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    Bielorussia, volo Ryanair dirottato per arrestare giornalista. Sanzioni per “terrorismo di Stato” sul tavolo del Consiglio UE

    Bruxelles – Terrorismo di Stato, pirateria aerea, inasprimento delle sanzioni. Tornano a scaldarsi gli animi dei capi di Stato europei nei confronti del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, dopo il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius di ieri (domenica 23 maggio) verso Minsk, per arrestare il giornalista e oppositore politico, Roman Protasevich. Sul tavolo del Consiglio UE – convocato per oggi e domani – si ripresenta il dossier Bielorussia. Potrebbero essere inasprite le sanzioni nei confronti del regime, considerato il continuo deterioramento della situazione nel Paese, tra proteste pacifiche represse con la violenza e giornalisti arrestati e condannati arbitrariamente.
    Il giornalista e oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex-direttore del canale bielorusso di informazione Telegram, Nexta
    Il caso di Protasevich è l’ultimo in ordine cronologico e senza dubbio quello più appariscente a livello internazionale. Il volo FR4978 operato dalla compagnia aerea low cost irlandese è stato deviato dalla sua rotta verso la capitale della Lituania e scortato da un jet da combattimento bielorusso all’aeroporto di Minsk, a seguito di una comunicazione dei controllori del traffico aereo nazionale di una “possibile minaccia di bomba a bordo“. Una volta che l’aereo è stato fatto atterrare d’emergenza alle ore 12.25, due passeggeri sono stati arrestati: oltre all’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), inserito dal regime nell’elenco delle “persone coinvolte in attività terroristiche”, anche la compagna Sophia Sapega, studentessa russa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius.
    Le istituzioni europee, attive a sostegno dell’opposizione bielorussa dall’inizio delle proteste nel Paese il 9 agosto dello scorso anno, hanno subito denunciato con forza l’accaduto. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “TUTTI i passeggeri devono essere in grado di continuare il loro viaggio immediatamente”, mentre il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha preteso “spiegazioni immediate”. La leader dell’esecutivo UE, Ursula von der Leyen, è stata invece la prima a far trapelare quali saranno le prossime mosse di Bruxelles: dopo aver definito l’azione “oltraggiosa e illegale”, che “avrà delle conseguenze”, su Twitter ha riferito che “i responsabili del dirottamento devono essere sanzionati” e che il Consiglio Europeo “discuterà le azioni da intraprendere”.

    The outrageous and illegal behaviour of the regime in Belarus will have consequences.
    Those responsible for the #Ryanair hijacking must be sanctioned.
    Journalist Roman Protasevich must be released immediately.
    EUCO will discuss tomorrow action to take.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 23, 2021

    La conferma è arrivata dal Consiglio Europeo. Il portavoce Barend Leyts ha riferito che oggi i leader europei discuteranno di “possibili sanzioni”, dopo i tre pacchetti già adottati dall’UE, mentre il presidente Charles Michel in una nota ha messo in chiaro che sarà affrontato “questo incidente senza precedenti”, che “non rimarrà senza conseguenze”. Una decisione che parte dalle reazioni molto dure nelle capitali europee (e non solo). Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha definito il dirottamento e gli arresti un “atto di terrorismo di Stato”, mentre da Berlino all’Italia, passando per Parigi, Vilnius, Dublino e Londra, sono arrivati moniti a Minsk per il rilascio del giornalista e della compagna.
    L’accaduto è stato condannato “fermamente” anche da Washington: “Questo atto scioccante perpetrato dal regime di Lukashenko ha messo in pericolo la vita di oltre 120 passeggeri, compresi i cittadini statunitensi”, ha reso noto in un comunicato il segretario di Stato, Antony Blinken. “Stiamo coordinando da vicino la risposta con i nostri partner”, che riguarderà in primo luogo un’indagine da parte del Consiglio dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale, ma anche la denuncia delle “continue molestie e la detenzione arbitraria di giornalisti”.
    Le reazioni in Italia
    Anche dall’Italia sono arrivate dure condanne per l’azione intrapresa ieri dal regime bielorusso. “È un atto violento che l’Europa unita non può accettare e che non può restare senza conseguenze”, ha denunciato su Twitter il sottosegretario per gli Affari Europei, Enzo Amendola. “Chiediamo l’immediato rilascio di tutti i passeggeri del volo Ryanair dirottato”, concludendo con #freebelarus. Lo stesso hashtag è stato utilizzato dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, dopo aver ribadito che “dirottare un aereo è un atto terroristico e come tale va trattato”.
    Per il presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino, si tratta di un “atto di pirateria aerea, illegale, arrogante e in dispregio di ogni diritto”, ma anche “la conferma di quanto il regime di Lukashenko rappresenti un pericolo per la Bielorussia e la sicurezza internazionale”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, si è unito al coro di denunce, chiedendo che Protasevich e gli altri passeggeri siano liberati “immediatamente”, oltre al fatto che “questa violenza non può rimanere impunita“.

    È inaccettabile che il volo Ryanair da Atene a Vilnius sia stato dirottato con la forza su Minsk: Roman #Protasevich e tutti gli altri passeggeri illegalmente detenuti dal regime di #Lukashenka devono essere immediatamente liberati, e questa violenza non può rimanere impunita!
    — Fabio Massimo Castaldo (@FMCastaldo) May 23, 2021

    L’aereo scortato all’aeroporto di Minsk da un jet da combattimento per “possibile minaccia di bomba a bordo”. In manette l’oppositore Protasevich e la compagna Sapega. Il vertice dei leader europei discuterà oggi della risposta dell’Unione

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    Bielorussia, bloccato il sito indipendente Tut.by e arrestati giornalisti. L’UE: “Si fermino le vessazioni contro stampa”

    Bruxelles – Non si fermano più gli attacchi alla libertà di stampa in Bielorussia e probabilmente in questi giorni stiamo assistendo all’apice della repressione delle voci indipendenti e critiche verso il regime del presidente Alexander Lukashenko. Tut.by, uno dei più importanti siti di informazione bielorussi è stato messo off-line dalle autorità del Paese, dopo che martedì (18 maggio) hanno fatto irruzione nella redazione e hanno iniziato a perquisire le abitazioni private della direttrice, Marina Zolotova, e di altri dipendenti.
    Gli agenti che hanno effettuato le perquisizioni appartengono al dipartimento per le Indagini finanziarie del Comitato di controllo statale della Bielorussia. Come ha confermato il ministero dell’Informazione bielorusso, la causa del provvedimento sarebbe stata la pubblicazione sul sito di “materiale di un fondo di solidarietà non registrato”: secondo le autorità, Tut.by avrebbe violato la legge sui media, dando spazio online a BYSOL, una fondazione che sostiene le vittime della repressione politica nel Paese.
    In aggiunta, lo stesso dipartimento ha avviato un procedimento penale per “evasione di imposte e tasse su larga scala” nei confronti di alcuni dirigenti del sito di informazione. Dopo le perquisizioni nelle abitazioni private e il sequestro di computer e cellulari, 15 redattori sono stati arrestati, mentre la direttrice Zolotova è stata portata al dipartimento per le Indagini finanziarie per essere interrogata.
    Stando ai dati forniti dall’Associazione bielorussa dei giornalisti, sono 16 i giornalisti al momento dietro le sbarre per (presunti) reati commessi nel riportare cosa sta accadendo nel Paese, dal 9 agosto dello scorso anno in protesta pacifica contro i risultati della rielezione-farsa del presidente Lukashenko. A febbraio erano state condannate a due anni di carcere due giornaliste ventenni, Katsiaryna Andreyeva e Darya Chultsova, con l’accusa di “fomentare le proteste contro il presidente” (stavano trasmettendo in live streaming una manifestazione in memoria dell’attivista Raman Bandarenka). Una delle reporter di Tut.by, Katsiaryna Barysevich, era invece finita a processo per aver rivelato informazioni scomode contro il regime proprio sulle dinamiche della morte di Bandarenka.
    Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione bielorussa e presidente legittima riconosciuta dall’UE, su Twitter ha invocato “un’azione immediata” da parte della comunità internazionale: “Le repressioni contro il principale portale di notizie Tut.by sono un chiaro tentativo di distruggere i resti dei media indipendenti in Bielorussia“, quelli che ancora “coprono coraggiosamente la brutale realtà e la situazione sul campo”.

    Action needed now! The repressions against leading news portal @tutby are a clear attempt to destroy the remains of independent media in Belarus, which bravely covers the brutal reality and the situation on the ground. @osce @AnnLinde @riber @OSCE_RFoM @IreneKhan @RSF_inter pic.twitter.com/ZP9QN0qblW
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) May 18, 2021

    Nella giornata di ieri è arrivata la risposta da parte dell’Unione Europea, tra gli attori internazionali più attivi a sostegno dell’opposizione al presidente Lukashenko. “Le recenti azioni delle autorità bielorusse contro i media e i giornalisti indipendenti mostrano il totale disprezzo per la libertà di espressione e contraddicono i principali impegni internazionali assunti dalla Bielorussia”, ha reso noto in un comunicato Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
    Nella nota si fa riferimento anche alle detenzioni di Alexander Burakov, freelance di Deutsche Welle, Vladimir Laptsevich, reporter del portale di notizie online Mogilev Region, Tatyana Kapitonova, fotoreporter freelance, e Lyubov Kasperovich, giornalista di Tut.by. “Le vessazioni nei confronti dei giornalisti devono cessare e tutti i detenuti devono essere immediatamente rilasciati, insieme a tutti i prigionieri politici”.

    Bloccato l’accesso al dominio della redazione bielorussa, perquisite le case della direttrice e di 15 redattori. Il portavoce dell’alto rappresentante Borrell punta il dito contro il regime Lukashenko per il “totale disprezzo della libertà di espressione”