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    Scholz: “Croazia, Romania e Bulgaria pronte per l’area Schegen”

    Bruxelles – L’area Schengen per la libera circolazione può allargarsi. “Croazia, Romania e Bulgaria soddisfano tutti i requisiti tecnici per l’adesione a pieno titolo”, e per questo motivo “lavorerò perché diventino membri a pieno titolo”. Olaf Scholz dà il proprio benestare all’estensione dei dispositivi dei trattati in materia di spostamento delle persone anche a questi tre Paesi. Il cancelliere tedesco apre le porte a Zagabria, Bucarest e Sofia, e soprattutto rilancia il dibattito politico. Sceglie la cornice dell’università Carolina di Praga per l’annuncio che potrebbe scrivere un nuovo capitolo nella storia del processo di integrazione europea.
    “L’Europa è il nostro futuro”, la sintesi del suo intervento, e in questa sua visione per l’Europa che deve essere c’è anche il passo avanti nell’unione dei popoli. “Schengen è uno dei più grandi successi dell’Unione europea e dovremmo proteggerlo e svilupparlo. Ciò significa, per inciso, colmare le lacune rimanenti”. Queste lacune sono rappresentate da quegli Stati membri che ancora non hanno le carte in regola per garantire che ci si possa spostare senza controlli, senza restrizioni alle frontiere, senza impedimenti di ogni sorta. Croazia, Romania e Bulgaria sono quelle lacune fin qui registrare nel blocco dei Ventisette, che a detta di Berlino non rappresentano più un problema.
    Vivere nell’area Schengen vuol dire poter vivere, studiare, lavorare e andare in pensione ovunque nell’UE. Un qualcosa possibile però non per tutti quanti. I tre Stati membri dell’est sono tagliati fuori da tutto questo, per ragioni tecniche e di tempi necessari ad avere le carte in regola. Dovranno entrare prima o poi, perché eccezione fatta per l’Irlanda che ha negoziato e ottenuto deroghe (opt-out), gli Stati membri devono poter soddisfare le quattro libertà alla base dell’Ue.
    La questione andrà affrontata in sede Ue, dove per procedere all’allargamento Schengen serve il consenso unanime del Consiglio. L’apertura di Scholz può servire da impulso ad un processo rimasto bloccato per troppo tempo. Il Parlamento europeo da anni chiede di ammettere Romania e Bulgaria, senza esito. Adesso la Germania si fa promotrice della riforma.

    Il cancelliere tedesco ritiene che i tre Paesi abbiano le carte in regola per entrare nella zona di libera circolazione. “Lavorerò perché diventino membri a pieno titolo”

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    L’UE allestisce un hub umanitario in Romania per coordinare l’aiuto all’Ucraina, mentre continua l’avanzata russa

    Bruxelles – Arrivati all’ottavo giorno di invasione russa dell’Ucraina, la situazione nel Paese continua a peggiorare. Nella notte tra mercoledì (2 marzo) e giovedì (3 marzo) l’esercito di Mosca ha conquistato nel sud la città di Kherson, il primo grosso centro abitato dall’inizio dell’attacco, ma soprattutto in posizione strategica per l’avanzata verso i porti di Odessa e Mariupol, dove ora si aspettano le offensive da terra e da mare. I bombardamenti delle principali città ucraine, capitale Kiev compresa, continuano senza sosta, con un aggravamento della situazione sul fronte umanitario in Ucraina e alle frontiere dell’UE: secondo quanto riportato da Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero di profughi ha raggiunto il milione.
    È proprio questa una delle preoccupazioni più urgenti per l’Unione Europea – in parallelo con il sostegno totale all’Ucraina e le sanzioni alla Russia – e lo sta dimostrando con una serie di misure degli ultimi giorni. Oggi il Consiglio Affari Interni dovrebbe prendere con tutta probabilità la decisione di attivare la Direttiva europea sulla protezione temporanea, accogliendo la proposta della Commissione UE per garantire a tutte le persone in fuga dall’Ucraina lo status di rifugiati con una modalità accelerata (c’è solo il nodo, imbarazzante, dell’accoglienza ai cittadini di Paesi terzi). A questo si aggiunge la decisione di “allestire un hub di protezione umanitaria in Romania, in collaborazione con il governo”, ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel corso di una conferenza stampa con il presidente rumeno, Klaus Iohannis. “Proteggere le persone in fuga dalle bombe di Putin non è solo un atto di compassione in tempo di guerra, ma è un dovere morale”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo UE, ringraziando la Romania per aver finora dato accoglienza a più di 150 mila rifugiati dall’Ucraina.

    Mentre si inaspriscono in tutto il mondo le sanzioni contro Mosca a partire dal coordinamento tra UE, Stati Uniti e Gran Bretagna – il procuratore generale della Corte penale internazionale dell’Aja, Karim Khan, ha accolto la richiesta di 39 Paesi di aprire un’indagine per crimini di guerra nei confronti dell’establishment russo per l’occupazione dell’Ucraina. Il focus principale saranno le violenze sui civili e coprirà gli otto anni che vanno dall’occupazione della Crimea alla guerra civile nel Donbass, fino all’invasione del territorio ucraino.
    Nel pomeriggio si attende il secondo round dei negoziati di pace tra le delegazioni ucraina e russa (su cui le aspettative sono quasi nulle), ma il mondo ha già preso una netta posizione contro la Russia. Ieri sera è stata votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la risoluzione che condanna l’aggressione dell’Ucraina con una maggioranza schiacciante: 141 voti a favore – tra cui anche la Serbia, tradizionale alleato di Mosca – 35 astenuti e solo 4 contrari (oltre alla Russia, anche Bielorussia, Eritra, Siria e Corea del Nord). Tra gli astenuti anche Cina e India, un segnale che, a differenza di quanto previsto dal Cremlino, gli alleati di Putin iniziano a scarseggiare e non hanno interessi a sostenerlo esplicitamente.

    Il numero di profughi dall’Ucraina ha raggiunto il milioni e l’Unione si prepara a dare assistenza a tutti quelli che stanno arrivando alle sue frontiere: “Proteggere le persone in fuga dalle bombe di Putin è un dovere morale”

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    Sfiduciato il governo romeno. Opposizione e il partito di Ciolos fanno cadere il premier Citu

    Roma – Voto di sfiducia per il governo del primo ministro del Partito Nazionale Liberale (membro del PPE) Florin Citu: nel pomeriggio una larga maggioranza del Parlamento di Bucarest ha votato a favore della mozione presentata dall’opposizione socialdemocratica (che in Romania è una forza di destra).
    L’esecutivo guidato da Citu si era insediato a dicembre dello scorso anno, ma già da diverse settimane aveva perso l’appoggio del partito di maggioranza Usr-Plus dell’ex premier e ora europarlamentare Dacian Ciolos. Nel voto di oggi si sono raggruppate contro il governo le forze sovraniste, antieuropee, alcune proprio di estrema destra
    La crisi politica si presenta in un Paese che non riesce a uscire dall’emergenza sanitaria è in piena quarta ondata ed è alle prese con forti tensioni sociali a causa dell’aumento dei prezzi. La caduta del governo è avvenuta nello stesso giorno in cui la Romania ha registrato il record di casi giornalieri di Covid-19, circa 15mila.
    Ora il presidente Klaus Iohannis dovrà convocare i partiti per nuove consultazioni dalle quali dovrebbe emergere il nuovo primo ministro che dovrà negoziare un nuovo esecutivo.

    La crisi aperta dal partito di maggioranza dell’europarlamentare che nei giorni scorsi si è dimesso dalla carica di capogruppo di Renew Europe a Strasburgo. La Romania è investita da una forte crisi sanitaria da Covid