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    Qatargate, le inquietudini della Commissione Ue

    Bruxelles – La Commissione europea si smarca dallo scandalo di presunta corruzione dal Qatar e dal Marocco che sta colpendo l’europarlamento e che lambisce indirettamente alcune personalità legate all’esecutivo comunitario. Dopo i dubbi sollevati sulla posizione del vicepresidente Margaritis Schinas, a causa dei suoi ripetuti endorsement al governo di Doha (dubbi pubblicamente respinti con decisione dal commissario greco) sotto la lente d’ingrandimento dei media è finito l’ex commissario per le Migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, il greco Dimitris Avramopoulos, che ha ammesso recentemente di aver ricevuto un compenso annuale di 60 mila euro dall’ong di Antonio Panzeri, Fight Impunity.
    La Commissione, che aveva concesso un’autorizzazione “con restrizioni” ad Avramopoulos per il suo incarico nell’organizzazione di Panzeri, vuole vederci chiaro: il portavoce capo del gabinetto von der Leyen, Eric Mamer, ha annunciato oggi (21 dicembre) che sono state “portate avanti verifiche interne” all’istituzione. “Abbiamo notato che l’ex commissario Avramopoulos ha incontrato diversi Commissari, nelle date dal 15 al 17 novembre 2021”, ha proseguito Mamer: incontri che Avramopoulos avrebbe definito “brevi visite di cortesia” a ex colleghi, ai suoi successori, come nel caso dell’attuale commissaria per le Migrazioni e gli affari interni, Ylva Johansson, e a vecchi amici, come la greca Stella Kyriakides, commissaria per la salute e la politica dei consumatori.
    L’ex commissario Ue Dimitris Avramopoulos
    Il nocciolo della questione è che Avramopoulos accettò l’incarico nell’ong di Panzeri prima del periodo di “cooling off” di due anni previsto per i Commissari dal codice di condotta interno all’esecutivo Ue, e per questo la Commissione gli aveva specificato chiaramente che non avrebbe potuto avere contatti con i membri del gabinetto von der Leyen per conto di Fight Impunity. Nonostante i controlli interni abbiano per ora confermato che “in nessuno di questi meeting sono stati discussi temi relativi all’organizzazione”, la Commissione avrebbe chiesto ad Avamopoulos “ulteriori informazioni sul rispetto delle condizioni poste nell’autorizzazione”.
    Sul Qatargate si è espresso nella giornata di ieri (20 dicembre) il Commissario Ue per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, che in un’intervista alla CNN ha definito la vicenda “una vergogna”, evitabile soltanto “rafforzando le nostre regole di trasparenza”. Perché, ha ricordato Gentiloni, “Bruxelles è il secondo centro mondiale di lobby dopo Washington”: gruppi di pressione che intrattengono relazioni con le istituzioni, che talvolta ricevono finanziamenti da queste e che cercano di influenzarne l’agenda politica. Come nel caso della seconda Ong coinvolta nel presunto giro di mazzette da Qatar e Marocco, No peace without justice, il cui presidente, Niccolò Figà-Talamanca, è in stato di arresto a Bruxelles con la modalità del braccialetto elettronico. La Commissione ha confermato di “aver lavorato per diversi anni, anche prima di questo mandato” con l’organizzazione di Figà-Talamanca, che ha ricevuto “un certo numero di finanziamenti e che avrebbe potuto riceverne altri in futuro”. Avrebbe, perché No peace without justice è stata sospesa dal Registro per la trasparenza Ue lo scorso 13 dicembre, così come tutti i pagamenti ancora non effettuati a suo favore.
    La risolutezza con cui a Palazzo Berlaymont sono state avviate indagini interne per scongiurare qualsiasi coinvolgimento nella vicenda va di pari passo con la prudenza con cui la Commissione ha deciso di proseguire i rapporti – a differenza del Parlamento Ue- con il Qatar: sempre nella giornata di ieri l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Ue, Josep Borrell, ha incontrato il ministro degli esteri di Doha a margine della seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato. Nel bilaterale Borrell avrebbe discusso “argomenti bilaterali e sfide regionali, nonché altre questioni, comprese le accuse contro alcuni membri e il personale del Parlamento europeo”, concordando con il ministro Al Thani “sulla necessità che le indagini in corso forniscano piena chiarezza“. Sullo sfondo c’è il rischio di compromettere una delle priorità del gabinetto von der Leyen, la sicurezza energetica del continente: il Qatar, primo fornitore di gas per l’Ue, ha già minacciato ripercussioni sugli accordi commerciali qualora fosse ritenuto colpevole dello scandalo.

    Met Qatari FM @MBA_AlThani_ in Jordan.
    We discussed bilateral topics and regional challenges, as well as other issues, including allegations against some members and staff of the European Parliament.
    We agreed on the need that ongoing investigations provide full clarity. pic.twitter.com/pkl68EOO7z
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) December 20, 2022

    Prima i dubbi sul vicepresidente Schinas, ora il caso dell’ex commissario Avramopoulos e i finanziamenti all’ong No Peace Without Justice: l’esecutivo Ue si difende e procede a indagini interne. Intanto Borrell incontra il ministro degli Esteri di Doha e chiede di aspettare “che le indagini forniscano piena chiarezza”

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    L’Unione Europea lavora a nuove misure contro il caro energia

    Bruxelles – La Commissione europea sta valutando se e come rafforzare la risposta europea al rialzo dei prezzi dell’energia, questa volta in maniera più strutturale. Secondo la sua ultima agenda provvisoria (che è sempre suscettibile a modifiche dell’ultima ora) dovrebbe presentare il 2 marzo una nuova comunicazione sull’energia per fare un punto della situazione e valutare se le misure pubblicate a sostegno degli Stati il 13 ottobre scorso possano essere ulteriormente rafforzate, potendo contare questa volta sulla valutazione del mercato energetico dell’UE dell’Agenzi per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER).
    Sono almeno 23 gli Stati membri che da ottobre hanno adottato misure per proteggere le famiglie e le imprese dai prezzi elevati di gas ed elettricità, mobilitando già oltre 21 miliardi di euro per circa 70 milioni di persone e di diversi milioni di imprese. Il pacchetto di linee guida mobilitato da Bruxelles è però solo una risposta a breve termine all’aumento eccezionale dei prezzi dell’energia, a dicembre il prezzo del gas all’ingrosso ha toccato il picco di 180 euro/MWh, poi sceso grazie a un aumento delle consegne di GNL (Gas naturale liquefatto) e condizioni climatiche più miti. Secondo diversi Paesi membri è un problema che va affrontato in maniera più strutturale vista anche l’incertezza che domina i rapporti dell’UE con la Russia, da cui dipende buona parte del gas in arrivo nel continente europeo.
    Nella sua iniziativa per decarbonizzare il mercato del gas pubblicata a dicembre, la Commissione ha messo sul tavolo la proposta di uno stoccaggio comune e di una riserva strategica di gas, come chiedevano diversi Stati membri tra cui l’Italia e la Spagna. La Commissione ha inoltre chiesto all’ACER di preparare un rapporto che analizza il funzionamento del mercato europeo dell’energia: studiare i benefici e gli svantaggi dell’attuale mercato potrebbe portare l’ACER a inviare a Bruxelles eventuali raccomandazioni e una delle opzioni possibili (richiesta da alcuni governi e mai esclusa dalla stessa presidente Ursula von der Leyen) potrebbe essere il disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità, in modo che non sia influenzati a vicenda.
    Lavorare sul piano interno non basta. La crisi energetica in cui si ritrova l’UE è in parte dovuta alla forte dipendenza dell’UE dalle fonti fossili e soprattutto da Paesi terzi, la Russia in primis. Bruxelles è preoccupata che un’ulteriore escalation di tensione in Ucraina possa abbattersi su ulteriori tagli alle forniture per l’Europa. Parlando in commissione parlamentare per l’Industria, la commissaria all’Energia Kadri Simson ha rivelato questa settimana che “i depositi di gas della (compagnia energetica russa) Gazprom in Europa sono pieni solo al 16 per cento”. E questo è uno dei motivi per cui il livello di stoccaggio del gas nell’UE “è in costante diminuzione”, si attesta a circa il 40 percento, ovvero il 10 per cento in meno rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti.
    L’UE sta già indagando sul comportamento sul mercato di Gazprom per comprendere la portata della pressione della Russia nella crisi energetica in corso: Mosca rispetta gli impegni di fornitura a lungo termine, ma ha rinunciato a rispondere alle richieste di ulteriori forniture da parte dei Paesi UE. Per questo, parallelamente, l’UE è alla ricerca di fonti alternative alla Russia per l’approvvigionamento e la fornitura di gas, in particolare di gas naturale liquefatto (GNL) che ha vantaggi sia dal punto di vista del trasporto sia di impatto ambientale. “La riduzione delle forniture di gas russo è in parte stata compensata dalle forniture di GNL” in Europa, ha chiarito Simson agli eurodeputati. Dopo aver cercato di rilanciare le discussioni con il Qatar, oggi la commissaria europea è a Baku, in Azerbaigian, per partecipare all’ottava riunione ministeriale del Consiglio consultivo del corridoio meridionale del gas. Un’occasione per “riaffermare il partenariato energetico strategico tra l’Unione Europea e l’Azerbaigian” ma anche per discutere nuove prospettive per rafforzarne le forniture all’Europa.

    Very good in depth discussion on #energy co-operation with @ParvizShahbazov, the Energy Minister of 🇦🇿
    We agreed to step-up our partnership, both in the gas sector, but also in the field of #renewables. pic.twitter.com/nOWPtxeguF
    — Kadri Simson (@KadriSimson) February 4, 2022

    La prossima settimana sarà la volta del Consiglio per l’energia UE-USA, che si terrà il 7 febbraio a Washington. Simson volerà oltreoceano per ringraziare il presidente statunitense Joe Biden per l’aumento di forniture di GNL all’Europa in questi tempi di crisi. L’intera Commissione Europea si sta muovendo velocemente sulla scena internazionale per arrivare prima dell’estate con una nuova strategia per un dialogo internazionale sull’energia, che Bruxelles punta a pubblicare (presumibilmente a maggio) per sostenere gli Stati membri nei loro contatti internazionali per le forniture energetiche che non siano con la Russia. In questo contesto preparatorio, Bruxelles sta lavorando contemporaneamente per un nuovo “partenariato multisettoriale” con i Paesi del Golfo Persico (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar) che sono i principali fornitori internazionali di idrocarburi, i componenti essenziali del petrolio greggio, dei gas naturali e di altri combustibili. L’iniziativa è tesa “a vedere con occhi nuovi le relazioni tra l’UE e il Golfo” sostiene Bruxelles, soprattutto sul piano della sicurezza energetica dell’UE.

    La Commissione deciderà a marzo su possibili nuove misure per rafforzare la sua “cassetta degli attrezzi” per orientare gli Stati membri, mentre rafforza il dialogo con i partner internazionali, compresi i Paesi del Golfo, per ridurre la sua dipendenza dal gas russo