Stati aderenti (come succede dal 2017 e almeno fino al 2032 nell’Ue). Si parte dal “successo” dell’accordo sul Roam like at Home nella regione a partire dal luglio dello scorso anno, con l’obiettivo di una prima riduzione dei costi dal primo ottobre 2023 e la “prospettiva di una completa eliminazione” al 2027, specificano le stesse fonti a ventiquattr’ore dal primo vertice Ue-Balcani Occidentali nella regione.

    Il 6 dicembre la capitale dell’Albania ospiterà il primo summit nella regione tra i leader dell’Unione e dei sei Paesi balcanici. Secondo quanto emerge dalla bozza delle conclusioni, sarà centrale la risposta alle crisi comuni, con un focus specifico sui rapporti tra Serbia e Kosovo

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    La Commissione presenterà prima del vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana un piano d’azione sulla rotta balcanica

    Bruxelles – Dopo il Piano per il Mediterraneo centrale la Commissione Europea è pronta a presentare una linea d’azione anche per la rotta balcanica, per affrontare l’aumento di arrivi di persone migranti lungo quello che rimane sempre il movimento migratorio più ampio alle frontiere dell’Unione. “Annuncerò che siamo pronti a preparare velocemente un Piano d’azione per affrontare le sfide sulla rotta balcanica“, ha reso noto alla stampa europea la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, facendo ingresso al vertice straordinario con i 27 ministri Ue questo pomeriggio (25 novembre).
    A confermare la notizia, aggiungendo dettagli, è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, sempre a margine del Consiglio Affari Interni straordinario a Bruxelles: “Oggi il focus sarà sulla rotta mediterranea centrale e sul Piano d’azione che abbiamo presentato questa settimana, ma questo non significa che non discuteremo delle altre rotte migratorie” e, nello specifico, “stiamo pianificando di presentare un Piano sulla rotta balcanica, che sarà pronto prima del vertice Ue-Balcani Occidentali a Tirana il 6 dicembre“. Secondo il vicepresidente Schinas, “dobbiamo sempre tenere a mente che il nostro obiettivo è lavorare come degli architetti per un quadro Ue comprensivo e strutturale sulla migrazione e l’asilo”, attraverso l’adozione del Patto presentato dalla Commissione nel settembre 2020.
    Era stata la stessa commissaria Johansson ad anticipare a Politico che “è giunto il momento di presentare un Piano d’azione adeguato anche per la rotta dei Balcani Occidentali”, mettendo in evidenza che “l’Austria è molto colpita” dall’aumento di persone in arrivo alle frontiere dell’Unione. I lavori dell’esecutivo comunitario sono già in corso e ai 27 ministri degli Interni la notifica dell’imminente proposta – da discutere verosimilmente al Consiglio ordinario dell’8 dicembre – arriverà proprio nel vertice straordinario di oggi. A preoccupare la Commissione è la possibilità di farsi trovare impreparati come nel biennio 2015-2016: “È importante affrontare in modo più efficiente la rotta balcanica rispetto a quanto abbiamo fatto finora“, ha avvertito Johansson parlando con la stampa. Secondo i dati recentemente pubblicati da Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), tra gennaio e ottobre 2022 si sono verificati 281 mila attraversamenti irregolari attraverso la rotta balcanica, per un aumento del 77 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 e il totale più alto dal 2016 (oltre 130 mila).
    Le preoccupazioni di Bruxelles sulla rotta balcanica
    È da ottobre che il gabinetto guidato da Ursula von der Leyen – e più precisamente la commissaria Johansson – parla insistentemente dell’aumento del numero di arrivi di persone migranti lungo la rotta balcanica, mettendo in risalto il fatto che “molti arrivano da Paesi per cui non riconosciamo la protezione internazionale“, come India, Tunisia e Burundi, sfruttando la possibilità di viaggiare senza visto in Paesi balcanici e di lì tentare di entrare nell’Ue in modo irregolare.
    Proprio per questo motivo “all’ultimo Consiglio ho proposto quattro pilastri di azione“, ha ricordato la commissaria titolare degli Affari interni. Il primo è un “partenariato anti-trafficanti con i Paesi dei Balcani Occidentali“. In secondo luogo “ho firmato un nuovo accordo Frontex con la Macedonia del Nord” lo scorso 26 ottobre a Skopje, che permetterà all’Agenzia Ue di dispiegare squadre sia alle frontiere con l’Unione (Grecia e Bulgaria) sia con gli altri Paesi balcanici extra-Ue (Serbia, Kosovo e Albania). “E ho ricevuto l’autorizzazione dal Consiglio ad avviare i negoziati con altri quattro Paesi“, ovvero Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Serbia.
    Il terzo punto coinvolge l’erogazione di “finanziamenti contro il traffico di esseri umani in questa rotta” e infine, “lavoriamo sull’allineamento della Serbia alla politica dei visti” dell’Unione Europea. È questo uno dei temi più urgenti per la Commissione Ue, dal momento in cui una parte delle persone migranti – prima di presentarsi alle frontiere dell’Unione – può arrivare in aereo in alcuni Paesi che si trovano sulla rotta balcanica e a cui l’Ue ha riconosciuto un regime di esenzione (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia, mentre il Kosovo attende dal 2018 una decisione del Consiglio sulla liberalizzazione dei visti per i propri cittadini). “Non è giusto che l’Unione Europea abbia concesso l’esenzione dei visti ai Paesi dei Balcani Occidentali e che questi abbiano accordi di esenzione con Paesi terzi a cui noi non la riconosciamo“, aveva attaccato il vicepresidente Schinas dopo il suo viaggio in Serbia a inizio ottobre. Pochi giorni dopo Belgrado ha annunciato di aver reintrodotto l’obbligo dei visti per i cittadini del Burundi e della Tunisia (in vigore dal 20 novembre).

    Arriverà entro il 6 dicembre, come confermato dal vicepresidente Margaritis Schinas. La commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha reso noto che lo annuncerà oggi ai 27 ministri Ue durante la riunione straordinaria, sottolineando che “dobbiamo essere più efficienti”

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    Allargamento UE, la Commissione presenta il quadro dei negoziati per Albania e Nord Macedonia

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