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    L’Unione Europea ha contribuito alla raccolta di 9,1 miliardi di euro della campagna Stand Up for Ukraine: “È luce nel buio”

    Bruxelles – L’Unione Europea in prima linea per il sostegno ai profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, anche a livello finanziario. Dei 9,1 miliardi di euro raccolti a livello globale con la campagna Stand Up for Ukraine, un miliardo è arrivato dalla Commissione UE, a cui si aggiunge un altro miliardo annunciato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo come prestito per coprire i bisogni delle persone sfollate.
    L’impegno dell’UE era stato anticipato durante il grande evento di sabato (9 aprile) a Varsavia – organizzato dalla Commissione e dal governo del Canada in collaborazione con l’organizzazione internazionale Global Citizen – dove ha partecipato la leader dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, insieme al presidente polacco, Andrzej Duda, e il premier del Canada, Justin Trudeau. “La solidarietà di Paesi, aziende e persone in tutto il mondo offre un po’ di luce in quest’ora buia”, ha sottolineato con forza von der Leyen, spiegando che i quasi dieci miliardi della campagna Stand Up For Ukraine sono solo l’inizio: “Continueremo a fornire supporto a Kiev e quando le bombe avranno smesso di cadere, aiuteremo il popolo ucraino a ricostruire il Paese”. Una promessa che era stata fatta anche al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel corso della sua missione a Kiev il giorno precedente (venerdì 8 aprile).
    I 9,1 miliardi di euro raccolti saranno incanalati in due direttrici di sostegno finanziario alle autorità ucraine, a livello centrale e locale. Una prima tranche da 4,1 miliardi andrà a sostenere le donazioni in natura e i contributi per gli sfollati interni e i rifugiati all’estero, mentre i restanti 5 miliardi saranno previsti come prestiti e sovvenzioni delle istituzioni finanziarie pubbliche europee (la Banca europea per gli investimenti e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa). Le donazioni del settore privato saranno gestite dalle agenzie delle Nazioni Unite.
    Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, sono circa 4 milioni i profughi che hanno trovato rifugio nei Paesi membri dell’UE, in particolare in Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia. Il gabinetto guidato da von der Leyen ha messo in piedi un notevole sforzo di accoglienza (avallato dai Ventisette), applicando per la prima volta dal 2001 la Direttiva europea sulla protezione temporanea e presentando le linee-guida per l’assistenza delle persone in fuga dall’Ucraina. Inoltre, sono stati sbloccati i fondi di prefinanziamento nell’ambito di REACT-EU per accelerare le capacità degli Stati membri di attuare i piani di sostegno ai profughi e per far funzionare la piattaforma di solidarietà per i trasferimenti sicuri di persone verso Paesi che hanno maggiori capacità di accoglienza, compresi quelli extra-UE (come il Canada).

    La Commissione UE ha destinato un miliardo di euro per l’evento globale di raccolta fondi a sostegno dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. La presidente von der Leyen ha promesso ulteriori fondi per “ricostruire il Paese, quando le bombe avranno smesso di cadere”

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    È stato siglato un accordo tra operatori telefonici per rendere gratuite (o più accessibili) le chiamate tra UE e Ucraina

    Bruxelles – Un accordo per andare incontro alle esigenze umane dei profughi ucraini nell’Unione Europea. È stata firmata oggi (venerdì 8 aprile) una dichiarazione congiunta tra 27 operatori di telecomunicazioni per garantire la gratuità – o quantomeno l’accessibilità dei prezzi – delle chiamate e del roaming tra UE e Ucraina, per aiutare i profughi che sono fuggiti dalla guerra scatenata dalla Russia a rimanere in contatto con amici e familiari che sono rimasti nel Paese. Nell’accordo patrocinato da Commissione e Parlamento Europeo compaiono anche TIM, Vodafone, il gruppo 3, Iliad e Fastweb, insieme ad altri 19 colossi europei e tre operatori ucraini (Kyivstar, lifecell e Vodafone Ukraine).
    Sono circa 4 milioni i profughi che nelle ultime sei settimane hanno trovato rifugio nei Paesi membri dell’UE (in particolare in Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia), anche grazie al notevole sforzo di accoglienza messo in piedi dal gabinetto guidato da Ursula von der Leyen. “Di fronte a questa crisi umanitaria crescente, è essenziale che i rifugiati ucraini abbiano accesso alla connettività a prezzi accessibili“, si legge nella dichiarazione congiunta, che si pone anche l’obiettivo di “garantire l’accesso a informazioni affidabili attraverso Internet”.
    A partire da oggi la dichiarazione è aperta a tutti gli operatori che desiderano firmarla e si applica per i prossimi tre mesi: a inizio luglio sarà rivista per considerare l’evoluzione della situazione in Ucraina. Nello specifico, l’impegno volontario prevede l’abbassamento delle tariffe all’ingrosso per il roaming che gli operatori si addebitano a vicenda, per consentire le chiamate internazionali con l’Ucraina. Questa misura minimizzerà i costi aggiuntivi sia per gli operatori dell’UE sia per quelli ucraini, permettendo di coprire i rispettivi costi, ma soprattutto di trasferire i benefici agli utenti finali.
    Soddisfazione da parte delle istituzioni UE sulla decisione degli operatori telefonici, che implica la rinuncia (o l’abbattimento) delle tariffe internazionali per le chiamate con l’Ucraina e dei supplementi di roaming: “È un’ancora di salvezza in tempi di crisi, ecco perché sosteniamo queste iniziative che possono fare una reale differenza”, ha commentato la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager. Le ha fatto eco la relatrice del Parlamento UE sul nuovo regolamento sul roaming, Angelika Winzig (PPE): “Abbassando i massimali all’ingrosso, gli operatori ucraini possono offrire più facilmente il roaming gratuito all’interno dell’UE ai loro clienti, in modo che nessun ulteriore onere finanziario cada su di loro in questi tempi difficili“, ha sottolineato l’eurodeputata austriaca.
    Tra le altre azioni intraprese in queste settimane dagli operatori telefonici con sede nell’UE c’è anche la distribuzione gratuita di milioni di schede SIM ai rifugiati in arrivo dall’Ucraina, con la possibilità di fare chiamate internazionali gratuite. Alcuni hanno già abilitato il roaming gratuito, oppure hanno fornito una rete WiFi senza e ricariche telefoniche nelle aree di confine e nei rifugi per sfollati. Parallelamente, gli Stati membri UE possono utilizzare i fondi europei per finanziare il miglioramento dell’accesso ai servizi essenziali di comunicazione per i rifugiati ucraini. Per esempio, il Fondo sociale europeo (FSE) può essere sfruttato per offrire buoni per l’acquisto di carte SIM e abbonamenti, mentre il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) può andare a sostegno di infrastrutture e attrezzature tecnologiche.

    Ci sono anche TIM, Vodafone, 3, Iliad e Fastweb nella dichiarazione congiunta patrocinata da Commissione e Parlamento UE tra le 27 compagnie europee e ucraine che hanno deciso di aiutare i profughi a restare in contatto con le proprie famiglie

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    Von der Leyen e Borrell sono in viaggio per Kiev. Con loro anche il premier slovacco Heger

    Bruxelles – “Verso Kiev”. Un breve tweet, così come era successo per l’inizio del viaggio della presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, annuncia che è iniziata la missione diplomatica della leader della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con destinazione Kiev, Ucraina. Ad accompagnarli, anche il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger, che un mese fa si era sfilato dal viaggio organizzato dai premier di Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia nella capitale ucraina.
    Nel tweet da cui si è saputo che è in corso la missione a Kiev, von der Leyen ha pubblicato una foto che la ritrae al fianco di un treno con i colori giallo e azzurro dell’Ucraina, mentre sul profilo Twitter dell’alto rappresentante Borrell compiano i due leader UE in cammino. Il viaggio era stato confermato martedì (5 aprile) dai portavoce dello stesso esecutivo comunitario, dopo le indiscrezioni filtrate dal premier sloveno, Janez Janša.
    Oggi la presidente von der Leyen, l’alto rappresentante Borrell e il premier slovacco Heger incontreranno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Kiev per portare il sostegno dell’Unione al Paese sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso, mentre nel primo pomeriggio domani (sabato 7 aprile) la numero uno dell’esecutivo comunitario sarà a Varsavia per l’evento evento #StandUpForUkraine, una chiamata a raccolta dei donatori da tutto il mondo a supporto dei profughi ucraini, insieme al premier del Canada, Justin Trudeau.

    Looking forward to Kyiv.@JosepBorrellF @eduardheger pic.twitter.com/YFAgGr5Tlc
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 8, 2022

    Ricondividendo il tweet della presidente della Commissione Europea, il premier slovacco Heger ha fatto sapere che “siamo pronti a discutere le nostre proposte per aiutare l’Ucraina”, insieme al presidente Zelensky e al primo ministro, Denys Šmihal’. Le discussioni sul tavolo riguarderanno tre aspetti: creare un “ReformTeam” (una squadra operativa di supporto) per aiutare Kiev a “ottenere la prospettiva UE”, offrire “opzioni per il trasporto di cereali, incluso il grano” e “aumentare l’utilizzo degli hub umanitari” messi a disposizione dei profughi ucraini dalla Slovacchia.

    È iniziata la missione diplomatica della presidente della Commissione, dell’alto rappresentante e del primo ministro della Slovacchia, che oggi incontreranno nella capitale il presidente ucraino Zelensky e il primo ministro Šmihal’ per discutere di profughi, trasporto di cereali e adesione UE

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    Le informazioni per aiutare i profughi in arrivo dall’Ucraina, anche in Italia: soggiorno, protezione e spostamenti nell’UE

    Bruxelles – Sono oltre due milioni i profughi già arrivati nell’Unione Europea dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e il numero continuerà a crescere, considerato il fatto che si tratta della crisi migratoria più velocemente in crescita sul suolo europeo dalla Seconda Guerra mondiale, come ha avvertito l’agenzia ONU per i Rifugiati. Da Bruxelles è arrivata una risposta veloce e unitaria, con l’attivazione per la prima volta in 21 anni della Direttiva europea sulla protezione temporanea (qui tutti i dettagli) e un nuovo pacchetto da 500 milioni di euro a sostegno di rifugiati e Paesi membri che li stanno accogliendo. Ma ogni cittadino può contribuire, con aiuti materiali o divulgando le informazioni che possono essere cruciali anche per le famiglie ucraine – che già vivono e lavorano in Italia – di queste persone.
    Per rendere più accessibili e chiari i diritti e il livello di protezione garantita su tutto il territorio dell’Unione Europea, la Commissione UE ha aperto una pagina web per le persone in fuga dalla guerra in Ucraina, con tutte le informazioni di cui possono avere bisogno (in inglese e a breve anche in ucraino). Dal diritto all’alloggio agli attraversamenti di confine, dall’assistenza di base, come cibo e medicine, alla richiesta di ritorno nel proprio Paese o della protezione internazionale.
    Prima di tutto, appena fatto ingresso in un Paese membro UE, i cittadini ucraini o con un permesso di soggiorno rilasciato da Kiev hanno il diritto alla protezione temporanea, che durerà almeno un anno (prolungabile fino a tre, ma con una decisione del Consiglio UE). A questo punto viene garantito il permesso di soggiorno, l’accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, l’assistenza medica e l’accesso all’istruzione per i bambini. Se un membro della famiglia già risiede legalmente in uno Stato membro dell’Unione Europea può essere richiesto il ricongiungimento familiare. Chiunque scappi dalla guerra in Ucraina, a prescindere dalla nazionalità, ha il permesso di entrare nell’UE, contattando in seguito le autorità competenti per il ritorno nel proprio Paese di origine.
    Per spostarsi oltre il primo Paese di arrivo, i rifugiati ucraini e i cittadini di Paesi extra-UE con regime senza visto possono continuare a viaggiare liberamente in altri Paesi dell’Unione Europea o dello spazio Schengen. Dirigendosi verso l’Italia, la prima volta che viene attraversato il confine di un Paese che non non fa parte dell’area UE senza controllo delle frontiere interne (per esempio tra Romania e Ungheria) saranno richiesti i documenti. Di lì in poi, non sarà più necessario mostrare i documenti (nemmeno per dirigersi verso Svizzera, Liechtenstein, Islanda o Norvegia). È raccomandato che i profughi portino con sé documenti validi al momento della partenza ma, considerata l’urgenza e la gravità della situazione in Ucraina, a nessuno sarà negato l’ingresso nell’UE in assenza di questa documentazione.
    Per quanto riguarda gli spostamenti, diverse compagnie europee offrono trasporto gratuito per i profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina, per viaggi in treno, autobus, traghetti e aerei (qui una prima lista in aggiornamento). Viaggiando verso l’Italia o un altro Paese membro dell’UE va fatta attenzione al rischio di traffico di esseri umani e allo sfruttamento da parte di organizzazioni criminali. Per questo motivo non va mai accettato trasporto o alloggio da persone che non siano autorità nazionali o organizzazioni della società civile, così come non vanno mai forniti i propri documenti d’identità, informazioni o effetti personali ad altri che non siano funzionari governativi o di frontiera. “Informa sempre i tuoi parenti o amici sul luogo in cui ti trovi“, è il consiglio della Commissione Europea. Nel caso di offerte di lavoro, di alloggio o di trasporto, ci si può rivolgere a queste autorità nazionali, a seconda dello Stato UE in cui ci si trova in quel momento.

    La Commissione Europea ha aperto una pagina web per sostenere tutte le persone in fuga dalla guerra in Ucraina nel reperire informazioni sui propri diritti una volta arrivati varcata le frontiere dell’Unione

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    L’UE allestisce un hub umanitario in Romania per coordinare l’aiuto all’Ucraina, mentre continua l’avanzata russa

    Bruxelles – Arrivati all’ottavo giorno di invasione russa dell’Ucraina, la situazione nel Paese continua a peggiorare. Nella notte tra mercoledì (2 marzo) e giovedì (3 marzo) l’esercito di Mosca ha conquistato nel sud la città di Kherson, il primo grosso centro abitato dall’inizio dell’attacco, ma soprattutto in posizione strategica per l’avanzata verso i porti di Odessa e Mariupol, dove ora si aspettano le offensive da terra e da mare. I bombardamenti delle principali città ucraine, capitale Kiev compresa, continuano senza sosta, con un aggravamento della situazione sul fronte umanitario in Ucraina e alle frontiere dell’UE: secondo quanto riportato da Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero di profughi ha raggiunto il milione.
    È proprio questa una delle preoccupazioni più urgenti per l’Unione Europea – in parallelo con il sostegno totale all’Ucraina e le sanzioni alla Russia – e lo sta dimostrando con una serie di misure degli ultimi giorni. Oggi il Consiglio Affari Interni dovrebbe prendere con tutta probabilità la decisione di attivare la Direttiva europea sulla protezione temporanea, accogliendo la proposta della Commissione UE per garantire a tutte le persone in fuga dall’Ucraina lo status di rifugiati con una modalità accelerata (c’è solo il nodo, imbarazzante, dell’accoglienza ai cittadini di Paesi terzi). A questo si aggiunge la decisione di “allestire un hub di protezione umanitaria in Romania, in collaborazione con il governo”, ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel corso di una conferenza stampa con il presidente rumeno, Klaus Iohannis. “Proteggere le persone in fuga dalle bombe di Putin non è solo un atto di compassione in tempo di guerra, ma è un dovere morale”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo UE, ringraziando la Romania per aver finora dato accoglienza a più di 150 mila rifugiati dall’Ucraina.

    Mentre si inaspriscono in tutto il mondo le sanzioni contro Mosca a partire dal coordinamento tra UE, Stati Uniti e Gran Bretagna – il procuratore generale della Corte penale internazionale dell’Aja, Karim Khan, ha accolto la richiesta di 39 Paesi di aprire un’indagine per crimini di guerra nei confronti dell’establishment russo per l’occupazione dell’Ucraina. Il focus principale saranno le violenze sui civili e coprirà gli otto anni che vanno dall’occupazione della Crimea alla guerra civile nel Donbass, fino all’invasione del territorio ucraino.
    Nel pomeriggio si attende il secondo round dei negoziati di pace tra le delegazioni ucraina e russa (su cui le aspettative sono quasi nulle), ma il mondo ha già preso una netta posizione contro la Russia. Ieri sera è stata votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la risoluzione che condanna l’aggressione dell’Ucraina con una maggioranza schiacciante: 141 voti a favore – tra cui anche la Serbia, tradizionale alleato di Mosca – 35 astenuti e solo 4 contrari (oltre alla Russia, anche Bielorussia, Eritra, Siria e Corea del Nord). Tra gli astenuti anche Cina e India, un segnale che, a differenza di quanto previsto dal Cremlino, gli alleati di Putin iniziano a scarseggiare e non hanno interessi a sostenerlo esplicitamente.

    Il numero di profughi dall’Ucraina ha raggiunto il milioni e l’Unione si prepara a dare assistenza a tutti quelli che stanno arrivando alle sue frontiere: “Proteggere le persone in fuga dalle bombe di Putin è un dovere morale”

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    L’Unione davanti alla Storia: dall’accoglienza dei profughi ucraini all’invio di armi a Kiev, le scelte inedite dell’UE

    Bruxelles – La storia, quella con la S maiuscola, è fatta di momenti ben riconoscibili e quello a cui ci troviamo di fronte da una settimana è proprio uno di quei momenti. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, l’UE ha reagito con una prova di unità quasi inattesa. Sicuramente non nella logica del dittatore russo, che probabilmente immaginava di inchiodare i Ventisette con le spalle al muro, facendo leva sulle ben note divisioni e difficoltà a trovare posizioni condivise in ambito di politica estera.
    Ma dalla prima tornata di sanzioni annunciata lunedì scorso (21 febbraio) ai successivi due pacchetti – che hanno portato al congelamento degli asset di Putin, all’esclusione russa dal circuito di pagamenti Swift e alla chiusura dello spazio aereo e dei canali di propaganda del Cremlino – l’Unione ha davvero parlato con una sola voce. Oggi l’UE ha fatto molto di più: ha annunciato due decisioni mai viste prima, una in ambito militare e una di migrazione e asilo.
    Per quello che riguarda l’aspetto militare, l’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel pomeriggio: “Per la prima volta, l’UE finanzierà l’acquisto e la consegna di armi e attrezzature a un Paese sotto attacco“. Non era mai successo prima nella storia dell’Unione e questo segna un precedente di portata storica. Fino a questa mattina si parlava, secondo copione, dei finanziamenti e invii di materiale bellico all’Ucraina dei singoli Paesi membri UE (tra cui anche l’Italia, attraverso finanziamenti economici). Ma con quanto comunicato in conferenza stampa, è cambiato tutto: ora anche Bruxelles si fa carico di questo compito, coordinando i governi nazionali. “Un altro tabù è caduto, quello che voleva l’Unione Europea non finanziare una guerra“, ha sottolineato l’alto rappresentante, Josep Borrell, che domani (lunedì 28 febbraio) dovrebbe ricevere l’appoggio dei ministri UE della Difesa.
    “Stiamo organizzando la consegna d’emergenza di attrezzature militari difensive. Fucili, munizioni, razzi e carburante stanno arrivando alle truppe ucraine”, ha fatto sapere in serata il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Si tratta di 500 milioni di euro, di cui 450 per “armamenti letali”. Grazie al via libera degli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper), si attiverà la European Peace Facility, lo strumento fuori bilancio per la prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e il rafforzamento della sicurezza internazionale, attraverso il finanziamento di azioni operative nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC) che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Grazie al “pilastro Misure di assistenza”, l’UE può sostenere Paesi terzi (in questo caso l’Ucraina) a rafforzare le capacità belliche, secondo quanto concordato dal Consiglio Affari Esteri nel marzo dello scorso anno.

    LIVE NOW: Press Statement by HR/VP @JosepBorrellF and President Ursula @vonderleyen on further measures to respond to the Russian invasion of Ukraine https://t.co/KMRZPQZjy1
    — EUSecurityDefence (@EUSec_Defence) February 27, 2022

    Ma c’è anche l’aspetto migrazione e asilo da non sottovalutare. Nel corso del vertice di oggi dei ministri UE per la Giustizia e gli affari interni è stato deciso di mettere sul tavolo l’applicazione della Direttiva europea sulla protezione temporanea del 2001, quella che stabilisce uno status di protezione di gruppo, che può essere applicato in situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo. Lo ha fatto sapere la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, lasciando intendere che la data fissata per una (quasi sicura) applicazione sarà giovedì (3 marzo), nel corso del prossimo Consiglio Affari Generali.
    Con l’attivazione del meccanismo – che servirà ad accogliere un numero di persone in fuga dalla guerra che si attesterà presto a 400 mila (stando alle stime dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi) – l’UE sta mandando un altro segnale importante sia all’Ucraina, sia ai Paesi UE sulla frontiera orientale. La direttiva del 2001 prevede un principio di redistribuzione delle persone migranti tra i Paesi membri (la commissaria Johansson ha già fatto sapere che chi ha amici o parenti nell’UE si potrà dirigere verso di loro), un’assistenza speciale garantita di tre anni – 12 mesi mesi rinnovabili due volte – con il riconoscimento automatico del diritto di lavoro. Ma soprattutto per il via libera non serve l’unanimità dei Paesi membri, ma la maggioranza qualificata: “È già schiacciante al momento”, ha assicurato il ministro degli Interni francese e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Gérald Darmanin.
    Nonostante da più di 20 anni esista questa base legislativa e normativa per l’applicazione dei corridoi umanitari, la direttiva non è mai stata usata da quando è entrata in vigore. Non senza polemiche, l’ultima volta che l’argomento si è presentato all’ordine del giorno a Bruxelles è stato esattamente sei mesi fa, con la crisi in Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani. Nonostante l’appello di 76 eurodeputati, allora non era stato attivato il meccanismo per dare accoglienza ai cittadini afghani in fuga da quella che difficilmente non poteva non essere considerata “una crisi derivante da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo”. Questo momento unico per l’UE nel rispondere alla Storia passa anche dall’applicazione della direttiva che darà accoglienza ai profughi in arrivo dall’Ucraina. A patto che questo non costituisca un precedente per fare – come ha affermato un politico italiano che non si è mai distinto per umanità nella gestione delle politiche di accoglienza – un distinguo tra “i profughi veri che scappano da una guerra vera” e quelli esclusi per discriminazioni puramente etniche e razziali.

    Actions en matière d’accueil et de solidarité : nous avons évoqué la possibilité d’activer la directive “protection temporaire”, afin d’offrir une protection immédiate pour les Ukrainiens déplacés, le temps que la crise le nécessitera. https://t.co/9TlFN8zMBk
    — Gérald DARMANIN (@GDarmanin) February 27, 2022

    Con il finanziamento per l’acquisti e la consegna di armamenti a Kiev per la guerra contro la Russia e l’attivazione del meccanismo di accoglienza temporanea, l’Unione Europea oggi ha iniziato a tracciare una nuova strada in politica estera