More stories

  • in

    Via libera degli ambasciatori UE alle sanzioni mirate contro la Russia: “Unità dei Paesi membri”

    Bruxelles – Il primo passo per l’adozione delle sanzioni UE contro la Russia è stato compiuto. Gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno trovato un accordo per dispiegare “sanzioni mirate” contro le persone coinvolte nel riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass e nell’ingresso in Ucraina, “in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”.
    Secondo quanto reso noto sul profilo Twitter della presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione Europea, c’è “unità sulla posizione dell’UE in reazione alle decisioni della Russia” e su un “accordo per un calendario rapido” a proposito delle sanzioni. Una nuova riunione tra gli ambasciatori è stata convocata per fine giornata, ma si aspetta in particolare quanto sarà deciso nel corso del Consiglio Affari Esteri straordinario informale convocato per oggi pomeriggio a Parigi.
    Il pacchetto di sanzioni coinvolgerà anche “le banche che stanno finanziando operazioni militari e di altro tipo russe in quei territori” e “mirerà alla capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”, oltre al “commercio delle due regioni separatiste, per garantire che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”. Lo si legge si legge in una dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione, Ursula von der Leyen, che hanno ribadito quanto il riconoscimento come entità indipendenti e l’invio di truppe russe a Donetsk e Luhansk in Ucraina sia “illegale e inaccettabile”. Entrambi i presidenti “accolgono con favore la salda unità degli Stati membri e la loro determinazione a reagire con fermezza e rapidità”, a partire dalla riunione informale dei ministri UE degli Affari Esteri di oggi pomeriggio.
    Fonti del Consiglio rendono noto che c’è un accordo di principio su un bando per importazioni ed esportazioni da entità separatiste sul modello di quanto fatto a suo tempo per la Crimea, per una lista di nomi ed entità in quattro categorie (politici, militari, operatori economici e  responsabili della disinformazione) ed eventuali ulteriori nominativi tra comandanti delle forze russe di “mantenimento della pace” in Donbass e tra i leader delle entità indipendentiste, e per una policy di non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati ai cittadini delle due entità. Sempre secondo le stesse fonti UE, il Consiglio Affari Esteri di oggi pomeriggio offrirà un dibattito politico sulla situazione e un avvallo politico al pacchetto sanzioni.
    “Nel pomeriggio a Parigi daremo l’ok politico alle sanzioni nei confronti della Russia”, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. “Quello che è avvenuto ieri, con il riconoscimento russo delle due Repubbliche autoproclamate del Donbass, è inaccettabile e l’Italia è assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni“, ha aggiunto il ministro, il linea con quanto dichiarato dal premier, Mario Draghi.

    #Ukraine | Réunion du COREPER II qui vient de se terminer :
    📌Unité sur la position de l’UE en réaction aux décisions russes.
    📌Détermination à prendre des sanctions ciblées contre ceux qui sont impliqués, en coordination étroite avec nos partenaires et alliés. 1/2 ⤵️
    — Présidence française du Conseil de l’UE 🇫🇷🇪🇺 (@Europe2022FR) February 22, 2022

    Intanto l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha invitato tutti gli Stati non-membri dell’Unione a “non seguire la decisione illegale della Russia di riconoscere quest’autoproclamata indipendenza” delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, dal momento in cui potrebbe costituire “un pretesto per Mosca per prendere ulteriori misure militari contro l’Ucraina”. In questo caso, Bruxelles sarebbe pronta ad “adottare rapidamente sanzioni politiche ed economiche più ampie”, ha assicurato Borrell in una nota.
    Con la decisione di riconoscere la regione dell’Ucraina orientale non controllata dal governo come Stati indipendenti, “la Russia sta chiaramente violando gli accordi di Minsk, che prevedono il pieno ritorno di queste aree al controllo del governo ucraino” e anche la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  “che – ricorda Borrell – richiede la piena attuazione degli accordi di Minsk”. Mosca è stata esortata “come parte del conflitto” a revocare il riconoscimento e a “tornare alle discussioni all’interno del formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto”.
    In una dichiarazione congiunta Christa Schweng, presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e Dimitris Dimitriadis,  presidente della sezione per le relazioni esterne, affermano che quella di Mosca “è una chiara minaccia per lo stile di vita europeo e avrà un impatto sulla ripresa dalle conseguenze economiche, sociali e sanitarie della pandemia in tutto il continente europeo. Il CESE – ricordano i due – è sempre stato un fermo sostenitore dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina, della sua indipendenza, libertà e democrazia”.

    Le sanzioni colpiranno le persone coinvolte nel riconoscimento russo delle autoproclamate repubbliche nel Donbass. Ora si aspetta l’approvazione dai ministri degli Esteri UE: “Stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”

  • in

    Le truppe di Mosca entrano in Ucraina “per mantenere la pace nel Donbass”. Prime sanzioni UE in arrivo

    Bruxelles – Nella nottata tra ieri ed oggi (martedì 22 febbraio) le truppe russe sono entrate in Ucraina, con degli autobus, senza mezzi pesanti, per “preservare la pace” nelle due autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk. Le stesse repubbliche separatiste in Ucraina che si sono costituite nel Donbass e che il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha riconosciuto ieri pomeriggio.
    Eppure la giornata di ieri si era aperta con la prospettiva di un vertice tra Putin e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con l’annuncio di un incontro tra i ministri degli Esteri delle due potenze per giovedì (24 febbraio). Tutto cancellato dalla realizzazione di un piano che l’uomo forte di Mosca aveva evidentemente architettato da tempo nel Donbass e che è stato realizzato perché “tanto le sanzioni occidentali contro la Russia arriveranno in ogni caso”, ha detto Putin parlando in diretta televisiva.

    The recognition of the two separatist territories in #Ukraine is a blatant violation of international law, the territorial integrity of Ukraine and the #Minsk agreements.
    The EU and its partners will react with unity, firmness and with determination in solidarity with Ukraine.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 21, 2022

    L’Unione Europea ha risposto con un gesto di plateale unità: i presidenti di Consiglio, Charles Michel, Commissione, Ursula von der Leyen, e Parlamento UE, Roberta Metsola e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno inviato un tweet identico che denuncia la “palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk”. Come si legge nella nota congiunta dei quattro leader dell’Unione, Bruxelles reagirà con sanzioni contro coloro che sono coinvolti in questo atto illegale. Proprio le misure restrittive contro la Russia sono state annunciate dall’UE più volte come pronte, e per questa mattina è stata convocata sia una riunione gli ambasciatori dei Ventisette che dovranno dare il via libera, sia un Consiglio Affari Esteri d’urgenza a Parigi.
    A Roma, nel pomeriggio, il governo guidato da Mario Draghi dovrebbe riferire in Parlamento riguardo la situazione, che vede l’Italia capofila dei Paesi UE che si sono detti contrari a sanzioni nel campo energetico.Il primo pacchetto di sanzioni potrebbe prevedere solo solo sanzioni individuali mirate, per congelare le attività economiche di alcune entità della Russia e vieterà l’ingresso nell’UE a persone fisiche o entità coinvolte nel riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche del Donbass. Anche l’amministrazione degli Stati Uniti, in uno sforzo di coordinamento con gli europei, ha annunciato che sarà presto reso noto un primo pacchetto di sanzioni, che sarà appesantito se la penetrazione russa in Ucraina dovesse aumentare.
    Una divisione all’interno dell’UE sulla risposta all’aggressione russa risulta sempre più evidente tra gli Stati ex-satelliti dell’Unione Sovietica, come i Baltici e la Polonia, che chiedono interventi decisi contro Mosca, mentre altri, come la Germania e l’Italia, sono molto più prudenti. Nella notte italiana si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha affermato che Putin “sta testando il sistema internazionale e la nostra determinazione, per vedere fino a che punto può spingerci”. Un attacco all’Ucraina “è un attacco alla sovranità di ogni Stato membro dell’ONU e alla Carta delle Nazioni Unite e avrà conseguenze rapide e gravi”, ha continuato.
    Le reazioni nell’UE
    Dopo la violazione della sovranità ucraina nel Donbass da parte delle truppe della Russia di Putin, sono iniziate a fioccare le reazioni a Bruxelles. “Le nostalgie imperiali non possono minacciare la convivenza di popoli e Stati che ha assicurato decenni di pace“, scrive su Twitter il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: “Per questo tocca innanzitutto all’Europa mostrare forza e unione”.
    Durissimo il presidente del gruppo del PPE al Parlamento UE, Manfred Weber: “Non bisogna più cedere alle violazioni del diritto internazionale e all’aggressione del guerrafondaio di Mosca”, scrive su Twitter parlando di Putin. “Ciò che serve ora è una risposta decisa e dura che abbia effetto. Quando è troppo è troppo!”, attacca. Ska Keller, co- presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, lancia un appello affinché l’Unione “mostri la nostra solidarietà con l’Ucraina”, considerato il fatto che “il presidente russo sta trasformando ulteriormente la spirale dell’escalation, cercando di riscrivere la storia in una narrativa imperiale”. Secondo l’eurodeputata tedesca “l’UE deve rispondere in maniera unitaria presentando ora le sue sanzioni, sarà una sconfitta per tutti se le regole internazionali possono essere infrante senza conseguenze”.
    “Putin firma in diretta televisiva il riconoscimento del Donbass alla presenza dei due leader delle repubbliche separatiste. Siamo oltre la provocazione”, afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. “L’UE non può accettare nessuna violazione dello Stato di diritto e deve rispondere senza indugi e unita”, aggiunge.

    L’Unione Europea annuncia che in giornata saranno varate le prime sanzioni contro i responsabili del riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk

  • in

    Attese le sanzioni UE contro la Russia per il riconoscimento delle Repubbliche separatiste in Ucraina

    Bruxelles – La notizia è arrivata al termine della conferenza stampa post-Consiglio Affari Esteri che ha presentato le condizioni per una decisione sulle sanzioni UE contro la Russia: il presidente Vladimir Putin ha annunciato al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente francese, Emmanuel Macron, che sta per firmare il decreto sul riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, nel Donbass ucraino. Si tratta di una delle due motivazioni che – da quanto dichiarato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – dovrebbe portare alla “presentazione sul tavolo dei 27 ministri del pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia” (l’altra è “l’aggressione dell’Ucraina”).
    Lo stesso alto rappresentante Borrell si è trovato spiazzato dalla notizia del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass e, di fatto, della volontà di annettere l’Ucraina in quanto “parte della nostra storia”. Ai giornalisti al termine della conferenza stampa ha commentato che “lo apprendo da voi, ora tornerò al lavoro”, ma quanto in precedenza affermato lascia spazio a pochissimi dubbi: ora le sanzioni UE contro la Russia dovrebbero essere discusse (e approvate) all’unanimità da un Consiglio Affari Esteri “pienamente unito su questa discussione difficile”. Il pacchetto di misure restrittive “è pronto, con diversi gradi di applicazione a seconda del tipo di aggressione che verrà messa in atto”, ha spiegato Borrell, senza voler entrare nei dettagli.
    A nulla è servito l’appello dei 27 ministri dell’Unione al presidente russo di non accogliere la richiesta della Duma di Stato e di rispettare gli accordi di Minsk, arrivato dopo dieci ore di uno dei Consigli Affari Esteri “più lunghi e intensi degli ultimi tempi”. Mosca si sta rendendo “responsabile delle violazioni del cessate il fuoco e delle provocazioni dei separatisti nel Donbass per avere un pretesto per un intervento armato”, ha accusato Borrell, che ha parlato della “più grande minaccia alla pace e la stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale e ora siamo a un punto di svolta per le regole internazionali e per tutto ciò in cui crediamo”.
    Ma le sanzioni UE potrebbero riguardare non solo la Russia. “Qualsiasi violazione della sovranità dell’Ucraina vedrà una nostra reazione, anche se dovesse essere iniziata dalla Bielorussia“, ha specificato l’alto rappresentante Borrell. Insomma, la presenza militare russa nel Paese e le esercitazioni militari che continuano “stanno facendo perdere a Minsk la sovranità e lo status di neutralità, una sorta di Paese satellite”. È per questo motivo che, “se l’invasione russa partirà dal territorio e con la partecipazione delle forze della Bielorussia, Minsk sarà sanzionata allo stesso modo“. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, oggi è stato il giorno dell’adozione formale del piano di aiuti UE da 1,2 miliardi di euro e del sostegno all’esercito di Kiev “con l’istruzione militare professionale che si può attivare con lo strumento di pace europeo”, ha aggiunto l’alto rappresentante dell’Unione.
    Sempre parlando di Ucraina, Borrell ha spiegato alla stampa internazionale che “l’UE è impegnata a sviluppare la sua prospettiva europea, presente da quando ha proclamato l’indipendenza”. E forse “è proprio questo il problema di Mosca”, ovvero che un’Ucraina con lo stesso standard politico e sociale dei Paesi membri dell’UE sia “uno specchio per tutti i problemi nel rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani in Russia“. Ma tornando ai problemi di più stretta attualità, Borrell ha confermato che “le missioni diplomatiche dell’UE e le ambasciate europee rimangono aperte e pienamente operative, con l’eccezione di un solo Paese”.
    “La nostra ambasciata a Kiev sta effettuando diverse prove di evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese“, ha avvertito il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, alla stampa di Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri di oggi. Tuttavia, il ministro ha precisato che anche “l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa”, per dare “un segnale di vicinanza al popolo ucraino”. Per quanto riguarda le sanzioni UE contro la Russia, “l’Italia si coordinerà con i propri alleati”, ma la diplomazia rimane ancora lo strumento privilegiato: “È chiaro che lavorare nel modo in cui stiamo facendo adesso significa evitare le sanzioni”.
    È proprio in questo senso che Di Maio ha dichiarato di non escludere “ulteriori azioni UE nei prossimi giorni per favorire la soluzione diplomatica”, l’unica che può garantire stabilità nella regione: “Da più parti, sia a Mosca sia a Kiev, mi è stata data la piena disponibilità a trovare una soluzione diplomatica“. È altrettanto chiaro, in ogni caso, che il governo Draghi e gli altri 26 dell’Unione guardano alle operazioni militari russe “con enorme preoccupazione” e si dovrà trovare un modo per evitare un guerra “che avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, ha ribadito con forza il ministro degli Esteri italiano.

    La decisione del presidente russo, Vladimir Putin, è arrivata al termine della conferenza stampa del Consiglio Affari Esteri. Ma l’alto rappresentante UE, Josep Borrell, l’aveva chiaramente indicata come presupposto per le sanzioni

  • in

    Via libera al piano di aiuti UE per l’Ucraina da 1,2 miliardi per affrontare la minaccia russa: ora potrà raggiungere Kiev

    Bruxelles – A tre settimane dalla presentazione del piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, l’iter di approvazione del sostegno UE a Kiev per affrontare la minaccia russa ai suoi confini è stato completato grazie al via libera dei 27 ministri degli Esteri. “L’Unione Europea ha agito in modo rapido e deciso per aiutare l’Ucraina e ora l’assistenza macrofinanziaria può raggiungere Kiev“, ha commentato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia e delle finanze e presidente di turno del Consiglio dell’UE.
    L’assistenza di emergenza da 1,2 miliardi di euro sarà fornita sotto forma di prestiti, per promuovere la stabilità in Ucraina e per “fornire un rapido sostegno in una situazione di crisi acuta”. La proposta formale da parte della Commissione Europea era arrivata lo scorso primo febbraio, a una settimana dall’annuncio da parte della stessa leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Gli eurodeputati avevano approvato la misura la scorsa settimana in sessione plenaria a Strasburgo con 598 voti a favore, 55 contrari e 41 astenuti, mentre i co-legislatori del Consiglio dell’UE ne hanno finalizzato oggi (lunedì 21 febbraio) l’adozione.
    L’accelerazione del processo di approvazione del pacchetto di aiuti UE per l’Ucraina è arrivato sullo sfondo delle tensioni geopolitiche al confine orientale, a causa della mancata de-escalation da parte della Russia, che sta avendo “un effetto negativo sulla stabilità economica e finanziaria” del Paese, si legge nella nota del Consiglio Affari Esteri. “Le persistenti minacce alla sicurezza hanno già innescato un sostanziale deflusso di capitali” e l’Ucraina “sta perdendo l’accesso ai mercati internazionali dei capitali a causa dell’accresciuta incertezza geopolitica e del suo impatto sulla situazione economica”.
    L’assistenza macrofinanziaria di emergenza avrà una durata di un anno e consisterà in due erogazioni. La prima tranche raggiungerà subito Kiev, con l’entrata in vigore del protocollo d’intesa (MoU) su specifiche misure di politica strutturale. La seconda sarà invece legata alla “continua e soddisfacente attuazione” sia di un programma del Fondo monetario internazionale (FMI) sia delle misure politiche concordate nel protocollo d’intesa, che si concentrerà su un “numero limitato di azioni politiche fattibili a breve termine nei settori prioritari più urgenti“, come il rafforzamento della resilienza e della stabilità economica, dell’energia, della governance e dello Stato di diritto.

    I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno votato a favore del pacchetto a sostegno di Kiev per affrontare la minaccia russa. Il processo di approvazione da parte dei co-legislatori è stato completato in tre settimane dalla proposta formale della Commissione Europea

  • in

    Italia e UE spingono per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina: “Zelensky ha chiesto un colloquio con Putin”

    Bruxelles – La settimana dell’invasione si è trasformata nella settimana della tensione e delle speranze che tardano a concretizzarsi. “La situazione è uguale a quella di qualche giorno fa, gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation al momento non sono stati presi seriamente“, ha dichiarato il premier Mario Draghi, al termine del vertice informale a Bruxelles tra i leader UE sulla questione della crisi al confine orientale dell’Ucraina. “Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, ha avvertito il primo ministro italiano alla stampa, che però ha aperto qualche spiraglio sul fronte del dialogo: “Stiamo spingendo perché Russia e Ucraina si siedano allo stesso tavolo per parlare“.
    Secondo quando dichiarato da Draghi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “ha chiesto di poterlo aiutare ad avere un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin“, nel corso della telefonata tra i due leader di martedì (15 febbraio). Il premier ha anche aggiunto che la stessa richiesta è stata fatta anche ad altri capi di Stato e di governo dell’Unione. Nonostante la possibilità di aprire un dialogo tra Russia e Ucraina “non sarà facile”, l’obiettivo condiviso tra i leader UE è che “i due presidenti si siedano allo stesso tavolo”. Draghi ha anche confermato che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi a Mosca per incontrare l’omologo russo, Sergej Lavrov, si sta accordando per organizzare un suo incontro con il presidente Putin.
    Nel frattempo, “la nostra strategia deve poggiare su tre elementi”. In primo luogo, “riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia“. Il premier italiano ha confermato quanto scrivevamo qualche giorno fa: “Inizialmente ci si poteva aspettare che avremmo preso decisioni diverse, invece in questi mesi ci siamo dimostrati sempre più uniti”. Bisogna poi “mantenere una strategia di deterrenza ferma e non mostrare debolezze”. E infine “ribadire che non possiamo rinunciare ai principi fondanti dell’Alleanza Atlantica, tenendo però il dialogo aperto con la Russia”, in particolare su un possibile tavolo con l’Ucraina e attraverso “tutti i canali di dialogo, da utilizzare con la massima determinazione”.
    La questione dei principi fondanti dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord rimane però uno dei temi di maggiore scontro tra l’Occidente e la Russia. “Le porte della NATO rimangono aperte per l’Ucraina, nessuno può decidere al posto degli alleati o al posto degli Stati sovrani sulla propria politica nazionale di sicurezza”, ha ribadito nuovamente il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della due-giorni di vertice dei ministri della Difesa NATO. “Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina”, ha avvertito Stoltenberg, rinnovando l’invito a Mosca di “sedersi al tavolo del Consiglio UE-Russia“.
    Ma il Cremlino sembra ancora distante da una posizione di compromesso. O meglio, a cedere su quella che considera la conditio sine qua non: “Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento della NATO e il non dispiegamento delle forze a est“, ha affermato Lavrov durante il colloquio con il ministro Di Maio. A proposito delle sanzioni economiche UE alla Russia, il ministro degli Esteri russo ha fatto pressione su Roma sostenendo che “l’Italia non dovrebbe essere interessata a fomentare la tensione”. Il Cremlino cerca di dividere il fronte dell’Unione, dal momento in cui basta un solo voto contrario per far saltare la decisione sulle misure restrittive europee. Ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è stato chiaro: “Abbiamo già preparato un intero pacchetto di sanzioni molto dure e, non appena sarà necessario, sono sicuro che il Consiglio le approverà”, perché “l’Unione Europea è unita sul tema”.

    Lo ha dichiarato il premier Mario Draghi al termine del vertice informale tra i leader dell’Unione sulla crisi: “Dobbiamo riaffermare la nostra unità, forse il fattore che ha più colpito la Russia in questi mesi”. Presto forse sarà a Mosca

  • in

    La NATO avverte sul rischio di “una nuova normalità” per la sicurezza europea: “Dalla Russia nessun segno di ritiro”

    Bruxelles – Nonostante i proclami di ieri (martedì 15 febbraio) arrivati dal Cremlino, “le immagini satellitari mostrano che non c’è nessun segno di un ritiro effettivo sul campo di truppe o equipaggiamento militare dal confine orientale dell’Ucraina”. È quanto sostiene il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, in occasione del vertice dei ministri della Difesa NATO, sul tema più spinoso sul tavolo: la crisi con la Russia e la gestione del momento cruciale per una possibile de-esclation.
    “Le truppe sono ancora tutte dispiegate dalla Crimea alla Bielorussia, si tratta del più grande ammassamento di truppe dalla fine della Guerra Fredda”, ha messo in chiaro Stoltenberg, parlando di oltre 100 mila soldati russi al confine con l’Ucraina. È anche vero che “negli ultimi giorni ci sono stati segnali che la diplomazia può continuare“, ha ricordato il segretario generale della NATO, che ha invitato la Russia a “tornare al tavolo della pace e fare un passo indietro dalle minacce della guerra”. I ministri della Difesa dell’Alleanza si aspettano “una risposta sull’invito a riaprire il dialogo al Consiglio UE-Russia”.
    Questa altalena di minacce armate e di segnali di distensione potrebbe però essere “la nuova normalità per la sicurezza europea“, ha avvertito Stoltenberg. “Mi spiace dirlo, ma è evidente che la Russia vuole contestare i principi fondamentali della sicurezza internazionale“, in due modi: “In primis, vorrebbe che li violassimo, impendendo ad altri Stati di scegliere le proprie alleanze”, e poi inviando “una quantità enorme di truppe al confine per intimidire i Paesi vicini e costringerli a rispettare le imposizioni di Mosca”. Non c’è alcuna sicurezza su ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane, ma “se la Russia invaderà l’Ucraina, pagherà enormi conseguenze“, ha tuonato il segretario generale della NATO.
    È per questo motivo che, oltre alle sanzioni economiche, i ministri della Difesa NATO hanno discusso di come sviluppare nuove misure per “rafforzare la preparazione a una possibile escalation militare“. Una decisione finale a livello di comando dell’Alleanza “non è ancora stata presa”, ma – se il dispiegamento militare russo non dovesse cambiare – “i battaglioni NATO guidati dalla Francia stazionerebbero in Romania, che è pronta ad accoglierli, e nella regione del Mar Nero”. La “nuova normalità” di Stoltenberg in realtà potrebbe essere anche un nuovo equilibrio dell’Alleanza: “Il solo fatto che la Russia abbia avuto l’intenzione di ammassare le truppe al confine con l’Ucraina può richiedere aggiustamenti sul lungo periodo nell’Europa sud-orientale”.

    Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha avvertito che la strategia di Mosca di alternare minacce di invasione dell’Ucraina a distensioni potrebbe portare a un rafforzamento dell’Alleanza nell’Europa sud-est

  • in

    La Polonia chiede un rafforzamento della NATO su tutto il fronte orientale per rispondere alle minacce russe

    Bruxelles – Ora la parola d’ordine è rafforzamento, di tutto il fronte orientale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). La richiesta è arrivata oggi (lunedì 7 febbraio) dal presidente della Polonia, Andrzej Duda, e si sposa perfettamente con l’impostazione del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, nella risposta da dare alla crescente presenza di forze militari russe sul confine con l’Ucraina. “Dovrebbe essere presa una scelta collettiva da parte dell’Alleanza per rafforzare tutto il fronte orientale“, ha sottolineato in conferenza stampa a Bruxelles il presidente polacco, al termine dell’incontro con Stoltenberg.
    A preoccupare non sono solo le “oltre 100 mila truppe lungo il confine con l’Ucraina, ma anche le circa 30 mila in Bielorussia, il più grande dispiegamento in quel Paese dai tempi della guerra fredda”, ha spiegato il segretario generale della NATO. “Questi schieramenti non sono giustificati, non sono trasparenti e sono molto vicini ai confini” dell’Alleanza. È in quest’ottica che si giustifica il rafforzamento della capacità di risposta degli alleati e la possibilità di dispiegare “nuovi gruppi tattici”sul fronte sud-orientale (Romania): “La NATO farà tutto il necessario per proteggere e difendere tutti gli alleati e l’invio di più truppe statunitensi in Polonia, Germania e Romania è una potente dimostrazione di impegno per uno schieramento difensivo e proporzionato”. Il presidente Duda si è detto preoccupato soprattutto per la presenza delle truppe russe in Bielorussia per esercitazioni: “Se non dovessero lasciare immediatamente il Paese, dovremo agire di conseguenza, perché si tratterebbe di un nuovo distretto militare ai suoi confini”.
    Sul piano del dialogo con Mosca, è stata ribadita la necessità di trovare “una soluzione politica a livello di Consiglio NATO-Russia”, ha ricordato Stoltenberg. Tuttavia, in linea con quanto definito nella lettera del 26 gennaio, “non scenderemo a compromessi sui principi fondamentali“, tra cui la difesa degli alleati e la possibilità per ogni Paese di scegliere le proprie alleanze per la sicurezza nazionale. A rendere necessaria questa precisazione è stata la dichiarazione congiunta di venerdì scorso (4 febbraio) di Russia e Cina, in cui entrambi i Paesi hanno chiesto alla NATO di smettere di ammettere nuovi membri nell’Alleanza: “Si tratta di un tentativo di negare alle nazioni sovrane il diritto di fare le proprie scelte e di ritornare a un’epoca di sfere d’influenza”, ha accusato con forza Stoltenberg.

    Met #Poland’s President @AndrzejDuda at a critical time for our security. We addressed #Russia’s build-up, and the Russia–#China statement, which calls on #NATO to bar new members. We must not return to spheres of influence where big powers tell others what they can & cannot do. pic.twitter.com/HN6TuU7Ua1
    — Jens Stoltenberg (@jensstoltenberg) February 7, 2022

    Il presidente Duda a Bruxelles
    Nel corso della sua visita a Bruxelles, il presidente polacco ha incontrato anche i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio UE, Charles Michel. Al centro delle discussioni la questione della sicurezza delle frontiere dell’Unione e del rafforzamento militare della Russia, compresa la necessità di un “coordinamento sulle sanzioni per rispondere a qualsiasi ulteriore escalation e anche sull’approvvigionamento energetico“, ha commentato von der Leyen.
    Punti ricordati da Michel, che si è anche soffermato sulla situazione al confine polacco – compreso il nuovo muro in costruzione lungo il confine con la Bielorussia – e la necessità di un “maggiore impegno sul rispetto dello Stato di diritto” nel Paese, in particolare sull’indipendenza della magistratura. Proprio il presidente Duda ha presentato la settimana scorsa un disegno di legge per abolire la sezione disciplinare della Corte Suprema, per tentare di risolvere lo scontro tra Varsavia e Bruxelles sul primato del diritto comunitario, scatenatosi nel luglio dello scorso anno.

    Good exchange with President @AndrzejDuda on the security situation and Russia’s military build-up.
    We are coordinating deeply our preparedness, including on energy supply, and on sanctions to respond to any further escalation. pic.twitter.com/OW8tohxKGa
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 7, 2022

    La richiesta del presidente della Polonia, Andrzej Duda, si sposa con la visione del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, per rispondere alle minacce di Mosca: “Faremo tutto il necessario per difendere gli alleati”

  • in

    L’Ucraina chiede ai partner occidentali di “finalizzare la lista di sanzioni contro la Russia in caso di invasione”

    Bruxelles – Mentre da Washington arriva la notizia che l’amministrazione di Joe Biden ha dato il via libera per l’invio di 3 mila soldati per il rafforzamento del fianco orientale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), da Kiev è sempre più pressante la richiesta ai partner occidentali di “finalizzare la lista di sanzioni economiche contro la Russia in caso di invasione dell’Ucraina“. Lo ha riferito oggi (mercoledì 2 febbraio) durante un briefing con la stampa internazionale il ministro per gli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba: “Mosca dovrà vedere cosa rischierà concretamente se violerà la nostra sovranità”.
    Il ministro per gli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba
    Nel suo discorso, Kuleba ha sottolineato con forza che “quello che sta succedendo qui non riguarda solo l’Ucraina, ma tutta l’architettura della sicurezza dell’Europa“, e lo dimostra il fatto che negli anni si sono verificati attacchi e operazioni russe anche sul territorio comunitario e britannico (il riferimento è all’assassinio dell’ex-spia dei servizi segreti russi Aleksander Litvinenko a Londra nel 2006). Oltre alle sanzioni dell’Occidente contro la Russia, l’Ucraina chiede ai partner anche di “rimanere fermi e uniti sulla questione della possibilità di ingresso nella NATO” e di “aiutarci a rafforzare le capacità di difesa e informatiche”.
    Nonostante le operazioni militari di Stati Uniti e Regno Unito (che ha messo in campo un’alleanza militare con Polonia e Ucraina), il ministro ha predicato calma: “Non penso che le truppe russe mobilitate al confine siano sufficienti per un’invasione su larga scala, anche se il loro numero non è diminuito e le infrastrutture militari sono rimaste intatte”. Proprio per questo motivo, “non si può sottostimare la minaccia ed è più facile affrontarla se i partner ci danno il loro supporto”. In Ucraina le potenze della NATO dovranno tenere alta l’attenzione, soprattutto in caso di invasione russa: “Un fallimento lancerebbe in tutto il mondo il messaggio che l’Occidente non sa difendere i propri valori né se stesso“, ha avvertito Kuleba.
    A scanso di equivoci, “non vogliamo effettuare nessuna operazione offensiva, non l’abbiamo mai fatto e non lo vogliamo fare”, ha assicurato il ministro ucraino, che dà la priorità a diplomazia e deterrenza: “Da novembre stiamo dimostrando che l’invasione da parte della Russia può essere evitata, affrontando l’escalation miliatare con il dialogo”. Rimane comunque un fatto che “siamo pronti a ogni scenario e se saremo attaccati, ci difenderemo“. La posizione è la stessa di quella più volte espressa dai leader occidentali – “anche se il tono può cambiare” – ed è sempre ancorata ai tavoli della diplomazia internazionale.

    La richiesta è arrivata dal ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, durante il briefing con la stampa straniera: “Mosca dovrà vedere cosa rischierà concretamente se violerà la nostra sovranità”