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    Allargamento Ue 2/ Il sogno dell’Ucraina di accedere all’Ue diventa sempre più concreto

    Bruxelles – Il sogno dell’Ucraina di accedere all’Unione Europea sembra sempre più vicino. Dopo la prima conferenza intergovernativa di giugno 2024, l’esame dei requisiti del Paese procede senza difficoltà. Se l’Ucraina riuscirà a soddisfare tutte le condizioni, sarà possibile partire quanto prima con l’apertura dei negoziati.L’Ucraina è uno dei nove paesi candidati all’adesione comunitaria. Dopo l’aggressione russa, il Paese ha chiesto di potere entrare in Ue e nell’estate 2022 la Commissione europea ha raccomandato lo status di candidato, a cui il Consiglio dell’Ue ha dato il proprio benestare all’unanimità. Poi, nel novembre 2023, l’apertura dei negoziati.Per valutare lo status dei candidati e il loro progressi, la Commissione prepara ogni anno il pacchetto di allargamento Ue. Concretamente, nella presentazione di oggi (30 ottobre), il Commissario per il vicinato e l’allargamento Oliver Varhelyi ha spiegato come questo fornisca “una valutazione concreta ed equa dei progressi dei nostri partner, insieme a una guida chiara, che consente loro di individuare i punti in cui l’accelerazione delle riforme può guidare i loro progressi verso l’adesione all’Ue”.L’Ue per prima si impegna per favorire l’adesione dei candidati. Il caso ucraino è sui generis, perché il supporto economico europeo è arrivato in funzione del conflitto contro la Russia, con un ammontare totale di 122 miliardi circa, “a supporto dell’Ucraina e dei suoi cittadini”. Impegno economico che si associa ad un fermo sostegno per “l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Uno dei pacchetti, per esempio, è lo Strumento per l’Ucraina, che copre fino a 50 miliardi di euro e ha lo scopo di supportare il paese su tre pilastri fondamentali, relativi al bilancio dello Stato, un quadro di investimenti funzionali a ripresa e ricostruzione del paese e assistenza tecnica per permettere di realizzare le riforme.Ogni paese che ambisce ad entrare nell’Ue deve raggiungere il cosiddetto acquis comunitario. Acquis che non è altro che l’insieme di diritti e obblighi che sono alla base del diritto dell’Ue e devono essere accettati ed integrati nelle legislazioni nazionali dai paesi entranti.Analizzando il report sulla situazione ucraina, fa ben sperare il generale allineamento con le raccomandazioni precedentemente ricevute dalla Commissione. Riguardo la democrazia, su cui il paese ha fatto dei progressi, si registra che “le principali strutture istituzionali per l’integrazione nell’Ue sono state create”, ponendo le basi per il futuro. Mancano delle riforme per avere piene garanzie dei diritti umani, come l’implementazione della Convenzione di Istanbul sul contrasto alla violenza sulle donne, per quanto si segnala che il paese ha fatto dei buoni progressi. Altrettanto sul contrasto alla corruzione, sull’indipendenza del giudiziario e sulla tutela della libertà di espressione, su cui la Commissione ha registrato che mancano ancora molti elementi.Sull’economia, la strada percorsa è buona, ma l’Ucraina sconta il prezzo di due anni di guerra sul proprio territorio. In generale, il funzionamento dell’economia interna progredisce, ma paga la competitività, su cui il Paese ha le risorse per fare pochi progressi. Allo stesso modo non ci sono dei grandi miglioramenti sul controllo finanziario. Nessuna fumata bianca per il mercato interno, su cui in generale l’Ucraina non ha recepito le precedenti raccomandazioni della Commissione. Delle quattro libertà di movimento fondamentali, che coinvolgono capitali, merci, servizi e lavoratori, le prime tre registrano qualche sviluppo, mentre quella dei lavoratori non vede alcun progresso fatto.Migliore performance è quella sulla sicurezza e sulla difesa, per cui si registra un “elevato livello di allineamento” con la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue e un significativo rafforzamento della cooperazione militare con l’Ue. Ci si aspetta che il paese continui a condividere le posizioni europee nei confronti della Russia e il “piano per la vittoria” presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe contribuire su questi punti.Il conflitto che ormai imperversa da due anni sul territorio del Paese ha impattato sul perfezionamento di altri macro-ambiti, come l’agricoltura, i trasporti o la transizione verde. Nonostante ciò, l’Ucraina ha un “buon livello di preparazione” nel campo dell’energia e sono stati presi impegni legislativi sulle energie rinnovabili. L’energia è stato un grande tasto dolente della guerra in Ucraina, anche se ora si vocifera di accordi con la Russia per limitare gli attacchi alle strutture energetiche, che sono state danneggiate tanto da minare la sicurezza degli approvvigionamenti.“Gli ucraini stanno combattendo due battaglie allo stesso tempo“, ha dichiarato l’Alto rappresentante Joseph Borrell, “una sul campo di battaglia, una vera e propria guerra, e la seconda per portare avanti le riforme necessarie a diventare uno Stato membro“. Il supporto europeo, come ricordato, è su tutti i fronti, visto che “l’adesione all’UE è la massima garanzia di sicurezza che possiamo offrire all’Ucraina“, come ricorda Borrell. Per cui, l’ingresso dell’Ucraina è auspicabile come segnale politico, come scelta strategica e come contributo alla difesa del paese dell’Unione europea nel suo insieme.

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    Cipro, l’Unione europea vuole riprendere i negoziati per la riunificazione. Christodoulides propone un emissario Ue a Nicosia

    Bruxelles – “Finché Cipro sarà divisa, l’Unione europea non sarà mai completa”. Con queste parole la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha accolto oggi (13 giugno) il premier cipriota, Nikos Christodoulides, alla plenaria di Strasburgo. A quasi mezzo secolo dall’invasione turca del nord dell’isola, nel luglio del 1974, il presidente eletto lo scorso febbraio ha scelto la sua priorità: lasciare in eredità alle generazioni future “una Cipro riunificata”.
    Per ridare vigore ai negoziati con la Repubblica turca di Cipro del Nord, arenatisi l’ultima volta nel 2021, Christodoulides ha chiesto a gran voce che Bruxelles giochi un ruolo da protagonista, incaricando un rappresentante speciale dell’Ue a Nicosia che supporti il processo guidato dalle Nazioni Unite. “Credo, con l’impegno di tutte le parti e dell’Ue, di poter essere il presidente che risolverà il problema di Cipro”, ha dichiarato con convinzione il presidente nell’aula di Strasburgo. Christodoulides ha incassato il sostegno di tutti i gruppi politici e della presidente Metsola, secondo cui “il problema di Cipro è una questione europea, e credo che un maggiore coinvolgimento dell’Ue in tutte le fasi del negoziato non possa che essere utile”.
    Nikos Christodoulides, Presidente di Cipro, al Parlamento europeo
    In linea con la risoluzione 2561 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 29 gennaio 2021, che individuava una soluzione basata su una federazione composta da due comunità e due zone e caratterizzata da uguaglianza politica, Metsola ha indicato “l’unica via percorribile”: un unico Stato europeo con “zone federate”. Il problema però, al di là dello sforzo diplomatico che potrà mettere in campo Bruxelles, sta dall’altra parte del muro che divide Nicosia, l’ultima capitale europea a portare ancora una ferita aperta nel proprio territorio. Ha un nome e un cognome: Recep Tayyip Erdoğan, fresco di riconferma alla guida della Turchia, che proprio ieri si è recato in visita nella parte settentrionale dell’isola, internazionalmente riconosciuta solo da Ankara, per incontrare il suo fedele omologo Ersin Tatar.
    Perché Ankara, da cui dipende l’economia e in definitiva la sopravvivenza stessa del governo turco-cipriota, negli anni ha intensificato la propria influenza sulla repubblica secessionista, sostenendo alle ultime elezioni presidenziali la candidatura di Tatar, favorevole alla divisione permanente dell’isola. Nell’aprile del 2021 infatti, data dell’ultimo tentativo Onu di riaprire il negoziato, il governo di Tatar ha avanzato per la prima volta la proposta di accettare lo status quo e di riconoscere due stati sovrani a Cipro. Il dialogo tra Christodoulides e Tatar si preannuncia dunque molto più complesso di quanto non lo fosse ad esempio tra i loro predecessori, il greco-cipriota Nicos Anastasiades e il turco-cipriota Mustafa Akıncı, che nel 2017 traghettarono le due parti vicinissimo all’accordo. Accordo che, nonostante il loro sincero rapporto di amicizia e il fatto che lo stesso Akıncı fosse un sostenitore della riunificazione, fallì a causa di rivendicazioni e accuse reciproche sedimentate in quasi cinquant’anni di discriminazioni e scontri etnici.
    La partenza è tutta in salita, ma Christodoulides e l’Unione europea sembrano convinti di potere contare su due carte per riaprire la partita. La prima è proprio la rielezione di Erdogan, ormai ventennale interlocutore di Bruxelles che, se stimolato nelle corde giuste, ha dimostrato più volte la disponibilità a sedersi al tavolo delle trattative. La seconda è il logoramento della popolazione turco-cipriota, provata da mezzo secolo di isolamento pressoché totale dal resto del mondo, che storicamente non si è mai opposta apertamente alla riunificazione. Paradossalmente, è sempre stato il sud dell’isola a storcere il naso: nel referendum del 2004 per la creazione di uno Stato federale, il 75 per cento dei greco-ciprioti si oppose, mentre il 65 per cento della parte turca votò a favore.
    Dall’Eurocamera, Christodoulides ha voluto mandare un messaggio proprio agli abitanti della Repubblica di Cipro del Nord, “che sono cittadini della Repubblica di Cipro e dell’Unione europea: il vostro futuro e quello di tutti gli abitanti di Cipro passa attraverso la nostra identità comune di stato membro dell’Ue”.

    A quasi mezzo secolo dall’invasione turca del Nord dell’isola, dall’Eurocamera di Strasburgo il leader cipriota si candida come “il presidente che risolverà il problema”. Per Metsola l’unica via percorribile è “un unico Stato europeo con zone federate”, in linea con le risoluzioni Onu

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    Brexit, dopo l’irrigidimento della Commissione domani colloquio tra von der Leyen e Johnson

    RebHarmsRT @ronzheimer: On my way to #Armenia to report about the situation, tmr several interesting meetings, after that we will also try to get c…

    luigidimaioDurante la pandemia la maggior parte dei Paesi esteri si è unita in una grande solidarietà nei nostri confronti. Tr… https://t.co/Pth68M1EIc

    Europarl_ITPer saperne di più, leggi la dichiarazione della squadra negoziale del Parlamento europeo ?https://t.co/6cELh7RroB https://t.co/1uNyuogRLn

    Europarl_ITIl Parlamento europeo si è mosso rapidamente per avviare il Piano di ripresa. L’Europa non può permettersi ulterior… https://t.co/YRdDfVDnVB

    Europarl_ITIl Parlamento europeo ha votato più di due settimane fa per approvare la procedura che consentirà all’UE di prender… https://t.co/BPssHmNyBP

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    M5S_EuropaLa notizia della sospensione del voto a Tremestieri, in #Sicilia, conferma che avevamo visto giusto e che la richie… https://t.co/SNWATZjAGs

    GiuseppeConteITRT @Palazzo_Chigi: Il Presidente @GiuseppeConteIT interviene alla cerimonia di inaugurazione dell’84ª edizione della Campionaria Generale I…

    Europarl_ITIl Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, ha un ruolo centrale nello stabilire e definire i… https://t.co/RQYniIhl45

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    Europarl_ITCos’è il Quadro finanziario pluriennale o bilancio UE a lungo termine? Perché i negoziati sono importanti? Informat… https://t.co/n9EAxfuNs7

    jduchRT @DelphineColard: Les négociateurs #MFF informeront les médias sur la situation des négociations sur le budget à long-terme #EUbudget et…

    JosepBorrellFWith member states often divided on foreign policy, we need an honest debate on how we take decisions. Abandoning u… https://t.co/XvOY7liKKD

    ansaeuropaBruxelles propone di prorogare fino al 30 giugno 2021 il regime sugli #aiutidiStato adottato per fronteggiare gli e… https://t.co/gIVoKL23w4

    RebHarmsDer Welt-Atommüll-Bericht(Fokus Europa u US) vergleicht Mengen, Kategorisierung,Finanzierung u Stand der Endlagersu… https://t.co/hErud8DN4C

    ItalyinEURT @Palazzo_Chigi: #EUCO, il Presidente @GiuseppeConteIT ha partecipato a Bruxelles al Consiglio europeo dell’1 e 2 ottobre . Qui le foto e…

    brandobenifeiRT @pdnetwork: #Brexit il fallimento del sovranismo è tutto qui. @brandobenifei https://t.co/3OfMv0yfob

    RebHarmsRT @selcuksalih: Hier… ⁦@RebHarms⁩ https://t.co/Q2Y1BJqL1X

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    Brexit, i Ventisette uniti contro Londra. “La smetta di giocare e torni al tavolo negoziale”

    Il commissario per le Relazioni interistituzionali, Maros Sefcovic (sinistra) e il ministro per gli Affari europei tedesco, Michael Roth, al termine del consiglio Affari generali [Bruxelles, 22 settembre 2020]

    Politica-estera – Emanuele Bonini
    @emanuelebonini

    22 settembre 2020

    L’esito della riunione dei ministri degli Affari europei denota compattezza e frustrazione per le manovre del Regno Unito. “Noi in buona fede, da loro poca serietà”, i messaggi recapitati al termine della riunione