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    Lo sport internazionale taglia fuori la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina: dal calcio alla Formula 1, fino al basket

    Bruxelles – Al terzo strike, Mosca è fuori dalla maggior parte delle grandi manifestazioni sportive in programma nei prossimi mesi. Dopo il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche nel Donbass, l’invasione dell’Ucraina e i bombardamenti su Kiev, la Russia viene tagliata fuori dallo sport internazionale, dal calcio alla Formula 1, fino al basket. Ma anche altri organizzatori potrebbero presto prendere la stessa decisione e cancellare gli eventi in programma sul suolo della Russia o riprogrammare le partite delle squadre russe nelle rispettive competizioni. “Come ministri degli Esteri dell’UE guardiamo con soddisfazione al fatto che non solo la politica, ma anche lo sport sta reagendo contro l’aggressione della Russia”, ha commentato Luigi Di Maio, al termine del Consiglio Affari Esteri convocato oggi a Bruxelles.
    Tutto è iniziato con l’annuncio di questa mattina da parte del Comitato Esecutivo UEFA della decisione di cancellare la finale di Champions League di calcio dalla Gazprom Arena di San Pietroburgo  – casa dello Zenith, squadra di calcio per cui tifa il presidente russo Vladimir Putin – e spostarla allo Stade de France di Saint-Denis (a Parigi), mantenendo la stessa data di sabato 28 maggio. La decisione è arrivata “in un momento di crisi senza precedenti a seguito della grave escalation della situazione della sicurezza in Europa”, in cui si rende necessario “garantire il soccorso ai giocatori di calcio e alle loro famiglie in Ucraina, che devono affrontare terribili sofferenze umane, distruzione e sfollamento”. L’UEFA ha stabilito anche che “i club e le squadre nazionali russe e ucraine dovranno giocare le loro partite in casa in luoghi neutrali fino a nuovo ordine”.
    Nel calcio il nome Gazprom – l’azienda energetica russa parzialmente controllata dallo Stato – è una costante e non a caso sta causando le polemiche maggiori. In attesa di conoscere la decisione dell’UEFA sul taglio dei rapporti con il suo maggiore sponsor per la Champions League, il club tedesco Schalke 04 ha già reso noto con un comunicato ufficiale di aver cancellato ogni riferimento alla sponsorizzazione russa dal suo kit di divise ufficiali: “Seguirà un confronto con Gazprom Germania, ma per il momento sulla divisa dei Königsblauen comparirà solo la scritta Schalke 04″. Ma anche per la FIFA ora si pone la questione. Il presidente Gianni Infantino si è detto “molto preoccupato per la situazione tragica” e dovrà prendere una decisione sugli spareggi per l’accesso ai Mondiali di Qatar 2022 (la Russia dovrebbe giocare in casa il 24 marzo contro la Polonia e, se vincerà, il 29 marzo contro Svezia o Repubblica Ceca). Proprio queste tre federazioni hanno inviato ieri una lettera congiunta per chiedere alla FIFA di spostare il luogo dello svolgimento delle partite. “Continueremo a monitorare la situazione comunicheremo a tempo debito la nostra decisione“, ha fatto sapere Infantino.
    Il pilota tedesco di F1, Sebastian Vettel, al GP di Ungheria (primo agosto 2021)
    Anche la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) ha seguito a ruota l’esempio dell’UEFA e, dopo una discussione con le scuderie, i piloti e gli organizzatori del Circus della Formula 1 ieri sera, ha concluso oggi che “è impossibile tenere il Gran Premio di Russia nelle circostanze attuali“. La gara era prevista nel fine settimana tra il 23 e il 25 settembre, ma al momento disputare il Gran Premio nel circuito di Soči non sarebbe compatibile con “la visione positiva per unire le persone e riunire le nazioni” perseguita dalla Formula 1. Tutte le parti interessate guardano “con tristezza e shock” agli attuali sviluppi in Ucraina, nella speranza di “una risoluzione rapida e pacifica della situazione attuale”, si legge nel comunicato. Già nella giornata di ieri (giovedì 24 febbraio) il pilota tedesco della scuderia Aston Martin, Sebastian Vettel, aveva anticipato la decisione della Formula 1: “Sono scioccato e molto triste per quello che sta accadendo in Ucraina, per questo ho già deciso che non parteciperò al prossimo GP di Russia“.
    Ha deciso invece di obbligare le squadre russe a giocare in campo neutro l’Eurolega di basket, in una nota pubblicata nel pomeriggio: “Le partite programmate per essere giocate sul suolo russo saranno spostate in altre sedi, mentre le partite che coinvolgono squadre russe, ma programmate per essere giocare in altri Paesi, continueranno a svolgersi come da programma”. CSKA Mosca, Zenit San Pietroburgo e UNICS Kazan subiscono la volontà degli organizzatori della competizione dopo i boicottaggi degli ultimi giorni decisi dalle altre squadre europee (rinviate Bayern Monaco-CSKA, Baskonia-UNICS e Zenit-Barcellona), mentre la partita fra CSKA-Barcellona in programma domenica (27 febbraio) “è sospesa”, fa sapere l’Eurolega. La decisione è stata presa per “tutelare l’integrità della competizione e consentire alle squadre di continuare a difendere il proprio diritto a gareggiare in campo, isolando lo sport da qualsiasi azione politica”. Anche se viene messo in chiaro che “è nostra responsabilità proteggere l’integrità di giocatori, allenatori, tifosi e staff” e che “qualsiasi tipo di violenza non è né tollerata né accettata come mezzo per difendere l’opinione o la posizione di nessuno”.
    Si accendono però i riflettori anche sulla Federazione internazionale di volley (FIVB): dal 26 agosto all’11 settembre sarebbe in calendario il mondiale di pallavolo maschile e ora dovrà essere deciso se seguire (con tutta probabilità) l’esempio di UEFA, Formula 1 ed Eurolega. Intanto, dal mondo del tennis, merita una menzione speciale il gesto del tennista russo Andrej Rublëv, che dopo la vittoria di oggi sul polacco Hubert Hurkacz agli ATP di Dubai ha firmato la telecamera scrivendo “No war please”. Anche dagli sportivi russi arrivano messaggi chiari contro le azioni belliche intraprese dal presidente Putin.

    La scritta di Andrey #Rublev sulla telecamera
    “No war please”#DDFTennis pic.twitter.com/blPgVTDuuB
    — Luca Fiorino (@FiorinoLuca) February 25, 2022

    Gli organizzatori dei maggiori eventi sportivi internazionali prendono posizione sullo scoppio della guerra in Europa e le responsabilità di Mosca. Spostata la finale di Champions League a Parigi, cancellato il Gran Premio di Soči e squadre di russe di basket in campo neutro

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    I leader dell’Occidente boicottano le Olimpiadi invernali cinesi

    Bruxelles – Via, certamente. Pronti, non del tutto. Le Olimpiadi invernali di Pechino prendono inizio, ma l’Europa non vi prende parte. Non a livello di capi di Stato e di governo. I leader dell’UE hanno deciso di boicottare la manifestazione al che prende inizio oggi (4 febbraio) e che durerà fino al 20 febbraio. Dei Ventisette, solo Polonia e Lussemburgo avranno saranno presenti al più alto livello politico. Tutti gli altri invece porteranno in Cina personalità di rango inferiore. Un fatto che dimostra almeno due cose: le tensioni tra est e ovest del mondo, e le divisioni interne al blocco a dodici stelle nelle relazioni con Pechino e Mosca. Perché la mossa di non essere presenti a livello di leader più che in senso anti-cinese si legge in senso anti-russo.
    Il governo della Repubblica popolare cinese sta usando le olimpiadi invernali per rafforzare le relazioni con la federazione russa, nei confronti della quale l’UE sta tenendo una posizione rigida per le operazioni militari lungo la frontiera con l’Ucraina. Per questa ragione, unita anche alla questione del rispetto dei diritti umani nelle province autonome tibetana e dello Xinjiang, nove Stati membri – Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Slovenia e Svezia – hanno deciso di boicottare completamente la diplomazia dei giochi, non inviando alcun rappresentante. Gli altri hanno optato per presenze istituzionali di ‘basso profil0’. L’Italia aveva già previsto la partecipazione a livello di sottosegretario per lo Sport, ma Valentina Vezzali ha dovuto dare forfait causa COVID, e al suo posto si presenta l’ambasciatore Luca Ferrari.
    Tra i grandi assenti figurano Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia, che hanno deciso di non inviare neppure i rispettivi ambasciatori. Anche l‘India all’ultimo momento ha deciso di non andare, per motivi regionali. Tra India e Cina persistono dispute territoriali, e non è passato inosservato a Nuova Delhi la decisione di fare di un comandante coinvolto negli scontri al confine del 2020 tra i due paesi uno dei tedofori olimpici nella consueta staffetta della torcia che porta ai Giochi.
    Olimpiadi invernali con tanto sport e altrettanta politica, dunque. L’occidente marca le distanze con le potenze orientali. Il boicottaggio della cerimonia d’apertura segna un altro, ulteriore momento di censura nei confronti di Pechino e Mosca.

    Nove Stati membri dell’UE senza rappresentanti, solo Polonia e Lussemburgo presenti a livello di capi di Stato e di governo. Tutti gli altri con ambasciatori o altre figure istituzionali. Le tensioni con l’Ucraina tra i motivi della decisione