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    Le richieste di Bruxelles non scalfiscono Belgrado. La Serbia riceverà per altri tre anni il gas russo a condizioni favorevoli

    Bruxelles – L’UE incalza, la Serbia non cede. Nonostante le incessanti richieste di allineamento alle sanzioni internazionali contro la Russia che arrivano dai Ventisette, e che Belgrado sta rispedendo al mittente, la Serbia sta anche dimostrando di non voler fare nulla per allentare il forte legame con Mosca. Il presidente Aleksandar Vučić ha trovato un’intesa strategica con il collega russo Vladimir Putin, per il rinnovo di altri tre anni del contratto sulla fornitura di gas naturale russo verso il Paese balcanico – in scadenza il 31 maggio – “a condizioni estremamente favorevoli”.
    Come riportano i media statali serbi, l’intesa tra i due leader è stata trovata ieri (domenica 29 maggio) nel corso di una telefonata e la firma potrebbe concretizzarsi nei primissimi giorni di giugno nel corso di una visita a Belgrado da parte del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov (sarebbe la prima in un Paese europeo dall’inizio della guerra in Ucraina). A quanto si apprende, Vučić e Putin hanno anche confermato la propria disponibilità a continuare la partnership rafforzata tra i due Paesi e hanno discusso della guerra in Ucraina e della questione del Kosovo. Per quanto riguarda la fornitura del gas dalla Russia alla Serbia, i dettagli saranno formalizzati all’inizio di questa settimana, ma alcune anticipazioni sono arrivate nel corso di una conferenza stampa del presidente Vučić al termine della telefonata con Putin: “La Serbia ha bisogno di grandi quantità di gas, ma avremo un inverno sicuro, mentre il costo dipenderà da ulteriori colloqui”.
    Da sinistra: il presidente della Serbia, Aleksander Vučić, e della Russia, Vladimir Putin
    Secondo quanto riferito dallo stesso Vučić, la Serbia importa dalla Russia l’81 per cento del suo fabbisogno totale di gas, che si attesta attorno ai tre miliardi di metri cubi all’anno: la metà è destinata alle centrali termiche ed elettriche, mentre il 26 per cento è consumato dall’industria. Attualmente il gas naturale fornito da Gazprom costa alla Serbia 270 dollari per mille metri cubi e, stando alle parole del presidente serbo, durante l’inverno 2022 il prezzo potrebbe scendere a un decimo di quello pagato a Mosca dal resto del continente europeo (tra 310 e 410 dollari per mille metri cubi). L’intesa di massima si dovrebbe applicare per la fornitura di 2,2 miliardi di metri cubi di gas (il 73 per centro del fabbisogno annuale totale), mentre i restanti 800 milioni dovranno essere concordati successivamente.
    Ci sono diversi elementi che mantengono stretto il rapporto energetico tra Mosca e Belgrado. Prima di tutto, sarà necessario attendere la versione definitiva dell’accordo triennale siglata da entrambe le parti, senza dimenticare che nei prossimi mesi potrebbero essere trovate intese minori per integrare le necessità di gas del Paese balcanico. La russa Gazprom è poi proprietaria di maggioranza di Naftna Industrija Srbije (l’industria petrolifera serba), direttamente o attraverso società controllate: è anche l’unico fornitore di gas naturale in Serbia e il proprietario di maggioranza di entrambi i gasdotti che lo trasportano.
    Ciò che preoccupa Bruxelles è anche l’opportunismo del presidente Vučić, che da una parte cerca l’adesione del Paese nell’Unione Europea e dall’altra non appare intenzionato ad allentare l’alleanza storica con Putin. Se è vero che l’accordo per il gas al 2025 non influisce direttamente su nessun pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, va sottolineato l’atteggiamento accusatorio del neo-rieletto presidente della Serbia nel presentarlo: “È molto favorevole per noi, anche se non è facile resistere perseguendo una politica indipendente e sovrana. Ma ci siamo riusciti dall’inizio della guerra in Ucraina ed è importante continuare a farlo”. Il riferimento è alle pressioni dei Ventisette per adottare le sanzioni economiche contro Mosca (la Serbia è l’unico Paese europeo a essersi opposta, insieme a Bosnia ed Erzegovina e Bielorussia) e abbandonare la presunta politica di neutralità e di condannare anche nei fatti l’aggressione militare russa.
    A questo si aggiunge un altro fattore sul medio-lungo periodo. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Vučić ha ventilato l’ipotesi della costruzione di un nuovo impatto di stoccaggio di gas in Serbia gestito da Gazprom, tema di discussione durante la conversazione telefonica con il leader della Russia. Tutto questo si verificherebbe mentre Polonia e Bulgaria prima e Finlandia poi si sono viste tagliare le forniture di gas da Mosca e soprattutto mentre i 27 Paesi membri dell’UE dovranno cercare una via di uscita dalla dipendenza dalle fonti fossili russe, aumentando i partenariati internazionali e le vie di approvvigionamento (aperte anche alla Serbia). C’è un’ultima questione che, per quanto remota, non può far stare tranquillo il presidente Vučić. Se l’Unione Europea dovesse decidere di interrompere le forniture di gas da Mosca, la Serbia si troverebbe completamente tagliata fuori: il gasdotto BalkanStream (prolungamento del TurkStream che connette Russia e Turchia) passa dalla Bulgaria, mentre il gasdotto serbo-ungherese può essere chiuso da Budapest.

    Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, non cede alle pressioni dei Ventisette sull’allineamento alle sanzioni contro Mosca e trova un accordo con Vladimir Putin per la fornitura di 2,2 miliardi di metri cubi di gas a prezzo agevolato rispetto al resto d’Europa