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    In Georgia è scontro istituzionale tra Parlamento e presidente sulla legge filo-russa invisa all’Ue

    Bruxelles – In Georgia l’inevitabile si sta concretizzando e la palla dello scontro istituzionale sta prendendo velocità lungo il piano inclinato di una legge di ispirazione filo-russa che sta continuando a provocare una rottura insanabile tra maggioranza di governo e società civile, ma anche con l’Unione Europea a cui la Georgia aspira ad aderire. Perché il Parlamento georgiano è pronto ad annullare il veto posto dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, alla legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, esasperando il livello di tensione politica nel Paese e mettendo probabilmente la pietra tombale (almeno per il momento) sulle aspirazioni di Tbilisi di avvicinarsi all’adesione Ue e Nato.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“La legge sulla trasparenza ci aiuterà a garantire la stabilità a lungo termine in Georgia, che à necessaria per il nostro Paese e il nostro popolo”, è quanto riferito dal primo ministro, Irakli Kobakhidze, durante la riunione di governo di questa mattina (20 maggio), a due giorni dalla decisione della capa di Stato di opporsi al progetto di legge – voluto fortemente dal partito al potere Sogno Georgiano – perché “è russo nella sua essenza e contraddice la nostra Costituzione“. Dopo l’approvazione della legge di ispirazione in terza lettura lo scorso 14 maggio, era atteso il veto presidenziale più come gesto simbolico che per un’efficacia nei fatti: il governo sapeva di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, con il quarto – e ultimo – voto che dovrebbe arrivare già nel corso dei prossimi giorni.La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per ormai quasi due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue che ha allarmato non poco le istituzioni Ue.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sui progressi della Georgia nel percorso di adesione all’Ue“, è stato l’avvertimento dell’Unione Europea in dichiarazione pubblicata il giorno successivo all’adozione del progetto legislativo, con l’esortazione alle autorità di Tbilisi e il partito al potere Sogno Georgiano di “ritirare la legge, mantenere l’impegno verso il percorso dell’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”. Mentre il livello di tensione diplomatica tra Tbilisi e Bruxelles sta aumentando esponenzialmente, il numero uno del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha predicato calma e “un momento di ulteriore riflessione” offerto dal veto della presidente Zourabichvili: “Nella sua forma attuale la legge non è in linea con i valori e il percorso Ue”, ha messo in chiaro il leader dell’istituzione dell’Unione, invitando “tutti i politici e i leader georgiani a fare buon uso di questa finestra di opportunità” per non discostarsi dalla “rotta europea sostenuta dalla popolazione”. Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione.Anche i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue stanno mostrando sempre più preoccupazione verso il destino della Georgia, come messo nero su bianco da una dichiarazione congiunta del presidente francese, Emmanuel Macron, e del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pubblicata ieri (19 maggio): “È con profondo rammarico che prendiamo nota della decisione del governo georgiano e del partito al potere di deviare da questa strada agendo contro i nostri valori europei comuni e le aspirazioni del popolo georgiano”. Mercoledì scorso (15 maggio) i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia Lituania e Islanda si sono uniti alla marcia di protesta delle decine di migliaia di manifestanti pro-Ue a Tbilisi, spiegando di essere “qui per sostenere le aspirazioni del popolo georgiano a far parte dell’Unione Europea e della Nato”, è stata l’esortazione del ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. “Vedo che la speranza è viva, è nelle strade e nei cuori di tutte le persone che abbiamo incontrato fuori dal Parlamento”. Non va però dimenticato che l’unità dei 27 Paesi membri – e di conseguenza dell’Unione – è stata bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad adottare una dichiarazione di tutti i 27 leader Ue per condannare inequivocabilmente la legge adottata dal Parlamento georgiano.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    La strigliata di Borrell alla Georgia su status di candidato Ue, polarizzazione politica e propaganda russa

    Bruxelles – Il primo viaggio in Georgia come alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza in uno dei momenti più delicati della storia recente del Paese. “La Georgia appartiene alla famiglia europea, ho deciso di recarmi di persona per confermarlo”, ha esordito così Josep Borrell nel corso della conferenza stampa di oggi (8 settembre) a Tbilisi, al termine del primo incontro con il primo ministro georgiano, Irakli Garibashvili, per mettere in fila le priorità per l’avvicinamento del Paese all’Unione Europea e fare un bilancio dei progressi ma soprattutto delle criticità da dover risolvere.
    Da sinistra: il primo ministro della Georgia, , e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (7 settembre 2023)
    “Qui si vedono dimostrazioni di appartenenza chiara all’Unione Europea“, ha voluto sottolineare l’alto rappresentante Borrell, facendo riferimento a “oltre l’80 per cento di supporto della popolazione, ma anche le tantissime bandiere Ue per le strade, ce ne sono più qui che a Bruxelles”. Da mesi sono costanti le richieste di “rappresentanti della società civile e forze politiche” per la concessione dello status di candidato all’adesione Ue, in particolare dalla presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, di fronte agli eurodeputati a Bruxelles. Tuttavia, la candidatura”è un impegno serio, non è qualcosa che i Paesi hanno diritto di ottenere a prescindere”, e tutto il processo è “basato sul merito, con riforme serie e adesione ai valori europei”. Borrell ha voluto essere sincero: “C’è ancora molto lavoro da fare”, in particolare sulle 12 priorità definite nel parere della Commissione.
    A questo proposito nella presentazione orale dello scorso giugno sullo stato delle riforme, l’esecutivo comunitario ha rilevato che Tbilisi ha completato 3 priorità su 12: quella sull’uguaglianza di genere e sulla lotta contro la violenza di genere, quella sull’implementazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nei tribunali nazionali e quella sulla nomina di un difensore d’ufficio nei processi. In altre 7 priorità sono stati registrati alcuni progressi: impegno contro la polarizzazione politica, funzionamento delle istituzioni pubbliche e del sistema elettorale, adozione delle riforme giudiziarie, rafforzamento delle agenzie anti-corruzione, lotta contro la criminalità organizzata, rafforzamento della difesa dei diritti umani e coinvolgimento della società civile nel processo decisionale. Solo progressi limitati nella de-oligarchizzazione, mentre nessun progresso sul pluralismo dei media e gli standard sui procedimenti contro i proprietari dei media. “Il duro lavoro non serve a compiacere Bruxelles” – ha messo in chiaro Borrell – “si tratta di migliorare la vita dei cittadini georgiani, tenendo fede alle grandi aspirazioni europee della popolazione”.
    Di qui il secondo richiamo dell’alto rappresentante, alla “unità nazionale, tutti devono lavorare in modo costruttivo” per mettere fine alla “polarizzazione dello scenario politico”. La ricetta di Borrell (ripetuta sempre uguale più volte) è: “Maggioranza inclusiva, opposizioni collaborative, partito al potere impegnato a lavorare per rendere questa cooperazione effettiva”. Da questa riduzione della tensione passerà proprio la strada verso l’Ue, altrimenti il rischio è di “perdere questa opportunità storica”. Da Bruxelles non c’è nessuna volontà a interferire in “questioni interne”, ha assicurato Borrell, sottolineando che “siete voi che dovete lavorare all’unità”. Tuttavia una questione di particolare preoccupazione – proprio perché riguarda direttamente l’Unione Europea – è quella sollevata dalle recenti tensioni politiche in Georgia a proposito dell’avvio della procedura di impeachment della presidente Zourabichvili da parte del partito al governo Sogno Georgiano (di cui il premier Garibashvili è esponente), a causa dei recenti viaggi della leader a Berlino, Bruxelles e Parigi: “La procedura rischia di aumentare la polarizzazione politica, tutte le istituzioni devono lavorare insieme per superarla”, è l’esortazione di Borrell.
    Ultima, ma non certo per importanza, la questione dell’allineamento di Tbilisi alla politica estera dell’Unione, in particolare sulla questione delle sanzioni internazionali contro la Russia. “Apprezziamo la posizione chiara della Georgia nei forum internazionali”, ha ribadito l’alto rappresentante Ue, che ha però biasimato la ripresa dei voli con la Russia: “C’è molto ancora da fare, è quello che ci aspettiamo da un Paesi che aspira a diventare membro Ue”. La questione dei rapporti con Mosca – molto controverso in un Paese che è stato invaso nel 2008 proprio dall’esercito russo per garantire il separatismo delle autoproclamate Repubbliche dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia – riguarda anche la propaganda e la disinformazione russa, con un esempio sibillino fatto proprio da Borrell all’indirizzo del premier georgiano: “È assurdo pensare che l’Ue voglia usare la Georgia per aprire un secondo fronte nella guerra russa, è una narrativa falsa per avvelenare l’atmosfera”. Ecco perché Bruxelles supporta “media indipendenti e società civile per prevenire la manipolazione delle informazioni”. Supporto che si estende anche all’integrità e alla sovranità della Georgia, a fronte di un 20 per cento del territorio al momento non sotto il controllo dello Stato centrale: “Abbiamo un rappresentante speciale per questa regione e una missione di monitoraggio Ue dedicata da 15 anni”, con “60 milioni di euro in arrivo attraverso l’European Peace Facility per aumentare la resistenza e la capacità del vostro esercito”.
    La situazione politica in Georgia
    Per l’Unione Europea la Georgia rimane uno dei Paesi partner più complessi da gestire, a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Tra le notizie che hanno sollevato più preoccupazioni a Bruxelles va ricordata la ripresa dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, ma anche l’avvicinamento del premier Garibashvili – che da ancora membro osservatore del Partito del Socialismo Europeo ha partecipato alla convention di quest’anno dei conservatori europei e statunitensi a Budapest – all’omologo ungherese, Viktor Orbán, e alle sue politiche autoritarie e anti-Lgbtq+.
    Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)
    La richiesta della Georgia di aderire all’Ue è arrivata il 3 marzo 2022, a una settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Mentre il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde alle richieste di Ucraina e Moldova, alla Georgia è stata indicata la necessità di lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati Paesi candidati, Tbilisi ha ricevuto solo la “prospettiva europea”. A causa di questo ‘fallimento’, nella capitale georgiana si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia.
    Sei mesi fa sono scoppiate dure proteste popolari contro un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria, voluta proprio dal premier Garibashvili per registrare tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’ (in modo simile a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento decine di migliaia di cittadini georgiani sono scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea – gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin – sostenuti sia dalle istituzioni comunitarie sia dalla presidente Zourabichvili. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano ha ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa. Il fondatore del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali.

    L’alto rappresentante Ue in visita nel Paese per ribadire che “appartiene alla famiglia europea”. Ma nel confronto con il premier Irakli Garibashvili sono emerse le maggiori criticità: procedura di impeachment alla presidente Zourabichvili, unità politica e aggiramento delle sanzioni

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    Il partito al governo in Georgia ha avviato la procedura di impeachment contro la presidente per i suoi viaggi nell’Ue

    Bruxelles – Non trova pace la Georgia sul piano politico, a pochi mesi da quello che potrebbe essere l’appuntamento decisivo per le speranze del Paese caucasico di fare il primo passo verso l’ingresso nell’Unione Europea. Il partito al governo Sogno Georgiano ha avviato la procedura di impeachment contro la presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, per una serie di viaggi nell’Ue che rappresenterebbero – secondo l’accusa – una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale. Al centro delle recenti visite di Zourabichvili a Berlino e a Bruxelles c’era proprio la raccolta di sostegno per la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue per la Georgia, ma l’autonomia della presidente ha scatenato la dura reazione del controverso partito attualmente al potere.
    La presidente della Georgia, Salomé Nino Zourabichvili, alla sessione plenaria del Parlamento Europeo (31 maggio 2023)
    “Chiudere un occhio su gravi violazioni della Costituzione mina lo Stato di diritto di un sistema costituzionale democratico”, è l’attacco del presidente di Sogno Georgiano, Irakli Kobakhidze, che venerdì (primo settembre) ha annunciato di essere pronto ad avviare la procedura di impeachment per rivelare che “ancora una volta l’agenda comune dell’opposizione radicale e di Zourabichvili è diretta contro gli interessi della Georgia, compreso lo status di candidato” all’adesione all’Unione. La violazione “in modo flagrante” della Costituzione riguarderebbe la decisione della numero uno del Paese caucasico di effettuare una serie di viaggi diplomatici all’estero senza consultarsi con il governo, gli ultimi dei quali tra il 31 agosto e il primo settembre a Berlino (con il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier) e a Bruxelles (con il leader del Consiglio Ue, Charles Michel). All’orizzonte c’è un cruciale Consiglio Europeo di dicembre, in cui i leader dei Ventisette dovranno decidere se concedere a Tbilisi lo status di candidato all’adesione, dopo aver ricevuto a ottobre il parere della Commissione Ue nel Pacchetto sull’Allargamento annuale.
    Il ruolo della figura presidenziale in Georgia è perlopiù cerimoniale, ma dallo scorso anno Zourabichvili si è ritagliata uno spazio sempre più ampio di autonomia nello spingere gli interessi filo-Ue di Tbilisi e proponendosi come punto di riferimento dell’opposizione popolare a un partito considerato – con tutte le eccezioni del caso in un Paese in cui la prospettiva di adesione Ue e Nato è scritta nella Costituzione – su molti aspetti filo-russo. Lo ha dimostrato sia nel rifiuto di firmare una controversa legge sugli agenti stranieri a inizio marzo (poi ritirata per la reazione di piazza di centinaia di migliaia di cittadini georgiani) sia nel suo appassionato discorso alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a fine maggio, quando ha chiesto a Bruxelles di garantire alla Georgia lo status di candidato all’adesione Ue entro la fine del 2023 come “riconoscimento delle lotte del nostro popolo, dell’identità e dell’importanza dell’Ue”. Secondo quanto reso noto al termine del confronto tra Michel e Zourabichvili – in cui sono stati discussi gli “sviluppi più ampi” nel Caucaso meridionale della guerra russa in Ucraina – il numero uno del Consiglio Europeo ha non solo “ribadito l’impegno dell’Ue a sostenere la Georgia nel suo percorso europeo”, ma ha anche “elogiato l’impegno personale della presidente georgiana” in questo senso: “È stato particolarmente apprezzato il ruolo da lei svolto nel contribuire al controllo legislativo, nell’esercitare il suo diritto di grazia, che ha contribuito alla depolarizzazione, e la sua forte attenzione politica all’agenda Ue-Georgia”.
    Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Garibashvili, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (14 giugno 2023)
    Non è per niente chiaro come il comportamento della presidente “si oppone direttamente agli sforzi del governo georgiano per ricevere tale status” di candidato all’adesione Ue, come recita l’accusa di Sogno Georgiano. Lo stesso leader del partito ha però ammesso che l’impeachment “è impossibile nella situazione politica attuale”, dal momento in cui è necessario l’appoggio dei due terzi del Parlamento nazionale (di 150 seggi) e perciò “senza i voti dell’opposizione radicale non ha alcuna prospettiva di esecuzione”. Questo non ha tuttavia impedito l’avvio della procedura presso la Corte Costituzionale e l’invio di una lettera in cui viene negata l’autorizzazione a tenere in futuro altri incontri diplomatici alla presidente georgiana nata a Parigi nel 1952. La mossa politica di Sogno Georgiano potrebbe avere conseguenze pesanti su ciò che Michel ha definito “un’opportunità storica da non perdere”, ovvero la prospettiva europea a fronte di “riforme necessarie” da implementare su giustizia, deoligarchizzazione, lotta alla corruzione e pluralismo dei media”, ma soprattutto per “la depolarizzazione e la costruzione di una cultura politica inclusiva”.
    La situazione politica a Tbilisi
    Con il passare dei mesi e degli avvicendamenti politici a Tbilisi è sempre più evidente che per l’Unione Europea la Georgia rimane uno dei Paesi partner più complessi da gestire, a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Tra le notizie che hanno sollevato più preoccupazioni a Bruxelles va ricordata la ripresa dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, ma anche l’avvicinamento del premier Irakli Garibashvili (che da ancora membro osservatore del Partito del Socialismo Europeo ha partecipato alla convention di quest’anno dei conservatori europei e statunitensi a Budapest) all’omologo ungherese, Viktor Orbán, e alle sue politiche autoritarie e anti-Lgbtq+.
    Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)
    La richiesta della Georgia di aderire all’Ue è arrivata il 3 marzo 2022, a una settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Mentre il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde alle richieste di Ucraina e Moldova, alla Georgia è stata indicata la necessità di lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati Paesi candidati, Tbilisi ha ricevuto solo la “prospettiva europea”. A causa di questo ‘fallimento’, nella capitale georgiana si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia.
    Sei mesi fa sono poi scoppiate dure proteste popolari contro un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria, voluta proprio dal premier Garibashvili per registrare tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’ (in modo simile a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento decine di migliaia di cittadini georgiani sono scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea – gridando slogan come Fuck Russian law e tappezzando la città di insulti a Putin – sostenuti sia dalle istituzioni comunitarie sia dalla presidente Zourabichvili. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano ha ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa. Il fondatore del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali.
    La Georgia verso il Consiglio Ue di dicembre
    In vista del Consiglio Europeo di dicembre in cui il dossier allargamento sarà prioritario sul tavolo dei 27 leader, la Commissione ha anticipato per la prima volta il suo consueto Pacchetto Allargamento con una presentazione orale dello stato di avanzamento delle riforme in Ucraina, Moldova e Georgia. Secondo quanto illustrato dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, lo scorso 22 giugno, al momento Tbilisi ha completato 3 priorità su 12: quella sull’uguaglianza di genere e sulla lotta contro la violenza di genere, quella sull’implementazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nei tribunali nazionali e quella sulla nomina di un difensore d’ufficio nei processi. In altre 7 priorità sono stati registrati alcuni progressi: impegno contro la polarizzazione politica, funzionamento delle istituzioni pubbliche e del sistema elettorale, adozione delle riforme giudiziarie, rafforzamento delle agenzie anti-corruzione, lotta contro la criminalità organizzata, rafforzamento della difesa dei diritti umani e coinvolgimento della società civile nel processo decisionale. Solo progressi limitati nella de-oligarchizzazione, mentre nessun progresso sul pluralismo dei media e gli standard sui procedimenti contro i proprietari dei media.
    Ora l’attenzione è tutta rivolta all’esito delle valutazioni della Commissione e alla decisione del Consiglio di dicembre sul percorso di allineamento di Tbilisi alle priorità per la candidatura all’adesione Ue. In caso di nuovo responso negativo si potrebbe assistere ad ancora più rabbia sociale contro il governo e al rischio di un crescente risentimento verso Bruxelles, con conseguenze al momento non prevedibili sull’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento georgiano nel 2024.

    Le recenti visite a Berlino e Bruxelles di Salomé Nino Zourabichvili per raccogliere sostegno sulla concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue ha scatenato la dura reazione del partito Sogno Georgiano, che accusa la leader di violare la Costituzione con la sua autonomia

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    L’appello della presidente della Georgia alla plenaria del Parlamento Ue: “Status di candidato entro fine 2023”

    Bruxelles – C’è un solo Paese che è sulla strada dell’Unione Europea, ma non ha ancora ottenuto lo status di candidato all’adesione. È la Georgia, uno dei partner più europeisti nelle aspirazioni della popolazione, ma allo stesso tempo più complicato nella gestione dei rapporti con il governo in carica. “Aldilà delle passioni politiche tutti i georgiani condividono la speranza di ritrovare la famiglia europea, è una scelta legittima e che non prevede alternative, perché si basa su valori, storia, lotte e determinazione per il futuro comuni”, è stato il messaggio della presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, dal cuore dell’Unione Europea, intervenendo alla sessione plenaria del Parlamento Europeo nell’emiciclo di Bruxelles. Con un chiaro messaggio per il prossimo futuro: “C’è un’unica strada da percorrere, garantire alla Georgia entro la fine dell’anno lo status di Paese candidato all’adesione Ue“.
    La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, alla sessione plenaria del Parlamento Europeo (31 maggio 2023)
    Era da 13 anni che un leader georgiano non interveniva al Parlamento Europeo – l’ultima volta era stato Mikheil Saakashvili il 22 novembre 2010, le cui condizioni di salute in carcere oggi preoccupano gli eurodeputati – e il ritorno non poteva essere più d’impatto. “Sarebbe il riconoscimento delle lotte del nostro popolo, dell’identità e dell’importanza dell’Ue, è una richiesta come membri della stessa famiglia“, ha ricordato Zourabichvili, riconoscendo “le nostre lacune” sulla strada verso l’adesione: “Tanto deve essere ancora fatto, è il compito comune nei prossimi mesi per non perdere una seconda opportunità che il popolo stavolta non ci perdonerebbe“. Anche la numero uno dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha ribadito la necessità di “spingere di più per dare lo status di candidato” alla Georgia, per non rischiare di perdere un popolo fortemente europeista: “Vi sosterremo nel viaggio per diventare parte dell’Ue, ma serve più decisione sulle riforme-chiave“.
    La Georgia ha fatto richiesta di adesione all’Ue il 3 marzo dello scorso anno. Tuttavia, in linea con il parere della Commissione, al vertice dei leader del 23 giugno è stato deciso di garantire non lo status di Paese candidato ma la ‘prospettiva europea” con 12 riforme-chiave sullo Stato di diritto e le libertà fondamentali da implementare prima della concessione dello status. Proprio ai “12 passi richiesti” ha fatto riferimento nel suo intervento la presidente Zourabichvili, che non li considera un vincolo ma “raccomandazioni di essere fedeli alla nostra identità e riconciliarci con essa“. L’obiettivo è quello di “vedere una Georgia libera in un’Europa libera, l’unica strada per farlo è far parte nell’Ue”, è stata l’esortazione della leader georgiana.
    Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)
    A questo si ricollega la questione delle minacce della Russia, Paese con cui confina a nord. Nell’agosto del 2008 l’esercito russo aveva invaso (per cinque giorni) la Georgia e da allora Mosca riconosce i territori separatisi dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia come Stati indipendenti e nell’area sono ancora dislocati migliaia di soldati russi, per aumentare la sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia. “Quando invoco il futuro europeo della Georgia, lo faccio anche per gli abitanti delle regioni di Abkhazia e Tskhinvali [capitale dell’Ossezia del Sud, ndr], non sono in vendita”, ha attaccato Zourabichvili da Bruxelles. La presidente della Georgia ha fatto anche riferimento alla guerra russa in Ucraina e alla politica di espansionismo intrinseca di Mosca: “Le politiche di appeasement non hanno mai funzionato, è la sua natura imperialistica che le fa portare avanti attacchi contro i vicini“, perché “il Paese più grande al mondo non accetta di avere dei confini”.
    La complessa strada della Georgia nell’Ue
    Per l’Unione Europea la Georgia rimane uno dei Paesi partner più complessi da gestire, a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino concretizzatosi il 24 febbraio 2022 in Ucraina). Tra le ultime notizie che hanno sollevato più preoccupazioni va ricordato il ritiro del partito al potere a Tbilisi, Sogno Georgiano, come membro osservatore del Partito del Socialismo Europeo (Pes), a causa delle frizioni sempre più evidenti per l’avvicinamento all’Ungheria di Viktor Orbán (il premier Irakli Garibashvili ha recentemente partecipato alla convention dei conservatori europei e statunitensi a Budapest). Ma anche la ripresa dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore.
    A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo georgiano ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo per aver fallito l’obiettivo sulla candidatura all’adesione. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia (quello ufficiale dell’Unione Europea).
    Quasi tre mesi fa sono scoppiate dure proteste popolari contro un controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria, voluta proprio dal premier Garibashvili per registrare tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’ (in modo simile a quanto in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento decine di migliaia di cittadini georgiani sono scesi in piazza con le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea, gridando slogan come Fuck Russian law, sostenuti sia dalle istituzioni comunitarie sia dalla presidente Zourabichvili. Dopo due giorni di proteste ininterrotte il partito Sogno Georgiano ha ritirato il progetto di legge, ma senza sconfessare la propria iniziativa. Il leader del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo, in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali.

    La leader georgiana Salomé Zourabichvili si è rivolta alle istituzioni comunitarie direttamente dall’emiciclo di Bruxelles: “Tanto deve essere ancora fatto, è il nostro compito comune nei prossimi mesi per non perdere una seconda opportunità che il popolo non ci perdonerebbe”