Il Parlamento Ue rinnova l’appoggio all’ingresso di Bulgaria e Romania nello spazio Schengen
dall’inviato a Strasburgo – L’emiciclo di Strasburgo ha votato nuovamente oggi (18 ottobre) la proposta di risoluzione sull’adesione di Bucarest e Sofia a Schengen: con 547 si, 49 no e 43 astenuti, gli eurodeputati hanno ribadito in modo chiaro la volontà di mettere pressione al Consiglio affinché la pratica si concluda finalmente con esito positivo entro la fine del 2022.
Sono passati 11 anni da quando il Parlamento europeo diede per la prima volta il via libera all’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area Schengen. Era il 2011, a capo dell’emiciclo sedeva il polacco Jerzy Buzek e il presidente del Consiglio Europeo era il belga Herman Van Rompuy. Non se n’è poi fatto più nulla: ancora nel 2018, il Parlamento aveva avanzato nuovamente la richiesta di dare piena applicazione all’acquis di Schengen per i due Paesi, ma il Consiglio Europeo non diede alcun seguito alla questione.
Con l’insediamento della presidenza ceca dell’Ue, il dibattito in aula è tornato in auge: il ministro per gli Affari Europei di Praga Mikulas Bek aveva auspicato, nel corso della prima plenaria di ottobre a Strasburgo, di “ottenere l’unanimità al vertice del Consiglio europeo di dicembre”. Pochi giorni dopo, dal 9 al 15 ottobre, Bulgaria e Romania hanno volontariamente organizzato e ospitato una delegazione Ue per una missione di verifica, per dimostrare a quei Paesi che ancora esprimono riserve (Paesi Bassi e Finlandia su tutti) che non c’è alcun motivo per ritardare ancora l’abolizione dei controlli alle frontiere terrestri, aeree e marittime.
La palla torna in mano al Consiglio Europeo e al suo presidente Charles Michel che, visto anche il recente sostegno del cancelliere tedesco Olaf Scholz, potrebbe riuscire a chiudere la decennale questione alla riunione dei capi di Stato Ue del prossimo dicembre.
Gli eurodeputati hanno così ribadito il sostegno a una questione aperta già nel 2011. Ora il Consiglio Europeo dovrà vincere le resistenze di Finlandia e Paesi Bassi per ottenere l’unanimità dei Paesi membri LEGGI TUTTO