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    Attese le sanzioni UE contro la Russia per il riconoscimento delle Repubbliche separatiste in Ucraina

    Bruxelles – La notizia è arrivata al termine della conferenza stampa post-Consiglio Affari Esteri che ha presentato le condizioni per una decisione sulle sanzioni UE contro la Russia: il presidente Vladimir Putin ha annunciato al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente francese, Emmanuel Macron, che sta per firmare il decreto sul riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, nel Donbass ucraino. Si tratta di una delle due motivazioni che – da quanto dichiarato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – dovrebbe portare alla “presentazione sul tavolo dei 27 ministri del pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia” (l’altra è “l’aggressione dell’Ucraina”).
    Lo stesso alto rappresentante Borrell si è trovato spiazzato dalla notizia del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass e, di fatto, della volontà di annettere l’Ucraina in quanto “parte della nostra storia”. Ai giornalisti al termine della conferenza stampa ha commentato che “lo apprendo da voi, ora tornerò al lavoro”, ma quanto in precedenza affermato lascia spazio a pochissimi dubbi: ora le sanzioni UE contro la Russia dovrebbero essere discusse (e approvate) all’unanimità da un Consiglio Affari Esteri “pienamente unito su questa discussione difficile”. Il pacchetto di misure restrittive “è pronto, con diversi gradi di applicazione a seconda del tipo di aggressione che verrà messa in atto”, ha spiegato Borrell, senza voler entrare nei dettagli.
    A nulla è servito l’appello dei 27 ministri dell’Unione al presidente russo di non accogliere la richiesta della Duma di Stato e di rispettare gli accordi di Minsk, arrivato dopo dieci ore di uno dei Consigli Affari Esteri “più lunghi e intensi degli ultimi tempi”. Mosca si sta rendendo “responsabile delle violazioni del cessate il fuoco e delle provocazioni dei separatisti nel Donbass per avere un pretesto per un intervento armato”, ha accusato Borrell, che ha parlato della “più grande minaccia alla pace e la stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale e ora siamo a un punto di svolta per le regole internazionali e per tutto ciò in cui crediamo”.
    Ma le sanzioni UE potrebbero riguardare non solo la Russia. “Qualsiasi violazione della sovranità dell’Ucraina vedrà una nostra reazione, anche se dovesse essere iniziata dalla Bielorussia“, ha specificato l’alto rappresentante Borrell. Insomma, la presenza militare russa nel Paese e le esercitazioni militari che continuano “stanno facendo perdere a Minsk la sovranità e lo status di neutralità, una sorta di Paese satellite”. È per questo motivo che, “se l’invasione russa partirà dal territorio e con la partecipazione delle forze della Bielorussia, Minsk sarà sanzionata allo stesso modo“. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, oggi è stato il giorno dell’adozione formale del piano di aiuti UE da 1,2 miliardi di euro e del sostegno all’esercito di Kiev “con l’istruzione militare professionale che si può attivare con lo strumento di pace europeo”, ha aggiunto l’alto rappresentante dell’Unione.
    Sempre parlando di Ucraina, Borrell ha spiegato alla stampa internazionale che “l’UE è impegnata a sviluppare la sua prospettiva europea, presente da quando ha proclamato l’indipendenza”. E forse “è proprio questo il problema di Mosca”, ovvero che un’Ucraina con lo stesso standard politico e sociale dei Paesi membri dell’UE sia “uno specchio per tutti i problemi nel rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani in Russia“. Ma tornando ai problemi di più stretta attualità, Borrell ha confermato che “le missioni diplomatiche dell’UE e le ambasciate europee rimangono aperte e pienamente operative, con l’eccezione di un solo Paese”.
    “La nostra ambasciata a Kiev sta effettuando diverse prove di evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese“, ha avvertito il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, alla stampa di Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri di oggi. Tuttavia, il ministro ha precisato che anche “l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa”, per dare “un segnale di vicinanza al popolo ucraino”. Per quanto riguarda le sanzioni UE contro la Russia, “l’Italia si coordinerà con i propri alleati”, ma la diplomazia rimane ancora lo strumento privilegiato: “È chiaro che lavorare nel modo in cui stiamo facendo adesso significa evitare le sanzioni”.
    È proprio in questo senso che Di Maio ha dichiarato di non escludere “ulteriori azioni UE nei prossimi giorni per favorire la soluzione diplomatica”, l’unica che può garantire stabilità nella regione: “Da più parti, sia a Mosca sia a Kiev, mi è stata data la piena disponibilità a trovare una soluzione diplomatica“. È altrettanto chiaro, in ogni caso, che il governo Draghi e gli altri 26 dell’Unione guardano alle operazioni militari russe “con enorme preoccupazione” e si dovrà trovare un modo per evitare un guerra “che avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, ha ribadito con forza il ministro degli Esteri italiano.

    La decisione del presidente russo, Vladimir Putin, è arrivata al termine della conferenza stampa del Consiglio Affari Esteri. Ma l’alto rappresentante UE, Josep Borrell, l’aveva chiaramente indicata come presupposto per le sanzioni

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    Via libera al piano di aiuti UE per l’Ucraina da 1,2 miliardi per affrontare la minaccia russa: ora potrà raggiungere Kiev

    Bruxelles – A tre settimane dalla presentazione del piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, l’iter di approvazione del sostegno UE a Kiev per affrontare la minaccia russa ai suoi confini è stato completato grazie al via libera dei 27 ministri degli Esteri. “L’Unione Europea ha agito in modo rapido e deciso per aiutare l’Ucraina e ora l’assistenza macrofinanziaria può raggiungere Kiev“, ha commentato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia e delle finanze e presidente di turno del Consiglio dell’UE.
    L’assistenza di emergenza da 1,2 miliardi di euro sarà fornita sotto forma di prestiti, per promuovere la stabilità in Ucraina e per “fornire un rapido sostegno in una situazione di crisi acuta”. La proposta formale da parte della Commissione Europea era arrivata lo scorso primo febbraio, a una settimana dall’annuncio da parte della stessa leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Gli eurodeputati avevano approvato la misura la scorsa settimana in sessione plenaria a Strasburgo con 598 voti a favore, 55 contrari e 41 astenuti, mentre i co-legislatori del Consiglio dell’UE ne hanno finalizzato oggi (lunedì 21 febbraio) l’adozione.
    L’accelerazione del processo di approvazione del pacchetto di aiuti UE per l’Ucraina è arrivato sullo sfondo delle tensioni geopolitiche al confine orientale, a causa della mancata de-escalation da parte della Russia, che sta avendo “un effetto negativo sulla stabilità economica e finanziaria” del Paese, si legge nella nota del Consiglio Affari Esteri. “Le persistenti minacce alla sicurezza hanno già innescato un sostanziale deflusso di capitali” e l’Ucraina “sta perdendo l’accesso ai mercati internazionali dei capitali a causa dell’accresciuta incertezza geopolitica e del suo impatto sulla situazione economica”.
    L’assistenza macrofinanziaria di emergenza avrà una durata di un anno e consisterà in due erogazioni. La prima tranche raggiungerà subito Kiev, con l’entrata in vigore del protocollo d’intesa (MoU) su specifiche misure di politica strutturale. La seconda sarà invece legata alla “continua e soddisfacente attuazione” sia di un programma del Fondo monetario internazionale (FMI) sia delle misure politiche concordate nel protocollo d’intesa, che si concentrerà su un “numero limitato di azioni politiche fattibili a breve termine nei settori prioritari più urgenti“, come il rafforzamento della resilienza e della stabilità economica, dell’energia, della governance e dello Stato di diritto.

    I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno votato a favore del pacchetto a sostegno di Kiev per affrontare la minaccia russa. Il processo di approvazione da parte dei co-legislatori è stato completato in tre settimane dalla proposta formale della Commissione Europea

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    Italia e UE spingono per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina: “Zelensky ha chiesto un colloquio con Putin”

    Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
    Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
    Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
    La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
    Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.

    Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi al termine del vertice informale tra i leader dell’Unione sulla crisi: “Dobbiamo riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia in questi mesi”. Presto forse sarà a Mosca

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    La NATO avverte sul rischio di “una nuova normalità” per la sicurezza europea: “Dalla Russia nessun segno di ritiro”

    Bruxelles – Nonostante i proclami di ieri (martedì 15 febbraio) arrivati dal Cremlino, “le immagini satellitari mostrano che non c’è nessun segno di un ritiro effettivo sul campo di truppe o equipaggiamento militare dal confine orientale dell’Ucraina”. È quanto sostiene il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, in occasione del vertice dei ministri della Difesa NATO, sul tema più spinoso sul tavolo: la crisi con la Russia e la gestione del momento cruciale per una possibile de-esclation.
    “Le truppe sono ancora tutte dispiegate dalla Crimea alla Bielorussia, si tratta del più grande ammassamento di truppe dalla fine della Guerra Fredda”, ha messo in chiaro Stoltenberg, parlando di oltre 100 mila soldati russi al confine con l’Ucraina. È anche vero che “negli ultimi giorni ci sono stati segnali che la diplomazia può continuare“, ha ricordato il segretario generale della NATO, che ha invitato la Russia a “tornare al tavolo della pace e fare un passo indietro dalle minacce della guerra”. I ministri della Difesa dell’Alleanza si aspettano “una risposta sull’invito a riaprire il dialogo al Consiglio UE-Russia”.
    Questa altalena di minacce armate e di segnali di distensione potrebbe però essere “la nuova normalità per la sicurezza europea“, ha avvertito Stoltenberg. “Mi spiace dirlo, ma è evidente che la Russia vuole contestare i principi fondamentali della sicurezza internazionale“, in due modi: “In primis, vorrebbe che li violassimo, impendendo ad altri Stati di scegliere le proprie alleanze”, e poi inviando “una quantità enorme di truppe al confine per intimidire i Paesi vicini e costringerli a rispettare le imposizioni di Mosca”. Non c’è alcuna sicurezza su ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane, ma “se la Russia invaderà l’Ucraina, pagherà enormi conseguenze“, ha tuonato il segretario generale della NATO.
    È per questo motivo che, oltre alle sanzioni economiche, i ministri della Difesa NATO hanno discusso di come sviluppare nuove misure per “rafforzare la preparazione a una possibile escalation militare“. Una decisione finale a livello di comando dell’Alleanza “non è ancora stata presa”, ma – se il dispiegamento militare russo non dovesse cambiare – “i battaglioni NATO guidati dalla Francia stazionerebbero in Romania, che è pronta ad accoglierli, e nella regione del Mar Nero”. La “nuova normalità” di Stoltenberg in realtà potrebbe essere anche un nuovo equilibrio dell’Alleanza: “Il solo fatto che la Russia abbia avuto l’intenzione di ammassare le truppe al confine con l’Ucraina può richiedere aggiustamenti sul lungo periodo nell’Europa sud-orientale”.

    Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha avvertito che la strategia di Mosca di alternare minacce di invasione dell’Ucraina a distensioni potrebbe portare a un rafforzamento dell’Alleanza nell’Europa sud-est

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    Metsola: “Dalla parte dell’Ucraina”. Parlamento UE lavora a dichiarazione politica

    dall’inviato a Strasburgo – L’Ucraina ridisegna l’ordine dei lavori del Parlamento europeo. Le crescenti tensioni lungo la frontiera, con la Russia che ammassa truppe e minaccia azioni militari, hanno indotto la presidente Roberta Metsola ad aprire la sessione plenaria con una dichiarazione, non prevista in precedenza. Una dichiarazione che serve a ribadire la solidarietà e la vicinanza dell’UE con Kiev, e l’occasione per annunciare che “i presidenti dei gruppi politici sono al lavoro per preparare una dichiarazione comune“. Per questo motivo la tradizionale conferenza dei presidenti del giovedì è stata anticipata a mercoledì (16 febbraio).
    “Le preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina caratterizzerà i nostri lavori”, riconosce Metsola. “Stiamo assistendo ad una seria minaccia per la pace” e la stabilità. Nel rinnovare l’invito a “ridurre la tensione”, la presidente dell’Eurocamera invita la comunità internazionale tutta a tenersi pronta “se le cose dovessero precipitare”. Ribadisce la vicinanza e il sostegno per “un Paese indipendente e sovrano” di cui l’Europa riconosce “integrità territoriale”. Un nuovo riferimento alla Crimea, annessa illegalmente e non riconosciuta come parte della federazione russa. “La posizione di quest’Aula è chiara: siamo al fianco dell’Ucraina”.
    Mercoledi mattina l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è atteso in Aula per discutere degli ultimi sviluppi sul terreno, con i parlamentari europei chiamati a decidere se approvare in via prioritaria il pacchetto di aiuti da 1,2 miliardi di euro per sostenere la crisi economica che deriverebbe da un eventuale attacco da parte della Russia e accrescere la capacità di resistenza delle autorità ucraine.

    Le tensioni crescenti inducono la presidente dell’Eurocamera ad aprire i lavori con un intervento non previsto. Agenda riscritta

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    L’Italia invita i concittadini in Ucraina a lasciare il Paese. Il cancelliere tedesco Scholz tenta la mediazione a Mosca

    Bruxelles – Dopo gli Stati Uniti e la Germania, anche l’Italia inizia le operazioni informali di evacuazione dall’Ucraina. Dopo una riunione operativa dell’unità di crisi della Farnesina il ministro per gli Affari esteri, Luigi Di Maio, ha invitato ieri (domenica 13 febbraio) “in via precauzionale” tutti i i cittadini italiani presenti in Ucraina a “rientrare nel nostro Paese con mezzi commerciali“, così come “tutto il personale non essenziale della nostra sede diplomatica a Kiev”. Per il momento, comunque, l’ambasciata italiana “resta pienamente operativa”, ha scritto il ministro degli Esteri in una nota.
    Per l’Italia, che “riconosce pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina”, rimane imprescindibile un doppio sforzo per allentare le tensioni con la Russia di Vladimir Putin. In primis, il coordinamento con i partner NATO e UE “nella definizione di una posizione di fermezza” attraverso sanzioni immediate, nel caso in cui le circa 130 mila truppe di Mosca lungo il confine occidentale dovessero invadere l’Ucraina. Ma contemporaneamente si cerca di mantenere attivi i “canali di dialogo con Mosca, nell’auspicio che arrivino segnali concreti di de-escalation”. A seguire questa linea era stato già il premier Mario Draghi con una telefonata al presidente Putin due settimane fa, mentre il ministro Di Maio si è impegnato negli ultimi giorni in colloqui sia con i ministri degli Esteri europei, sia con quello russo, Sergej Lavrov.

    Nel tentativo di rafforzare la strategia di dialogo con il Cremlino, tra oggi e domani (14-15 febbraio), il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si recherà tra Kiev e Mosca per colloqui con le due parti quasi pronte al conflitto. La visita di Scholz a Putin segue quella della settimana scorsa del presidente francese, Emmanuel Macron, per tentare di riportare la Russia al tavolo dei negoziati. Secondo le fonti di intelligence degli Stati Uniti la guerra “è imminente” e potrebbe iniziare già questa settimana, ma per i leader dell’UE è prioritario fare il possibile per non scatenare un nuovo conflitto alle frontiere dell’Unione. “È nostro compito assicurarci di prevenire qualsiasi guerra in Europa“, ha sottolineato con forza il cancelliere tedesco, che, prima della partenza, ha chiesto alla Russia “segnali immediati di de-escalation”.

    “In via precauzionale”, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha esortato i connazionali a rientrare nel Paese “con mezzi commerciali”. Il leader tedesco in missione dal presidente russo Putin per tentare di disinnescare la minaccia di guerra

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    Gli USA si preparano ad evacuare i propri cittadini dall’Ucraina. L’UE mantiene “la normale attività diplomatica”

    Bruxelles – Se davvero è stretto il coordinamento tra le potenze occidentali in Ucraina, oggi sembra tutto il contrario. Secondo quanto dichiarato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un’intervista per NBC News, “i cittadini statunitensi devono prepararsi all’evacuazione e partire ora dall’Ucraina“. Nello stesso momento, l’UE ribadisce che “manterremo la normale attività diplomatica nel Paese”.
    La preoccupazione e il “fare tutto il possibile per ridurre le tensioni e per trovare una soluzione diplomatica” – per usare le parole del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano – evidentemente si sta gestendo in modo diverso sulle due sponde dell’Atlantico. Secondo valutazioni dell’intelligence statunitense, l’esercito russo potrebbe lanciare in pochi giorni un’invasione su larga scala, che porterebbe i carri armati di Mosca nella capitale Kiev entro 48 ore. “Il presidente Vladimir Putin è abbastanza sciocco da entrare, ma è anche abbastanza intelligente da non fare nulla che abbia un impatto negativo sui cittadini americani”, ha affermato senza mezzi termini Biden.
    Rispondendo nel merito della possibilità di evacuazione dall’Ucraina, il portavoce del SEAE ha chiarito durante il punto quotidiano con la stampa di Bruxelles che “ogni Paese membro gestisce autonomamente la valutazione di queste operazioni, ma per quanto riguarda il personale diplomatico UE non ci sono novità”. Tuttavia, “la situazione è sotto stretto monitoraggio e attendiamo la risposta alla lettera inviata ieri dall’alto rappresentante, Josep Borrell“, ha precisato Stano, aprendo alla possibilità di un cambio di rotta nei prossimi giorni se si dovessero verificare un’escalation di tensione  militare.
    Sta di fatto che il contrasto con i preparativi statunitensi per l’evacuazione dall’Ucraina si fa notare. “I cittadini statunitensi che si trovano in Ucraina devono partire ora con mezzi commerciali o privati”, si legge in una nota diramata dall’ambasciata USA in Ucraina. “Quelli che restano, esercitino maggiore prudenza a causa della criminalità, dei disordini civili e di potenziali operazioni di combattimento, nel caso la Russia intraprenda l’azione militare”, aggiunge la nota. Il presidente Biden ha ricordato che “non abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica, ma con uno dei più grandi eserciti del mondo” e che “la situazione potrebbe degenerare rapidamente”.
    Quanto rapidamente lo ha messo in chiaro il segretario di Stato, Antony Blinken: “L’invasione russa potrebbe iniziare in qualsiasi momento”, considerata l’escalation con “nuove forze che arrivano al confine ucraino”. La finestra temporale – che giustifica i messaggi di oggi sull’evacuazione dall’Ucraina del personale diplomatico e non – sarebbe imminente: “Per essere chiari potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi“, ha precisato Blinken. I Giochi Olimpici invernali in corso a Pechino termineranno domenica prossima (20 febbraio), per una settimana ad altissima tensione sul fronte orientale.

    Il presidente Joe Biden chiede a tutti i cittadini statunitensi di abbandonare il Paese, mentre per l’UE non è ancora tempo per l’evacuazione del personale. “L’invasione russa potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi in corso”

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    Borrell risponde alla lettera di Putin: “Sull’Ucraina tutta l’Unione è allineata”

    Bruxelles – Tutta l’Unione Europea è allineata nell’approccio alla crisi con la Russia alla frontiera orientale dell’Ucraina e lo dimostrano gli ultimi eventi. Questa mattina (giovedì 10 febbraio) l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha inviato una risposta “a nome di tutti i Paesi membri dell’Unione” alla lettera ricevuta lo scorso primo febbraio e firmata dal ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov.
    Lo ha reso noto su Twitter lo stesso alto rappresentante, che ha messo sul tavolo l’approccio condiviso con i ministri dei Ventisette al vetrice informale di ieri a Lione (Francia): “Le tensioni e i disaccordi devono essere risolti attraverso il dialogo e la diplomazia” e la richiesta alla Russia è di “allentare la tensione e di invertire il suo rafforzamento militare in e nei dintorni dell’Ucraina e in Bielorussia“, ha specificato Borrell.
    I dettagli non saranno resi noti “fino a quando non avremo ricevuto la conferma di lettura da Mosca”, ha spiegato durante il punto quotidiano con la stampa il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano. Quello che è stato ribadito è che “il contenuto della lettera è stato condiviso da tutti i governi dell’Unione al Consiglio informale di ieri”, così come la decisione di “delegare la risposta comune all’alto rappresentante”.

    I replied on behalf of the EU Member States to the letters they received from Minister Lavrov.
    Tensions and disagreements must be resolved through dialogue and diplomacy.
    We call on Russia to de-escalate and to reverse its military build-up in and around Ukraine and in Belarus.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 10, 2022

    Il fatto che la risposta alla lettera di Lavrov – indirizzata ai Paesi membri dell’Unione, ma non all’UE come istituzione – sia stata firmata dall’alto rappresentante Borrell a nome dei Ventisette è un fatto estremamente significativo negli sforzi di risolvere le tensioni con la Russia attraverso la diplomazia. Come riconosciuto dallo stesso Borrell durante il suo viaggio a Washington di questa settimana, “per la Russia l’UE non esiste o è irrilevante”, sia sul piano fattuale, sia nei colloqui sull’Ucraina. Ma nell’aprire al dialogo è compito essenziale dei governi nazionali “mostrare l’unità europea e il fatto che siamo un’Unione, qualcosa che i russi non amano accettare“.
    Il coordinamento tra i Paesi membri in verità è ormai un fatto accertato, non solo a livello di intesa con i partner internazionali, ma anche come approccio duro con le sanzioni nel caso di un’escalation di violenza militare o di un’invasione dell’Ucraina. Il vero cambio di passo potrebbe arrivare proprio dal riconoscimento di Borrell come unico portavoce nei colloqui con la Russia, invece di continuare a portare avanti dialoghi bilaterali con il presidente Vladimir Putin per risolvere la crisi. “Abbiamo coordinato una risposta comune e insisto sul fatto che c’è ancora spazio per una soluzione diplomatica della crisi”, ha promesso intanto l’alto rappresentante UE.

    L’Alto rappresentante attende la conferma di lettura per svelare i dettagli: “Chiediamo di allentare la tensione e di invertire il rafforzamento militare”