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    L’UE spinge sugli aiuti all’Ucraina, e Draghi cerca di convincere Putin a sedersi al tavolo dei negoziati

    Bruxelles – Una chiamata da Roma a Mosca per allentare la tensione tra le potenze occidentali e la Russia. Mentre l’UE ha presentato formalmente il piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina già annunciato la settimana scorsa dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il primo ministro italiano, Mario Draghi, ha tenuto stamattina (martedì primo febbraio) un colloquio telefonico con il presidente russo, Vladimir Putin, per tentare di portare avanti la strada del dialogo (come fatto anche dal presidente francese, Emmanuel Macron).
    Una nota di palazzo Chigi rende noto che “al centro dei colloqui ci sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le relazioni bilaterali” tra Italia e Russia, con il premier Draghi che ha sottolineato “l’importanza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni“, anche considerate le “gravi conseguenze che avrebbe un inasprimento della crisi”. Insieme al presidente Putin “è stato concordato un impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi“, ma si è anche sottolineata “l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia”.
    Una conversazione telefonica avvenuta sullo sfondo della proposta da parte della Commissione UE per il nuovo programma di assistenza macrofinanziaria di emergenza per l’Ucraina, che dovrà essere soggetto ora al vaglio di Consiglio e Parlamento Europeo (ed eventualmente adottato). “Questo pacchetto aiuterà l’Ucraina ad affrontare il suo fabbisogno finanziario dovuto alle sfide economiche e politiche che il Paese sta vivendo”, ha commentato la presidente von der Leyen. Secondo l’esecutivo UE, “una rapida adozione di questa proposta permetterà di erogare immediatamente una prima tranche di 600 milioni di euro all’Ucraina“.
    Parallelamente alla proposta sul programma di emergenza, la Commissione UE ha deciso di aumentare “significativamente” l’assistenza bilaterale che fornirà nel 2022 all’Ucraina sotto forma di sovvenzioni. Dal 2014, le istituzioni finanziarie europee hanno stanziato oltre 17 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti a Kiev per sostenere la lotta alla corruzione, lo Stato di diritto e il rafforzamento delle strutture statali.

    As I announced last week, the @EU_Commission has proposed a €1.2 billion financial assistance package for Ukraine.
    I call on @Europarl_EN and EU countries to agree swiftly, so we can disburse a first tranche of €600 million as soon as possible.
    The EU stands with Ukraine. pic.twitter.com/TqBivrTM4V
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 1, 2022

    A proposito della questione del rafforzamento delle capacità di risposta di Kiev agli attacchi ibridi di Mosca, la commissione speciale sulle Ingerenze straniere nei processi democratici e la disinformazione (INGE) del Parlamento Europeo ha tenuto questo pomeriggio un’audizione sulla strategia della Russia nello spazio informatico. “I cyberattacchi russi hanno un effetto cognitivo, cioè vogliono dimostrare la debolezza nella capacità di riposta dei Paesi colpiti, per mettere in discussione la loro stessa esistenza“, ha spiegato agli eurodeputati Sanda Svetoka, esperta del Centro di eccellenza NATO per le comunicazioni strategiche.
    Come dimostrato dal caso dell’Ucraina di poche settimane fa – a cui l’UE ha fornito immediata assistenza – “nel caso delle azioni offensive a livello informatico c’è una zona grigia più ampia su quello che consideriamo guerra o no“. In questo caso, la “vittoria” sugli avversari avviene “danneggiando infrastrutture critiche, come i sistemi informatici, elettrici o di traffico, con un’interruzioni dei servizi”, ha precisato Svetoka.

    “E’ stato concordato un impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi”, ma anche sottolineata “l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia”

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    Il Parlamento UE vuole un regime di sanzioni europee contro le interferenze straniere e la disinformazione

    Bruxelles – Un regime di sanzioni e misure restrittive a livello comunitario per combattere contro le interferenze straniere e la disinformazione portata da attori extra-UE. Dopo un anno e mezzo di inchieste e audizioni di esperti, la commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) del Parlamento UE ha adottato con 25 voti a favore, otto contrari e un’astensione le proprie raccomandazioni finali, in un testo che verrà votato in sessione plenaria a marzo (in corrispondenza della scadenza del mandato della commissione stessa).
    “Il pubblico europeo e i funzionari di governo sono in gran parte inconsapevoli della gravità della minaccia posta dai regimi autocratici stranieri, in particolare Russia e Cina“, hanno messo nero su bianco gli eurodeputati. Le carenze a livello europeo sul fronte della legislazione e del coordinamento tra Paesi membri UE e una “difesa insufficiente” hanno permesso a questi attori stranieri di “prendere il controllo delle infrastrutture critiche, effettuare attacchi informatici, reclutare ex-politici di alto livello e propagare la polarizzazione nel dibattito pubblico“.
    È per questo motivo che i membri della commissione INGE hanno esortato le istituzioni comunitarie non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche a “rafforzare le proprie capacità contro le interferenze straniere e istituire un regime di sanzioni contro la disinformazione”. Tra le raccomandazioni compaiono anche gli investimenti sulle competenze linguistiche delle piattaforme digitali perché possano agire su contenuti illegali “in tutte le lingue”, il divieto del finanziamento estero dei partiti politici europei e il chiarimento delle relazioni “altamente inappropriate” tra alcuni partiti politici europei e la Russia, oltre ad alternative agli investimenti diretti esteri cinesi e al divieto di uso di software di sorveglianza come il controverso Pegasus.
    “Sono necessarie misure urgenti per affrontare le lacune critiche”, ha commentato la relatrice Sandra Kalniete (PPE), come “ritenere le piattaforme online responsabili e garantire la trasparenza dei loro algoritmi, regolamentare il mercato dei dati e consentire una responsabilità individuale informata”. Le ha fatto eco il presidente della commissione speciale, Raphaël Glucksmann (S&D): “Gli attori ostili stranieri hanno dichiarato una guerra ibrida contro l’Unione e i suoi Stati membri, chiediamo alla Commissione e al Consiglio di attuare senza perdere tempo le raccomandazioni per proteggere le nostre democrazie e garantire la sovranità europea”.
    Dalle fila del Partito Democratico, Pierfrancesco Majorino, membro della commissione INGE, ha sottolineato che “è chiaro che non possiamo fermarci qui, il Parlamento Europeo deve continuare a essere un fondamentale cane da guardia democratico“. L’eurodeputato italiano ha sottolineato i meriti del gruppo degli S&D nella relazione, tra cui la responsabilizzazione delle piattaforme digitali, la protezione del processo elettorale, la regolamentazione del finanziamento dei partiti politici europei e “l’affermazione della trasparenza come garanzia assoluta da esigere da chiunque sviluppi relazioni con il mondo esterno” all’Unione Europea.

    Adottate dagli eurodeputati della commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) le raccomandazioni che chiudono un anno e mezzo di lavori. A marzo il voto in sessione plenaria sulla relazione

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    Italia e UE si coordinano con i partner occidentali per rispondere alle minacce della Russia in Ucraina

    Bruxelles – Al tavolo virtuale delle potenze occidentali sul coordinamento contro le minacce della Russia al confine orientale dell’Ucraina ieri sera (lunedì 24 gennaio) c’erano tutti: il premier Mario Draghi, i leader delle istituzioni UE Charles Michel e Ursula von der Leyen (rispettivamente del Consiglio e della Commissione), il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, l’omonimo francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il primo ministro britannico, Boris Johnson, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e il presidente polacco, Andrzej Duda.
    In termini di contenuti non sono emerse particolari novità rispetto a quanto già ribadito anche al Consiglio Affari esteri dell’UE di ieri (alla presenza virtuale del segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, e del segretario generale della NATO Stoltenberg). Ma la vera notizia è che il fronte occidentale è compatto a sostegno dell’Ucraina e i nove leader lo hanno confermato a loro stessi in primis e alla Russia di Vladimir Putin implicitamente. Fonti interne al Consiglio fanno sapere che l’incontro tra i capi di Stato e di governo e il segretario generale della NATO ha avuto come tema centrale l’unità sulla risposta dell’Occidente in caso di aggressione militare della Russia contro l’Ucraina sul fianco orientale.
    Questo non significa che non ci sia ancora spazio per l’azione diplomatica. Ecco perché è stata ribadita “l’urgente necessità” di continuare il dialogo con la Russia per allentare le tensioni militari lungo il confine con l’Ucraina e la retorica aggressiva di Mosca. Al centro di tutto il discorso ci sono i principi fondamentali della sicurezza europea, che “non possono essere rinegoziati”, e il diritto degli Stati dell’Europa di decidere i propri accordi internazionali che garantiscono la sicurezza nazionale.
    Prima di un’eventuale escalation militare le potenze occidentali proveranno a mettere sul campo anche “sforzi congiunti” per scoraggiare ulteriori aggressioni militari di Mosca: sul tavolo un coordinamento tra i partner per imporre sanzioni economiche contro la Russia. Rimane incondizionato il sostegno a Kiev, sia in termini diplomatici sia in termini economici, seguendo l’esempio del nuovo pacchetto di assistenza macrofinanziaria di emergenza da 1,2 miliardi di euro stanziato ieri dall’Unione Europea. “Rimarremo fermi e uniti”, ha sottolineato su Twitter il presidente del Consiglio UE Michel, commentando la “piena unità transatlantica” confermata ieri sera dai nove leader.

    Tonight’s call with @POTUS @jensstoltenberg @vonderleyen @EmmanuelMacron @OlafScholz @prezydentpl @Palazzo_Chigi and @BorisJohnson to coordinate our response in case of further military agression against Ukraine.
    We will remain firm and united. pic.twitter.com/ZflP3AxCi8
    — Charles Michel (@eucopresident) January 24, 2022

    Anche da Palazzo Chigi emerge completo allineamento alla strategia coordinata dai partner nel rapporto con Mosca. Esaminando l’andamento della crisi e i contatti diplomatici delle ultime due settimane, per l’Italia rimane centrale lo “stretto coordinamento tra gli alleati e l’esigenza di una risposta comune”, sia come sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, sia per tenere aperto un canale di dialogo con la Russia.
    Vincenzo Amendola“Dobbiamo respingere con molta fermezza” ogni ipotesi di “possibili invasioni o di operazioni militari, soprattutto perché siamo un continente che crede nel negoziato, nel dialogo politico”, ha ribadito il sottosegretario agli Affari Europei, Vincenzo Amendola, ai microfoni di SkyTg24 a margine dei lavori del Consiglio Affari Generali a Bruxelles da cui emerge “una risposta molto compatta di tutti i 27” Stati membri.
    Risposta compatta a livello europeo che per Amendola riflette l’unità tra gli alleati occidentali nell’incontro virtuale di ieri. “Siamo uniti nell’evitare un’escalation militare, non vogliamo che sul territorio ucraino si creino delle condizioni che innanzitutto per i cittadini di quel paese sarebbero disastrose”. La politica – aggiunge – “ha dei mezzi e che sono assolutamente superiori a quelli dello strumento militare: la nostra posizione non è solo di alleanza, ma vogliamo evitare un’escalation militare”.
    Nel caso in cui la situazione dovesse degenerare e arrivare al conflitto militare da parte di Mosca “tutte le opzioni sono sul tavolo”, anche eventuali sanzioni energetiche, ha chiarito il sottosegretario rispondendo a una domanda. Precisa che “abbiamo sempre detto che le risposte saranno adeguate alle operazioni” anche se “al momento abbiamo sempre tenuto fermo il dialogo negoziale”. Un’eventuale escalation di tensione “potrebbe essere un rischio per l’Ucraina, ma anche per il contesto di pace e sicurezza nel nostro continente”, ha aggiunto, sottolineando in chiusura che la crisi attuale “non è creata da qualche vertice in Europa o della NATO, ma è creata da una posizione, quella russa, con cui abbiamo sempre tenuto aperto il dialogo proprio per evitare in quel quadrante dell’Europa dell’est dei pericoli che” potrebbero riversarsi sull’intero continente.

    Confermata l’unità delle potenze occidentali in caso di aggressione militare di Mosca al confine orientale ucraino. Ma rimangono centrali gli sforzi diplomatici per una de-escalation della tensione e sanzioni deterrenti coordinate

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    Si stringe la collaborazione tra UE e Stati Uniti per allentare le tensioni con la Russia

    Strasburgo – Si intensifica il coordinamento transatlantico per affrontare una crisi con la Russia di Vladimir Putin che non accenna a risolversi. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e la presidenza di turno polacca dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), si sono confrontati ieri sera (mercoledì 19 gennaio) per trovare una posizione comune sulle minacce portate dalla Russia all’Ucraina e all’Europa in generale.
    Una nota diffusa dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) spiega che i quattro partner “hanno discusso dell’impegno militare russo intorno all’Ucraina, così come gli impegni diplomatici bilaterali e internazionali in corso” per tentare di giungere a una de-escalation sul confine orientale. Sottolineata la necessità di “sostenere i principi fondamentali” dell’architettura di sicurezza europea, ma soprattutto di “continuare intense consultazioni per risolvere la situazione attraverso un impegno diplomatico bilaterale e multilaterale“. La strategia è quella di presentare “un fronte transatlantico forte, chiaro e unito”.
    Si spiega così l’invito dell’alto rappresentante UE Borrell al segretario di Stato Blinken a partecipare al Consiglio Affari esteri di lunedì prossimo (24 gennaio) a Bruxelles. La volontà di “rafforzare ulteriormente il coordinamento con gli Stati Uniti e con la NATO” era emersa anche al vertice informale dei ministri UE della Difesa e degli Esteri della settimana scorsa a Brest (Francia), con la richiesta all’alto rappresentante Borrell di portare questa collaborazione al tavolo delle discussioni sulla crisi in atto con la Russia. “Continueremo il nostro impegno negli sforzi diplomatici internazionali in corso e nello stretto coordinamento transatlantico“, ha fatto sapere Borrell su Twitter. “L’UE e gli Stati Uniti rimangono uniti per affrontare le sfide alla sicurezza in Europa”, ha aggiunto.

    I have invited @SecBlinken to join FAC discussions on Russia/Ukraine on Monday. Look forward to continue our engagement on ongoing international diplomatic efforts & continued close transatlantic coordination. The EU & U.S stand together to face challenges to security in Europe.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 19, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha invitato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, a partecipare al prossimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles: in agenda le soluzioni per risolvere la crisi sul fronte orientale

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    L’UE respinge i tentativi della Russia di ricostituire sfere d’influenza in Europa: “Non si può tornare indietro nel tempo”

    Bruxelles – Si alza la tensione tra Russia e Occidente sulla crisi in Ucraina e l’UE cerca di sfruttare il momento per definirsi come un attore credibile sulla scena globale. “Rigettiamo i tentativi russi di ricostituire sfere di influenza in Europa, non possiamo tornare indietro nel tempo“, ha sottolineato con forza l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine della due-giorni di vertici dei ministri della Difesa e degli Affari esteri a Brest (Francia).
    Già ieri (giovedì 13 gennaio) l’alto rappresentante aveva spiegato ai giornalisti che era in corso “una discussione sull’architettura della sicurezza europea”, dal momento in cui la Russia rappresenta per l’UE “una minaccia su diversi fronti”, a partire dal confine orientale dell’Ucraina. “Siamo in un momento critico, in cui dobbiamo agire come un attore geopolitico e rispondere direttamente a ogni aggressione”, è stato il monito di Borrell, anche se “il nostro approccio è sempre il dialogo e i negoziati“. Come confermato anche dal ministro francese per gli Affari esteri e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Jean-Yves Le Drian, “da tutti i Paesi membri è stata accolta con determinazione e unità la necessità di una ferma dissuasione contro la minaccia più grave nella regione“.
    L’UE rimane al fianco dell’Ucraina e dei Paesi dell’Europa orientale “minacciati dalla Russia” e continua a chiedere a Mosca una de-escalation lungo i suoi confini occidentali. In caso contrario “ci prepareremo a nuove sanzioni economiche in coordinazione con i partner”, ha ribadito l’alto rappresentante Borrell nel corso della conferenza stampa. La realtà dei fatti è che, nonostante i tentativi di dialogo portati avanti durante questa settimana, la Russia non sembra intenzionata a impegnarsi in un confronto diplomatico con l’Occidente e con tutta probabilità è dietro all’attacco informatico avvenuto stanotte ai danni di diversi siti di ministeri e agenzie governative ucraini. Borrell ha messo in chiaro che “queste azioni cercano di destabilizzare il Paese e di aumentare la tensione”: Kiev ha comunque reagito “velocemente” e ha “parzialmente ristabilito il funzionamento” dei siti governativi. Da Bruxelles è stata offerta assistenza tecnica “se richiesta”.
    Un ultimo punto toccato dall’alto rappresentante UE è stato il coordinamento “eccellente” con la NATO e gli Stati Uniti nella risposta alla Russia: “Sono estremamente sodisfatto del rapporto che si è rafforzato, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci“. Ora l’obiettivo è “mettere in chiaro le priorità del prossimo decennio”, gli ha fatto eco il ministro francese, a partire dalla Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, da approvare entro marzo: “È il nostro libro bianco per la sovranità e la sicurezza europea”, ha concluso Le Drian.

    Nel corso del vertice informale dei ministri UE degli Affari esteri a Brest è stata ribadita la necessità di una “ferma dissuasione” di Mosca contro gli attacchi all’Ucraina e alla sicurezza del continente

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    Prorogate fino a luglio le sanzioni economiche contro Mosca per la crisi in Ucraina

    Bruxelles – Il Consiglio dell’UE ha deciso oggi (13 gennaio) di prorogare per altri sei mesi, fino al 31 luglio 2022, le sanzioni contro alcuni settori economici della Russia per la crisi in Ucraina. La decisione assunta oggi segue la valutazione che i capi di Stato e governo hanno fatto all’ultimo Consiglio Europeo del 16 dicembre sull’attuazione degli accordi di Minsk da parte di Mosca per la pace in Ucraina orientale.
    Il Consiglio dell’UE ricorda in una nota che le sanzioni sono state introdotte la prima volta a luglio 2014, “in risposta alle azioni della Russia di destabilizzazione della situazione in Ucraina”, con l’annessione della penisola di Crimea. Limitano l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’UE per alcune banche e società russe e vietano forme di assistenza finanziaria e di intermediazione nei confronti delle istituzioni finanziarie russe. Stop anche all’importazione, l’esportazione o il trasferimento diretto o indiretto di tutto il materiale che riguarda il comparto della difesa. Le misure restrittive limitano inoltre l’accesso russo ad alcune tecnologie sensibili che possono essere utilizzate nel settore energetico, ad esempio, nella produzione e nell’esplorazione del petrolio.

    La decisione del Consiglio dell’UE fa seguito all’ultima valutazione dei capi di Stato e governo al Vertice europeo di dicembre sull’attuazione degli accordi di Minsk da parte di Mosca

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    NATO e Russia su posizioni “significativamente diverse” su crisi in Ucraina e sicurezza europea. Avanti con il confronto

    Bruxelles – Il conflitto armato può aspettare. Quello andato in scena oggi (mercoledì 12 gennaio) al Consiglio NATO-Russia è stato “uno scambio di battute molto serio, una discussione difficile, in cui sono emerse posizioni significativamente diverse” sia sulla crisi in Ucraina sia sulla sicurezza dell’Europa. Durante la conferenza stampa post-Consiglio il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), Jens Stoltenberg, ha messo subito in chiaro che “le differenze non saranno facili da colmare, ma proprio per questo è ancora più importante proseguire con il dialogo“.
    L’appuntamento di oggi a Bruxelles era stato presentato come cruciale dallo stesso segretario Stoltenberg al vertice straordinario dei ministri degli Esteri della NATO di venerdì scorso (7 gennaio), in quanto avrebbe dovuto dimostrare se la Russia è disposta a impegnarsi nella de-escalation militare al confine con l’Ucraina e a impegnarsi in un confronto diplomatico. Dall’altra parte del tavolo si sono seduti i viceministri russi per gli Affari esteri, Alexander Grushko, e per la Difesa, Alexander Fomin, che hanno avanzato le richieste del Cremlino: garanzie legali per la fine dall’allargamento della NATO a nuovi membri e del rinforzamento militare del fianco orientale dell’Alleanza.
    Da sinistra: i viceministri russi per la Difesa, Alexander Fomin, e per gli Affari esteri, Alexander Grushko, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (12 gennaio 2022)
    Richieste irricevibili per gli alleati, che hanno riaffermato “con forza e con unità” la volontà di non compromettere alcuni principi-chiave, come il “diritto di ogni Paese a scegliere la propria strada verso la sicurezza e quello dei membri dell’Alleanza alla difesa reciproca”, ha riportato Stoltenberg. “La nostra è un’alleanza di tipo difensivo e l’allargamento si basa esclusivamente su processi democratici interni che portano alla richiesta di adesione”, ha aggiunto. Paesi che non sono parte della NATO, come Svezia e Finlandia, “hanno capito che Mosca vuole rintrodurre il concetto di sfere d’influenza in Europa“, ha sottolineato il segretario Stoltenberg: “Se si inserisce l’ipotesi di un veto esterno alla libera scelta delle alleanze nazionali, si creeranno di nuovo Paesi di serie A e di serie B”.
    Il punto di arrivo del Consiglio NATO-Russia è comunque un impegno reciproco a “riprendere il dialogo, programmare i prossimi incontri e mettere sul tavolo proposte concrete, dettagliate e costruttive”. Si può partire da un’intesa sul controllo degli armamenti, le limitazioni missilistiche e delle minacce nucleari, la trasparenza sulle esercitazioni militari e la sicurezza informatica. Inoltre, per la NATO “non ci sono precondizioni sulla riapertura delle relazioni diplomatiche con la Russia“. Il riferimento è alla chiusura degli uffici dell’Alleanza a Mosca nell’ottobre dello scorso anno, che ha seguito la revoca dell’accreditamento di otto funzionari della missione russa presso la NATO. “Il dialogo sarebbe più facile se avessimo una presenza diplomatica reciproca”, ha confessato Stoltenberg, “ma comunque lo si potrà portare avanti lo stesso”.
    L’importanza della riunione di oggi è legata al fatto che “c’è ancora un rischio reale di conflitto in Europa, a partire dal confine ucraino” e per gli alleati rimane prioritario prevenire un confronto armato. Tuttavia, ribandendo ai due viceministri russi quanto già detto venerdì scorso (“Se Mosca userà la forza, ci saranno severe conseguenze e un supporto difensivo all’Ucraina”), tutti i membri della NATO hanno chiesto una de-escalation militare “immediata” sul confine occidentale russo e di “rispettare la sovranità dei Paesi della regione“. Non solo l’Ucraina – “inclusa la Crimea occupata” – ma anche la Georgia e la Moldavia.

    Dopo il Consiglio NATO-Russia, il segretario generale Stoltenberg ha spiegato che Mosca vuole che non entrino più nuovi membri nell’Alleanza, mentre per la NATO “ogni Paese deve essere libero di scegliere la propria strada per la sicurezza”

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    La NATO avverte sul “rischio reale di conflitto” in Ucraina, ma spinge per risolvere la crisi attraverso il dialogo con la Russia

    Bruxelles – Dopo mesi di avvertimenti sul potenziamento della presenza militare russa lungo i suoi confini occidentali, il rischio che si apra un nuovo fronte di guerra in Europa è “reale” e, nonostante gli sforzi diplomatici, “il dialogo con Mosca potrebbe fallire“. È questo l’avvertimento arrivato dal segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), Jens Stoltenberg, sul livello di tensione raggiunto tra Russia e Ucraina: “L’ammassamento di truppe russe è continuato e Mosca non ha preso nessuna misura per una de-escalation, si tratta di una minaccia per la sicurezza europea”.
    Il punto sulla situazione alla frontiera orientale dell’Ucraina è stato riportato da Stoltenberg alla stampa al termine del vertice straordinario dei ministri degli Esteri della NATO di oggi (venerdì 7 gennaio), dopo una settimana rovente per i rapporti con il Cremlino. “Decine di migliaia di soldati e strumenti di guerra elettronica, combinati con una retorica violenta e incendiaria, rendono evidente quanto sia fondamentale sederci al tavolo del dialogo quando la tensione è alle stelle“, ha ribadito Stoltenberg.
    Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (7 gennaio 2022)
    La NATO rimane “fortemente impegnata in ogni sforzo” per trovare una soluzione alla crisi attraverso la diplomazia e lo dimostra il calendario fitto di incontri dell’inizio della prossima settimana. Lunedì (10 gennaio) Stoltenberg riceverà il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba – lo stesso giorno in cui a Ginevra si terranno i colloqui bilaterali tra Stati Uniti e Russia – mentre due giorni più tardi si svolgerà la cruciale riunione del Consiglio NATO-Russia. Per Mosca sarà un banco di prova come nessun altro fino a questo momento: “Potrà dimostrare che è seriamente impegnata nella diplomazia, esprimendo le proprie preoccupazioni e cercando insieme a noi soluzioni praticabili in Ucraina”, è ciò che si aspettano gli alleati della NATO.
    Tuttavia il realismo è d’obbligo e “dobbiamo essere preparati alla possibilità che la diplomazia possa non avere successo”, ha messo in chiaro Stoltenberg. In questo scenario il messaggio è chiaro: “Ogni attacco militare avrà serie conseguenze e sarà pagato a caro prezzo dalla Russia“. Si parla di sanzioni “economiche e politiche”, come quelle in discussione a livello UE, ma anche di supporto sul campo al partner ucraino: “Non lasceremo spazio ad alcun dubbio, saremo subito pronti a rafforzare la capacità militare a scopo preventivo e a rispondere per garantire la stabilità del fronte orientale dell’Alleanza”.
    L’intervento NATO in Ucraina rimane però l’ultima spiaggia e prima si tenterà di impostare un confronto “incardinato sulla sicurezza dell’Europa”. La questione non riguarda solo Minsk e la sua “libertà di decidere le proprie alleanze”, ma tutto il continente. È per questa ragione che per la NATO “tutti gli alleati devono essere coinvolti, compresa l’Unione Europea” e anche gli Stati Uniti hanno riferito di non voler trovare “nessun accordo con la Russia se gli europei non saranno al tavolo dei negoziati”, ha spiegato Stoltenberg. Questo atteggiamento si incrocia con i ripetuti appelli dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, durate il suo recente viaggio sul confine orientale dell’Ucraina e nella capitale Kiev: “UE e Ucraina dovranno essere incluse in ogni discussione inerente alla sicurezza europea“. Un concetto condiviso anche dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e dal presidente di turno del Consiglio dell’UE, Emmanuel Macron, nel corso del loro incontro di oggi a Parigi.

    Dal vertice straordinario dei ministri degli Esteri NATO è emersa la necessità di impegnare Mosca in uno sforzo diplomatico, ma ci si prepara a un possibile fallimento: “Ogni attacco militare sarà pagato a caro prezzo”, ha avvertito il segretario Stoltenberg