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    La Commissione Ue propone una nuova stretta sugli oligarchi che violano le sanzioni contro la Russia

    Bruxelles – “La violazione delle sanzioni Ue contro la Russia non darà i suoi frutti”. In un tweet pubblicato questa mattina (2 dicembre), la Commissione Ue ha ribadito la volontà di dare battaglia a chiunque cerchi di aggirare le misure restrittive stabilite da Bruxelles dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
    Per farlo, l’esecutivo comunitario ha presentato una proposta per criminalizzare l’evasione delle sanzioni e per armonizzare la risposta in tutti i Paesi membri. Le norme comuni stabilite dalla Commissione renderanno più facile indagare e perseguire le violazioni in tutto il territorio Ue. “L’Unione Europea deve mostrare i denti per garantire la piena applicazione delle sanzioni”, ha dichiarato il commissario per la Giustizia, Didier Reynders: “Non basta presentare pacchetti sanzionatori di ampio respiro se tutti gli Stati membri non sono dotati degli strumenti necessari per garantire l’effettività delle misure restrittive”.

    The violation of EU sanctions against Russia won’t pay off.
    Today, we put forward a proposal to criminalise the evasion of EU restrictive measures.
    It will make easier to investigate, prosecute and punish violations of sanctions in all EU countries.#StandWithUkraine
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) December 2, 2022

    Le difficoltà incontrate dall’Ue nell’attuazione delle sanzioni dimostrano, secondo la Commissione, “la complessità dell’identificazione dei beni di proprietà degli oligarchi, che li nascondono in diverse giurisdizioni attraverso elaborate strutture legali e finanziarie”. La Commissione propone di usare il pugno duro: a seconda del reato, la singola persona potrebbe essere soggetta a una pena di almeno cinque anni di carcere e le società potrebbero ricevere sanzioni non inferiori al 5 per cento del fatturato totale delle stesse.
    Ma non solo. La proposta di direttiva permetterebbe ai 27 Paesi membri di avviare procedure giudiziarie per la confisca di beni, nel caso in cui venisse accertata una violazione delle misure restrittive Ue. L’elenco di reati include “mettere a disposizione fondi a beneficio di una persona o un’entità toccati da sanzioni, il mancato congelamento di tali fondi, consentire l’ingresso e il transito di persone sanzionate nel territorio di uno Stato membro, commerciare in beni e servizi vietati o limitati”.
    Prevedere la confisca dei beni, anziché il loro congelamento come accaduto fino a oggi, permetterebbe la loro messa all’asta o l’eventuale assegnazione a enti terzi, sgravando gli Stati membri dagli oneri della manutenzione. I proventi, come ha annunciato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, potrebbero costituire un fondo “per il risarcimento dei danni causati all’Ucraina”.

    L’esecutivo Ue propone di criminalizzare l’evasione delle sanzioni e armonizzare le procedure penali negli Stati membri. Almeno cinque anni di carcere a chi aggira le misure restrittive e confisca dei beni, che potrebbero costituire un fondo per l’Ucraina

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    A Bruxelles si lavora per stabilire un tribunale su crimini di guerra russi e per riutilizzare i beni congelati degli oligarchi

    Bruxelles – “La Russia deve pagare per i suoi crimini orribili”. Un attacco sentito innumerevoli volte in questi nove mesi di invasione dell’Ucraina, ma che oggi (mercoledì 30 novembre) appare basato su almeno due proposte su cui la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il suo gabinetto hanno portato avanti i lavori. Un tribunale specializzato contro i crimini di guerra russi e una direttiva per facilitare la confisca dei beni e degli asset degli oligarchi, con l’obiettivo di riutilizzarli per la ricostruzione dell’Ucraina.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a Bucha (8 aprile 2022)
    L’attacco armato del Cremlino “ha portato morte, devastazione e sofferenze indicibili”, come quelle di Bucha: “Si stima che finora siano stati uccisi o feriti più di 20 mila civili e più di 100 mila militari ucraini”, ha ricordato la numero uno della Commissione. Mentre continua il lavoro congiunto con la Corte Penale Internazionale, “proponiamo di istituire un tribunale specializzato sostenuto dalle Nazioni Unite per indagare e perseguire i crimini di aggressione della Russia“, sfruttando la collaborazione con la comunità internazionale “per ottenere il più ampio sostegno possibile”.
    Secondo quanto si apprende da funzionari Ue, per evitare la sovrapposizione tra il nuovo meccanismo processuale e la Corte Penale Internazionale (con un conflitto di giurisdizione), sarebbe necessario stabilire la supremazia di quest’ultima nel quadro dell’intera procedura, che verosimilmente prevederebbe l’arresto o la consegna di sospetti responsabili di crimini di guerra. A determinate condizioni un tribunale internazionale ad hoc potrebbe però consentire di perseguire i massimi dirigenti russi, sulla base di un trattato tra gli Stati sostenitori e un mandato delle Nazioni Unite. A Bruxelles si parla di un tribunale ibrido, anche a livello di composizione dei membri – ucraini e internazionali – la cui legittimità deve basarsi su una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (improbabile, dal momento in cui la Russia è membro permanente) o su una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu.

    Russia must pay for its horrific crimes.
    We will work with the ICC and help set up a specialised court to try Russia’s crimes.
    With our partners, we will make sure that Russia pays for the devastation it caused, with the frozen funds of oligarchs and assets of its central bank pic.twitter.com/RL4Z0dfVE9
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 30, 2022

    Crimini di guerra e beni congelati
    La questione dei crimini di guerra russi in Ucraina si lega anche a ciò che gli Stati membri potrebbero fare già da ora sul proprio territorio. “La Russia deve pagare finanziariamente per la devastazione che è costata, i danni subiti dall’Ucraina sono stimati attorno ai 600 miliardi di euro”, ha attaccato nel suo discorso la presidente von der Leyen, parlando della copertura dei costi per la ricostruzione del Paese invaso dal 24 febbraio: “E noi abbiamo i mezzi per far pagare la Russia”. Secondo le stime fornite dalla leader dell’esecutivo Ue, a oggi sono stati bloccati 300 miliardi di euro di riserve della Banca centrale russa e congelati 19 miliardi di euro agli oligarchi russi: “A breve termine, potremmo creare insieme ai nostri partner una struttura per gestire questi fondi e investirli per l’Ucraina”.
    Lo scorso 25 maggio la Commissione ha proposto un rafforzamento e un’estensione dei crimini sul territorio dell’Unione Europea, includendo la violazione delle sanzioni tra i reati penali in tutti i 27 Paesi membri – approvata sia dal Parlamento sia dal Consiglio dell’Ue. Gli stessi funzionari Ue hanno confermato che venerdì (2 dicembre) sarà presentata la proposta di direttiva che permetterà ai 27 Paesi membri di avviare procedure giudiziarie per la confisca se c’è stata una violazione delle misure restrittive dell’Ue. La revisione della direttiva risolverebbe il problema della gestione dei beni congelati per i Ventisette, a causa delle spese per il loro mantenimento: lo strumento di tipo economico applicato fino a oggi non prevede che i beni congelati possano essere messi all’asta o assegnati ad associazioni, rimanendo proprietà degli oligarchi sanzionati. Non possono essere utilizzati, ma rappresentano un costo per le finanze dello Stato.
    A quanto si apprende a Bruxelles, nel caso in cui una persona sanzionata commetta o partecipi a reati di elusione, i proventi da confiscare potrebbero comprendere fondi e risorse economiche soggetti alle stesse misure restrittive. Da notare, però, che le nuove misure non sarebbero applicabili retroattivamente e riguarderebbero solo attività criminali commesse dopo l’entrata in vigore della direttiva: in altre parole, non si potrebbero toccare i 19 miliardi già congelati, ma solo procedere all’eventuale confisca di ulteriori beni sequestrati. In ogni caso, “lavoreremo a un accordo internazionale con i nostri partner perché questi proventi siano utilizzati per il risarcimento dei danni causati all’Ucraina”, ha ribadito von der Leyen. Si parla di un fondo specifico o di un capitolo apposito nello strumento per la ricostruzione dell’Ucraina, e dovrà essere valutato se operare con trasferimenti obbligatori o volontari da parte degli Stati membri Ue, anche attraverso un accordo intergovernativo.

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, propone un tribunale specializzato sostenuto dalle Nazioni Unite. Nel frattempo, ai Ventisette sono state fornite opzioni per confiscare beni e asset della Banca Centrale Russa e metterli a disposizione per la ricostruzione dell’Ucraina

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    L’Unione Europea ha congelato quasi 14 miliardi di euro agli oligarchi russi nei quattro mesi di guerra in Ucraina

    Bruxelles – Si stringe il cerchio attorno agli oligarchi russi della cerchia di Vladimir Putin, con il congelamento degli asset delle persone e delle entità sanzionate dall’UE dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina decisa dal Cremlino il 24 febbraio scorso. In poco più di quattro mesi di guerra oltre i confini orientali dell’Unione, è salito a 13,8 miliardi di euro il valore degli asset sequestrati agli oligarchi russi (erano 9,89 a fine maggio), grazie agli sforzi della Commissione UE di rafforzare il rintracciamento, il congelamento, la gestione e la confisca dei beni dei soggetti sottoposti ai sei pacchetti di misure restrittive.
    A riportare la cifra “piuttosto enorme” dei beni sequestrati è stato il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, in un punto con la stampa a margine del Consiglio Affari Interni informale a Praga. “Dei 13,8 miliardi di euro sequestrati, oltre 12 miliardi vengono da cinque Paesi membri“, ha puntualizzato il commissario. Per questo motivo la Commissione vuole “continuare a convincere” tutti i membri dell’Unione “a fare lo stesso”: a questo proposito, è stata inviata una lettera alle 27 capitali “per chiedere informazioni e per illustrare le migliori pratiche” per il sequestro e il congelamento di beni e proprietà. Il commissario per la Giustizia è sembrato sicuro del fatto che “nelle prossime settimane vedremo progressi in tutti i Paesi membri” anche grazie al coordinamento della task force Freeze and Seize istituita a marzo: “Più dettagli sui singoli Stati membri arriveranno dopo l’estate“, ha aggiunto Reynders.

    Sul tema del sequestro dei beni agli oligarchi russi si ricollega la questione non solo del congelamento, ma anche della confisca e riutilizzo, per chiunque violi le misure restrittive imposte dall’UE. Lo scorso 25 maggio la Commissione ha proposto un rafforzamento e un’estensione dei crimini dell’Unione Europea, includendo la violazione delle sanzioni tra i reati penali in tutti i 27 Paesi membri. “Abbiamo l’approvazione del Parlamento Europeo e il consenso al Consiglio, che approverà la proposta dopo la pausa estiva”, ha assicurato ai giornalisti Reynders: “In ottobre avremo una direttiva aggiornata e sarà possibile in tutti Paesi membri avviare procedure giudiziarie per la confisca se c’è stata una violazione”. Quanto recuperato sarà destinato a sostenere la ricostruzione dell’Ucraina, come confermato dal commissario per la Giustizia: “Dopo la confisca i soldi andranno direttamente al popolo ucraino“.
    La revisione della direttiva andrebbe a risolvere il problema della gestione dei beni congelati per i Ventisette, a causa delle spese per il loro mantenimento. Lo strumento di tipo economico al momento applicato non prevede che i beni congelati possano essere messi all’asta o assegnati ad associazioni, rimanendo proprietà degli oligarchi sanzionati: non possono essere utilizzati, ma rappresentano un costo per le finanze dello Stato. In Italia, secondo quanto stabilito dal decreto legislativo 109, la custodia, amministrazione e gestione delle risorse economiche “oggetto di congelamento” spettano all’Agenzia del demanio, che deve pagare tutte le spese legate a un bene sottoposto a questo strumento economico. L’Agenzia può utilizzare eventuali utili prodotti dal bene, ma in caso contrario attinge a un fondo apposito del bilancio statale. Quando il bene viene ‘scongelato’ e restituito, il proprietario deve risarcire lo Stato italiano per tutte le spese sostenute.

    La cifra è stata resa nota dal commissario per la Giustizia, Didier Reynders, a margine del Consiglio Affari interni informale a Praga: “Più di 12 miliardi provengono da cinque Paesi membri UE”, ma a ottobre arriverà la direttiva aggiornata sulla confisca e riutilizzo dei beni sequestrati

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    La Commissione Europea apre alla confisca dei beni degli oligarchi russi implicati in attività criminali

    Bruxelles – Non solo il congelamento, si apre anche la strada della confisca dei beni degli oligarchi russi vicini al regime di Vladimir Putin. “Se vengono accertate attività criminali legate a quella persona colpita dalle nostre sanzioni, è possibile non solo operare con un congelamento degli asset, ma mettere in atto una confisca“, ha messo in chiaro il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, nel corso dell’evento EU IDEA organizzato in collaborazione con Eunews. “Se le autorità nazionali vanno in questa direzione, chiediamo agli Stati membri di mettere i soldi ricavati in un fondo fiduciario per l’Ucraina, in modo da restituire il denaro alle vittime”.
    La strada della confisca dei beni degli oligarchi russi colpiti dai cinque pacchetti di sanzioni UE e implicati in attività criminali potrebbe risolvere uno dei problemi indiretti per i 27 Paesi membri dell’Unione Europea: le spese per il mantenimento degli stessi beni sequestrati, che attualmente sono solo congelati. Tecnicamente non si può parlare né di sequestro (misura cautelare attuata nelle fasi di indagine su un reato) né di confisca (pena definitiva comminata con una sentenza di condanna) dei beni, perché per il momento non esistono azioni penali nei confronti degli oligarchi russi.

    Quello che viene utilizzato è invece uno strumento di tipo economico: i beni congelati non possono essere messi all’asta o assegnati ad associazioni, ma rimangono proprietà degli oligarchi sanzionati. In altre parole, non possono essere utilizzati, ma rappresentano un costo per le finanze dello Stato. In Italia, secondo quanto stabilito dal decreto legislativo 109, la custodia, amministrazione e gestione delle risorse economiche “oggetto di congelamento” spettano all’Agenzia del demanio, che deve pagare tutte le spese legate a un bene sottoposto a questo strumento economico. Per esempio, i costi di mantenimento di una villa o di uno yacht, con tutti gli annessi: l’Agenzia del demanio può utilizzare eventuali utili prodotti dal bene, ma in caso contrario attinge a un fondo apposito del bilancio statale. Quando il bene viene ‘scongelato’ e restituito, il proprietario deve risarcire lo Stato italiano per tutte le spese sostenute.
    La confisca dei beni degli oligarchi russi implicati in attività criminali potrebbe risolvere da una parte la questione delle ingenti spese sostenute dai Ventisette per il mantenimento dei congelamenti, mentre dall’altra potrebbe avere un impatto significativo sul sostegno dell’UE all’Ucraina con un fondo fiduciario apposito. A sostenere l’azione di indagine delle autorità nazionali per “esplorare i legami tra i beni appartenenti a persone elencate nel regime di sanzioni e possibili attività criminali” – come affermato dal commissario Reynders – interverrà la task force Freeze and Seize istituita a marzo dalla Commissione Europea: “L’unità operativa sta sostenendo gli Stati membri sulla necessità di garantire l’applicazione delle sanzioni dell’Unione contro gli individui e le società russe”, ha ricordato il commissario europeo per la Giustizia. Ora per Bruxelles è arrivato il momento di fare di più.

    Lo ha affermato il responsabile per la Giustizia, Didier Reynders, durante un evento organizzato in collaborazione con Eunews: “Dopo il congelamento, se si arriva alla confisca chiediamo ai Paesi membri di destinare i soldi ricavati a un fondo fiduciario per le vittime ucraine”

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    Le sanzioni alla prova del nove. Task force UE e G7 al lavoro per sequestrare i beni degli oligarchi russi e bielorussi

    Bruxelles – Proseguono senza sosta i lavori delle due nuove task force per individuare, congelare e sequestrare i beni e le proprietà degli oligarchi russi e bielorussi colpiti dalle sanzioni in tutti i Paesi membri dell’UE e del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America) e in Australia. L’unità operativa Freeze and Seize della Commissione Europea ha iniziato a lavorare al fianco della Russian Elites, Proxies, and Oligarchs (REPO), per garantire l’efficacia dei quattro pacchetti di sanzioni adottati nelle ultime settimane e per coordinare a livello globale l’attuazione dei sequestri di yacht, ville, aziende e ogni tipo di bene posseduto all’estero dalla cerchia stretta di Vladimir Putin e di Alexander Lukashenko.
    “Questo coordinamento renderà il perseguimento degli oligarchi russi e bielorussi nell’UE una possibilità concreta”, ha spiegato il commissario per la giustizia, Didier Reynders. Questo tipo di iniziative è “vitale per ottenere il congelamento e la confisca rapida” di tutto ciò che può rientrare nella ricchezza dei soggetti che stanno finanziando la guerra russa in Ucraina: “La nostra azione congiunta può fare la differenza a livello globale, mostra veramente la solidarietà e l’unità di fronte alla guerra“. Lo ha confermato anche la commissaria per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness: “Le nostre misure combinate stanno avendo un impatto significativo, l’economia russa è in caduta libera” e a questo punto è necessario intensificare il contrasto a “tutti i tentativi di fornire servizi finanziari e legali per facilitare l’evasione delle sanzioni”. L’UE “non offrirà alcun rifugio sicuro agli oligarchi che sostengono la macchina da guerra russa”, ha attaccato con forza la commissaria.

    A oggi sono 877 gli individui e 62 le entità a essere stati colpiti dal congelamento dei beni sotto le sanzioni dell’UE, come conseguenza dell’aggressione russa all’Ucraina. Tra questi anche Andrey Melnichenko, re del settore dei fertilizzanti e del carbone, a cui la polizia italiana ha sequestrato nel porto di Trieste uno yacht di 143 metri e dal valore di 530 milioni di euro: la settimana scorsa Melnichenko ha fatto un appello alla pace per scongiurare il rischio di una “crisi alimentare globale” (e per mettere in salvo i suoi affari d’oro in Europa e nel mondo). Oltre al congelamento e sequestro dei beni, agli oligarchi russi e bielorussi saranno vietati viaggi e transiti sul territorio UE e non sarà nemmeno possibile mettere a loro disposizione fondi o servizi.
    La task force Freeze and Seize è composta dalla Commissione Europea, da rappresentanti dei 27 governi nazionali, da Eurojust ed Europol e si riunirà ogni settimana. Nella prima riunione dell’11 marzo, presieduta dal commissario Reynders, è stato fatto il punto sulle misure già adottate, la situazione dei procedimenti giudiziari in corso e le possibilità di confisca dei beni secondo le basi giuridiche dell’Unione e dei Paesi membri. Da allora è in corso il lavoro di coordinamento operativo, per la condivisione delle informazioni all’interno dell’Unione e la messa in pratica dei sequestri dei beni degli oligarchi russi e bielorussi.

    Stabilito il coordinamento tra i Paesi membri con due unità operative per garantire l’efficacia delle sanzioni adottate contro Mosca e Minsk dopo l’aggressione dell’Ucraina e per continuare il lavoro di ricerca delle proprietà da congelare