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    La Commissione UE presenta il Pacchetto Allargamento 2021: “Evidenti progressi, ma ora rispettiamo le promesse”

    Bruxelles – Appena adottato dal collegio dei commissari, il nuovo Pacchetto Allargamento 2021 dell’UE è stato immediatamente presentato alla commissione Affari esteri (AFET) del Parlamento Europeo, come da tradizione inter-istituzionale. “Abbiamo evidenziato progressi su quasi tutti i dossier, ecco perché vi chiedo di mantenere saldo il vostro supporto al processo di integrazione dei Balcani Occidentali”, ha sottolineato con forza il commissario per la Politica di vicinato e di allargamento, Olivér Várhelyi, illustrando i punti della comunicazione pubblicata oggi (martedì 19 ottobre) dall’esecutivo comunitario.
    “Come avete visto dal viaggio nella regione da parte della presidente Ursula von der Leyen a settembre e durante il vertice UE-Balcani Occidentali, la Commissione Europea è fortemente impegnata in questo processo di allargamento”, ha ricordato Várhelyi agli eurodeputati. Il Piano economico e di investimenti presentato nella comunicazione dello scorso anno rimane il punto centrale anche di questo Pacchetto di Allargamento UE, ma a differenza del 2020 la Commissione può ora contare anche sullo strumento di assistenza pre-adesione IPA III, dopo l’accordo raggiunto dai negoziatori di Consiglio e Parlamento UE. “Possiamo avanzare con ancora più decisione per implementare i punti positivi della Dichiarazione di Brdo”, ha espresso la propria soddisfazione il commissario Várhelyi, ricordando le prospettive dell’Agenda verde e dell’innovazione per i Balcani, del roaming dati gratuito e del Mercato Unico regionale.
    Il commissario per la Politica di vicinato e di allargamento, Olivér Várhelyi, in commissione AFET del Parlamento UE (19 ottobre 2021)
    Per quanto riguarda i dossier relativi ai sette Paesi che hanno intrapreso il cammino di adesione all’UE (i sei balcanici – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – e la Turchia), “la comunicazione mette a fuoco le riforme sullo Stato di diritto, sul sistema giudiziario ed economiche”. Tuttavia, il membro del gabinetto von der Leyen ha ripreso i governi dei 27 Paesi membri UE: “Se i partner adempiono ai loro obblighi sul piano delle riforme, anche noi dobbiamo rispettare le promesse, ne va della credibilità di tutta l’Unione”.
    Il riferimento è allo stallo sull’avvio dei negoziati con Macedonia del Nord e Albania, a causa del veto della Bulgaria all’apertura dei quadri negoziali con Skopje. Várhelyi ha ribadito quanto già sostenuto dalla presidente von der Leyen nel suo viaggio di fine settembre, cioè che la scadenza per organizzare le prime conferenze intergovernative è “al più tardi entro la fine dell’anno”. La pressione è tutta sul Consiglio, come ha confermato anche il presidente della commissione AFET, David McAllister: “Oggi i rappresentanti della presidenza di turno slovena ci hanno confermato che la loro intenzione è quella di iniziare entro fine anno. Dipende solo da loro”.
    I dossier del Pacchetto Allargamento UE 2021
    Partendo dalle considerazioni sui sei partner balcanici, “tutti si sono impegnati a creare un Mercato Comune regionale“, ha evidenziato il commissario, ma ora “dovrebbero concentrarsi sul superamento delle difficoltà incontrate”. Si auspica soprattutto uno scenario in cui “tutti Paesi della regione ne facciano parte e che sia sotto l’ombrello dell’UE”. Sul piano politico, invece, “le molte tornate politiche degli ultimi anni hanno dimostrato un miglioramento degli standard di trasparenza e questo è merito anche vostro”, Várhelyi ha voluto così ringraziare i relatori per ciascuno dei Paesi balcanici.
    Per quanto riguarda Montenegro e Serbia, “sono soddisfatto che abbiano accettato l’applicazione della metodologia rivista”, che ha aperto le prime conferenze politiche intergovernative lo scorso giugno. Il Pacchetto Allargamento UE 2021 sottolinea che a Podgorica “è attualmente garantito un equilibrio generale” nei progressi sui negoziati. Le priorità per il Montenegro rimangono i capitoli 23 e 24 (sull’indipendenza della magistratura e il rispetto dello Stato di diritto): “Vogliamo vedere sforzi sul piano della libertà di espressione e dei media e su quello della lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata”, ha spiegato il commissario. La Serbia deve invece “accelerare e approfondire” le riforme sull’indipendenza del sistema giudiziario, sulla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, sulla libertà dei media e sul trattamento interno dei crimini di guerra, “per aprire al più presto nuovi cluster”. Ma per Várhelyi “è necessario anche migliorare l’allineamento con la politica estera e di sicurezza dell’UE“.
    Il commissario per la Politica di vicinato e di allargamento, Olivér Várhelyi, in commissione AFET del Parlamento UE (19 ottobre 2021)
    C’è poi il capitolo Kosovo, che riguarda da vicino Belgrado: “I progressi della Serbia sulla normalizzazione delle relazioni con Pristina sono essenziali e determineranno il ritmo generale dei negoziati di adesione del Paese“, si legge nel rapporto 2021. Oltre all’impegno nel dialogo mediato da Bruxelles, dal governo di Pristina – che dopo le elezioni anticipate dello scorso febbraio “gode di una chiara maggioranza parlamentare” – ci si aspetta invece che attui un piano d’azione per le riforme. La Commissione attende anche “con urgenza” che il Consiglio tratti la proposta di liberalizzare i visti dei cittadini kosovari: “La nostra valutazione rimane uguale a quella del luglio 2018, tutti i parametri di riferimento sono stati soddisfatti”, ha tagliato corto il commissario Várhelyi.
    Dopo aver ricordato che “Albania e Macedonia del Nord continuano a soddisfare le condizioni per l’apertura dei negoziati di adesione” e che “entrambi sono a uno stadio avanzato nel percorso di riforme”, il commissario per l’Allargamento ha ribadito che “le questioni bilaterali pendenti tra Bulgaria e Macedonia del Nord devono essere risolte in via prioritaria“. Inoltre, “è fondamentale” che gli Stati membri concludano le discussioni “senza ulteriori ritardi”, per organizzare le prime conferenze intergovernative entro il 31 dicembre 2021.
    La nota dolente nei Balcani Occidentali rimane la Bosnia ed Erzegovina, il cui obiettivo strategico di integrazione nell’Unione Europea “non si è tradotto in azioni concrete”. Il Pacchetto Allargamento UE 2021 sottolinea che “l’ambiente politico è rimasto polarizzato, poiché i leader politici hanno continuato a impegnarsi in una retorica divisiva“. Fonti di “profonda preoccupazione” per il commissario Várhelyi riguardano “il blocco delle istituzioni statali e le richieste di ritirare le riforme”. L’esortazione a tutti gli attori politici è di “affrontare le 14 priorità-chiave” e di “astenersi da dichiarazioni di indipendentismo in contrasto con gli Accordi di Dayton”.
    L’ultimo dossier riguarda la Turchia, che è sì “un partner per l’Unione Europea in aree come la migrazione, la lotta al terrorismo e l’economia”, ma che “non ha affrontato in modo credibile il continuo deterioramento dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell’indipendenza del sistema giudiziario”, ha ricordato Várhelyi agli eurodeputati. Ankara “deve invertire questa tendenza negativa come questione prioritaria”, ma dovrà anche portare avanti i progressi sul fronte della de-escalation nel Mediterraneo orientale, “per lo sviluppo di una relazione cooperativa e reciprocamente vantaggiosa”, ha concluso il commissario europeo. Tuttavia, per la Turchia la strada verso l’accesso all’Unione Europea rimane, per il momento, sbarrata.

    Il commissario Várhelyi ha illustrato i punti principali del nuovo pacchetto alla commissione AFET del Parlamento UE “Se i nostri partner nei Balcani adempiono le riforme, i Paesi membri non possono tirarsi indietro”

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    Repubblica ceca: il presidente Zeman “incapace” per ragioni di salute, si complica la formazione del nuovo governo

    Bruxelles – “Il Presidente Miloš Zeman al momento non è in grado di svolgere le sue funzioni di governo a causa delle sue condizioni di salute”. Dopo giorni di incertezza l’Ospedale militare centrale di Praga ha sciolto le riserve sulle condizioni del capo dello Stato della Repubblica Ceca. Una notizia che arriva nel pieno delle trattative per la formazione del governo dopo le elezioni del 9 ottobre, che nel Paese richiedono la partecipazione attiva del Presidente.
    Zeman sarebbe ricoverato in ospedale dal 10 di ottobre, il giorno dopo lo spoglio elettorale. Al momento non sono state fornite informazioni sul quadro clinico del Presidente, che tuttavia pare sia affetto da una forma di diabete.
    A generare un piccolo terremoto politico in Repubblica Ceca è stata però la notizia che il capo di gabinetto, Vratislav Mynář, sarebbe stato a conoscenza delle condizioni di incapacità del Presidente già dal 13 ottobre. Mynář si sarebbe rifiutato di informare le forze politiche e il pubblico della situazione, ma il 14 avrebbe fatto firmare a Zeman un documento per convocare il parlamento.
    La Repubblica Ceca può formar il governo senza Zeman?
    Secondo la Costituzione della Repubblica Ceca, Zeman in quanto Presidente avrebbe dovuto assegnare il mandato per la formazione del governo. Adesso il Parlamento – dove le forze di centro e centrodestra uscite vincitrici dalla elezioni sono in trattativa per formare la maggioranza – potrebbe accertare l’incapacità del Capo dello Stato, cos’ come prevede l’Articolo 66 della legge fondamentale. Si tratta di un procedimento che trasferisce i poteri del Presidente in parte al primo Ministro e in parte al presidente della Camera, al quale, nel caso specifico, tocca l’indicazione del premier e dei ministri.
    Miloš Zeman è considerato un personaggio vicino al primo ministro uscente Andrej Babiš, sconfitto di misura alle ultime elezioni. Pochi mesi fa aveva dichiarato le sue intenzioni di dare il mandato al partito che avesse preso più voti invece che alla coalizione vincente – con la certezza di avvantaggiare la formazione ANO di Babiš a scapito dell’alleanza di CDX.
    Qualora Zeman dovesse abbandonare la scena politica del Paese – come potrebbe far intendere intendere una interpretazione pessimistica della comunicazione dell’ospedale – le conseguenze non sarebbero irrilevanti. Il Presidente è storicamente favorevole alla distensione con la Federazione russa, istanza comune con Babiš, ma osteggiata fortemente dal centrodestra ceco. La congiuntura della sconfitta di ANO e dell’uscita di scena di Zeman potrebbero riallineare sui binari atlantici il futuro politico di Praga.

    L’ufficio stampa Milos Zeman ha confermato che il presidente della Repubblica Ceca versa in condizioni di salute critiche e non è in grado di governare. Adesso il parlamento potrebbe votare per esautorarlo, concedendo i suoi poteri all’attuale primo ministro Babis e allo speaker della camera.

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    Amess, ennesimo caso di politico ucciso in Gran Bretagna

    Ennesimo episodio di violenza contro un politico britannico da parte probabilmente di un estremista islamico che ha ucciso con una decina di coltellate un deputato conservatore del parlamento britannico, mentre stava effettuando il suo abituale incontro con la comunità del suo collegio.
    Sir. Amess, deputato di vecchio corso del partito conservatore,  è stato attaccato durante un regolare incontro con gli elettori in una chiesa metodista in una zona residenziale della città di mare a circa 40 miglia (62 chilometri) a est di Londra. I paramedici hanno provato senza successo a salvarlo.
    Il conservatore Sir David Amess, 69 anni, è stato uno dei parlamentari più longevi, essendo stato eletto prima per Basildon nel 1983 e poi per Southend West nel 1997.
    Un euroscettico a lungo termine, ha sostenuto la Brexit nel referendum dell’UE del 2016 e ha twittato l’immagine di un ritaglio di cartone a grandezza naturale di Margaret Thatcher il giorno dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Insomma sicuramente un conservatore che non aveva paura  di difendere le sue idee e il suo pensiero.
    Padre di cinque figli, è nato a Plaistow, nell’Essex, ed è diventato insegnante di scuola elementare a Bethnal Green, nell’East London, dopo essersi laureato in economia e governo presso l’attuale Bournemouth University.
    Eletto consigliere del distretto londinese di Redbridge, dopo aver vinto il seggio di Basildon, è stato segretario privato parlamentare di Michael Portillo per 10 anni.  Quando, contro ogni previsione, occupò il seggio marginale di Basildon nel 1992, fu la prima chiara dimostrazione che i laburisti non avrebbero vinto quelle elezioni.  In seguito ha scritto un libro sulle sue esperienze, intitolato 1992: Against All Odds, che è stato lanciato ai Comuni in occasione di un evento per celebrare il 20° anniversario delle elezioni.
    Ha visto il giubileo di platino della regina l’anno prossimo come un’altra opportunità, chiedendo nel novembre 2020 una nuova statua della regina e un concorso per lo status di città per garantire che Southend ottenesse il riconoscimento che credeva meritasse.  Un’altra campagna che ha sostenuto è stata quella di commemorare Dame Vera Lynn sulle bianche scogliere di Dover. Insomma un personaggio controverso ma che ,lottava con costanza e coerenza per le battaglie in cui credeva.
    Ma nello stesso tempo la sua grande umanità la sua profonda religiosità e il suo grande attaccamento alla politica come missione per perseguire l’interesse della comunità in cui è stato eletto, lo rendeva un politico sempre molto vicino alla gente anche e soprattutto a chi non la pensava come lui.
    Ma questo non è il primo caso in cui un politico inglese viene attaccato da estremisti e deve pagare con la vita per questioni che poco hanno a che fare con la vita democratica di un paese come la Gran Bretagna, che negli ultimi anni ha pagato uno  scotto pesante al crescente clima di odio che si è venuto a creare con la radicalizzazione delle idee religiose estremiste.
    Nel 2016, un folle ha accoltellato e sparato alla deputata Jo Cox mentre stava entrando in una riunione con i suoi elettori. La signora Cox, un membro laburista del Parlamento, aveva sostenuto la restante parte del Regno Unito dell’UE. È morta nell’attentato.
    Nel 2010, il legislatore laburista Stephen Timms è stato pugnalato due volte da una donna associata a un estremista islamico e che si è opposta al sostegno del signor Timms alla guerra in Iraq. È sopravvissuto all’attacco.
    Nel 2000, un assistente di un parlamentare liberaldemocratico è stato ucciso mentre difendeva il suo capo quando un uomo armato di spada ha fatto irruzione nella sua riunione del collegio elettorale.
    Questo anche perché in Inghilterra non è raro vedere un ministro prendere metropolitane o un deputato fare la spesa al supermercato. Ma questo pone problemi di sicurezza in un paese in cui il fondamentalismo islamico è ben radicalizzato soprattutto in verte zone della capitale e in alcune sobborghi Dell principali città industriali del paese.
    Chris Bryant, deputato laburista rivendica con orgoglio questa particolarità della democrazia britannica a cui non vuole affatto rinunciare«noi siamo orgogliosi del fatto di renderci disponibili per i nostri elettori: “chiunque può venire ai nostri incontri, trovarci al supermarket, parlarci sull’autobus o sul treno. Questa apertura è centrale per la nostra democrazia e non dobbiamo rinunciarci”.
    Ma,  dopo l’ennesimo fatto di sangue, la politica britannica si trova però quasi inevitabilmente di fronte alla necessità di rivedere i propri dispositivi di sicurezza per i parlamentari.
    “Straziante venire a sapere della morte di Sir David Amess. Uomo perbene e parlamentare rispettato, ucciso nella sua stessa comunità mentre svolgeva il suo dovere. Un giorno tragico per la nostra democrazia. I miei pensieri e le mie preghiere vanno alla famiglia di David“, ha scritto su Twitter l’ex-premier britannica Theresa May.
    “Questa è la terza volta e ogni volta diciamo che non lasceremo che accada di nuovo e niente cambia”, ha detto Halfon dopo la notizia dell’accoltellamento e della morte del collega di partito David Amess, che ha chiesto una immediata revisione delle misure di sicurezza per i politici britannici, che potrebbero essere per le loro idee presi di mira.
    “Siamo tutti esposti, e teniamo i nostri incontri con gli elettori e tutti sanno chi siamo e dove viviamo. Questo è un problema serio”, ha aggiunto il deputato, che chiede una “revisione indipendente” delle misure di sicurezza a protezione dei parlamentari.
    Il tristissimo episodio è stato anche commentato piuttosto criticamente dalla presidente dell’Ecr, di cui i tories inglesi del deputato ucciso facevano parte nel parlamento europeo Giorgia Meloni
    “Evidentemente l’omicidio di un parlamentare di centrodestra, bianco, cristiano, forse per mano islamista non è funzionale al racconto del mainstream, concentrato a rincorrere i fantasmi del passato e criminalizzare gli avversari politici invece di preoccuparsi delle emergenze del terzo millennio”, ha scritto in un post polemico pubblicato su Facebook la presidente dell’Ecr europeo.

    Questo contributo è stato pubblicato nell’ambito di “Parliamo di Europa”, un progetto lanciato da
    Eunews per dare spazio, senza pregiudizi, a tutti i suoi lettori e non necessariamente riflette la
    linea editoriale della testata.

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    EU IDEA project: policy choices on migration have to face a “clear mismatch” between perception and reality in Europe

    Brussels – In the European Union there is a need of strong policy coordination, in order to face a “clear mismatch” between perception and reality on migration challenges. António Vitorino, Director General of the International Organization for Migration (IOM) since 2018 and former European Commissioner for Justice and Home Affairs in the Prodi Commission (from 1999 to 2004), is convinced that “often policy choices address more the perception than reality, because it is harder to deal with the complexity of migration flows”.
    Vitorino gave a speech during the event Migration challenges in Europe, organized by the Barcelona Centre for International Affairs today (Friday 15 October), within the framework of EU IDEA – Integration and Differentiation for Effectiveness and Accountability. EU IDEA is a project funded by the European Commission under the Horizon2020 programme and led by Istituto Affari Internazionali (IAI), with the participation of Eunews as media partner, EU IDEA addresses differentiation and integration issues in order to find viable solutions to the current challenges that the EU is facing.
    Moderated by Blanca Garcés, Senior Research Fellow at the Barcelona Centre for International Affairs (CIDOB) and opened by the Director Pol Morillas, today’s event was an opportunity to discuss current migration challenges and the forms of cooperation among EU Member States. The debate addressed many recent crisis: the unstable geopolitical situation in Afghanistan, economic breakdowns in the Middle East and North Africa and the strict control of international mobility in the wake of the COVID-19 pandemic.
    António Vitorino, Director General of the International Organization for Migration (IOM) and former European Commissioner for Justice and Home Affairs (1999-2004)
    Vitorino underlined that migration challenges are “universal” and that the COVID-19 pandemic “had a major impact”, because of closed borders, sanitary measures that stranded migrants in countries of transit and because of the increase of human trafficking. At the same time, during the lockdowns “migrant workers have been on the front-line” in the European distribution chains. “They played a key-role”, as the movement of seasonal workers in agricultural sector showed: “Now it is crucial to ensure equal access to vaccines and to integrate all migrants into the national vaccination systems”, the former European Commissioner urged.
    All these universal challenges “have to be addressed through a strong cooperation, not just among EU Member States, but also with the countries of origin”. Considering the recent events in Afghanistan, even if there is a perception of a new incoming crisis, the Director General of IOM underlined that “for the moment we do not see a massive flow of migrants” and that “it is more urgent to face the situation in the whole region”.
    A distorted perception of migratory flows is a common problem for European citizens and politicians. For example, about the final destination of these flows: “In Africa, eight migrants out of ten move from one country to another and only the 16 per cent of them tries to reach Europe”, Vitorino explained. Another example is the fact that “the vast majority of asylum seekers worldwide is hosted by low- and middle-income countries“, not by wealthy countries. Also the perception of the problem concerning the situation of irregular migration in Europe does not match the reality of events: “The 60 per cent of people who are now irregular arrived in the EU in a regular way, but they did not have access to a process of regular integration“. The former European Commissioner for Justice and Home Affairs stressed out that “it is not correct to consider this issue as a consequence of external borders’ weakness”.
    Blanca Garcés, Pol Morillas and Emmanuel Comte at the EU IDEA event (October 15, 2021)
    As Corinne Balleix, member of the Working Group on Migration at the Jacques Delors Institute, pointed out that “there is a need for a reform in the field of asylum, with an increased solidarity among EU Member States”. Katariina Mustasilta, Research Fellow at the Finnish Institute of International Affairs (FIIA), recalled the attention on “countries that are using migration as a tool to put pressure on the European Union”. The EU external borders’ situation is a matter of concern for the IOM Director, starting from the “increase of pushbacks from several Member States“, namely “illegal practices to prevent people from seeking asylum, which are against the international laws”. But it is also “unacceptable” that some governments exploits asylum seekers, putting their lives at risk”, as it is happening at the external borders with Belarus: “We are ready to help and support people who are in this no man’s land”, Vitorino added.
    In conclusion of the event, Emmanuel Comte, Senior Research Fellow at the Barcelona Centre for International Affairs, underlined the role of IOM in “studying the different approaches to migration in Europe”. IOM Director General Vitorino replied that “our contribution is to give evidence and facts, in order to address migration challenges through serious policies“. From the inter-institutional cooperation with the EU, the African Union and the UN in humanitarian crisis, to the engagement with local authorities and NGOs, but also “the responses to human mobility caused by natural disasters and climate change”, Vitorino concluded.
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    Addressing the current challenges, António Vitorino (IOM Director General) gave a speech during an event organized by the Barcelona Centre for International Affairs: “It is unacceptable that governments can exploit asylum seekers”

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    Deputato conservatore britannico accoltellato a morte in chiesa

    Bruxelles – Il deputato conservatore britannico Sir David Amess è morto dopo essere stato accoltellato più volte durante un evento pubblico in una chiesa metodista a Leigh-on-Sea, nella sua circoscrizione elettorale nell’Essex.
    Amess, 69 anni, rappresentava Southend West nell’Essex dal 1997. La polizia ha arrestato un uomo di 25 anni, ma non si sa altro, al momento.
    Nel 2016 un’altra deputata, Jope Cox, laburista, fu uccisa a colpi di pistola e di coltello da uno squlibrato.
    Oggi il marito Brendan Cox si unisce nel dolore alla famiglia di Amess con un tweet:

    My thoughts and love are with David’s family. They are all that matter now. This brings everything back. The pain, the loss, but also how much love the public gave us following the loss of Jo. I hope we can do the same for David now. pic.twitter.com/hwRN0PODPK
    — Brendan Cox (@MrBrendanCox) October 15, 2021

    Messaggi di cordoglio stanno arrivando da esponenti di ogni forza politica.

    Sir David Amess rappresentava Southend West nell’Essex dal 1997. Arrestato un uomo

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    Mediterraneo orientale, presto un cavo sottomarino tra Grecia ed Egitto

    Bruxelles – Per la prima volta nel Mediterraneo orientale, un cavo elettrico sottomarino collegherà Africa ed Europa. Oggi 14 ottobre il ministro dell’Ambiente e dell’Energia greco Konstantinos Skrekas e il ministro dell’Energia elettrica egiziano Mohamed Shaker firmeranno ad Atene un memorandum d’intesa, che potrà poi diventare un accordo intergovernativo.
    La grande infrastruttura consentirà all’Egitto di esportare il suo surplus di energia elettrica pulita, derivante in massima parte dalla diga di Assuan, e di accreditarsi come hub energetico dell’intero Mediterraneo allargato. Per facilitarne il finanziamento, il governo di Kyriakos Mitsotakis chiederà di inserire il cavo nei progetti di interesse comune (PCI) dell’Unione europea. L’energia egiziana non sarà importata dalla sola Atene, ma anche da altri Paesi dell’Unione. Oltre alla Grecia, nel progetto è coinvolta anche Cipro. Sabato 16 ottobre il ministro Shaker sarà a Nicosia per firmare un accordo simile a quello greco con la ministra dell’Energia cipriota Natasa Pilides, mentre martedì 19 ottobre i tre ministri si vedranno tutti insieme. L’idea nel prossimo futuro è quella di collegare le reti elettriche dei tre Paesi, che già cooperano su molti temi.
    Grecia, Cipro ed Egitto condividono la preoccupazione per il crescente attivismo della Turchia nella regione. In particolare, Ankara avanza pretese sui ricchi giacimenti di gas che secondo Nicosia ricadono nella propria zona economica esclusiva (ZEE), oltre ad aver iniziato esplorazioni ritenute illegali da Atene davanti alle isole greche dell’Egeo. In Libia la Turchia ha sostenuto militarmente il governo di Fayez al-Serraj in cambio di una revisione favorevole ad Ankara della ZEE libica, mentre l’Egitto è uno storico sponsor del generale della Cirenaica Khalifa Haftar. Sempre in tema di zone economiche esclusive, Grecia ed Egitto hanno firmato nell’agosto 2020 un accordo che ridefinisce le rispettive ZEE. Nel giungo 2021, la storica visita del primo Ministro greco Mitsotakis al Cairo e ad Alessandria. La cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo è sempre più stretta.

    Atene e il Cairo firmano un memorandum d’intesa per la costruzione di un nuovo cavo sottomarino per l’esportazione dell’energia egiziana. Il 16 ottobre sarà firmato un simile accordo con Cipro. Dietro la collaborazione la comune rivalità con la Turchia

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    Brexit, l’UE cerca un compromesso sul protocollo sull’Irlanda del Nord e propone un taglio dei controlli doganali

    Bruxelles – È passato ormai quasi un anno dall’entrata in vigore dell’accordo di divorzio tra l’Unione Europea e il Regno Unito, ma la questione Brexit continua a creare frizioni nei rapporti tra le due sponde della Manica. Ci prova ora la Commissione UE a gettare acqua sul fuoco, con la proposta di una serie di accordi per risolvere le difficoltà che stanno vivendo i cittadini dell’Irlanda del Nord sul fronte del commercio con la Gran Bretagna.
    A seguito di diversi confronti nelle ultime settimane con la controparte britannica e con le istituzioni nord-irlandesi, il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič, ha presentato oggi (mercoledì 13 ottobre) “la nostra autentica risposta alle preoccupazioni dei cittadini e delle imprese dell’Irlanda del Nord“, con l’obiettivo di trovare una “soluzione permanente concordata congiuntamente” insieme al governo britannico. “Tutto questo sarà fatto in stretta collaborazione e in costante dialogo con il Parlamento e il Consiglio Europeo”, ha assicurato Šefčovič in conferenza stampa. La proposta è contenuta in quattro testi non legislativi (non paper), che saranno discussi con la controparte britannica da venerdì (15 ottobre), quando il vicepresidente della Commissione farà visita a Londra.
    Il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič (13 ottobre 2021)
    Nel primo testo si parla di un abbattimento dell’80 per cento dei controlli dei certificati sanitari e fitosanitari degli alimenti, delle piante e degli animali, attraverso una serie di condizioni e salvaguardie per gli standard del Mercato Unico Europeo: la costruzione di posti permanenti di controllo alle frontiere, imballaggi specifici, un’etichettatura che indichi che le merci sono in vendita solo nel Regno Unito e un monitoraggio rafforzato delle catene di approvvigionamento. Nel caso in cui si verifichino problemi o violazioni da parte dei commercianti o delle autorità britanniche, si attiverebbero un meccanismo di reazione rapida e misure unilaterali UE. Segue poi la proposta di una riduzione del 50 per cento delle pratiche doganali (grazie alle condizioni poste dal primo testo), a patto che Londra si impegni a fornire un accesso “completo e in tempo reale” ai sistemi IT (tecnologia dell’informazione): “Si creerà una sorta di Express Lane per la circolazione delle merci dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord”, si legge nel testo, “fornendo allo stesso tempo un solido meccanismo di monitoraggio e protezione dell’integrità del Mercato Unico”.
    Il terzo testo tratteggia un legame più forte tra l’Assemblea dell’Irlanda del Nord e l’Assemblea di partenariato parlamentare UE-Regno Unito, per rendere “più trasparente” l’applicazione del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’accordo di recesso tra UE e Regno Unito e rafforzare la partecipazione dei partner nordirlandesi nelle riunioni dei comitati specializzati. E infine il quarto testo si concentra sulla “sicurezza ininterrotta” della fornitura di medicinali dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. Vale a dire che Londra “può continuare a fungere da hub per la fornitura di farmaci generici” per Belfast e che le aziende farmaceutiche britanniche “possono mantenere tutte le loro funzioni normative”, nonostante questo implichi il fatto che “l’UE cambi le proprie regole sui medicinali“.
    Secondo l’esecutivo comunitario “questo pacchetto di misure farà una reale differenza” per quanto riguarda la circolazione delle merci, ha commentato il vicepresidente Šefčovič. L’attenzione è stata posta sulle “flessibilità in materia di alimenti, salute delle piante e degli animali, dogane, medicinali e impegno con le parti interessate nordirlandesi”, ma anche sul fatto che “propone un modello diverso per l’attuazione del protocollo” sul piano del commercio tra Londra e Belfast. “È facilitato, ma con una serie di salvaguardie e una maggiore sorveglianza del mercato”, ha concluso Šefčovič, che ha ribadito anche che la bussola che guida la Commissione rimane tarata su “prevedibilità, stabilità e certezza per le persone e le imprese”.
    Le difficoltà nel commercio post-Brexit
    Le proposte dell’esecutivo comunitario hanno come obiettivo quello di trovare un compromesso sulle difficoltà riscontrate nell’attuazione del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’accordo di recesso tra UE e Regno Unito (che è stato redatto per preservare l’unità dell’isola, secondo l’accordo del Venerdì Santo del 1998). La questione ruota attorno al periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda, ovvero la concessione temporanea da parte delle autorità UE ai controlli dei certificati sanitari ai supermercati e fornitori britannici per il commercio di generi alimentari. Nel contesto post-Brexit i controlli servono per mantenere integro il Mercato Unico sull’isola).
    Il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič (13 ottobre 2021)
    Questa concessione – entrata in vigore provvisoriamente dall’inizio del 2021 con la firma dell’accordo di commercio e di cooperazione – sarebbe dovuta scadere lo scorso primo aprile. Ma con la decisione unilaterale di Downing Street dello scorso 3 marzo di estendere il periodo di grazia fino alla fine di ottobre, si era aperta la cosiddetta ‘guerra delle salsicce’ (diventate il simbolo dei prodotti refrigerati a rischio per la tratta commerciale dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord). Dopo aver lanciato una procedura di infrazione contro il Regno Unito per presunte violazioni del protocollo, lo scorso 30 giugno Bruxelles aveva deciso di concedere una proroga di tre mesi.
    Offerto il dito, Londra si è presa tutto il braccio. A inizio settembre il governo guidato da Boris Johnson ha iniziato un pressing non solo per ridefinire la durata del periodo di grazia sui controlli dei certificati sanitari, ma anche per rinegoziare l’intero protocollo sull’Irlanda del Nord. Richiesta respinta al mittente dalla Commissione Europea per due volte: la prima a fine luglio dal vicepresidente Šefčovič – “non accetteremo nessuna revisione”, aveva tagliato corto – la seconda proprio in occasione della ripresa delle polemiche oltremanica un mese fa.
    Le bordate da Londra
    Già prima della presentazione della proposta della Commissione UE di oggi, da Londra erano piovute critiche rispetto a un altro punto del protocollo sull’Irlanda del Nord: il potere di arbitrato da parte della Corte di Giustizia dell’UE. “Il ruolo della Corte di giustizia e delle istituzioni dell’UE in Irlanda del Nord crea una situazione in cui non sembra esserci alcuna discrezione su come le disposizioni del protocollo vengono attuate”, ha attaccato il consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, ieri (martedì 12 ottobre) in un intervento a Lisbona. “La Commissione è stata troppo veloce a liquidare la governance come una questione secondaria”, ha aggiunto, portando come esempio la procedura di infrazione: “È arrivata al primo disaccordo, è evidente che questi accordi non funzioneranno nella pratica“.
    Il braccio destro del premier Johnson ha cercato di smarcarsi dalle critiche per aver firmato lui stesso l’accordo (fino all’anno scorso era ex-capo negoziatore Brexit per il Regno Unito), sostenendo che “il protocollo è stato redatto in estrema fretta in un periodo di grande incertezza“. Ma non solo: “Dire che non può essere migliorato sarebbe un errore di valutazione storico”, ha incalzato Frost, prima di insinuare che per Bruxelles “turbolenze, distorsione del commercio e sconvolgimento della società” in Irlanda del Nord sono “forse persino un prezzo accettabile” da pagare per dimostrare che “la Brexit non ha funzionato”. Su tutte le altre proposte dell’esecutivo UE, Frost si è detto “disponibile a negoziare intensamente”.
    Ma dalla Commissione Europea la porta rimane chiusa. “Entrambe le parti si sono impegnate con una firma”, ha ribadito il funzionario UE. Cancellare con un colpo di spugna il ruolo affidato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea significherebbe non solo “compromettere il mantenimento dell’Irlanda del Nord nel Mercato Unico“, ma anche “aumentare l’instabilità, esattamente l’opposto di quello che vogliamo”. La Corte UE rimane “al centro del protocollo” ed è evidente che, nonostante il passo avanti di oggi da parte dell’esecutivo comunitario, la partita tra Londra e Bruxelles sul commercio in Irlanda del Nord è tutt’altro che chiusa.

    Il vicepresidente della Commissione UE Šefčovič ha presentato le quattro proposte per risolvere le difficoltà di commercio tra Belfast e Londra. Previsto l’abbattimento dell’80 per cento dei controlli, purché si rispettino le salvaguardie del Mercato Unico

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    L’UE punta all’Artico: transizione verde, libertà di navigazione e materie prime

    Bruxelles – La Commissione europea ha pubblicato una comunicazione congiunta per indirizzare l’azione dell’Unione nella regione dell’Artico. Il documento, dal titolo Un coinvolgimento maggiore dell’UE per un Artico pacifico, sostenibile e prospero, analizza gli interessi dei Paesi membri nel teatro polare e getta le basi per rispondere alle sfide incipienti.
    L’impegno dell’UE per un Artico verde
    La regione negli ultimi anni ha visto sia l’aumento della competizione geopolitica tra grandi potenze che gli effetti più drastici del riscaldamento globale. Come ha ricordato il Commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevičius “la regione dell’Artico si sta scaldando tre volte più velocemente del resto del pianeta”.
    Un fenomeno che influisce sull’andamento globale del clima e minaccia la corrente del Golfo, con effetti potenzialmente disastrosi per tutti i Paesi del Nord Atlantico. Gli indirizzi della Commissione muovono proprio dall’aspetto climatico. Diminuire le emissioni e porre un freno all’estrazione di gas e petrolio è una necessità impellente per la salute del Pianeta e degli abitanti della regione. Come ha ricordato sempre Sinkevičius, sono centinaia di migliaia gli Europei che vivono nelle vicinanza del Polo e di otto Stati considerati pienamente artici ben tre fanno parte dell’Unione europea (Svezia, Danimarca, Finlandia).
    A completare l’impegno ecologico dell’Unione sarà il progetto per la riduzione delle microplastiche (30 per cento entro il 2030) e il contrasto alla pesca smodata, che minaccia di intaccare i ricchi bacini ittici del Polo.
    Salvare l’approccio cooperativo nell’Artico
    Le relazioni tra potenze nell’Artico sono tradizionalmente contraddistinte da un maggiore grado di cooperazione rispetto al resto dei teatri “caldi”. La Commissione intende impegnarsi perché questa tendenza sopravviva all’inasprirsi delle condizioni del sistema internazionale. Di qui la preoccupazione per i tentativi di cinesi di installarsi nell’area e per l’intesa militarizzazione condotta dalla Federazione Russa.
    Il documento promuove la cooperazione multilaterale nell’Artico, con il potenziamento di strumenti come la Northern Dimension, l’accordo per lo sviluppo logistico e la tutela degli abitanti dei Poli tra UE, Russia, Norvegia e Islanda. I partenariati per la ricerca scientifica, numerosi da sempre trai ghiacci anche con potenze che altrove sono “ostili”, vengono individuati come vettore privilegiato della cooperazione.
    La comunicazione precisa che il partner principale per la sicurezza resta la NATO e che la cooperazione deve sempre essere orientata al rispetto della convenzione UNCLOS sul diritto del mare, dunque sul riconoscimento delle zone economiche esclusive e della sovranità degli spazi marittimi. Per aumentare il proprio coinvolgimento e monitorare la situazione la Commissione ha promesso di stabilire il suo primo ufficio in Groenlandia, presso la citta di Nuuk.
    Di particolare rilevanza geopolitica è la volontà di avviare un piano sostenibile di sfruttamento delle materie prime di cui la regione è ricca. Nello specifico la comunicazione fa riferimento alle terre rare (RE) e alla necessità di assicurare un approvvigionamento che non dipenda da “uno o pochi Paesi fornitori”, con esplicito riferimento alla Repubblica popolare cinese, da cui l’UE acquista il 98% delle RE.

    La Commissione europea ha rilasciato una comunicazione congiunta a Parlamento e Consiglio per indirizzare l’azione comunitaria nell’Artico. Insieme alla promozione di un approccio competitivo con le altre potenze, la Commissione vuole portare avanti le battaglie per la libertà di navigazione, lo scioglimento dei ghiacciai e l’inquinamento