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    Il “vergognoso traguardo” dei mille prigionieri politici in Bielorussia: “Riflesso della continua repressione del regime”

    Bruxelles – A distanza di un anno e mezzo dalle elezioni-farsa in Bielorussia e l’inizio del movimento di protesta contro l’ultimo dittatore d’Europa, Alexander Lukashenko, c’è un dato che spiega in tutta la sua drammaticità la situazione interna nel Paese: il numero di prigionieri politici detenuti nelle carceri bielorusse ha raggiunto quota mille “e continua a crescere”.
    A denunciarlo è il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), che in un nota firmata dal portavoce Peter Stano: “Questo vergognoso traguardo riflette la continua repressione del regime di Lukashenko contro la sua stessa popolazione”. Ai prigionieri politici bisogna poi aggiungere le migliaia di oppositori che sono fuggiti dalla Bielorussia per evitare le persecuzioni, tra cui la presidente e guida ad interim riconosciuta dall’Unione, Sviatlana Tsikhanouskaya, che oggi vive in Lituania.
    Tra i prigionieri politici detenuti in Bielorussia ci sono Maria Kolesnikova e Maksim Znak, membri del Presidium del Consiglio di coordinamento dell’opposizione condannati rispettivamente a 11 e 10 anni di carcere, il marito della leader Tsikhanouskaya, Siarhei Tsikhanouski, imprigionato il 29 maggio del 2020 con l’obiettivo di impedirgli di partecipare alle elezioni presidenziali e condannato a 18 anni, e Ales Bialiatski, uno dei vincitori del Premio Sakharov 2020 dell’UE e fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Viasna. L’accusa di Bruxelles è senza giri di parole: “Il regime di Lukashenko continua a detenere e imprigionare persone in condizioni spaventose“, esponendole a “maltrattamenti e torture” e condannandole a “lunghe pene detentive in processi politici condotti a porte chiuse”.
    “In Bielorussia lo spazio per l’opposizione politica democratica e le attività dei media liberi e indipendenti è stato drasticamente chiuso”, ha ricordato Stano. Da febbraio dello scorso anno anche la stampa è finita nel mirino del regime Lukashenko, quando le giornaliste Katsiaryna Andreyeva e Darya Chultsova sono state condannate a due anni di carcere con l’unica colpa di aver effettuato riprese della manifestazione in memoria dell’attivista Raman Bandarenka. A maggio era stato chiuso il sito di notizie indipendente TUT.BY e per arrestare il giornalista e oppositore politico Roman Protasevich era stato dirottato il volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk.
    Anche difendere legalmente i prigionieri politici è diventato pericoloso in Bielorussia, dal momento in cui “a più di 40 avvocati è stata revocata la licenza” dopo essersi schierati al fianco dei loro diritti. Per tutti questi motivi è stato ribadito con forza sia l’imperativo di “rispettare gli impegni e gli obblighi internazionali”, sia la richiesta di “rilascio immediato e incondizionato” di tutti i prigionieri politici.

    Belarus: shameful milestone 👉number of political prisoners reached 1000 & crackdown by Lukashenko against his own people continues. 🇧🇾 must adhere to intl commitments in 🇺🇳 & @OSCE. 🇪🇺 calls for immediate & unconditional release of all political prisoners https://t.co/DtPfMI4ibN
    — Peter Stano (@ExtSpoxEU) January 27, 2022

    Duro affondo dell’UE contro il regime guidato da Alexander Lukashenko: “Detiene e imprigiona persone in condizioni spaventose, esponendole a maltrattamenti e torture e facendole condannare a lunghe pene”

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    L’UE inizia a ristabilire una “presenza minima” in Afghanistan: “Questo non è un riconoscimento del regime talebano”

    Bruxelles – Sono iniziate le operazioni dell’UE per ristabilire una “presenza minima di personale internazionale” in Afghanistan. Lo ha reso noto Peter Stano, portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) in una dichiarazione alla stampa di Bruxelles.
    Ampiamente annunciata da mesi, questa decisione di Bruxelles risponde alla necessità di “facilitare la consegna degli aiuti e monitorare la situazione umanitaria”, ha specificato Stano. Tuttavia, “la nostra presenza minima a Kabul non deve in alcun modo essere vista come un riconoscimento” del regime talebano, ha sottolineato con forza il portavoce: “Questo è stato chiaramente comunicato anche alle autorità di fatto” nel Paese.
    Una fonte della Commissione ha fatto sapere che la dichiarazione di Stano è stata una reazione a un tweet “leggermente esagerato” da parte dei talebani. Il contenuto incriminato era stato pubblicato ieri sera (giovedì 20 gennaio) sul profilo Twitter del portavoce del regime, Abdul Qahar Balkhi: “Dopo il raggiungimento di un’intesa con i rappresentanti dell’UE in Afghanistan, è stata ufficialmente aperta l’ambasciata con una presenza permanente a Kabul”, specificando che il personale diplomatico “ha iniziato le operazioni sul terreno”.
    A poche settimane dalla conquista del potere in Afghanistan da parte dei talebani il 15 agosto dello scorso anno, era stato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ad affermare che l’Unione Europea non ha “altra possibilità se non impegnarci con i talebani, parlare, discutere e accordarci qualora possibile”, con l’obiettivo di “sostenere chi è rimasto nel Paese”. Per questo motivo le istituzioni comunitarie dovevano iniziare a ragionare su “come impostare una presenza UE a Kabul coordinata dal Servizio europeo per l’azione esterna”. La sede UE nella capitale dell’Afghanistan non è mai stata chiusa in tutti questi mesi: “La nostra delegazione potrebbe essere riattivata se le condizioni di sicurezza saranno garantite”, aveva avvertito Borrell.
    A ottobre si era tenuto a Doha (Qatar) un incontro informale a livello tecnico tra l’UE e i talebani con la mediazione dell’emirato del Golfo, per cercare accordi soprattutto nella gestione della crisi migratoria, mentre la Commissione annunciava un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro a supporto dei cittadini dell’Afghanistan e dei Paesi vicini. Poco più di mese dopo era arrivata proprio dal regime talebano la richiesta a Bruxelles di assistenza operativa per garantire il funzionamento degli aeroporti, ritenuta essenziale anche dai rappresentanti dell’UE per facilitare il passaggio sicuro dei cittadini stranieri e afghani che cercano di lasciare il Paese.

    Per Bruxelles la presenza di personale internazionale a Kabul servirebbe solo a “facilitare la consegna degli aiuti UE e monitorare la situazione umanitaria in Afghanistan”, specifica il portavoce Peter Stano

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    L’UE condanna la retorica “divisiva e incendiaria” della Repubblica Serba di Bosnia. Si inizia a discutere di sanzioni

    Bruxelles – Durissime parole, ma ancora non sono state prese misure altrettanto forti. L’UE ha condannato la “retorica divisiva e incendiaria” usata dai leader della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina, durante le celebrazioni di domenica (9 gennaio) in occasione del 30esimo anniversario dalla nascita dell’istituzione. Ma sanzioni UE contro i responsabili di queste tensioni in Bosnia ancora non se ne vedono.
    A 30 anni dall’inizio dei quasi quattro anni di guerra etnica in Bosnia, “tale retorica e le conseguenti azioni hanno ulteriormente aumentato le tensioni tra le comunità in tutto il Paese e stanno ulteriormente aggravando la crisi politica in corso“, si legge in una nota del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE). Celebrazioni nazionaliste/secessioniste che “mettono in pericolo la stabilità e la prosperità del Paese”, che sono in “completa contraddizione” con la prospettiva UE (“che può essere basata solo su una Bosnia ed Erzegovina unica, unita e sovrana”) e che non rispettano nemmeno la Costituzione nazionale.
    Il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik
    È da fine novembre che il Parlamento UE invoca sanzioni economiche contro i responsabili di questa “preoccupante tendenza all’odio e all’intolleranza” in Bosnia, compresa la glorificazione dei criminali di guerra o la negazione dei loro crimini. Una decisione che è già stata presa dagli Stati Uniti una settimana fa (mercoledì 5 gennaio), ma che a Bruxelles ancora si cerca di lasciare come ultima sponda.
    “Se la situazione in Bosnia dovesse peggiorare ulteriormente e solo se tutti gli sforzi diplomatici falliranno, allora si procederà con l’ampia gamma di strumenti di cui l’UE dispone, compreso il quadro delle sanzioni già esistente“, ha spiegato ieri (martedì 11 gennaio) durante il punto quotidiano con la stampa il portavoce del SEAE, Peter Stano.
    L’auspicio della Commissione è che si possa ancora risolvere la situazione attraverso il dialogo facilitato dall’UE: “Abbiamo ripetutamente esortato la leadership della Republika Srpska [tra cui il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, ndr] a porre fine a inaccettabili passi divisivi e a tornare pienamente al lavoro delle istituzioni statali”.
    Tra le preoccupazioni maggiori dell’esecutivo comunitario c’è l’instabilità politica e i ritardi nel raggiungimento delle riforme, che “stanno rallentando il cammino verso l’UE della Bosnia e peggiorando le condizioni di vita per il popolo bosniaco”.
    È altrettanto vero che, come ricordato dal portavoce Stano, “gli Stati membri hanno già iniziato a discutere della possibilità di imporre misure restrittive” e questo tema sarà uno dei punti in agenda del prossimo Consiglio Affari Esteri (24 gennaio). “Saranno i ministri europei a dover stabilire quando sarà il giusto momento per portare l’azione a un nuovo livello”, ha ribadito con forza Stano. In ogni caso, eventuali sanzioni economiche “saranno dirette solo contro attori interni alla Bosnia“.
    La precisazione è arrivata a seguito di alcune domande dei giornalisti sul riferimento al “deplorevole sostegno portato da altri partner [tra cui Russia e Serbia] a tali manifestazioni, che minacciano la stabilità regionale e incidono sulle relazioni di buon vicinato”. Ma l’UE dovrà anche affrontare possibili divisioni interne, dal momento in cui l’Ungheria di Viktor Orbán sembra essere più che restia a introdurre sanzioni contro l’alleato Dodik e potrebbe porre il proprio veto in seno al Consiglio.
    Trovi un ulteriore approfondimento nella newsletter BarBalcani, curata da Federico Baccini

    La Commissione UE spera ancora di riportare la leadership dei serbi di Bosnia al tavolo del dialogo, nonostante la “preoccupante tendenza all’odio e all’intolleranza”. Sarà il Consiglio Affari Esteri del 24 gennaio a decidere se è arrivato il tempo di misure restrittive

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    Bielorussia, l’UE: “Nessuno parla di sanzioni, ma sul tavolo tutte le opzioni”

    eu_eeasRT @ExtSpoxEU: Hong Kong: Further arrests of pro-democracy activists under #NationalSecurityLaw, incl. #AgnesChow @chowtingagnes on Tuesday…

    eu_eeasПрезидентские выборы в Беларуси не были ни свободными, ни справедливыми. ЕС призывает власти Беларуси начать подлин… https://t.co/4lQKTzvK8t

    eu_eeasПрэзідэнцкія выбары ў Беларусі не былі ні свабодныя, ні справядлівыя. ЕС заклікае ўлады Беларусі распачаць сапраўд… https://t.co/l2ybAHgmNu

    nomfupRT @CNN: From Belarus to Hong Kong, journalists ‘are bearing the brunt of the global surge in repression.’ Analysis by @brianstelter http…

    pierremoscoviciL’élection au Bélarus n’a été « ni libre, ni équitable”, la répression et les menaces envers les forces démocratiqu… https://t.co/kbcCDDowWt

    CSpillmannManquent encore une déclaration à 27 pour s’imposer face à la #Turquie et une condamnation claire toujours à 27 des… https://t.co/swcxMkg93V

    ftbrusselsBelarus opposition leader flees to Lithuania after rejecting election results https://t.co/7b3mMLGiYe

    CSpillmannLa réunion de #Berlin sera une réunion sanctions. Il y aura celles que @JosepBorrellF a été mandaté de préparer con… https://t.co/fHKeUPyNJO

    JosepBorrellF#BelarusPresidentialElection were neither free nor fair. EU calls on #Belarus leadership to initiate genuine dialo… https://t.co/yajU2012KH

    EGardiniAmici, domani ci diamo il buongiorno? Vi aspetto collegati dalle ore 9:00 su @RaiTre. Sarò ospite di @agorarai Es… https://t.co/Qvp8vybxtz

    eunewsitIl commissario per la Giustizia non vuole trattamenti di favore, per evitare consumatori di ‘serie A’ e consumatori… https://t.co/xuqEOQbCTR

    RebHarmsRT @AliceBota: Maria Kolesnikowa heute auf ihrer PK (sie saß allein zwischen zwei leeren Stühlen): „Swetlana, wenn du mich hörst: Ich unt…

    SKyriakidesEURT @EUCYPRUS: «Η κόπωση από τα μέτρα κατά του #COVID19 είναι φυσιολογική, αλλά σε αυτές τις δύσκολες στιγμές, πρέπει να συνεργαστούμε για ν…

    eunewsitL’Alto rappresentante dell’UE esce allo scoperto. E’ il primo rappresentante europeo a menzionare ufficialmente l’o… https://t.co/EQ1AKZ6rVA

    CSpillmannLe peuple du #Belarus “mérite mieux”. La présidentielle n’a été “ni libre ni équitable” Déclaration forte de #UE27… https://t.co/kGOxwtStd9

    brandobenifeiRT @AbdelallLinda: ⚡️Human rights do not go on holiday! https://t.co/kJaf83bdxE The letter that @InoltreA is sending with dozens of signatu…

    nomfupRT @nytimes: Clearview AI has hired Floyd Abrams, a top lawyer, to help fight claims that selling its data to law enforcement agencies viol…

    OECD?️ “#COVID19 has unveiled what young people have always known: we are resilient & resourceful irrespective of the o… https://t.co/rG8ANEgr1v

    nomfupTutto è pronto per l’annuncio del numero due del ticket democratico americano. E stasera @IlhanMN si gioca la sua p… https://t.co/1mtWf7lygJ

    nomfupRT @thematthill: We are excited to welcome all-stars to @JoeBiden’s running mate team: @K_JeanPierre, Chief of Staff @sheilanix, Senior Ad…

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    “La Libia non è un posto sicuro”. L’UNHCR critica la politica migratoria dell’UE

    Operatori dell’UNHCR in mezzo a richiedenti asilo provenienti dalla Libia [foto: UNCHR]

    Politica-estera, Tiscalinewsit – Emanuele Bonini
    @emanuelebonini

    29 luglio 2020

    L’alto commissariato per i rifugiati dell’ONU contesta il trattamento dei migranti bloccati in mare e riportati nel Paese nordafricano dalla guardia costiera di Tripoli, che l’Europa ha addestrato. La replica di Bruxelles: “Salviamo vite”

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