Ucraina, tutti gli occhi su Istanbul (ma senza Putin e Zelensky)
Bruxelles – La Turchia torna prepotentemente al centro della diplomazia internazionale. Nonostante Vladimir Putin abbia disertato l’appuntamento con Volodymyr Zelensky, a Istanbul esiste ancora la possibilità che si incontrino le delegazioni negoziali di Mosca e Kiev per la prima volta dal 2022, anche se le speranze per una svolta decisiva sono minime. Il presidente ucraino ha visto l’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara, mentre ad Antalya si sono riuniti gli alleati Nato per discutere del futuro aumento delle spese militari.La soluzione diplomatica della guerra d’Ucraina potrebbe passare per la Turchia? È la speranza delle cancellerie di mezzo mondo, che da stamattina (15 maggio) osservano col fiato sospeso – ma non troppe illusioni – gli sviluppi in corso tra Ankara ed Istanbul. Lì i rappresentanti di Mosca e Kiev potrebbero vedersi già in serata per discutere i termini di un cessate il fuoco anche con gli emissari turchi e statunitensi, come annunciato qualche ora fa da Volodymyr Zelensky.Da quando, ieri sera, Vladimir Putin ha lasciato cadere nel vuoto l’offerta avanzata dal leader ucraino per incontrarsi di persona nella millenaria città sul Bosforo, è apparso evidente che la tanto attesa svolta negoziale per porre fine alla guerra non sarebbe arrivata tanto presto. Lo stesso Donald Trump, che pure aveva ipotizzato di recarsi a Istanbul per partecipare a eventuali colloqui, ha disertato l’appuntamento una volta saputo dell’assenza dello zar.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Ma Zelensky si è comunque presentato ad Ankara per vedere il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Al termine del bilaterale, il presidente ucraino ha criticato la decisione del Cremlino di inviare una delegazione di basso livello (non ne fanno parte né il titolare degli Esteri, Sergei Lavrov, né il consigliere presidenziale Yuri Ushakov), descrivendola come una dimostrazione del fatto che “la Russia non ritiene di dover porre fine” alla guerra che ha scatenato oltre tre anni fa.“Il che significa che non c’è abbastanza pressione politica, economica e di altro tipo” su Mosca, ha ragionato, chiedendo “sanzioni adeguate” se i negoziati di Istanbul non porteranno ad un’intesa per una tregua nei combattimenti (una mossa già compiuta dall’Ue). Zelensky si è anche tolto un sassolino nella scarpa nei confronti del tycoon newyorkese: “Bisogna fare pressione sulla parte che non vuole porre fine alla guerra”, ha detto, aggiungendo che dal suo punto di vista Washington ha “fatto pressione più su di noi che sui russi“, senza ottenere i risultati sperati.Kiev, insieme ai suoi alleati occidentali, chiede da tempo un cessate il fuoco totale di 30 giorni come precondizione per avviare trattative più ampie. Una posizione che il Cremlino ha finora rigettato, preferendo avviare eventuali colloqui senza nel mentre sospendere i bombardamenti e gli attacchi. La disponibilità di Mosca a considerare l’opzione diplomatica si è registrata solo in seguito alla riconquista, da parte delle truppe russe, dell’oblast’ di Kursk invasa dagli ucraini lo scorso agosto.I had a good and productive meeting with President of Türkiye @RTErdogan in Ankara. It focused on bringing peace closer and guaranteeing security.I thank President Erdoğan and all of Türkiye for their support of our state, and for supporting all the real steps toward a full,… pic.twitter.com/dk3lPdooJE— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 15, 2025Non è chiaro, al momento attuale, quali risultati ci si possa aspettare dai colloqui di Istanbul. La delegazione ucraina è guidata dal consigliere presidenziale Andrij Yermak, mentre a capo della squadra russa c’è Vladimir Medinsky, ex ministro ultraconservatore della Cultura considerato un falco del Cremlino. Trump ha commentato che “non succederà nulla finché io e Putin non ci incontreremo”.“Siamo pronti a lavorare e a riprendere i colloqui“, ha dichiarato Medinsky, sostenendo che la sua delegazione “è determinata a essere costruttiva e a cercare possibili soluzioni e un terreno comune“. Ma, ribadendo per l’ennesima volta che la Russia punta a “eliminare le cause alle radici del conflitto“, ha fatto intendere che le posizioni massimaliste della Federazione non sono cambiate.Tuttavia, il fatto che si possa riaprire un canale di comunicazione diretta tra Kiev e Mosca è già un successo. La prima e unica volta che i due belligeranti si sono seduti allo stesso tavolo risale al marzo 2022, sempre a Istanbul. Allora, i negoziati erano deragliati in seguito alla scoperta dell’ecatombe di Bucha da parte degli ucraini, ma difficilmente avrebbero portato a qualche accordo date le richieste avanzate dal Cremlino.Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (foto: Sara Minelli via Imagoeconomica)Erdoğan sta cercando di riposizionare la Turchia come mediatore chiave in questa delicatissima partita diplomatica. Oltre ai colloqui del marzo di tre anni fa, il sultano aveva anche mediato, nel luglio dello stesso anno, la stipula della cosiddetta iniziativa del Mar Nero, che permise per 12 mesi di continuare a esportare nel mondo il grano ucraino e i fertilizzanti russi.A Istanbul, peraltro, dovrebbero arrivare nelle prossime ore anche due pezzi da novanta dell’amministrazione a stelle e strisce: il Segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff. Il primo ha partecipato, ieri e oggi, alla ministeriale della Nato ad Antalya, nel sudovest del Paese.Lì, i titolari degli Esteri dei 32 membri dell’Alleanza hanno discusso della proposta statunitense di aumentare le spese militari fino al 5 per cento del Pil, una questione che terrà banco al summit dell’Aia in calendario per il 24-25 giugno. Ad oggi, nove Paesi tra cui l’Italia non raggiungono nemmeno il target del 2 per cento concordato nel 2014 (a spendere di meno di tutti, in proporzione, è la Spagna). 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