More stories

  • in

    Le transizioni dell’Ue sono una scommessa geopolitica

    Bruxelles – La trasformazione industriale dell’Europa dipende dal resto del mondo, in maniera sempre più rischiosa alla luce di turbolenze geopolitiche che stanno mettendo in discussione i rapporti con le potenze di cui l’Ue avrebbe bisogno. Russia e Cina, la scommessa dell’Unione europea passa per questi Paesi ricchi delle materie prime necessarie per le transizioni verde e sostenibile. Uno studio del Parlamento europeo, richiesto dalla commissione Industria, accende i riflettori su quella che è la parte più delicata dell’agenda di sostenibilità a dodici stelle. “La sfida della decarbonizzazione deve essere vinta in un contesto geopolitico in rapida evoluzione”. In questo scacchiere internazionale in trasformazione, “complessivamente, il principale Paese di dipendenza per le importazioni di gruppi merceologici, materie prime e componenti, necessari per la transizione verde e digitale è la Cina”. Con Pechino l’Ue ha conti che potrebbe pagare.
    Il documento sottolinea in particolare la ‘questione cinese’, e ricorda “le tensioni geopolitiche che circondano Taiwan, uno dei principali produttori di chip per computer, vitali per molte moderne tecnologie digitali e verdi”. In secondo luogo, ci sono “le preoccupazioni per il lavoro forzato nello Xinjiang, la provincia cinese che è il principale fornitore mondiale di pannelli solari e materie prime utilizzate per la loro produzione”. Per gli analisti “le considerazioni sulla resilienza delle catene di approvvigionamento nell’attuale contesto di tensioni geopolitiche sono fondamentali nella strategia dell’Ue per le materie prime essenziali”.
    L’Ue “dipende fortemente” dalla Cina “da tutte le materie prime utilizzate per la produzione di batterie, ad eccezione del litio”. Ha bisogno “sia per la produzione di magneti permanenti che per l’estrazione e la raffinazione di elementi delle terre rare (Ree) utilizzati nella loro produzione”. Ancora alla Cina ci si affida per le importazioni di batterie utilizzate per veicoli elettrici e accumulo di energia”.
    C’è poi la Russia. “Attualmente l‘Ue dipende dalla Russia per una quota significativa delle sue importazioni per tre materie prime critiche: platino, palladio e titanio”. Questi sono materiali “indispensabili per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno”. Un’altra materia prima che merita attenzione è il titanio, poiché l’UE ha un “forte” deficit commerciale complessivo di questo elemento, necessario per le celle a combustibile. “La Russia è tra i primi tre produttori mondiali di titanio e l’UE importa il 17% del suo titanio da questo paese. Inoltre, l’UE importa dalla Russia il 15% del suo platino, necessario per gli elettrolizzatori”.
    Il conflitto russo-ucraino ha ridisegnato anche le relazioni dell’Ue con Mosca, e ora le materie prime critiche necessarie per tutta la strategia europea vanno ricercate altrove. Il mercato del nichel offre più sbocchi. Nel mondo i principali produttori della materia prima sono Indonesia, Filippine, Russia, Nuova Caledonia (Francia), Australia, Russia, Cina, Canada, Brasile, Cuba, Guatemala, Stati Uniti, Colombia. Mentre le più grandi riserve si trovano in Indonesia, Australia, Brasile, Russia, Filippine, Sudafrica. Mentre per ciò che riguarda il cobalto, i principali produttori sono Repubblica democratica del Congo, Russia, Cuba, Australia, Cina, Filippine, Marocco e Papua Nuova Guinea. Quelli con le maggiori riserve sono Repubblica democratica del Congo, Australia, Filippine, Russia, Canada, Madagascar e Cina.
    L’Ue deve avviare una nuova stagione di relazioni con questi Paesi, sottolinea lo studio di lavoro del Parlamento. Per garantirsi un accesso alle materie prime necessarie alla transizione verde, l’Ue deve sapersi muovere. Il commercio non è la via da seguire, poiché “offre un margine limitato per aumentare la diversità dei fornitori europei, perché le tariffe sulle materie prime critiche sono già basse”, e questo “limita l’efficacia di questi accordi di libero scambio nell’incentivare una diversificazione dell’offerta”. Gli strumenti di politica non commerciale, come l’assistenza allo sviluppo e la cooperazione internazionale, appaiono come opzioni più efficaci”. Ben venga dunque l’accordo con il Giappone per lo sviluppo dell’idrogeno. Ma soprattutto, serve una politica vera, finora mancante, per le materie prime indispensabili.
    “Il passaggio dai veicoli con motore a combustione interna ai veicoli elettrici richiederà grandi quantità di materiali aggiuntivi come cobalto e litio per le batterie, elementi di terre rare per i motori elettrici e alluminio e molibdeno per la scocca”. Questo il preo-memoria contenuto nel documento, a ricordare che prodotti contenenti materie prime critiche sono “necessarie” per le transizioni verde e digitale, ma l’Ue manca di una politica di approvvigionamento. “Lo stoccaggio strategico di prodotti contenenti materie prime critiche è una politica comune negli Stati Uniti, in Giappone, Corea del Sud e Svizzera. Da questi esempi si possono trarre i principi per lo stoccaggio europeo”.
    La Commissione europea si è messa al lavoro producendo una strategia per le materie prime critiche, consapevole della posta in gioco. “Dobbiamo evitare di ridiventare dipendenti, come abbiamo fatto con il petrolio e il gas”, ha ammesso il commissario per l’Industria, Thierry Breton. A oggi l’Ue soffre questa situazione, e con lei anche le sue ambizioni di trasformazione verde e digitale. L’idea di un fondo per la sovranità industriale si colloca in questo solco.

    Uno studio richiesto dalla commissione Industria del Parlamento europeo ricorda come per agenda verde e digitale l’Europa non abbia le materie prime critiche di cui ha bisogno. Servirà cooperazione a tutto campo

  • in

    Unione della difesa, Bruxelles propone un fondo da 500 milioni di euro per gli acquisti congiunti di armi

    Bruxelles – Appalti congiunti per rafforzare l’industria europea della difesa. Dopo i vaccini e il gas, ora le armi. La Commissione europea propone oggi (19 luglio) al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa.
    “Oltre ad aiutare a ricostituire parte delle scorte in seguito al trasferimento di armi all’Ucraina, stiamo creando un incentivo attraverso il bilancio dell’UE affinché gli Stati membri acquistino insieme”, ha spiegato il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, presentando in conferenza stampa l’iniziativa, parlando di una “vulnerabilità de facto” che si è venuta a creare con il trasferimento di armi all’Ucraina “che ora deve essere affrontata con urgenza”.
    L’intenzione di introdurre uno strumento temporaneo per rafforzare la difesa europea, era stata comunicata dalla Commissione europea a maggio nella comunicazione congiunta sui divari negli investimenti nel settore della difesa. Lo strumento – si legge in una nota dell’esecutivo – incoraggerà gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà, a procurarsi congiuntamente e faciliterà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui hanno urgente bisogno”.
    Così come ha fatto per gli acquisti congiunti di vaccini e terapie anti COVID, Bruxelles punta a scongiurare concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e abbassare anche i costi delle armi con acquisti più numerosi. “Gli Stati membri hanno adottato misure audaci trasferendo in Ucraina le attrezzature di difesa urgenti. Nello stesso spirito di solidarietà, l’UE li aiuterà a ricostituire queste scorte incentivando gli appalti congiunti, consentendo all’industria europea della difesa di rispondere meglio a queste urgenti esigenze”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margarethe Vestager, definendo la proposta di regolamento EDIRPA (l’atto comune sugli appalti) una pietra miliare storica nell’istituzione dell’Unione della difesa dell’UE. Sul regolamento la Commissione si aspetta un via libera rapido da parte di Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori dell’UE – così da poter, entro la fine del 2022, “sostenere gli Stati membri che affrontano le loro esigenze più urgenti e critiche” in materia di difesa.

    A valere sul bilancio comunitario per gli anni 2022-2024 per aiutare gli Stati membri a ricostruire le scorte di armi e dispositivi militari esaurite per il trasferimento in Ucraina. La proposta passa ora nelle mani di Parlamento e Consiglio per il via libera

  • in

    Singapore potrebbe diventare un partner dell’UE per espandere il commercio nella sfera digitale

    Bruxelles – Nella strategia UE per l’autonomia strategica nella sfera digitale, una parte consistente del lavoro della Commissione Europea riguarda la ricerca di parter affidabili con cui stringere accordi di collaborazione e di commercio. È per questo motivo che assume particolare importanza l’incontro di oggi (lunedì 14 febbraio) tra il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e il ministro per le Relazioni commerciali di Singapore, S Iswaran, che ha portato a un accordo informale sull’accelerazione del progetto di partnership digitale tra l’Unione e la città-Stato del Sudest asiatico entro la fine dell’anno.
    Alla luce della recente proposta dell’esecutivo comunitario sulla strategia UE sui microchip, il commissario Breton ha portato la discussione sul piano della “potenziale cooperazione” con Singapore per quanto riguarda l’approvvigionamento nell’industria dei semiconduttori. Dopo il confronto sulle priorità dell’European Chips Act, le due parti hanno concordato di affrontare la questione all’interno di gruppi di lavoro tecnici. Cooperazione e commercio bilaterale sono stati affrontati anche su altri temi digitali, come il rafforzamento della connettività e l’interoperabilità di mercati e quadri politici. Al centro del confronto ci sono lo sviluppo di infrastrutture sicure, flussi di dati affidabili, innovazione, competenze digitali per i lavoratori, trasformazione digitale di imprese e servizi pubblici.
    Un partenariato digitale tra UE e Singapore porterebbe a un rafforzamento degli investimenti reciproci, alla costruzione di catene di approvvigionamento più solide e alla facilitazione di opportunità imprenditoriali per l’innovazione di piccole e medie imprese e start-up. Breton e Iswaran hanno sottolineato che “il partenariato digitale dovrebbe essere una struttura flessibile che va oltre il dialogo e lo scambio di informazioni”, con l’obiettivo di “fornire risultati concreti” anche sul fronte delle tecnologie emergenti come il 5G e il 6G, l’intelligenza artificiale e l’identità digitale. Con l’obiettivo di siglare un accordo politico entro il 2022, dopo l’eventuale firma si terrà ogni anno una riunione ministeriale presieduta dal commissario Breton e dal ministro Iswaran, per fare il punto sui progressi rispetto alle priorità condivise.

    Today, #Singapore’s Minister S Iswaran and I confirmed our shared ambition to build a comprehensive 🇪🇺🇸🇬#DigitalPartnership!
    Concrete benefits for people and businesses. 5G/6G, AI, data, chips & more to come.
    See our joint statement here👇https://t.co/2uFX7kvdRR pic.twitter.com/9j62yJ9YJ1
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) February 14, 2022

    Il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha concordato con il ministro del Commercio della città-Stato, S Iswaran, di rafforzare la connettività e l’interoperabilità dei mercati digitali anche sul fronte dei microchip

  • in

    L’UE è pronta a cooperare con la Corea del Sud su semiconduttori e trasferimento dei dati personali

    Bruxelles – Se la questione della carenza dei semiconduttori è stato uno dei temi cruciali della riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) di Pittsburgh, la partita della catena di approvvigionamento dei microchip per Bruxelles si gioca anche dall’altra parte del mondo: in Corea del Sud.
    Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, in questi giorni è in visita a Seul, dove sta tenendo colloqui con i ministri del governo coreano sulle prospettive di cooperazione tecnologica e digitale tra l’Unione Europea e il partner orientale. Nel corso del confronto con la ministra della Scienza, Lim Hyesook, è stato affrontato il tema della ricerca comune sul fronte delle “tecnologie critiche”, come l’intelligenza artificiale, lo sviluppo del 6G, l’Open RAN (creazione di reti aperte e indipendenti dallo stretto legame) e i computer quantistici.
    Ma sono i microchip il vero nodo cruciale. “L’epicentro della geopolitica dei semiconduttori è qui, in Asia“, ha commentato su Twitter dopo un colloquio con il ministro del Commercio, l’industria e l’energia, Moon Sung-wook, ricordando il focus sulla “resilienza della nostra filiera di microchip e sulla ricerca”. Concetto ribadito anche durante la visita al campus della Samsung a Pyeongtaek, la più grande fabbrica di semiconduttori a 5 nanometri al mondo: “Con l’imminente Atto europeo dei microchip, assicureremo la nostra catena di approvvigionamento con alleanze di fiducia in tutto il mondo”, ha confermato Breton.

    Impressive visit to @Samsung Pyeongtaek Campus 🇰🇷
    The largest 5 nanometers #semiconductors factory in the world 🔬
    With the upcoming 🇪🇺 EU Chips Act, we will secure our supply chain in partnership with #trusted players across the globe.#TechAndChipsTour pic.twitter.com/UA3HxOqgY8
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) September 30, 2021

    Che si tratta di una settimana cruciale per le relazioni tra l’UE e la Corea del Sud sul fronte della tecnologia l’ha confermato anche il parere del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), che ha sancito il “sostanziale allineamento” tra le politiche di protezione dei dati personali tra i due partner. In questo modo è stato possibile per l’EDPB dare un parere positivo alla decisione di adeguatezza sul trasferimento dei dati tra Bruxelles e Seul.
    “Questa decisione di adeguatezza è di fondamentale importanza, in quanto coprirà i trasferimenti sia nel settore pubblico sia in quello privato”, ha spiegato la presidente del Comitato europeo, Andrea Jelinek. “Un alto livello di protezione dei dati è essenziale per sostenere i nostri legami di lunga data con la Corea del Sud e per salvaguardare i diritti e le libertà degli individui“, ha aggiunto la presidente, ribadendo che “gli aspetti fondamentali del quadro coreano di protezione dei dati sono essenzialmente equivalenti” a quelli del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione Europea.
    Secondo l’EDBP, l’allineamento coinvolge i concetti di protezione dei dati (informazioni personali, trattamento e persone interessate), i motivi di trattamento legittimo, la limitazione delle finalità di uso, la conservazione dei dati, la sicurezza la trasparenza. Rimane però necessario continuare a “monitorare attentamente la situazione” e la Commissione Europea è stata invitata a  “fornire ulteriori informazioni” sui requisiti sostanziali e procedurali (come l’onere della prova) in caso di ricorso all’autorità per la protezione dei dati coreana.

    Visita a Seul del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, per rinsaldare il legame sul fronte digitale. Intanto il Comitato europeo per la protezione dei dati da l’ok alla decisione di adeguatezza sulla privacy

  • in

    Biden scuote l’Europa. Von der Leyen: su vaccini e brevetti pronti a discutere

    Roma – Dopo mesi di pressioni da ogni parte il tema della sospensione temporanea della proprietà intellettuale sui vaccini comincia potrebbe sbloccarsi. A sollecitare una decisione nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio WTO, anche gli Stati Uniti favorevoli a una deroga.
    Da sempre sostenitori della difesa della proprietà intellettuale, la nota diffusa ieri appare come una svolta storica: “Questa è una crisi sanitaria globale e circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali”, ha scritto l’inviata Usa per il commercio Katherine Tai, stretta collaboratrice di Joe Biden.
    Oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha accolto positivamente la proposta: “Pronti a discuterne”, ha detto durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione europea anche se, a dire il vero, non aveva dato molto peso al voto del Parlamento che a marzo votò un emendamento in questa direzione.
    Nessun entusiasmo anzi, più propensa al no è la cancelliera tedesca Angela Merkel, più vicina alla posizione dell’industria farmaceutica (in testa Pfizer) che stamani aveva bocciato la mossa dell’amministrazione Biden.  Per il governo tedesco la revoca dei brevetti “provocherebbe serie complicazioni per la produzione dei vaccini, aggiungendo che la protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro”.
    Sembra approvare, tiepidamente, il presidente del Consiglio Mario Draghi, che in una nota afferma:  “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”.
    Maglio tardi che mai e così ance il Commissario al mercato interno e innovazione con delega al Covid, Thierry Breton si è messo in scia annunciando che “ora che la produzione di vaccini sta per raggiungere i nostri obiettivi, è tempo di aprire una nuova fase e affrontare la questione dei brevetti”.
    Anche il presidente del Parlamento David Sassoli, annuncia in un tweet che l’aula è “pronta a discutere qualsiasi proposta che aiuti ad accelerare la vaccinazione a livello global”, dunque a valutare la questione dei brevetti e delle licenze.

    The @Europarl_EN is ready to discuss any proposal that will help speed up vaccination globally.
    In these exceptional times, we must make sure patents and licences work to protect the interests of all.
    — David Sassoli (@EP_President) May 6, 2021

    Iniziativa su cui preme anche il presidente del gruppo dei Verdi Philippe Lamberts che chiede all’Eurocamera una “posizione inequivocabile” nella prossima sessione, e sollecita l’UE “oltre a sostenere la revoca dei brevetti, a favorire il trasferimento di tecnologie e di know-how verso i paesi terzi al fine di aumentare la produzione mondiale di vaccini”.
    Il cambio di rotta a Bruxelles raccoglie i commenti degli europaralmentari italiani. Patrizia Toia, del Pd spiega che “lasciare miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo in balìa del coronavirus è una scelta contraria ai nostri valori” sottolineando che “il ritardo dell’Unione europea nel riconoscere questa realtà, ha dimostrato una debolezza di leadership. Ora è il momento di cambiare”. Ritardo segnalato anche da Sabrina Pignedoli del Movimento 5 Stelle, scrivendo che “avremmo desiderato che l’UE fosse stata portabandiera nel mondo di questa solidarietà e non a rimorchio ma va bene così se raggiungiamo l’obiettivo”.
    Appena annunciato il traguardo del vaccino, poco prima della fine del 2020, era stato Papa Francesco nel suo messaggio di Natale Urbi et orbi a chiedere che il vaccino doveva essere a disposizione di tutti, specie alle popolazioni più vulnerabili. Una sollecitazione ufficiale inviata dal Vaticano in ambito WTO già nel mese di febbraio.
    Ora l’obiettivo è ravvicinato. La spinta di Biden dovrebbe portare a discuterne subito fra qualche giorno nell’ambito del Consiglio europeo di Oporto. Subito dopo ci sarà l’appuntamento del 21 maggio al Global Health summit di Roma in ambito G20 dove anche l’Italia che lo presiede potrà recuperare il tempo perduto.
    Per i grandi del pianeta, vaccinare tutto il mondo è prima di tutto giusto e diventerebbe quasi un gesto di egoismo.

    Con la proposta USA, gli equilibri in ambito del WTO potrebbero cambiare anche se in Europa Angela Merkel si schiera il no alla revoca della proprietà intellettuale. Contro anche l’industria farmaceutica