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    Il Parlamento UE vuole un regime di sanzioni europee contro le interferenze straniere e la disinformazione

    Bruxelles – Un regime di sanzioni e misure restrittive a livello comunitario per combattere contro le interferenze straniere e la disinformazione portata da attori extra-UE. Dopo un anno e mezzo di inchieste e audizioni di esperti, la commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) del Parlamento UE ha adottato con 25 voti a favore, otto contrari e un’astensione le proprie raccomandazioni finali, in un testo che verrà votato in sessione plenaria a marzo (in corrispondenza della scadenza del mandato della commissione stessa).
    “Il pubblico europeo e i funzionari di governo sono in gran parte inconsapevoli della gravità della minaccia posta dai regimi autocratici stranieri, in particolare Russia e Cina“, hanno messo nero su bianco gli eurodeputati. Le carenze a livello europeo sul fronte della legislazione e del coordinamento tra Paesi membri UE e una “difesa insufficiente” hanno permesso a questi attori stranieri di “prendere il controllo delle infrastrutture critiche, effettuare attacchi informatici, reclutare ex-politici di alto livello e propagare la polarizzazione nel dibattito pubblico“.
    È per questo motivo che i membri della commissione INGE hanno esortato le istituzioni comunitarie non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche a “rafforzare le proprie capacità contro le interferenze straniere e istituire un regime di sanzioni contro la disinformazione”. Tra le raccomandazioni compaiono anche gli investimenti sulle competenze linguistiche delle piattaforme digitali perché possano agire su contenuti illegali “in tutte le lingue”, il divieto del finanziamento estero dei partiti politici europei e il chiarimento delle relazioni “altamente inappropriate” tra alcuni partiti politici europei e la Russia, oltre ad alternative agli investimenti diretti esteri cinesi e al divieto di uso di software di sorveglianza come il controverso Pegasus.
    “Sono necessarie misure urgenti per affrontare le lacune critiche”, ha commentato la relatrice Sandra Kalniete (PPE), come “ritenere le piattaforme online responsabili e garantire la trasparenza dei loro algoritmi, regolamentare il mercato dei dati e consentire una responsabilità individuale informata”. Le ha fatto eco il presidente della commissione speciale, Raphaël Glucksmann (S&D): “Gli attori ostili stranieri hanno dichiarato una guerra ibrida contro l’Unione e i suoi Stati membri, chiediamo alla Commissione e al Consiglio di attuare senza perdere tempo le raccomandazioni per proteggere le nostre democrazie e garantire la sovranità europea”.
    Dalle fila del Partito Democratico, Pierfrancesco Majorino, membro della commissione INGE, ha sottolineato che “è chiaro che non possiamo fermarci qui, il Parlamento Europeo deve continuare a essere un fondamentale cane da guardia democratico“. L’eurodeputato italiano ha sottolineato i meriti del gruppo degli S&D nella relazione, tra cui la responsabilizzazione delle piattaforme digitali, la protezione del processo elettorale, la regolamentazione del finanziamento dei partiti politici europei e “l’affermazione della trasparenza come garanzia assoluta da esigere da chiunque sviluppi relazioni con il mondo esterno” all’Unione Europea.

    Adottate dagli eurodeputati della commissione speciale sulle interferenze straniere e la disinformazione (INGE) le raccomandazioni che chiudono un anno e mezzo di lavori. A marzo il voto in sessione plenaria sulla relazione

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    Delegazione di eurodeputati PD in missione al confine con la Bielorussia. La Polonia verso l’apertura della zona rossa ai giornalisti

    Bruxelles – Dopo settimane intense per l’Unione Europea sul confine orientale tra Polonia e Bielorussia, tra respingimenti violenti e illegali di persone migranti da parte delle autorità di Varsavia e nuove sanzioni al regime bielorusso di Alexander Lukashenko, il rischio è che lo stato di allerta si normalizzi e le notizie dalla frontiera perdano d’interesse a Bruxelles.
    È per questo motivo che diventa ancora più essenziale che sia costante il flusso di informazioni sulla situazione della crisi migratoria lungo la rotta bielorussa, attraverso un monitoraggio da vicino da parte delle istituzioni comunitarie e degli operatori dell’informazione su entrambi i lati del confine tra Polonia e Bielorussia.
    Sul fronte istituzionale va ricordata la missione degli eurodeputati del Partito Democratico in risposta alla “richiesta di vicinanza e presenza arrivata da ONG, cittadini, sindaci” che stanno aiutando le persone migranti. Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino e il capo-delegazione PD, Brando Benifei, arriveranno questa sera (venerdì 26 novembre) a Varsavia e domani si recheranno a Michałowo, nei pressi della zona di confine, dove incontreranno il sindaco e faranno visita ai centri di accoglienza e ai volontari che assistono le persone migranti sul lato polacco del confine. “L’Europa esiste se c’è umanità e solidarietà“, ha commentato Benifei prima della partenza.

    Stasera andrò al confine tra #Polonia e #Bielorussia dove c’è una situazione delicatissima. Su questioni come le migrazioni serve una condivisione di responsabilità tra i Paesi #UE, una condivisione ostacolata dai Governi nazionalisti amici della destra italiana @agorarai @RaiTre
    — Brando Benifei (@brandobenifei) November 26, 2021

    Ma la questione fondamentale – che ha scatenato le polemiche da settimane nell’UE – riguarda proprio la possibilità di accesso per le organizzazioni internazionali e i giornalisti nella zona rossa istituita a settembre dalla Polonia, una striscia di terra larga tre chilometri lungo il confine orientale con la Bielorussia in cui non è consentito l’accesso ai civili non autorizzati. In questo modo, da quando è scoppiata la crisi, i soldati polacchi hanno impedito agli operatori dell’informazione provenienti da tutta Europa di documentare gli ormai innumerevoli episodi di pushback, i respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea.
    In una telefonata con il ministro degli Interni polacco, Mariusz Kaminski, la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha sollevato la questione dell’accesso alla frontiera e ha riferito alla stampa che il governo di Varsavia “sta pianificando di aprire ai giornalisti”. Non ci sono ulteriori dettagli, ma “dovrebbe passare un regolamento all’Assemblea nazionale”, ha spiegato Johansson.
    Dall’altra parte del confine, “abbiamo assistito negli ultimi giorni a una de-escalation in Bielorussia, credo dipenda dall’approccio compatto dell’Unione Europea”, è stata la rivendicazione di successo della commissaria UE in merito alle pressioni sulle compagnie aeree che organizzano i viaggi dai Paesi di origine delle persone migranti verso Minsk. “Vediamo un nuovo atteggiamento del regime, che permette alle persone di spostarsi dalla frontiera e di avere un riparo”, ha aggiunto la commissaria agli Affari interni, sottolineando che tra “gli sviluppi nella giusta direzione” ci sono anche i voli di rimpatrio su base volontaria organizzati dal governo dell’Iraq. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass, la compagnia di bandiera Iraqi Airways ha già effettuato tre voli alla fine della scorsa settimana, mentre altri due sono in programma dall’aeroporto di Minsk tra oggi e domani.

    Bartolo, Majorino e Benifei visiteranno i centri di accoglienza per migranti di Michałowo, in Polonia: “L’Europa esiste se c’è umanità e solidarietà”. Telefonata della commissaria UE Johansson a Varsavia per eliminare il divieto di accesso alla frontiera

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    Al centro del dibattito UE sulla Bielorussia è rimasta (quasi) solo la questione della rotta migratoria

    Bruxelles – L’Unione Europea non dimentica l’opposizione democratica in Bielorussia, ma ormai è la questione della rotta migratoria favorita dal regime di Alexander Lukashenko a occupare il centro della scena. Lo ha dimostrato il dibattito in plenaria del Parlamento Europeo di oggi (martedì 5 ottobre), in cui sono emersi come punti principali le condanne al presidente bielorusso per l’uso di “strumenti di guerra ibrida” e le polemiche sulla gestione delle frontiere dell’Unione. Anche se non si sono fermate le pressioni dell’UE sulle violazioni dei diritti umani e gli arresti arbitrari dei dissidenti nel Paese, a quasi 14 mesi dalle elezioni-farsa nel Paese è chiaro che la rotta bielorussa è diventata il tema su cui incardinare la contrapposizione al regime Lukashenko.
    L’ultima volta che la plenaria del Parlamento Europeo aveva affrontato la questione bielorussa era inizio giugno, quando gli eurodeputati avevano mostrato unanimità nel condannare il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk (per arrestare il giornalista e oppositore politico Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega) e nel chiedere più determinazione a Commissione e Consiglio UE. Quattro mesi più tardi la situazione è cambiata, ma solo sotto alcuni aspetti: la repressione dell’opposizione interna è continuata senza sosta, mentre la Bielorussia di Lukashenko ha aperto la nuova rotta migratoria come ricatto nei confronti delle sanzioni economiche imposte a Minsk dall’Unione Europea. Lituania e Polonia hanno risposto alzando muri e dichiarando lo stato di emergenza al confine, con pressioni sempre maggiori a Bruxelles per cambiare le linee di gestione della politica migratoria e di asilo in senso più restrittivo.
    La commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson
    Il clima è cambiato soprattutto al Parlamento Europeo che, nonostante non voglia abbassare i riflettori sulle violazioni dei diritti umani in Bielorussia, si trova ora a dover affrontare una delle questioni più divisive tra i gruppi politici: quella della gestione delle frontiere dell’Unione Europea. Ad aprire il dibattito in plenaria è stata la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson: “Rispetto ai 150 arrivi irregolari dello scorso anno, dall’inizio del 2021 ne contiamo già più di seimila”. Un problema creato artificialmente dal regime Lukashenko, dal momento in cui il Paese non si trova sotto pressione migratoria. Al contrario, “di solito si chiede asilo dalla Bielorussia, non in Bielorussia”, ha attaccato Johansson. Contro questa “azione frenetica per cercare di destabilizzarci”, la risposta dell’Unione è stata “coesa”: la commissaria ha fatto riferimento alla strategia contro la tratta di esseri umani organizzata dallo Stato e alla necessità di “proteggere i confini comuni con risorse e valori condivisi”.
    La posizione degli eurodeputati
    Per il PPE la questione della rotta migratoria in arrivo dalla Bielorussia è determinata da diversi fattori, tra cui il sostegno del presidente russo, Vladimir Putin, riveste un ruolo di primaria importanza: “È responsabile dei crimini di Lukashenko”, ha attaccato Andrius Kubilius, che ha richiamato l’Unione Europea a dotarsi di una “leadership forte e sicura per difendere i confini”. Mentre la destra di Identità e Democrazia ha ripreso il tema della protezione delle frontiere (“la Bielorussia si approfitta solo delle nostre mancanze a livello di infrastrutture di difesa”, ha voluto sottolineare Jaak Madison), Renew Europe ha fatto leva sulle risposte comuni da adottare: “Lukashenko non deve più potere attaccare i Paesi con cui confina con questa guerra ibrida”, ha commentato Petras Auštrevičius, ricordando che “si tratta di azioni illegittime, visto che è l’ex-presidente della Bielorussia“.
    L’eurodeputato del Partito Democratic, Pierfrancesco Majorino (S&D)
    Per i socialdemocratici è necessario “rafforzare il regime di sanzioni per chi è responsabile della tratta di migranti organizzata dallo Stato”, ha affondato Pedro Marques, che però ha anche spiegato chiaramente che “l’UE non può fare passi indietro rispetto ai suoi valori fondanti, soprattutto quando si tratta di migranti bloccati o respinti alla frontiera”. Gli ha fatto eco il collega Pierfrancesco Majorino: “La situazione umanitaria è preoccupante, soprattutto in Polonia” e Bruxelles “non può in nessun modo abbandonare chi fugge da situazioni drammatiche”, ha ribadito l’eurodeputato del Partito Democratico.
    Questione ripresa anche da Manu Pineda (La Sinistra), che ha accusato Polonia, Lituania e Lettonia di “violare il diritto di asilo, respingendo illegalmente le persone che lo richiedono”. L’eurodeputato spagnolo ha poi puntato il dito contro questi Paesi, che “adesso possono capire cosa significa essere un Paese di frontiera, quando gli altri non sono solidali”. Sergey Lagodinsky (Verdi/ALE) è stato invece critico nei confronti di Commissione e Consiglio, per essere stati “troppo timidi e lenti con le risposte al regime bielorusso”. Ora è arrivato il momento di “incolpare a livello internazionale Lukashenko di torture contro i suoi cittadini e coordinare le azioni degli Stati membri” rispetto al tema della gestione della migrazione, ha concluso l’eurodeputato tedesco.

    Dal confronto tra gli eurodeputati in plenaria è emerso che la risposta alla tratta favorita dal regime Lukashenko ha preso il sopravvento sul supporto all’opposizione democratica nel Paese come tema di discussione principale tra le istituzioni UE

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    Disinformazione online, scontro al Parlamento UE tra PD e Lega su ingerenze di Mosca nelle democrazie europee

    Bruxelles – Il palcoscenico è quello di Strasburgo, l’emiciclo del Parlamento Europeo. Lo scenario, il dibattito odierno (martedì 6 luglio) in sessione plenaria sulle interferenze straniere nei processi democratici dell’Unione Europea. Ad affrontarsi, uno dopo l’altro sul podio al centro dell’Aula, Pierfrancesco Majorino, con la casacca del Partito Democratico, e Marco Dreosto, in verde Lega. Uno scontro verbale che dalla dimensione europea si è spostata a quella nazionale e viceversa, seguendo il filo della polemica sulle ingerenze di Mosca attraverso campagne di disinformazione online e finanziamenti a partiti e fondazioni nei Paesi membri UE.
    L’eurodeputato in quota PD, Pierfrancesco Majorino
    “Tanti sono gli strumenti messi in campo contro di noi, ma hanno tutti due cose in comune: tendono a favorire i sovranismi e hanno come obiettivi preferiti minoranze o soggetti più vulnerabili, come migranti, donne e comunità LGBT”, è stato il preambolo di Majorino, prima di lanciare la sua stoccata. “Vogliamo smascherare i complici presenti tra le forze di estrema destra europea, che sventolano ipocritamente bandiere nazionali, ma prendono ordini da Mosca”, ma anche quei “partiti che hanno intrattenuto relazioni ambigue con i vertici russi, come la Lega di Salvini“.
    Veemente la risposta di Dreosto, che si è scagliato contro la fonte stessa dell’accusa: “Sarebbe necessario collaborare tutti assieme per dare all’Europa gli strumenti necessari di contrasto, invece di venire a prendere lezioni da chi ha origini dal Partito comunista italiano, che per oltre 50 anni è stato finanziato da Mosca“. Il riferimento è alle antiche radici non solo di una parte del Partito Democratico, ma soprattutto a quelle dello stesso eurodeputato milanese, in politica dal 1998 con i Democratici di Sinistra (proveniente prevalentemente dalla cultura politico-sociale del PCI, poi confluito nel PD). Forse dimenticando le origini del leader del suo stesso partito – che con Majorino condivide l’anno di nascita, il 1973 – quel Matteo Salvini entrato nel Movimento dei comunisti padani all’età di 24 anni.
    L’eurodeputato in quota Lega, Marco Dreosto
    Ere geologiche fa, politicamente parlando, ma il filo rosso nell’intervento dell’europarlamentare leghista è proprio il comunismo: “Non vogliamo rimanere inermi contro le minacce alle nostre democrazie”, soprattutto contro quelle “portate dallo Stato gestito dal più grande partito comunista al mondo, che massacra gli iuguri, perseguita i cristiani, minaccia militarmente Taiwan e calpesta libertà civili a Hong Kong”. Per rispondere alla Cina e a “chi viola i nostri principi democratici”, la posizione della Lega “è molto chiara: noi stiamo dalla parte della democrazie occidentali, senza se e senza ma”. In questo quadro sono gli Stati Uniti il referente privilegiato: “L’Unione Europea non può fare da sola, non possiamo escludere il nostro partner più importante in questa battaglia”.
    Sul fronte PD, l’attenzione rimane invece incentrata sul rafforzamento della strategia europea di difesa della propria democrazia: “È un bene prezioso da difendere in tutti i modi da attori stranieri, statali e non, che vogliono indebolire il nostro progetto e i valori su cui si fonda“. Rischi di interferenze che, nella panoramica fornita da Majorino, hanno contorni più sfumati e non riguardano solo Russia e Cina: “Ci sono regimi e sistemi antidemocratici che cercano e intrattengono pericolosi contatti con esponenti politici europei, penso per esempio all’Arabia Saudita“. Nessun nome e cognome, questa volta, ma non rimane nemmeno troppo tra le righe il riferimento all’altro Matteo, il leader di Italia Viva, Renzi, e al suo rapporto privilegiato con il “nuovo Rinascimento” del principe saudita, Mohamed bin Salman.
    Sullo sfondo, il più ampio dibattito che non coinvolge certamente solo l’Italia, ma tutta l’Unione. “Non ci sono più linee di demarcazione chiare, perché affrontiamo nemici che corrompono e indeboliscono, ma non distruggono interamente”, ha avvertito Raphaël Glucksmann, presidente della commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione (INGE) del Parlamento UE. Il rischio è concreto – “siamo permeabili e vulnerabili e la nostra democrazia è davvero a rischio” – ma al momento si attende ancora una “strategia ambiziosa” da parte delle istituzioni europee, perché “non disponiamo di risorse a sufficienza per affrontare tutti gli attacchi e le campagne di disinformazione”.
    Una prima risposta è arrivata dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Per il momento il nostro obiettivo fondamentale è contrastare la disinformazione che arriva dalla Russia” e proteggere la democrazia, “un sistema che funziona sulla base della capacità dei cittadini di scegliere ciò che è meglio sulla base di buone informazioni“. A questo proposito, Borrell ha confermato il lavoro “in concerto con i partner affini nel mondo”, in particolare quelli della NATO del G7, con cui è stato trovato a maggio un accordo per il rafforzamento del Meccanismo di risposta rapida per bloccare le fake news: “Tutto ciò è vera e propria politica estera, perché la disinformazione online che arriva da soggetti terzi limita lo spazio dell’Unione Europea di avere un influsso sul mondo”, ha concluso l’alto rappresentante UE.

    Protagonisti gli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Marco Dreosto, durante il dibattito sulle interferenze straniere nei processi democratici. “Smaschereremo le relazioni tra sovranisti e vertici russi”. “Nessuna lezione da chi ha origini nel PCI”

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    Ventisei eurodeputati chiedono un “impegno deciso” dell’Italia per la liberazione di Patrick Zaki

    RebHarmsRT @jdoeschner: #Endlager-Suche: “Auch 70 Jahre nach Beginn des Atomzeitalters hat kein Land der Welt eine wirkliche Lösung für die strahle…

    FMCastaldoPiena fiducia nelle capacità negoziali del Premier #Conte e del Ministro #Amendola. Sono convinto che si troverà un… https://t.co/bak0IQ3xlI

    Antonio_Tajani?I dati hanno un valore economico e strategico. Non possiamo cedere il #5G alla Cina! Dobbiamo lavorare per una sov… https://t.co/Yq4WQUqu3O

    SyedKamallRT @Handsey: Donald Trump doing the League Cup draw is still one of the weirdest things I’ve ever seen. https://t.co/14M4wBbnLs

    FMCastaldoÈ surreale che Paesi come Polonia e Ungheria, che nel corso degli anni hanno adottato riforme contro il principio d… https://t.co/mmdDneIawR

    MalosseHenriVery sad moment for the @EU_EESC @employers_EESC , i just hope that very soon a new mandate with a new team… https://t.co/sPvio8Ifqz

    EUCouncilPressRT @BarendLeyts: Dinner during first day of #EUCO has started now with discussion on Nagorno-Karabakh and poisoning of Alexej Navalny

    CSpillmannEurope puissance va-t-elle trouver une position face aux actions répréhensibles et déstabilisatrices de la #Turquie… https://t.co/L82p9XKAD6

    MalosseHenriRT @JFPOLI1: Décennies de casse de l’hôpital avec toujours plus de suppressions de lits, gestion de la santé comme une marchandise . Résul…

    CSpillmannDialogue tendu entre @EP_President et dirigeants #EU27 sur #MFF et #Planderelance au début du sommet “J’ai dit: si… https://t.co/DRXP7yNeX8

    JHahnEURT @EU2020DE: Happy Independence Day, Cyprus! Wishing #Cyprus citizens a wonderful holiday. ?? ? ?? https://t.co/GSp0wddGQB

    brandobenifeiEsprimo tutta la mia solidarietà a @nelloscavo, vittima di insulti e minacce all’uscita dal tribunale alla Valletta… https://t.co/IOtvjpJJXU

    DigitaliansEURT @IlCommPorro: #GlobalTeacherPrize, l’italiano Carlo Mazzone tra i 10 prof più bravi del mondo via @corriere #digitalskills #startup #inn…

    RebHarmsRT @pmwBxl: Ukraine ?? ready for local elections? Assessment & recommendations fr ⁦@RebHarms⁩ in wider ⁦@NDI⁩ #Ukraine report. Good outlook…

    GiuseppeConteITOttimo incontro con @vonderleyen a margine del Consiglio europeo. Abbiamo avuto uno scambio di vedute sul prossimo… https://t.co/vk6lgtwg12

    ansaeuropa#Copyright: #editori #Ue, #Google aggira la direttiva https://t.co/1D33vg7cnQ #AnsaConChiCrea @EU_IPO @EPC_Press… https://t.co/6LiSSgVctG

    RenewEuropeRT @BillyKelleherEU: My name came out of the hat among @RenewEurope MEPs on the ECON committee. Will be questioning @MaireadMcGMEP tomorro…

    guyverhofstadtIf the UK thought that breaching the Withdrawal Agreement & international law would give them leverage, they were w… https://t.co/Tc0CZ1bpg3

    ecrgroupMEP Beata Szydlo: The pandemic highlighted the need for a strategy for elderly people. We need intergenerational… https://t.co/cDbRhneZkq