Il Principato di Monaco fa un passo indietro sull’accordo con Bruxelles. L’Ue continua il lavoro con San Marino e Andorra
Bruxelles – Le sirene delle autorità di regolamentazione Ue hanno avuto effetto. Nonostante il nesso causale non venga confermato dalla Commissione Europea, dopo poche settimane dalla lettera che ha messo in guardia da “rischi significativi” per un possibile Accordo di Associazione tra l’Unione e tre microstati europei, il Principato di Monaco ha fatto un passo indietro, sospendendo momentaneamente i negoziati. Ad annunciarlo dopo l’incontro di ieri (14 settembre) con la consigliera del ministero degli Affari esteri e della cooperazione monegasco, Isabelle Berro-Amadei, è stato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue responsabile per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič: “Dopo uno scambio franco e cordiale abbiamo convenuto che le condizioni non erano mature per concludere un accordo“.
Da sinistra: l’alta commissaria per gli Affari europei del Principato di Monaco, Isabelle Costa, il ministro per gli Affari esteri di San Marino, Luca Beccari, il vicepresidente della Commissione Europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, e il segretario di Stato per gli Affari europei di Andorra, Landry Riba Mandicó (4 luglio 2023)
Come si apprende da una nota pubblicata oggi (15 settembre) dall’esecutivo comunitario, l’obiettivo iniziale del Berlaymont era quello di ribadire la volontà di concludere i negoziati con Monaco, Andorra e San Marino entro la fine dell’anno per un accordo “fondato sul rispetto delle quattro libertà di circolazione” – persone, capitali, servizi e merci – “e sul mantenimento dell’integrità e dell’omogeneità del Mercato interno” dell’Unione Europea. Dopo il passo indietro di Monaco i rapporti rimangono i più positivi possibili: “L’Ue è e rimarrà un partner privilegiato del Principato“, mette in chiaro la Commissione, che rimane “disponibile e pronta” a proseguire i negoziati “in futuro”. Ora l’attenzione è rivolta alla tornata negoziale prevista in questi giorni con gli altri due microstati europei, senza che questo primo stop cambi la rotta generale: “L’obiettivo è concludere i negoziati per un Accordo di Associazione con il Principato di Andorra e la Repubblica di San Marino entro la fine del 2023“.
Non passa inosservata la tempistica della decisione. A fine agosto i presidenti dell’Autorità bancaria europea (Eba), dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa) hanno avvertito la Commissione che finalizzare questi accordi potrebbe aprire le porte del Mercato Unico a una destabilizzazione dei servizi finanziari. Tra le motivazioni compare il fatto che i tre microstati “hanno mantenuto storicamente regolamenti meno rigorosi” e perciò sarebbero in una posizione “più incline al riciclaggio di denaro e ad altre attività illecite”. Questo significa che le aziende potrebbero essere tentate di stabilirsi in questi tre Stati nel tentativo “deliberato” di beneficiare di standard finanziari più leggeri, con “rischi significativi per i consumatori” derivanti dal libero mercato dell’Unione. Rispondendo alle domande di Eunews, i portavoce dell’esecutivo comunitario hanno comunicato di aver “preso nota delle opinioni espresse” nella lettera dei vertici delle tre agenzie Ue, ma senza fare passi indietro sull’obiettivo della partecipazione di Andorra, Monaco e San Marino al Mercato interno dell’Ue della “cooperazione in altri settori politici“.
Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea responsabile per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič
I negoziati per l’Accordo di Associazione sono iniziati nel marzo del 2015, ma le conseguenze della guerra russa in Ucraina hanno portato a un’accelerazione dei tentativi di concludere positivamente i negoziati. Il 30 giugno dello scorso anno il vicepresidente Šefčovič ha presentato a Bruxelles una roadmap per arrivare alla firma entro il 2024 degli Accordi di Associazione con Andorra, Monaco e San Marino, definendola “una priorità, ambiziosa ma realizzabile“. Il gabinetto von der Leyen sta spingendo il più possibile per chiudere le intese prima della fine del suo mandato, dal momento in cui a Bruxelles è considerato molto probabile che un fallimento in questa legislatura potrebbe frenare il percorso di avvicinamento dei – ora due, non più tre – microstati europei all’integrazione con i Ventisette.
Monaco, San Marino, Andorra e gli altri microstati europei
I tre microstati europei con cui l’Ue era alla ricerca di un accordo hanno attualmente status diversi. Né San Marino né Andorra sono parte dello spazio Schengen (che prevede la libera circolazione delle persone tra Stati membri Ue e l’abolizione delle frontiere comuni), tuttavia esiste un’unione doganale con l’Unione dal 1991: solo San Marino lo è anche per i prodotti agricoli (dal 2002). Andorra mantiene parte dei suoi controlli al confine, solamente in alcuni valichi di frontiera con la Spagna. Il Principato di Monaco attualmente è in una situazione ibrida, e applica alcune politiche dell’Ue attraverso la relazione speciale che ha con la Francia: è membro di fatto di Schengen, mentre è a pieno titolo parte del territorio doganale dell’Unione.
Per quanto riguarda gli altri microstati europei, il Liechtenstein è l’unico a far parte dello Spazio economico europeo e del Mercato Unico (dal primo maggio del 1995), mentre dal 19 dicembre del 2011 ha firmato gli accordi Schengen. La Città del Vaticano è il più piccolo Stato riconosciuto al mondo e ha solamente il confine aperto con l’Italia. Tutti i microstati europei (fatta eccezione per il Liechtenstein, che usa il franco svizzero) usano come moneta ufficiale l’euro e hanno il diritto di coniarne un numero limitato, perché viene riconosciuto loro l’aver utilizzato o essere stati legati a valute non più in circolazione di alcuni Paesi membri (lira per San Marino e Città del Vaticano, franco francese per Monaco, peseta spagnola e franco francese per Andorra). Da parte di Bruxelles non c’è l’interesse di integrare nessuno dei microstati europei come Paese membro, dal momento in cui sarebbe eccessivamente complesso gestire questioni interne all’Unione (come le presidenze di turno del Consiglio dell’Ue, o il diritto di veto degli Stati membri) per entità territoriali troppo limitate a livello di superficie e popolazione.
Dopo l’allarme lanciato da tre autorità di regolamentazione Ue, le due parti hanno concordato che “le condizioni non sono mature” e hanno sospeso i negoziati. Ma per il vicepresidente della Commissione, Maroš Šefčovič, rimane l’obiettivo 2023 per la firma con gli altri due microstati LEGGI TUTTO