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    Il Consiglio Europeo dà l’ok alle sanzioni all’Iran e chiede di “annullare immediatamente” le esecuzioni capitali

    Bruxelles – I 27 leader dell’Ue danno il loro beneplacito alle sanzioni contro il regime in Iran, approvate lo scorso 12 dicembre al Consiglio Affari Generali. Lo scambio di opinioni tra i capi di Stato e di governo sulla situazione nella Repubblica Islamica è durato poco, il tempo di ribadire la “ferma condanna alle sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite recentemente nel contesto delle proteste in corso in Iran” e di chiedere ancora una volta “alle autorità di Teheran di terminare immediatamente questa pratica e annullare le sentenze”, come si legge nelle conclusioni del Consiglio Europeo che si è tenuto oggi (15 dicembre) a Bruxelles.
    Le sanzioni aggiuntive, che fanno seguito a quelle già decise il 17 ottobre e il 14 novembre, riguardano venti persone e un’entità: ora nella lista dei destinatari delle misure restrittive figurano 155 individui e 12 entità. Tra i nuovi sanzionati spiccano il direttore, diversi conduttori e reporter della Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran (Irib) e l’emittente statale stessa, megafono del regime, colpevole di trasmettere “confessioni estorte a detenuti, fra cui giornalisti, attivisti politici ed esponenti delle minoranze curde e arabe”. Oltre al canale media governativo, entrano per la prima volta nella lista nera gli alti gradi delle Guardie della rivoluzione, il corpo armato istituito nel 1979 dall’ayatollah Khomeini per difendere la rivoluzione islamica: i comandanti e vicecomandanti dei Pasdaran delle province iraniane sono ritenuti “responsabili della repressione violenta dei manifestanti civili”. Per tutti loro, le misure restrittive comprendono il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
    Roberta Metsola, 15/12/22
    Chi ha speso parole forti sul tema è la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che dopo il dibattito con i 27 leader Ue ha dichiarato: “Quello che stiamo vedendo non ha precedenti, possiamo commentare il coraggio delle donne, chiedere libere elezioni, continuare a aggiungere sanzioni, ma dobbiamo anche mandare il messaggio che noi siamo con la gente che protesta”. Secondo Metsola c’è bisogno di maggiore fermezza e incisività nell’azione delle democrazie europee per fermare la repressione in corso in Iran: per questo la presidente dell’Eurocamera ha annunciato che lancerà “nei prossimi giorni una piattaforma interparlamentare con i colleghi del G7” per coordinare la risposta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime degli ayatollah, sul modello di quelle istituite per l’Ucraina e per promuovere l’uguaglianza di genere.
    Alla voce Iran avanza parallelamente un altro dossier. Come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, prima del meeting di oggi, il nuovo pacchetto di sanzioni riguarda “sia la questione interna al Paese sulla repressione delle dimostrazioni, sia la fornitura di armi e droni alla Russia”. Il Consiglio Affari Esteri ha aggiunto altre quattro persone e quattro entità all’elenco delle misure restrittive “relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, nel tentativo di fermare l’elaborazione e la fornitura di velivoli senza pilota (Uav) utilizzati dalla Russia nei bombardamenti sulle città ucraine.

    I 27 leader Ue “condannano fermamente le sentenze di pena di morte” e sostengono le misure restrittive che colpiscono gli alti gradi delle Guardie della Rivoluzione e l’emittente televisiva del regime. La presidente dell’Eurocamera Metsola vuole una piattaforma interparlamentare per coordinare l’azione Ue in difesa dei manifestanti

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    La Bosnia ed Erzegovina è pronta a diventare un nuovo Paese candidato all’adesione Ue. L’ufficialità al prossimo Consiglio

    Bruxelles – Ora la strada per la Bosnia ed Erzegovina è tutta in discesa, facendo attenzione a – improbabili, ma mai da escludere – ostacoli sulla linea del traguardo. Il Consiglio Affari Generali riunitosi oggi (martedì 13 dicembre) a Bruxelles ha dato il proprio parere positivo alla possibilità di concedere lo status di Paese candidato all’adesione Ue per la Bosnia ed Erzegovina, con la raccomandazione ai leader dei 27 Stati membri di confermare la decisione al prossimo Consiglio Europeo di giovedì (15 dicembre).
    Approvando le conclusioni sull’allargamento e sul processo di stabilizzazione e associazione – che valutano la situazione in ciascuno dei Paesi candidati all’adesione e dei partner dell’Unione – i 27 ministri Ue hanno tenuto in particolare considerazione le riforme fondamentali nei settori dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali, dello sviluppo economico e della competitività, ma anche il rafforzamento delle istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione, con attenzione agli sviluppi post-voto in Bosnia ed Erzegovina dopo la complessa tornata elettorale dello scorso 2 ottobre. La valutazione parte dalle conclusioni del vertice del 23 giugno, quando i capi di Stato e di governo dell’Ue si erano detti “pronti” a riconoscere lo status a Sarajevo, ma a condizione che la Commissione riferisse “senza indugio” sull’attuazione delle 14 priorità-chiave per il Paese balcanico: l’obiettivo dichiarato era quello di permettere ai leader Ue di “tornare a decidere nel merito” quanto prima.
    Scenario che si è reso concreto nel corso dei mesi successivi e culminato con la decisione dell’esecutivo comunitario di raccomandare al Consiglio la concessione dello status di Paese candidato alla Bosnia ed Erzegovina: “Quella che stiamo offrendo è una grande opportunità, che arriva una volta nella vita e che i cittadini meritano“, aveva sottolineato il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi. A due mesi da quel momento-chiave per le prospettive di Sarajevo è arrivato il primo semaforo verde anche dal Consiglio dell’Ue, in attesa di quello definitivo di giovedì, che comunque non sarà privo di condizioni: “Dovranno essere adottate le misure specificate nella raccomandazione della Commissione, al fine di rafforzare lo Stato di diritto, la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, la gestione della migrazione e i diritti fondamentali”, è l’appunto dei 27 ministri.
    “La politica di allargamento dell’Ue è una forte ancora per la pace, la democrazia, la prosperità, la sicurezza e la stabilità nel nostro continente”, ha sottolineato il ministro ceco per gli Affari europei e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Mikuláš Bek, mettendo in chiaro che quello di oggi è “un forte messaggio di impegno nei confronti dell’allargamento”. L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha definito “una buona notizia” la raccomandazione del Consiglio Affari Generali sullo status di candidato per la Bosnia ed Erzegovina: “È un messaggio per tutti i cittadini, il loro futuro è nell’Unione Europea“. Anche il gabinetto von der Leyen rimane ora in attesa dell’approvazione finale del Consiglio Europeo, con l’alto rappresentante Borrell che ricorda la necessità di un “costante progresso sulle riforme per portare avanti questa prospettiva” europea di Sarajevo.
    Il supporto alla Bosnia ed Erzegovina da Strasburgo
    Proprio nel giorno del Consiglio Affari Generali che ha dato il via libera alla concessione alla Bosnia ed Erzegovina dello status di Paese candidato all’adesione Ue (in attesa della conferma dei 27 leader), dall’emiciclo del Parlamento Europeo a Strasburgo sono arrivati due endorsement di peso al cammino di Sarajevo verso l’ingresso nell’Unione. “Con Ucraina e Moldova abbiamo visto quale messaggio potente può dare l’Unione Europea concedendo lo status di Paese candidato all’adesione”, ha sottolineato con forza la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che si è esposta senza esitazioni: “Vogliamo infondere questo coraggio anche ai nostri amici in Bosnia ed Erzegovina“.
    La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, e il primo ministro della Slovenia, Robert Golob (Strasburgo, 13 dicembre 2022)
    Un messaggio rafforzato anche dall’intervento del primo ministro sloveno, Robert Golob, arrivato a Strasburgo per partecipare al consueto appuntamento ‘This is Europe’ tra gli eurodeputati e un leader Ue a rotazione in sessione plenaria: “La Slovenia sostiene il processo di adesione Ue della Bosnia ed Erzegovina, siamo uno Stato membro giovane, ma ricordiamo bene la speranza che nutrivamo in questo percorso”, ha ricordato il premier del Paese entrato nell’Unione 18 anni fa. “È per questo che sappiamo quanto sia importante la prospettiva di adesione” non solo per la Bosnia ed Erzegovina, “ma per tutti i Balcani Occidentali” che “sono in sala d’attesa da ormai vent’anni”, ha ammonito Golob.
    Come già ricordato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel corso della sua visita a fine ottobre a Sarajevo, anche il primo ministro sloveno ha puntualizzato il fatto che – come l’Ucraina – anche “la Bosnia è uno dei Paesi europei che ha subito aggressioni armate nel recente passato e noi dobbiamo rendere chiaro che non abbiamo abbandonato i cittadini bosniaci, mentre guardavamo a Kiev“. Di qui la necessità di “accelerare il processo di allargamento, anche se non è sempre semplice, perché è uno strumento essenziale per l’Unione Europea”, ha concluso il suo intervento il premier della sinistra verde e liberale slovena, eletto lo scorso 24 aprile.
    Il punto sull’allargamento dell’Ue
    Il processo di allargamento Ue coinvolge i sei Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia), la Turchia – i cui negoziati sono però cristallizzati dalla politica del presidente Erdoğan – Ucraina e Moldova – a cui è stato concesso al vertice dei leader Ue di giugno lo status di Paesi candidati – e Georgia, a cui è stata riconosciuta la prospettiva europea. Serbia e Montenegro stanno portando avanti i negoziati di adesione rispettivamente dal 2014 e dal 2012, mentre il pacchetto Albania-Macedonia del Nord si è sbloccato a metà luglio dopo quasi tre anni di stallo (prima per il veto di Francia-Paesi Bassi-Danimarca ai danni di Tirana e poi per quello della Bulgaria contro Skopje). La Bosnia ed Erzegovina ha fatto domanda di adesione nel 2016 e dopo sei anni è quasi arrivato il momento della concessione dello status di Paese candidato. Il Kosovo ha solo firmato l’Accordo di stabilizzazione e associazione, ma entro la prossima settimana è attesa la richiesta di adesione all’Unione, come reso noto dalla presidente Vjosa Osmani al vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana martedì scorso (6 dicembre).
    Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione, per diventare un Paese membro dell’Ue è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen. Ottenuto il parere positivo della Commissione, si può arrivare o alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione – un accordo bilaterale tra l’Unione e il Paese richiedente, utilizzato in particolare per i Balcani Occidentali, a cui viene offerta la prospettiva di adesione – o direttamente il conferimento dello status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio Ue di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri, si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il Consiglio Affari Generali ha raccomandato ai leader dei 27 Stati Ue di riconoscere a Sarajevo lo status di candidato, a sei anni dalla richiesta. Sostegno dalla Commissione, dal Parlamento Ue e dal premier sloveno, Robert Golob, a Strasburgo: “Non abbiamo abbandonato i cittadini bosniaci”

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    Tutta l’Ue piange la morte di “Elisabetta la Grande”. Si farà sentire l’assenza di una leader dai “valori duraturi”

    Bruxelles – “Elisabetta la Grande”, una regina che “ha segnato la storia mondiale”, a cui l’Ue ha sempre guardato come un esempio di “valori duraturi in un mondo moderno“. A più di un anno dalla Brexit, tutta l’Unione a 27 piange la morte della regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth.
    “Pochi hanno segnato la storia mondiale come Sua Maestà la Regina Elisabetta II”, ha scritto in un commiato appassionato la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. “Il suo impegno incrollabile nel dovere e nel servizio è stato un esempio per tutti”, ecco perché “è stata davvero la Regina Elisabetta la Grande“. Dal numero uno del Consiglio, Charles Michel, arrivano le condoglianze “alla famiglia reale e a tutti coloro che piangono la regina Elisabetta II nel Regno Unito”. Non solo Elisabetta la Grande, ma anche “Elisabetta la Risoluta“, che “con il suo servizio e il suo impegno non ha mai mancato di dimostrarci l’importanza di valori duraturi in un mondo moderno”, ha aggiunto Michel.

    Few have shaped global history like Her Majesty Queen Elizabeth II.
    Her unbreakable commitment to duty and service was an example to all.
    The world mourns with her people in the United Kingdom and beyond.
    She was truly Queen Elizabeth the Great.
    May she rest in peace.
    🇪🇺 🇬🇧 pic.twitter.com/4dUkdKMucb
    — Roberta Metsola (@EP_President) September 8, 2022

    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera di condoglianze direttamente al nuovo sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth: Re Carlo III, figlio primogenito di Elisabetta II e Filippo di Edinburgo, di anni 73. “Vostra Maestà, ho appreso con profondo dolore la notizia della scomparsa della madre di Vostra Maestà, la defunta Regina Elisabetta II. Permettetemi di esprimere a Vostra Maestà, alla Famiglia Reale e al popolo britannico le mie più sincere condoglianze a nome dell’Unione Europea”, esordisce il messaggio formale della leader dell’esecutivo Ue. “Il suo coraggio e la sua devozione nel servire il suo Paese sono stati fonte di grande forza per molti e un’ancora di stabilità nei momenti più difficili“, ha sottolineato von der Leyen, senza dimenticare “l’amore per la famiglia e per il suo popolo”, “l’empatia e la sua capacità di entrare in contatto con ogni generazione che passa, pur rimanendo radicata nelle tradizioni che le stavano a cuore” e “l’esempio di vera leadership”.
    Come ricordato dalla numero uno della Commissione, “il suo regno ha definito la storia della vostra nazione e del nostro continente“, simboleggiando “il meglio del Regno Unito, del suo popolo e dei suoi valori”. Tutto questo “ha un significato per molti” ed è stata “una fonte di ispirazione per tutta la mia vita”, ha aggiunto con una nota personale von der Leyen. “Cuori e menti” di tutti i cittadini dell’Unione sono con Re Carlo III e con il popolo britannico, a cui viene augurata “forza e saggezza nel portare avanti il suo lavoro, sapendo che tutti noi continueremo a trovare ispirazione nell’eredità unica che ci ha lasciato”.

    She witnessed war and reconciliation in Europe and beyond, and deep transformations of our planet and societies.
    She was a beacon of continuity throughout these changes, never ceasing to display a calmness and dedication that gave strength to many.
    May she rest in peace. pic.twitter.com/q77q9o2KWp
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 8, 2022

    Anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si è soffermato sul fatto che “l’eccezionale regno della Regina Elisabetta Il ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo”. Tutta l’Unione ora “rende omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione“. Anche la commissaria europea per l’Istruzione, Mariya Gabriel, ha parlato di “valori e azioni ispiratrici” della sovrana, per cui “il lungo regno ha fatto la storia”.
    Il premier ceco e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Petr Fiala, si è detto “profondamente addolorato per la morte di Sua Maestà la Regina, Elisabetta II”, inviando “sentite e sincere condoglianze alla famiglia reale, al popolo britannico e a quello del Commonwealth”.

    🇬🇧 Tonight, I express my sincere condolences to the British @RoyalFamily and the British people on the passing of Queen Elizabeth II.
    By serving with inspiring values and actions, the Queen’s long reign made history.
    May Queen Elizabeth II rest in peace. pic.twitter.com/i6n8V6OSfc
    — Mariya Gabriel (@GabrielMariya) September 8, 2022

    in aggiornamento

    L’ultimo saluto delle istituzioni comunitarie alla Regina Elisabetta II del Regno Unito: “Ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo, rendiamo omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione”

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    Tutta l’Ue piange la morte di “Elisabetta la Risoluta”. Si farà sentire l’assenza di una leader dai “valori duraturi”

    Bruxelles – “Elisabetta la Grande”, una regina che “ha segnato la storia mondiale”, a cui l’Ue ha sempre guardato come un esempio di “valori duraturi in un mondo moderno“. A più di un anno dalla Brexit, tutta l’Unione a 27 piange la morte della regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth. E a Bruxelles sono a mezz’asta tutte le bandiere Ue davanti alle istituzioni comunitarie, a lutto per la scomparsa della regina più rispettata del continente.
    “Pochi hanno segnato la storia mondiale come Sua Maestà la Regina Elisabetta II”, ha scritto in un commiato appassionato la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. “Il suo impegno incrollabile nel dovere e nel servizio è stato un esempio per tutti”, ecco perché “è stata davvero la Regina Elisabetta la Grande“. Dal numero uno del Consiglio, Charles Michel, arrivano le condoglianze “alla famiglia reale e a tutti coloro che piangono la regina Elisabetta II nel Regno Unito”. Non solo Elisabetta la Grande, ma anche “Elisabetta la Risoluta“, che “con il suo servizio e il suo impegno non ha mai mancato di dimostrarci l’importanza di valori duraturi in un mondo moderno”, ha aggiunto Michel.

    The European Parliament joins the world in mourning the passing of Her Majesty Queen Elizabeth II.
    She will be remembered as one of history’s great leaders. Our flags will fly at half-mast in honour of her life and legacy. pic.twitter.com/AbRzpRq035
    — Roberta Metsola (@EP_President) September 8, 2022

    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera di condoglianze direttamente al nuovo sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth: Re Carlo III, figlio primogenito di Elisabetta II e Filippo di Edinburgo, di anni 73. “Vostra Maestà, ho appreso con profondo dolore la notizia della scomparsa della madre di Vostra Maestà, la defunta Regina Elisabetta II. Permettetemi di esprimere a Vostra Maestà, alla Famiglia Reale e al popolo britannico le mie più sincere condoglianze a nome dell’Unione Europea”, esordisce il messaggio formale della leader dell’esecutivo Ue. “Il suo coraggio e la sua devozione nel servire il suo Paese sono stati fonte di grande forza per molti e un’ancora di stabilità nei momenti più difficili“, ha sottolineato von der Leyen, senza dimenticare “l’amore per la famiglia e per il suo popolo”, “l’empatia e la sua capacità di entrare in contatto con ogni generazione che passa, pur rimanendo radicata nelle tradizioni che le stavano a cuore” e “l’esempio di vera leadership”.
    Come ricordato dalla numero uno della Commissione, “il suo regno ha definito la storia della vostra nazione e del nostro continente“, simboleggiando “il meglio del Regno Unito, del suo popolo e dei suoi valori”. Tutto questo “ha un significato per molti” ed è stata “una fonte di ispirazione per tutta la mia vita”, ha aggiunto con una nota personale von der Leyen. “Cuori e menti” di tutti i cittadini dell’Unione sono con Re Carlo III e con il popolo britannico, a cui viene augurata “forza e saggezza nel portare avanti il suo lavoro, sapendo che tutti noi continueremo a trovare ispirazione nell’eredità unica che ci ha lasciato”.

    She witnessed war and reconciliation in Europe and beyond, and deep transformations of our planet and societies.
    She was a beacon of continuity throughout these changes, never ceasing to display a calmness and dedication that gave strength to many.
    May she rest in peace. pic.twitter.com/q77q9o2KWp
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 8, 2022

    Anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si è soffermato sul fatto che “l’eccezionale regno della Regina Elisabetta Il ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo”. Tutta l’Unione ora “rende omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione“. Anche la commissaria europea per l’Istruzione, Mariya Gabriel, ha parlato di “valori e azioni ispiratrici” della sovrana, per cui “il lungo regno ha fatto la storia”.
    Il premier ceco e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Petr Fiala, si è detto “profondamente addolorato per la morte di Sua Maestà la Regina, Elisabetta II”, inviando “sentite e sincere condoglianze alla famiglia reale, al popolo britannico e a quello del Commonwealth”.

    🇬🇧 Tonight, I express my sincere condolences to the British @RoyalFamily and the British people on the passing of Queen Elizabeth II.
    By serving with inspiring values and actions, the Queen’s long reign made history.
    May Queen Elizabeth II rest in peace. pic.twitter.com/i6n8V6OSfc
    — Mariya Gabriel (@GabrielMariya) September 8, 2022

    L’ultimo saluto delle istituzioni comunitarie alla Regina Elisabetta II del Regno Unito: “Ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo, rendiamo omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione”

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    L’Ue piange Michail Gorbačëv, ultimo presidente dell’Urss: “Ha svolto un ruolo cruciale nel porre fine alla Guerra Fredda”

    Bruxelles – Il politico che con le sue scelte ha consegnato l’Unione Sovietica alla storia, un uomo che “ha aperto la strada a un’Europa libera“. Arriva da Bruxelles il cordoglio dei leader Ue per la morte di Michail Gorbačëv, l’ultimo presidente dell’Urss, venuto a mancare ieri sera (martedì 30 agosto) all’età di 91 anni. “Era un leader fidato e rispettato”, ha scritto nel suo tweet la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “Ha svolto un ruolo cruciale nel porre fine alla Guerra Fredda e nell’abbattere la cortina di ferro, è un’eredità che non dimenticheremo”. Di eredità ha parlato anche il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel (“Un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio pubblico con un profondo impegno per la pace e la libertà“), e la leader dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ricordando l’incontro “nella tempestosa Malta” del 1989 con George Bush senior “per sancire la fine della Guerra Fredda”. Un summit che “ha ispirato la speranza di un mondo migliore e più libero”, con “l’abbattimento di muri e la riunificazione dell’Europa“.

    My lasting memory of Mikhail Gorbachev is watching him meet George HW Bush in stormy Malta to signal the end of the Cold War.
    It inspired hope of a better, freer world. It meant walls torn down & led to Europe’s reunification.
    His legacy will be remembered.May he rest in peace pic.twitter.com/wTjNUUrCRw
    — Roberta Metsola (@EP_President) August 30, 2022

    Gorbačëv nacque il 2 marzo 1931 a Privolnoye, nel Caucaso del Nord. Studiò legge all’Università Statale di Mosca e, dopo essersi laureato a pieni voti, decise di intraprendere la carriera politica, entrando nel Komsomol (l’Unione della Gioventù Comunista Leninista). Scalò velocemente i ranghi amministrativi della regione di Stavropol e a 39 anni era già a capo della sezione locale del partito. Nei dieci anni successivi si guadagnò la stima del presidente dell’Urss, Leonid Bréžnev, e nel 1978 fu nominato segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista. Dopo la morte di Bréžnev quattro anni più tardi, si alternarono Jurij Andropov e Konstantin Černenko, restando in carica solo per pochi mesi ciascuno: nel 1985 il Politburo (il Comitato centrale ristretto) appoggiò la proposta dell’allora ministro degli Esteri, Andrej Gromyko, e nominò all’unanimità Gorbačëv presidente dell’Unione Sovietica. Fu il leader più giovane della storia dell’Urss, eletto a 54 anni.
    Dopo un ventennio di immobilismo politico che aveva messo in ginocchio la spinta verso la crescita dell’economia della Federazione, le tensioni interne nelle Repubbliche Socialiste iniziarono a rendersi sempre più manifeste, con la richiesta di maggiore autonomia o d’indipendenza. La riposta di Gorbačëv alla crisi dell’Urss fu un piano strutturale basato su tre concetti: glasnost (trasparenza sui problemi da risolvere e maggiore libertà d’espressione), perestrojka (riforme economiche per modernizzare il sistema sovietico con alcuni elementi dell’economia di mercato) e uskorenie (accelerazione della produzione per non perdere terreno sul blocco occidentale). Ma la glasnost e la perestrojka ebbero effetti collaterali inaspettati per il sistema sovietico, dal momento in cui la maggiore libertà d’espressione aumentò la spinta indipendentista di alcune Repubbliche Socialiste, mentre le riforme economiche rimasero a metà via tra un sistema di economia pianificata e di mercato. Fu così che tra il 1990 e il 1991 la Georgia e i Baltici dichiararono la propria sovranità, mentre a Mosca si consumò l’ultimo tentativo dei vertici sovietici di mantenere il potere, con il colpo di stato fallito nell’agosto 1991 (per l’opposizione popolare e il mancato appoggio dell’esercito). Ne derivò la fine politica di Gorbačëv e l’accelerazione del processo di disgregazione dell’Urss, con la stabilizzazione del potere del presidente della Federazione Russa, Borís Él’cin.

    Mikhail Gorbachev in Pizza Hut commercial, 1997. pic.twitter.com/lzDpNYn9Zs
    — Soviet Visuals (@sovietvisuals) August 31, 2022

    “Michail Gorbačëv ha portato con glasnost e perestrojka un vento di libertà nel blocco sovietico”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ricordando il suo contributo a “cambiare radicalmente la sicurezza globale, inaugurando un’era di cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Il richiamo al presente e ai rapporti tra Bruxelles e Mosca è evidente: “Un’era che è svanita e di cui c’è urgente bisogno di nuovo“, ha esortato l’alto rappresentante Ue. Anche il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha posto l’accento sul fatto che Gorbačëv “ha cambiato la Storia”, perché “osannato, poi sconfitto e oggi in patria deriso, con le sue riforme ha accompagnato il crollo delle dittature comuniste e ha acceso la speranza di democrazia in Russia e di disarmo nel mondo“. Una speranza “che deve tornare”, ha aggiunto Gentiloni. “Della sua eredità politica si discuterà ancora molto, la guerra di aggressione di Putin ci ha mostrato che c’è da fare ancora moltissimo per la convivenza fra i popoli e per un’Europa di pace”, gli ha fatto eco il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Ue, Brando Benifei.

    È morto Mikhail #Gorbacev, l’ultimo Presidente dell’URSS e Premio Nobel. Della sua eredità politica si discuterà ancora molto, la guerra di aggressione di #Putin ci ha mostrato che c’è da fare ancora moltissimo per la convivenza fra i popoli e per un’#Europa di pace. pic.twitter.com/1x8JJnDOl6
    — Brando Benifei (@brandobenifei) August 30, 2022

    Si è spento a 91 anni uno dei leader più influenti del Novecento, le cui politiche contribuirono alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il cordoglio dei leader dell’Unione: “Ha aperto la strada a un’Europa libera, è un’eredità che non dimenticheremo”

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    L’Ue celebra il Giorno dell’Indipendenza dell’Ucraina e della “lotta per difendere i valori e principi europei”

    Bruxelles – Una bandiera di 30 metri giallo-blu, per unire Kiev all’Unione Europea nel Giorno dell’Indipendenza dell’Ucraina. A presenziare alla cerimonia alla Grand-Place di Bruxelles, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, vestita con la camicia blu e la giacca gialla – i colori nazionali ucraini – che già aveva indossato in occasione dell’annuncio sul parere favorevole per la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue. In occasione del 24 agosto, festività nazionale ucraina che commemora la dichiarazione di indipendenza dall’Unione Sovietica del 1991, le istituzioni comunitarie hanno fatto sentire la propria vicinanza a Kiev, impegnata in una nuova lotta per la sovranità contro la Russia – questa volta non sovietica, ma del regime di Putin.
    La sede della Commissione Europea a Bruxelles illuminata con i colori della bandiera dell’Ucraina
    “State combattendo per difendere la vostra sovranità e per proteggere la vostra libertà di fronte a un’aggressione, noi non potremo mai eguagliare i sacrifici che fate ogni giorno, ma possiamo e saremo al vostro fianco“, è stato il messaggio inviato dalla stessa presidente von der Leyen al popolo ucraino prima della sua partecipazione alla manifestazione. L’Ue ha dimostrato questo impegno “fin dall’inizio” attraverso sostegno economico, militare e umanitario: “Sosteniamo i vostri coraggiosi soldati in prima linea, i vostri funzionari e la società civile sul fronte interno”, ma anche attraverso l’accoglienza delle famiglie “che hanno cercato rifugio” nell’Unione e degli “oltre 3 milioni di bambini ucraini” nelle scuole europee. La promessa – che ricalca quella fatta a maggio al Parlamento Ue e all’impegno in sede G7 della Germania di Olaf Scholz annunciato ieri (martedì 23 agosto) al summit della Piattaforma per la Crimea – è di “ricostruire le vostre città, mattone dopo mattone, e ripiantare i vostri campi, seme per seme“, all’interno di una prospettiva che vede Ucraina e Unione Europea “insieme”.
    Tutte le istituzioni comunitarie si sono illuminate di giallo e blu per il Giorno dell’Indipendenza dell’Ucraina e un messaggio di sostegno è arrivato da ciascun presidente. “State combattendo per difendere la vostra patria e il futuro del vostro Paese, ma anche per difendere i nostri valori e i principi europei“, ha dichiarato il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel. È per questo motivo che “il vostro futuro è il nostro futuro comune” e l’Unione è pronta a “sostenervi il più possibile per proteggere la vostra indipendenza, la vostra sovranità e la vostra integrità territoriale”. La presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, ha sottolineato che “il significato del Giorno dell’Indipendenza di quest’anno è più che mai convincente”, perché i cittadini dell’Ucraina “combattono per le loro vite, le loro famiglie, il loro Paese, i loro valori, le loro scelte e la loro libertà. Per la loro indipendenza”. Con l’hashtag #StandWithUkraine, lanciato dall’Eurocamera e dalla Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino), la presidente Metsola ha assicurato che “il nostro sostegno non si fermerà qui” e andrà avanti “per tutto il tempo necessario”, come le ha fatto eco Michel.

    The significance of this year’s 🇺🇦 Independence Day is more compelling than ever before.
    Strong & brave Ukrainians fighting for their lives, families, country, values, choices & freedom.
    For their independence.
    🇪🇺 will always #StandWithUkraine. Our support will not stop here. pic.twitter.com/QLy2H44s1H
    — Roberta Metsola (@EP_President) August 24, 2022

    In occasione del 24 agosto le istituzioni comunitarie hanno inviato un messaggio di supporto alla difesa di Kiev dall’invasione russa. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presente alla cerimonia alla Grand-Place di Bruxelles con una bandiera giallo-blu di 30 metri

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    Il Parlamento UE ha issato le bandiere dell’Unione Europea a mezz’asta in solidarietà con il lutto nazionale in Giappone

    Bruxelles – La bandiera dell’Unione Europea a mezz’asta in tutti gli edifici del Parlamento UE, in solidarietà con il giorno di lutto nazionale dichiarato dal Giappone per la morte di Shinzo Abe di venerdì scorso (8 luglio). Lo ha deciso la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, per manifestare vicinanza al popolo giapponese nel giorno dei funerali di Stato dell’ex-premier Abe, rimasto vittima di un attentato nella città di Nara. Le bandiere dell’UE rimarranno a mezz’asta per commemorare Shinzo Abe fino alle ore 20 di questa sera, fanno sapere fonti del Parlamento Europeo.
    Verso le ore 11.30 locali (le 4.30 italiane) di venerdì l’ex-premier Abe aveva iniziato da circa un minuto il suo intervento per la campagna elettorale del Partito Liberal Democratico in vista delle elezioni della Camera dei Consiglieri (la camera alta della Dieta del Giappone), quando è stato colpito alla schiena a pochi metri di distanza da due spari di arma da fuoco. Si è subito accasciato al suolo sanguinante, con i paramedici che lo hanno circondato per prestargli i primi soccorsi, mentre le forze dell’ordine hanno bloccato il tentativo di fuga dell’attentatore. A sparare è stato Tetsuya Yamagami, uomo di 41 anni residente a Nara ed ex-membro della Kaijō Jieitai, la Forza di autodifesa marittima giapponese.
    L’ex-premier giapponese aveva riportato due ferite sulla parte anteriore del collo e uno dei proiettili è penetrato nel cuore. Poco dopo l’attentato l’ex-governatore di Tokyo, Yoichi Masuzoe, aveva fatto sapere in un tweet che Abe si trovava in uno “stato di arresto cardiopolmonare“, termine spesso utilizzato in Giappone prima di dare conferma ufficiale di morte. A curarlo è stata un’équipe di una ventina di medici, ma non è stato possibile fermare l’emorragia: Hidetada Fukushima, professore di medicina d’urgenza presso l’ospedale dell’Università di Nara dove è stato portato Abe subito dopo l’attentato, ha specificato che al momento del trasferimento in ospedale non erano stati rilevati segni di vita.
    “Oggi il Parlamento UE si unisce al mondo e al popolo giapponese nel piangere l’ex-primo ministro Shinzo Abe“, ha scritto su Twitter la presidente Metsola: “Il suo lascito e il suo impegno per un forte partenariato tra Unione Europea e Giappone saranno ricordati”.

    Today, @Europarl_EN joins the world and the people of Japan in mourning former Prime Minister @AbeShinzo.
    His legacy and commitment to a strong 🇪🇺-🇯🇵 partnership will be remembered. pic.twitter.com/LGmpoSOuBS
    — Roberta Metsola (@EP_President) July 12, 2022

    La presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha deciso di manifestare vicinanza al popolo giapponese nel giorno dei funerali di Stato dell’ex-premier rimasto vittima di un attentato l’8 luglio mentre stava tenendo un discorso elettorale

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    Metsola vuole una risposta dura dall’UE ai crimini di guerra russi in Ucraina: “Embargo energetico e sanzioni forti”

    Strasburgo, dall’inviato – Di tolleranza verso il Cremlino ne era rimasta poca, ma i fatti di Bucha e Irpin’ l’hanno spezzata via completamente. “Le atrocità commesse dall’esercito della Russia sono orribili, disonorevoli e vergognose, ma la realtà è che queste immagini sono le stesse di altre città dell’Ucraina”, ha denunciato con forza la presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, aprendo la sessione plenaria dell’Eurocamera di ritorno dal viaggio a Kiev. “Questi sono crimini di guerra perpetrati da criminali di guerra e non possono rimanere senza risposta”, ha aggiunto Metsola, invitando i Ventisette ad “accelerare una politica di dipendenza zero dal Cremlino“.
    La presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (primo aprile 2022)
    In sostanza, la presidente Metsola ha chiesto di “sganciare l’Europa dalle forniture energetiche russe” e nello specifico di “attuare embarghi vincolanti” al gas e al petrolio che arriva dal territorio della Russia, smettendo così di finanziare “indirettamente” le bombe sull’Ucraina. Si spiega così l’invito agli eurodeputati di tutti gli schieramenti politici di stimolare i rispettivi governi nazionali ad allinearsi a una politica di sanzioni che coinvolga anche il settore energetico: “Dobbiamo intensificare la nostra strategia per rendere questa invasione illegale l’errore più costoso che il Cremlino abbia mai fatto”, ha incalzato Metsola, mettendo in chiaro che “il colpo all’economia della Russia deve essere proporzionato alle atrocità senza precedenti a cui stiamo assistendo”. Con un messaggio rivolto a tutte le imprese UE: “Devono cercare altrove la crescita, e noi le sosterremo nel farlo“.
    Spiegando la sua decisione di recarsi in visita di persona a Kiev lo scorso fine settimana, la presidente del Parlamento UE ha riconosciuto la “difficoltà” del viaggio, ma ha anche sottolineato che “portare il nostro messaggio e mostrare che siamo al loro fianco in questi tempi bui” è stato “significativo per coloro che combattono”. Metsola ha ricordato che “gli ucraini stanno combattendo per i nostri valori, nelle condizioni più impossibili” e il dovere dell’Unione è “sostenerli concretamente”. Questo significa, in primis, l’adozione “immediata” di un nuovo pacchetto di sanzioni forti, che chiudano “tutte le scappatoie ancora esistenti”. In secondo luogo, “offrire più sostegno all’Ucraina a livello logistico, umanitario e di attrezzature militari di cui hanno disperatamente bisogno”, ha aggiunto la presidente Metsola, prima di chiedere a tutta la plenaria un minuto di silenzio in memoria dei civili uccisi a Bucha e Irpin’ e per “tutte le vittime della guerra, del terrore e della violenza” causata dall’esercito russo nei territori occupati.

    Di ritorno dal suo viaggio a Kiev, la numero uno del Parlamento Europeo ha aperto la sessione plenaria con l’invito a rispondere alle atrocità compiute dal Cremlino a Bucha e nei territori occupati: “Serve una politica di zero dipendenza da Mosca, per non finanziare le bombe russe”