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    Tra sanzioni, violazioni dei diritti umani e traffico di migranti: l’anno in cui i rapporti tra UE e Bielorussia si sono frantumati

    Bruxelles – È difficile pensare a un anno più tormentato per le relazioni tra l’UE e un Paese terzo. Dopo le elezioni-farsa a Minsk dell’agosto 2020, nemmeno a Bruxelles ci si aspettava che tra la Bielorussia e l’Unione Europea non solo calasse il gelo, ma che si aprisse uno scontro diplomatico la cui fine non si riesce ancora a intravedere.
    Che le relazioni tra Minsk e Bruxelles fossero ormai irrimediabilmente incrinate si era capito già da tempo, almeno da quando l‘Unione Europea aveva dichiarato “illegale” l’insediamento dell’autoproclamato presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, riconoscendo nella leader dell’opposizione, Sviatlana Tsikhanouskaya, la presidente eletta e guida ad interim del Paese. Tuttavia, aldilà delle denunce e delle prese di posizione, alla fine del 2020 l’azione delle istituzioni europee non era sembrata così decisa per sostenere il popolo bielorusso oppresso da quello che viene definito “l’ultimo dittatore d’Europa”. Fatta eccezione per i tre pacchetti di sanzioni contro il regime e l’assegnazione del Premio Sakharov per la libertà di pensiero ai leader dell’opposizione.
    Il dirottamento dell’aereo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk da parte delle autorità bielorusse (23 maggio 2021)
    Ma dopo mesi di silenzio da parte dell’Unione Europea – in cui la repressione delle proteste pacifiche e del dissenso in Bielorussia è comunque continuata senza sosta (come ha recentemente ricordato Tsikhanouskaya alla plenaria del Parlamento UE) – la crisi è scoppiata il 23 maggio con il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk. L’azione bollata come “terrorismo di Stato” da parte dei leader UE è stata voluta dallo stesso dittatore bielorusso per arrestare il giornalista e oppositore politico, Roman Protasevich, che stava viaggiando su quell’aereo. La risposta di Bruxelles è stata la chiusura dello spazio aereo alla compagnia di bandiera bielorussa, Belavia, e il lancio di sanzioni economiche contro il Paese.
    Da quel momento i rapporti tra Unione Europea e Bielorussia si sono disintegrati, complice anche la fragilità del regime di Lukashenko, messo in crisi dalle misure restrittive di un importante partner commerciale quale è l’UE. Come un animale accecato da una ferita, il dittatore si è reso ancora più dipendente dal presidente russo, Vladimir Putin, annunciando poi la sospensione della propria partecipazione al Partenariato orientale e giocandosi la carta che sarebbe diventata dominante nei mesi a seguire: una nuova rotta migratoria aperta artificialmente dal regime bielorusso verso le frontiere dell’Unione.
    La questione era stata sollevata per la prima volta dai Paesi baltici al Consiglio Europeo di giugno, ma allora erano in pochi ad aver capito che la rotta bielorussa avrebbe creato non pochi problemi ai Paesi membri UE. Già a inizio luglio l’incremento di arrivi irregolari di persone migranti in Lituania e Lettonia era stato esponenziale rispetto agli anni precedenti, ma per tutta l’estate il flusso è costantemente aumentato e ha coinvolto anche la Polonia. I leader dell’Unione Europea hanno iniziato a parlare di una “guerra ibrida” condotta dal dittatore della Bielorussia, caratterizzata dall’organizzazione di viaggi per i cittadini dei Paesi del Medio Oriente e dall’Africa subsahariana verso Minsk e di lì verso le frontiere dell’UE.
    Idranti usati dai soldati polacchi contro le persone migranti bloccate alla frontiera con la Bielorussia (16 novembre 2021)
    La mossa di Lukashenko è stata ben calcolata, dal momento in cui sapeva di toccare uno dei tasti più delicati dell’Unione: quello delle divisioni interne nella gestione dei flussi migratori. Non è un caso se i Paesi di frontiera hanno iniziato subito a destinare fondi per la costruzione di barriere di filo spinato e muri, introducendo stati di emergenza e zone rosse che hanno reso inaccessibili a giornalisti e ONG i confini con la Bielorussia. In particolare in Polonia, si sono iniziati a registrare una serie di pushback (respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea), mentre a Bruxelles si aprivano duri scontri tra istituzioni comunitarie e tra eurodeputati su come affrontare la crisi: il tema prevalente è diventato presto la possibilità di destinare fondi comunitari per il finanziamento di muri al confine con la Bielorussia.
    Alla fine è passata la linea del ‘no’ della Commissione: “Nel proteggere l’Unione va comunque rispettato il principio di non-respingimento e la possibilità di richiedere la protezione internazionale ai valichi di frontiera”, ha ribadito alla plenaria del Parlamento UE di novembre l’alto rappresentante per gli Affari esteri, Josep Borrell (anche se solo un mese dopo è stato proprio l’esecutivo UE a proporre la sospensione di alcune regole sull’asilo e la migrazione in Polonia, Lituania e Lettonia). Bruxelles si è concentrata su tre direttrici di intervento per cercare di risolvere la crisi lungo la rotta bielorussa: convincere i Paesi di origine delle persone migranti a interrompere i voli verso Minsk, inviare aiuti umanitari alla frontiera e colpire con un nuovo pacchetto di sanzioni i responsabili del favoreggiamento della tratta di migranti per scopi politici. Una tattica che al momento sembra aver tamponato una situazione che non è mai stata disperata in termini numerici – mai più di diecimila persone migranti in tutto il territorio bielorusso, secondo le stime più negative – ma lo stesso non si può dire in termini umani.
    La leader bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya, e il presidente del Parlamento UE, David Sassoli (24 novembre 2021)
    In tutti questi mesi di crisi alla frontiera l’errore che però l’Unione Europea ha commesso spesso è stato quello di dimenticare la situazione interna in Bielorussia (anche questo era uno degli obiettivi di Lukashenko). Nel Paese si contano almeno 882 prigionieri politici, un regime del terrore che ha messo in ginocchio non solo l’opposizione, ma anche qualsiasi voce critica e il giornalismo indipendente. In ordine temporale, gli ultimi a essere condannati sono stati Maria Kolesnikova e Maksim Znak, membri del Presidium del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa, e il marito della leader Tsikhanouskaya, Siarhei Tsikhanouski, imprigionato il 29 maggio del 2020 con l’obiettivo di impedirgli di partecipare alle elezioni presidenziali). Dietro le sbarre c’è anche Ales Bialiatski, uno dei vincitori del Premio Sakharov e fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Viasna.
    La leader bielorussa Tsikhanouskaya, presidente eletta riconosciuta dall’UE, ha spiegato dettagliatamente quali sono i passi per non far passare invano un altro anno: isolamento del regime, limitazioni alle risorse e rafforzamento della resistenza democratica. Se era difficile pensare a un anno più tormentato per le relazioni tra l’Unione Europea e la Bielorussia, non risulta molto più semplice immaginare come evolverà la situazione nel 2022. Una delle poche certezze è che Bruxelles dovrebbe iniziare a dare più ascolto alle voci che lottano contro il regime di Lukashenko dall’interno, o rischierà di essere messa di nuovo in crisi su piani che fatica a gestire e che scavano divisioni ancora più profonde all’interno dell’Unione.

    Dopo le elezioni-farsa dell’agosto dello scorso anno, nel 2021 è scoppiata la crisi tra Bruxelles e Minsk. Dopo le sanzioni economiche imposte dall’UE, Lukashenko ha risposto aprendo una nuova rotta migratoria. Ma rimane drammatica anche la situazione dell’opposizione nel Paese

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    Bielorussia, adottato il quarto pacchetto di sanzioni UE in coordinamento con Stati Uniti, Canada e Regno Unito

    Bruxelles – E sono quattro. Il Consiglio Affari Esteri ha adottato oggi (lunedì 21 giugno) un nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro il regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Repressione delle proteste pacifiche, dirottamento di un volo di linea internazionale, violenze contro gli oppositori politici e violazioni dei diritti umani: è lunga la lista delle motivazioni che hanno spinto i ministri degli Esteri europei ad aggiornare la lista nera di individui e aziende da colpire con misure restrittive.
    “Oggi abbiamo lavorato sodo e abbiamo deciso di imporre un ampio pacchetto di sanzioni nei confronti di 78 persone e 8 entità bielorusse“, ha spiegato l’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Un’azione attuata per “influenzare il comportamento dei responsabili”, soprattutto della vicenda del dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius e il successivo arresto del giornalista Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega. L’alto rappresentante UE ha avvertito che “non è esclusa una quinta tornata di sanzioni“, dal momento in cui “non abbiamo la bacchetta magica, ma questo è uno strumento pesante che può contribuire a sfiancare persone, istituzioni e aziende vicine al regime”. Una visione confermata anche dalla leader dell’opposizione democratica e presidente legittima riconosciuta dall’UE, Sviatlana Tsikhanouskaya, che durante il suo intervento alla riunione dei ministri “ha fornito molti consigli utili a questo riguardo”.
    Il fattore di novità del quarto ciclo di sanzioni è il coordinamento dell’Unione Europea con Stati Uniti, Canada e Regno Unito. “Ci impegniamo a sostenere le aspirazioni democratiche a lungo represse del popolo bielorusso e siamo uniti per imporre costi al regime per il suo palese disprezzo degli impegni internazionali”, si legge nella nota congiunta. Le richieste sono sempre le stesse – “cooperare con le indagini internazionali sugli eventi del 23 maggio, rilasciare i prigionieri politici, avviare un dialogo politico con i rappresentanti dell’opposizione democratica” – ma l’azione armonica del blocco delle potenze occidentali, guidata da Bruxelles, potrebbe essere una vera svolta nella risposta internazionale al regime di Lukashenko.
    L’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    Per quanto riguarda l’aggiornamento della lista nera, sono ora 166 le persone e 15 le entità destinatarie di sanzioni che “inviano un ulteriore forte segnale ai sostenitori del regime”. Congelamento dei beni, divieto di viaggio nell’UE e impossibilità per i cittadini e le imprese europee di mettere fondi a loro disposizione: “Appoggiare il regime di Lukashenko ha un costo sostanziale”. Tra i nomi compaiono anche quello di uno dei tre figli di Lukashenko, Dimitry, e la nuora Liliya (già dal 6 novembre è incluso il primogenito Viktor, consigliere per la Sicurezza nazionale), ma anche importanti uomini d’affari della cerchia ristretta del presidente: Siarhei Tsiatseryn, nel settore dei prodotti alimentari, Mikhail Gutseriev, imprenditore russo dell’energia e del potassio e Aliaksey Aleksin, con interessi che vanno dal petrolio al tabacco.
    Nel mirino di Bruxelles sono finiti anche uomini della propaganda di regime, come Andrei Mukavozchyk, giornalista di Belarus Today (quotidiano dell’amministrazione presidenziale) e Siarhei Gusachenka, vicepresidente della televisione di Stato, Belteleradio. Compaiono inoltre professori e rettori universitari, come il vicerettore dell’Università statale di economia, Siarhei Skryba, il rettore dell’Università statale di medicina, Siarhei Rubnikovich, e quello dell’Accademia statale delle arti, Mikhail Barazna, tutti ritenuti responsabili per la decisione di espellere gli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni pacifiche contro il regime. Da non dimenticare anche il vicecapo per le strutture detentive del ministero degli Affari interni, Ivan Myslitski, a causa dei trattamenti disumani e degradanti inflitti ai manifestanti, e l’impresa di proprietà dello Stato Belaeronavigatsia, responsabile del controllo del traffico aereo bielorusso: decisivo il suo ruolo in tutta la vicenda del dirottamento del volo Ryanair su Minsk il 23 maggio.
    Dopo il quarto pacchetto di sanzioni contro persone ed entità bielorusse e la decisione del Consiglio di vietare l’ingresso nello spazio aereo UE e l’accesso agli aeroporti dei Paesi membri a tutti i vettori battenti bandiera rosso-verde, sono attese a breve sanzioni economiche contro Minsk. L’alto rappresentante UE ha confermato che “le approveremo secondo le indicazioni che ci arriveranno dal prossimo vertice dei leader europei“, in programma questa settimana (24-25 giugno). “Finora non le abbiamo messe in atto perché creano danni indiscriminatamente all’economia di tutto Paese e colpiscono tutti i cittadini”, ha concluso Borrell, “ma ormai è arrivato il momento di adottare anche questo strumento”.

    L’alto rappresentante Borrell ha annunciato le nuove misure restrittive contro 86 individui e aziende al termine del vertice con i ministri degli Esteri dei Ventisette. Sanzioni economiche settoriali al vaglio del prossimo Consiglio Europeo

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    Bielorussia, l’UE denuncia pratiche “disumane” di segretezza del sistema penale e di condanne a morte

    Bruxelles – Si continua a parlare di Bielorussia a Bruxelles, dopo settimane in cui la questione del dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk è stata al centro della scena internazionale. Nonostante le variazioni sul tema, il nodo cruciale rimane sempre lo stesso: le violazioni dei diritti umani da parte del regime del presidente Alexander Lukashenko.
    Con una nota del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), sono state denunciate oggi (giovedì 17 giugno) le pratiche di segretezza del sistema penale bielorusso e soprattutto il persistere della pena di morte. La Bielorussia è l’unico Paese europeo in cui vige tuttora la pena capitale. “L’Unione Europea ricorda la sua irrevocabile opposizione all’uso della pena di morte in qualsiasi circostanza”, si legge nella nota: “È una punizione crudele e disumana, che non agisce da deterrente contro il crimine e rappresenta un’inaccettabile negazione della dignità e dell’integrità umana”.
    L’accusa delle istituzioni europee è stata sollevata dal caso di Viktar Paulau, detenuto nel braccio della morte della prigione pre-processuale n. 1 di Minsk. Il 31 luglio dello scorso anno l’uomo 50enne è stato riconosciuto colpevole di un duplice omicidio commesso il 30 dicembre 2018 nel villaggio di Prysushyna, nella regione di Vitsebsk (nel Nord-Est del Paese).
    Nonostante l’effettiva esecuzione non sia stata ancora confermata ufficialmente, come riporta l’organizzazione per i diritti umani Viasna, la sorella del condannato a morte non riceve notizie da Paulau da più di sei settimane e da qualche giorno le viene negato l’accesso alla struttura. Inoltre, il personale della prigione ha comunicato in maniera generica all’avvocato difensore che il detenuto non si trova più nella struttura. “La negazione di informazioni tempestive ai parenti è stata un’indicazione in precedenti occasioni di un’esecuzione segreta eseguita dal regime autoritario in Bielorussia”, ha commentato il Servizio europeo per l’azione esterna, facendo riferimento proprio alle informazioni fornite dalla da Viasna.
    Nel frattempo, l’Unione Europea è pronta ad adottare il quarto pacchetto di sanzioni contro il regime di Lukashenko che, come anticipato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in plenaria al Parlamento Europeo lo scorso 8 giugno, “peseranno sui settori economici-chiave, oltre a coinvolgere i responsabili del dirottamento del volo” su cui viaggiavano il giornalista e oppositore politico Roman Protasevich, e la compagna Sofia Sapega (poi arrestati).
    Secondo quanto confermano fonti di Bruxelles a Reuters, il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) degli Stati membri UE ha deciso ieri (mercoledì 16 giugno) di imporre nuove sanzioni per la duplice violazione del diritto internazionale e dei diritti umani lo scorso 23 maggio. Dovrebbe essere compreso il congelamento dei beni e il divieto di viaggio nell’UE contro circa 70 persone, oltre alle 88 già inserite nella lista nera dai precedenti pacchetti di misure restrittive, tra cui compaiono Lukashenko e suo figlio Viktor, consigliere per la Sicurezza.
    Le sanzioni approvate dagli ambasciatori dell’UE dovrebbero essere adottate nel corso della riunione dei ministri degli Esteri UE lunedì prossimo (21 giugno). Già dal 4 giugno il Consiglio dell’UE ha rafforzato le misure restrittive nei confronti di Minsk, introducendo il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione e di accesso agli aeroporti europei per tutti i vettori e le compagnie aeree bielorusse.

    La nuova accusa al regime di Lukashenko è arrivata a seguito della negazione di “informazioni tempestive” alla famiglia e all’avvocato di un condannato a Minsk. Intanto i Ventisette sono pronti ad adottare il quarto pacchetto di sanzioni

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    Bielorussia, Borrell: “Arresto e violenze su Protasevich sono atti orrendi”. Ma il Parlamento UE vuole più determinazione

    Bruxelles – Immagini “vergognose”, una violenza “tremenda” e atti “orrendi”. In un climax di crescente indignazione, l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condannato gli eventi delle ultime due settimane in Bielorussia. Dal dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk, fino alla confessione forzata da parte del giornalista e oppositore politico Roman Protasevich, arrestato insieme alla compagna Sofia Sapega proprio dopo il dirottamento dell’aereo che stava sorvolando lo spazio aereo bielorusso. “La Bielorussia è di nuovo al centro dell’attualità mondiale”, ha sottolineato Borrell durante il suo intervento alla plenaria del Parlamento Europeo. “Non solo per le repressioni da parte di un dittatore che ha il sostegno della Russia, ma anche per la continua violazione dei diritti umani e delle norme internazionali”.
    L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    L’ultima in ordine cronologico è stata la violazione del diritto internazionale del volo, su cui l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha già aperto un’indagine: “Con l’intervento di un caccia bielorusso, è stata messa a repentaglio la sicurezza dei più di cento passeggeri e dell’equipaggio di un’aereo commerciale che volava tra due capitali dell’Unione“. Una volta atterrato all’aeroporto nazionale di Minsk, si è consumato “l’atto orrendo” dell’arresto di Protasevich e di Sapega. Ma ancora più “tremendo” è stato assistere alla confessione forzata del giornalista e oppositore al regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko: “È stato l’ennesimo esempio di violazioni, dobbiamo rispondere con decisione alle immagini vergognose di questa persona che piangeva e riconosceva reati mai commessi contro la Bielorussia”.
    La prima risposta messa in atto dall’UE è stata la decisione del Consiglio Europeo di imporre la no fly zone sulla Bielorussia, di impedire l’accesso allo spazio aereo europeo ai vettori di Minsk e di implementare sanzioni non solo a carico di singole entità, ma anche economiche mirate. “Saranno adottate presumibilmente dal prossimo Consiglio Affari Esteri”, ha anticipato l’alto rappresentante Borrell, “e peseranno sui settori economici-chiave per il regime, oltre a coinvolgere i responsabili del dirottamento del volo”. Nel frattempo, “continueremo a sollevare la questione dei 450 prigionieri politici in tutti forum internazionali e portare avanti il pacchetto economico da 3 miliardi di euro a sostegno di una Bielorussia democratica”.
    La reazione del Parlamento Europeo
    Gli eurodeputati di tutti i gruppi politici hanno espresso con forza la dura condanna nei confronti del regime di Lukashenko per quanto accaduto nelle ultime settimane a Minsk e hanno chiesto una risposta ancora più decisa alla Commissione e al Consiglio. “È finito il tempo delle discussioni”, ha avvertito Andrzej Halicki (PPE), perché ormai la Bielorussia “è stata trasformata in un’enorme prigione a cielo aperto”. È arriva l’ora di “sanzioni economiche e di un sostegno più tangibile ai media indipendenti, perché il popolo è totalmente isolato”.
    Anche per Robert Biedroń (S&D) “Lukashenko ha oltrepassato tutti i limiti, ma la comunità internazionale non ha fatto tutto quanto in suo potere per fermarlo“. Con la proposta di risoluzione che sarà votata dopodomani (giovedì 10 giugno), “chiediamo a tutte le istituzioni di riconoscere Lukashenko per quello che è: l’ultimo dittatore d’Europa, che sta costruendo una Corea del Nord nel Vecchio Continente”, ha attaccato l’eurodeputato, citando le parole della leader dell’opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya.
    L’eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi (ID)
    Secondo Petras Auštrevičius (Renew Europe), il regime di Lukashenko “da autoritario è diventato apertamente dittatoriale”, ma è anche vero che “il suo capitale politico dipende solo dal sostegno di Vladimir Putin“. Per questo motivo “dobbiamo imporre sanzioni nei settori vitali e dare sostegno immediato alla società civile”. Sul ruolo del leader russo – che proprio ieri si è confrontato telefonicamente con il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel – si è soffermata anche Susanna Ceccardi (ID). “La Russia ha perso l’occasione di prendere le distanze e l’incontro di Sochi mette il Cremlino in una posizione scomoda”, ha sottolineato l’eurodeputata in quota Lega. Ma “anche la Cina non ha condannato il dirottamento del volo e usa la Bielorussia come un corridoio strategico verso l’Europa”. Di qui, l’Unione “dovrebbe bloccare i convogli cinesi in arrivo da Minsk, sarebbe un messaggio forte contro il dittatore e suoi amici illiberali”.
    Il fatto di “non poter starcene con le mani in mano” è il filo conduttore che unisce anche l’intervento di Viola Von Cramon-Taubadel (Verdi/ALE): “Servono sanzioni contro i prodotti di raffineria e della concimazione“, settori-chiave per il “regime del terrore” instaurato dal presidente bielorusso. Per l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, le ultime azioni di Lukashenko però non sarebbero un atto di forza, ma “mosse disperate e segni di debolezza“, perché “l’opposizione non vuole rassegnarsi ai suoi diktat”. Ecco perché il Parlamento Europeo ha ribadito con forza che “bisogna sostenere con più determinazione il piano di aiuti per una transizione veramente pacifica e democratica della Bielorussia”.

    L’alto rappresentante UE è intervenuto al dibattito in plenaria sulle vicende che hanno riportato il regime di Lukashenko al centro dell’attualità internazionale. Si attendono sanzioni economiche “mirate” anche contro i responsabili del dirottamento del volo Ryanair

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    Bielorussia, Consiglio dell’UE introduce divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione Europea per le compagnie di Minsk

    Bruxelles – Seguendo le conclusioni del vertice dei leader UE dello scorso 24 maggio, il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso oggi (venerdì 4 giugno) di rafforzare le misure restrittive nei confronti la Bielorussia. Nello specifico, è stato introdotto il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione e di accesso agli aeroporti europei per tutti i vettori e le compagnie aeree bielorusse.
    Da oggi, gli Stati membri UE sono tenuti a negare il permesso di atterrare, decollare o sorvolare i rispettivi territori nazionali a qualsiasi aereo, anche commerciale, che voli sotto bandiera rosso-verde.
    La misura si inserisce nel contesto della condanna dell’Unione Europea del dirottamento del volo Ryanair FR4978 Atene-Vilnius di domenica 23 maggio verso l’aeroporto nazionale di Minsk, su cui l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha già annunciato di voler aprire un’indagine per determinare la violazione del diritto internazionale dell’aviazione e il potenziale rischio per la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio dell’aereo.
    Il dirottamento su Minsk era stato deciso – ma mai ufficialmente rivendicato – dal regime del presidente Alexander Lukashenko, per arrestare il giornalista e oppositore Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega, che viaggiavano entrambi su quel volo.

    Rafforzate le misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko, in linea con le conclusioni dei leader UE di fine maggio. Il permesso di atterrare, decollare e sorvolare i Paesi membri sarà negato a qualsiasi tipo di vettore, anche commerciale

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    Bielorussia, da NATO sostegno a sanzioni di Washington e Bruxelles. Ma Lukashenko annuncia armi in arrivo da Mosca

    Bruxelles – È “incondizionato” l’appoggio del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, a Stati Uniti e Unione Europea, nelle rispettive decisioni di imporre sanzioni contro il regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Il “messaggio di unità” dei partner dell’Alleanza Atlantica è arrivato oggi (martedì primo giugno) al termine della riunione dei ministri degli Esteri, come ulteriore conferma della dura risposta dell’Occidente al dirottamento su Minsk del volo Ryanair di domenica 23 maggio e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega.
    “È stato un atto che ha potenzialmente violato il diritto internazionale del volo e che è certamente contrario alla libertà di espressione”, ha commentato duramente Stoltenberg. Il segretario generale della NATO ha accolto con favore la prossima apertura di un’indagine indipendente da parte dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), ma ha anche intimato al presidente Lukashenko di “liberare immediatamente i due prigionieri“. Il dossier sulla Bielorussia era una delle “sfide comuni alla nostra sicurezza, che dobbiamo affrontare insieme” per “coordinarci contro le minacce globali”.
    Così si spiega il “chiaro messaggio di sostegno” alle sanzioni di Washington e Bruxelles. Durante il Consiglio Europeo della scorsa settimana, i leader UE avevano deciso non solo di imporre una no fly zone sulla Bielorussia e chiudere lo spazio aereo alla compagnia di bandiera Belavia, ma anche di aggiornare la lista nera di persone ed entità colpite dalle sanzioni europee (già il 10 maggio era stato annunciato un quarto pacchetto dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell). Dalla Casa Bianca è arrivata invece venerdì scorso (28 maggio) la comunicazione che a partire da giovedì 3 giugno saranno reintrodotte sanzioni contro nove imprese collegate al regime bielorusso e che saranno considerate nuove misure “in coordinamento con l’Unione Europea e gli altri alleati”.
    Intanto, sul fronte orientale, il presiedente bielorusso esce rinvigorito dall’incontro di venerdì a Sochi con l’omologo russo, Vladimir Putin. Oltre alla seconda tranche da 500 milioni di dollari del prestito di Mosca a Minsk (su un totale di 1,5 miliardi accordati il 14 settembre dello scorso anno), come confermato anche dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov, Lukashenko sarebbe pronto a ricevere “armi moderne” dall’alleato. Citato dall’agenzia stampa russa Interfax, il presidente bielorusso si è rallegrato del fatto che non ci sia stata “nessuna discussione sul dispiegamento permanente di forze russe o l’apertura di basi sul nostro territorio”. Uno scenario che potrebbe verificarsi solo “se dovessero sorgere delle preoccupazioni o se dovessimo vedere un’intensificazione dell’attività della NATO, fino a un conflitto militare“. In quel caso, “le forze russe saranno schierate in Bielorussia”.
    Per quanto riguarda il caso dell’arresto del giornalista e della compagna, Lukashenko ha seccamente commentato che “le indagini saranno svolte in Bielorussia“. Lo avrebbe riferito anche al presidente Putin a Sochi. Sulla questione della possibile competenza di Mosca sul caso erano nate delle speculazioni nei giorni precedenti all’incontro, dal momento in cui Sapega, studentessa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius, è una cittadina russa.

    Messaggio di “appoggio incondizionato” dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg: “Queste sono sfide comuni alla nostra sicurezza”. Minsk aspetta la seconda tranche di prestiti russi e sostegno militare in caso di “intensificazione delle attività” dell’Alleanza Atlantica

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    Bielorussia, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile aprirà un’indagine sul dirottamento del volo Ryanair

    Bruxelles – Un’indagine internazionale sul dirottamento del volo Ryanair di domenica scorsa (23 maggio) ci sarà e ad occuparsene sarà l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO). Lo ha reso noto il Consiglio dell’agenzia delle Nazioni Unite in un comunicato diffuso nella tarda serata di ieri (giovedì 27 maggio), esprimendo la “forte preoccupazione” per il possibile “dirottamento forzato” su Minsk dell’aereo passeggeri FR4978 proveniente da Atene e diretto a Vilnius.
    Durante una riunione d’urgenza, l’organo direttivo ha sottolineato “l’importanza di stabilire i fatti di quanto accaduto” e di “capire se ci sia stata una violazione del diritto internazionale dell’aviazione” da parte della Bielorussia, in particolare la Convenzione di Chicago (base dell’aviazione civile e del trasporto aereo mondiale). “Il Consiglio ha quindi deciso che tutti i fatti rilevanti debbano essere accertati ufficialmente attraverso un’indagine“, ha messo nero su bianco il presidente del Consiglio ICAO, Salvatore Sciacchitano.
    La relazione sarà preparata dal segretario generale dell’Organizzazione, Fang Liu, e sarà presentata nel corso di una delle prossime riunioni dell’organo direttivo insieme ai “fatti disponibili e gli strumenti giuridici pertinenti”. Tutti gli Stati membri dell’ICAO e le parti interessate sono stati invitati a “collaborare a questa indagine conoscitiva nell’interesse di garantire la sicurezza e la protezione dell’aviazione civile”.

    “The Council has therefore decided that all relevant facts should be officially established through an ICAO investigation conducted by the ICAO Secretariat” – @SalvatoSciacchi
    — ICAO (@icao) May 27, 2021

    La richiesta di un’indagine internazionale era stata espressa nei giorni scorsi da diverse parti, incluso il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. Nella giornata di ieri era poi arrivata la dura condanna dei ministri degli Esteri del G7 sulla vicenda della deviazione del volo Ryanair e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sophia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Insieme all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, i ministri di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito hanno condannato “l’azione senza precedenti delle autorità bielorusse”.
    Un’azione che non rappresenta solo “un grave attacco alla libertà dei media“, ma che “ha messo a rischio la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio del volo“. I ministri del Gruppo dei Sette hanno bollato quanto accaduto come un “un grave attacco alle regole che governano l’aviazione civile” e per questo motivo l’ICAO è stata invitata ad “affrontare con urgenza questa sfida alle sue regole e standard”. Nel comunicato è stato infine sottolineato che Pratasevich e Sapega devono essere “rilasciati immediatamente e senza condizioni, così come tutti gli altri giornalisti e prigionieri politici detenuti in Bielorussia”. Sotto la minaccia al regime di Lukashenko di intensificare gli sforzi “anche attraverso ulteriori sanzioni” per mettere fine alla repressione dell’opposizione pacifica e democratica nel Paese.
    Intanto l’alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell ricorda che la Commissione ha messo a punto un pacchetto di aiuti da tre miliardi per la Bielorussia, già annunciato durante il Consiglio europeo di inizio settimana dalla presidente Ursula von der Leyen,  che saranno però elargiti solo “in caso di una sua transizione democratica”.

    We present today a €3bn financial assistance package that we can provide to Belarus in case of its democratic transition. It should be a genuine incentive for the regime to change its course.
    The EU remains truly committed to a democratic #Belarus.https://t.co/nfDaG470Ws
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) May 28, 2021

    La relazione del segretario generale Fang Liu servirà per “capire se ci sia stata una violazione del diritto internazionale” da parte del regime di Lukashenko. Intanto, i ministri degli Esteri del G7 condannano “con la massima fermezza” l’arresto del giornalista Protasevich e minacciano “ulteriori sanzioni”

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    Bielorussia, Tsikhanouskaya esorta l’UE a reagire oltre il caso Ryanair: “Stiamo diventando la Corea del Nord d’Europa”

    Bruxelles – Una settimana di ordinaria follia in Bielorussia, sotto le picconate sempre più dure alla democrazia da parte del regime del presidente Alexander Lukashenko. “In sette giorni sono stati quattro i momenti di svolta drammatica nel Paese”, ha spiegato oggi (mercoledì 26 maggio) la leader dell’opposizione democratica e presidente legittima riconosciuta dall’UE, Sviatlana Tsikhanouskaya, in un confronto con gli eurodeputati della commissione Affari Esteri. Dalla chiusura forzata del principale media indipendente Tut.by (18 maggio) alla morte in carcere “in circostanze oscure” del prigioniero politico Vitold Ashurok (21 maggio), fino ad arrivare al quasi certo rinvio delle elezioni parlamentari di un anno e mezzo (ieri in discussione al Parlamento) e al dirottamento del volo Ryanair e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sophia Sapega.
    La leader dell’opposizione democratica e presidente legittima riconosciuta dall’UE, Sviatlana Tsikhanouskaya (26 maggio 2021)
    Di tutti questi eventi, quello che ha causato la reazione più indignata e provvedimenti immediati da parte dell’Unione Europea è stato l’ultimo, a causa delle sue implicazioni a livello di violazione delle leggi internazionali. “Il dirottamento del volo ha destato grande preoccupazione in tutto il mondo, per la minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale rappresentata da Lukashenko“, ha sottolineato Tsikhanouskaya. Tuttavia, non bisogna dimenticare che “i bielorussi vivono in questa atmosfera di mancato rispetto dei diritti fondamentali da più di nove mesi“, dall’inizio della repressione delle contestazioni pacifiche per il risultato delle elezioni-farsa presidenziali del 9 agosto 2020.
    La leader dell’opposizione democratica ha spiegato senza giri di parole che “il regime ormai è fuori controllo” e che “Lukashenko sta trasformando la Bielorussia nella Corea del Nord d’Europa“: un Paese “non trasparente, dittatoriale e pericoloso”. Ma allo stesso tempo ha anche avvertito gli eurodeputati che “la strategia europea di ‘aspettare e vedere’ non funziona, le pressioni senza azioni non portano a cambiamenti”. Al contrario, “l’impunità ha causato ancora più repressione sulla società civile“, come hanno dimostrato in questi mesi gli attacchi alla libertà di stampa e le incarcerazioni arbitrarie. È qui che deve intervenire l’Unione, secondo la richiesta della leader in esilio: “La reazione non si deve limitare al caso Ryanair”, perché “se non si affronterà la situazione nella sua interezza, si ripeteranno presto casi simili“.
    Nella pratica, Tsikhanouskaya ha delineato le azioni che l’UE dovrebbe mettere in campo per dare una risposta efficace. “Prima di tutto bisogna ancora ribadire pubblicamente che Lukashenko non è il presidente legittimo della Bielorussia“, come già riconosciuto dalle istituzioni europee da settembre dello scorso anno. Ma soprattutto, “bisogna tagliare le linee di credito alle banche bielorusse, bloccare gli investimenti, importazioni ed esportazioni verso il Paese”.
    Contemporaneamente, si deve approvare “al più presto” il nuovo pacchetto di sanzioni (“ragionando già sul quinto”) e “sospendere gli accordi con i Paesi che stanno sfruttando la situazione, compresa la Russia”. Come ultime istanze, “dovremo organizzare una conferenza internazionale sulla risoluzione della crisi e mettere a punto un piano di sostegno congiuntamente con me e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen“. L’obiettivo rimane “dimostrare che l’Unione Europea è al fianco del futuro democratico del Paese”.

    La presidente legittima riconosciuta dall’Unione ha lanciato un appello agli eurodeputati della commissione Affari Esteri: “L’impunità ha portato ancora più repressione. Bisogna tagliare linee di credito alle banche, investimenti ed esportazioni”