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    Il Consiglio Europeo dà l’ok alle sanzioni all’Iran e chiede di “annullare immediatamente” le esecuzioni capitali

    Bruxelles – I 27 leader dell’Ue danno il loro beneplacito alle sanzioni contro il regime in Iran, approvate lo scorso 12 dicembre al Consiglio Affari Generali. Lo scambio di opinioni tra i capi di Stato e di governo sulla situazione nella Repubblica Islamica è durato poco, il tempo di ribadire la “ferma condanna alle sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite recentemente nel contesto delle proteste in corso in Iran” e di chiedere ancora una volta “alle autorità di Teheran di terminare immediatamente questa pratica e annullare le sentenze”, come si legge nelle conclusioni del Consiglio Europeo che si è tenuto oggi (15 dicembre) a Bruxelles.
    Le sanzioni aggiuntive, che fanno seguito a quelle già decise il 17 ottobre e il 14 novembre, riguardano venti persone e un’entità: ora nella lista dei destinatari delle misure restrittive figurano 155 individui e 12 entità. Tra i nuovi sanzionati spiccano il direttore, diversi conduttori e reporter della Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran (Irib) e l’emittente statale stessa, megafono del regime, colpevole di trasmettere “confessioni estorte a detenuti, fra cui giornalisti, attivisti politici ed esponenti delle minoranze curde e arabe”. Oltre al canale media governativo, entrano per la prima volta nella lista nera gli alti gradi delle Guardie della rivoluzione, il corpo armato istituito nel 1979 dall’ayatollah Khomeini per difendere la rivoluzione islamica: i comandanti e vicecomandanti dei Pasdaran delle province iraniane sono ritenuti “responsabili della repressione violenta dei manifestanti civili”. Per tutti loro, le misure restrittive comprendono il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
    Roberta Metsola, 15/12/22
    Chi ha speso parole forti sul tema è la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che dopo il dibattito con i 27 leader Ue ha dichiarato: “Quello che stiamo vedendo non ha precedenti, possiamo commentare il coraggio delle donne, chiedere libere elezioni, continuare a aggiungere sanzioni, ma dobbiamo anche mandare il messaggio che noi siamo con la gente che protesta”. Secondo Metsola c’è bisogno di maggiore fermezza e incisività nell’azione delle democrazie europee per fermare la repressione in corso in Iran: per questo la presidente dell’Eurocamera ha annunciato che lancerà “nei prossimi giorni una piattaforma interparlamentare con i colleghi del G7” per coordinare la risposta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime degli ayatollah, sul modello di quelle istituite per l’Ucraina e per promuovere l’uguaglianza di genere.
    Alla voce Iran avanza parallelamente un altro dossier. Come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, prima del meeting di oggi, il nuovo pacchetto di sanzioni riguarda “sia la questione interna al Paese sulla repressione delle dimostrazioni, sia la fornitura di armi e droni alla Russia”. Il Consiglio Affari Esteri ha aggiunto altre quattro persone e quattro entità all’elenco delle misure restrittive “relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, nel tentativo di fermare l’elaborazione e la fornitura di velivoli senza pilota (Uav) utilizzati dalla Russia nei bombardamenti sulle città ucraine.

    I 27 leader Ue “condannano fermamente le sentenze di pena di morte” e sostengono le misure restrittive che colpiscono gli alti gradi delle Guardie della Rivoluzione e l’emittente televisiva del regime. La presidente dell’Eurocamera Metsola vuole una piattaforma interparlamentare per coordinare l’azione Ue in difesa dei manifestanti

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    Gli eurodeputati del Pd manifestano a sostegno delle donne iraniane con il taglio di una ciocca di capelli

    Bruxelles – Gli eurodeputati del Partito Democratico prendono una posizione netta e con un gesto simbolico ma tangibile a sostegno delle donne iraniane, dopo quasi un mese di proteste contro il regime teocratico provocate dall’omicidio di Mahsa Amini, 22enne morta lo scorso 16 settembre in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente l’hijab.
    Il taglio delle ciocche di capelli dei sei eurodeputati del Partito Democratico in solidarietà con le proteste delle donne iraniane (13 ottobre 2022)
    “Donna, vita, libertà”, hanno intonato Alessandra Moretti, Camilla Laureti, Elisabetta Gualmini, Patrizia Toia, Pietro Bartolo, Giuliano Pisapia e Pierfrancesco Majorino di fronte alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles oggi (giovedì 13 ottobre), in concomitanza con la manifestazione indetta a Roma dal segretario del Pd, Enrico Letta, davanti all’ambasciata iraniana. Dopo aver spiegato di voler “manifestare la solidarietà, fratellanza e sorellanza alle donne e al popolo iraniano per la loro libertà”, i sette eurodeputati si sono tagliati una ciocca di capelli ciascuno, emulando uno dei gesti più estremi mostrati dalle manifestanti durante le proteste di piazza a Teheran e in altre decine di città in Iran, oltre ai falò di hijab. Le ciocche sono state poi raccolte in una busta, che sarà spedita all’ambasciata iraniana a Bruxelles.
    I sette eurodeputati del Pd sono stati anche tra i firmatari dell’interrogazione parlamentare della settimana scorso all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sull’attivazione dei canali diplomatici europei per liberare la travel blogger romana Alessia Piperno – insieme ad altri otto cittadini Ue – arrestata lo scorso 28 settembre a Teheran e di cui si hanno pochissime notizie, se non che è detenuta nel carcere di Evin nella capitale iraniana. Piperno non sarebbe stata l’obiettivo della retata della polizia, ma si sarebbe trovata nello stesso ostello frequentato da alcuni “sobillatori” – come li definiscono le autorità della Repubblica Islamica – delle proteste delle donne iraniane contro il regime teocratico.
    A proposito delle manifestazioni nel Paese mediorientale, la dura repressione da parte della polizia – che lancia lacrimogeni e spara ad altezza uomo durante le manifestazioni – ha già causato la morte di 201 persone (di cui 23 bambini), denuncia l’organizzazione non-governativa Iran Human Rights. Ecco perché la Commissione Europea è sempre più decisa a imporre nuove sanzioni all’Iran, per far pagare il prezzo economico dell’uso della violenza sistematica contro le donne e i giovani manifestanti pacifici. Secondo quanto riportano fonti Ue a Bloomberg, il pacchetto di misure restrittive dovrebbe coinvolgere 15 tra persone ed entità iraniane legate alla morte di Amini e potrebbe essere adottato già la prossima settimana, se sarà raggiunto un accordo unanime tra i Ventisette. “Credo che sia giunto il momento di sanzionare i responsabili della repressione contro le donne iraniane, la scioccante violenza inflitta non può rimanere senza risposta”, ha attaccato la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di ieri (mercoledì 12 ottobre) alla Conferenza degli ambasciatori.

    Sette membri della delegazione del Partito Democratico hanno mostrato solidarietà verso le rivendicazioni del popolo in Iran contro il regime teocratico, condividendo il gesto che sta animando le proteste di piazza nel Paese da quasi un mese dopo la morte di Mahsa Amini