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    L’Ue rivede gli impegni sulla consegna di un milione di munizioni all’Ucraina. Entro marzo saranno al massimo 530 mila

    Bruxelles – L’Ue rivede al ribasso gli impegni sulla consegna di un milione di munizioni all’Ucraina entro marzo 2024. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, dopo il confronto con i ministri della Difesa dei 27, alza bandiera bianca e annuncia che entro la scadenza stabilita arriverà a Kiev solo il 52 per cento dell’artiglieria promessa.
    Nell’agenda del vertice informale di oggi (31 gennaio) a Bruxelles, il primo punto era fare il punto della situazione sul supporto all’Ucraina, che visti i tentennamenti dell’alleato americano – 6 miliardi ancora bloccati dal Congresso – è più importante che mai. Un supporto che finora non è mai mancato: dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, l’Ue e gli Stati membri hanno fornito 28 miliardi di assistenza militare alla resistenza di Kiev. Oggi il capo della diplomazia europea ha chiesto ai ministri Ue quanto riusciranno a impegnarsi per il 2024: “Posso dire che avremo un budget di almeno 21 miliardi per il sostegno militare all’Ucraina”, ha annunciato Borrell. Che si aspetta comunque che questa cifra cresca, perché alcuni Paesi non hanno ancora dichiarato le proprie stime.

    L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell
    Come sottolineato da Borrell, si tratterebbe di un aumento notevole rispetto ai 28 miliardi nei due anni precedenti. Ma la nota dolente riguarda la consegna di quell’artiglieria che avrebbe dovuto sostenere la controffensiva ucraina nei territori occupati dall’esercito di Mosca. Ad oggi a Kiev sono arrivati 330 mila pezzi, tra proiettili d’artiglieria, munizioni da 155 mm e missili. Si procede a rilento, basti pensare che a inizio novembre l’Ue aveva già raggiunto quota 300 mila. In un’interrogazione parlamentare del 22 dicembre, Borrell sosteneva ancora di poter raggiungere l’asticella di un milione di munizioni entro marzo 2024. Ma, dopo l’aggiornamento odierno e numeri alla mano, ha tirato i remi in barca: “Entro marzo prevedo che questa cifra (330 mila, ndr) aumenterà di 200 mila unità”, ha dichiarato a margine del Consiglio informale.
    Dunque il tetto è abbassato a 530 mila, il 52 per cento dell’obiettivo. Che dovrà essere raggiunto facendo affidamento quasi solo sulle scorte già esistenti nei Paesi membri. Perché il problema principale per realizzare l’Asap (Act in support of ammunition production) resta la capacità industriale europea. Da un lato le difficoltà dell’industria bellica europea nell’aumentare il ritmo di produzioni di proiettili, dall’altro il rincaro dei prezzi delle munizioni. Ma Borrell vede il bicchiere mezzo pieno: “La capacità produttiva è aumentata del 40 per cento dall’inizio della guerra“, arrivando al ritmo di “quasi un milione di munizioni all’anno, ma entro la fine del 2024 saranno 1,4 milioni”.

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    Borrell: “Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina”. In primavera attesa la svolta

    Bruxelles – Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina. L’Unione europea non intende abbandonare l’alleato-partner nel conflitto con la Russia, e il piano per accelerare produzione industriale e forniture non solo non è rimesso in discussione ma dovrebbe iniziare a produrre i propri effetti entro la primavera di quest’anno. E’ la data che fornisce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, nella risposta fornita ad un’interrogazione parlamentare in materia.Ci sono tre linee d’azione per il potenziamento della produzione industriale di difesa: consegna immediata dalle scorte o ridefinizione delle priorità degli ordini, acquisto congiunto di munizioni calibro 155 mm, e aumento della capacità industriale europea. Per quanto riguarda i primi due rami dell’agenda a dodici stelle, sostiene Borrell, “la consegna di 1 milione di munizioni da artiglieria all’Ucraina continua ad essere un importante obiettivo politico“, anche alla luce della mancata promessa di farle avere a Kiev e alla sue forze armate entro fine 2023. Adesso si conta di farle avere “entro marzo 2024”, dopo aver già consegnato, sottolinea Borrell, “oltre 300mila munizioni terra-terra e 3.200 missili da febbraio 2023”.Anche sul fronte dei proiettili calibro 155 l’obiettivo temporale è quello del cambio di stagione. “Si stima che la capacità produttiva europea sia già aumentata del 20-30 per cento da febbraio 2023, e si prevede che raggiungerà la capacità di 1 milione l’anno nella primavera del 2024″. Un’evoluzione che si collega agli acquisti congiunti per rifornire l’Ucraina. “Secondo le stime attuali – dice sempre l’Alto rappresentante – sarebbero già ordinate circa 180mila munizioni per il periodo 2023-2024″, e inoltre “si prevedono ulteriori ordini nei prossimi mesi”.Al netto di questo, l’impegno dell’Ue è pronto a essere profuso anche in altri ambiti, sempre di difesa e sostegno all’Ucraina. Borrell tiene a precisare, nella sua risposta alle domande sollevate dai banchi del gruppo dei popolari (PPE), che tra Stati membri e di concerto con l’Ucraina “sono attualmente in corso discussioni sui futuri impegni di sicurezza dell’UE nei confronti dell’Ucraina e su come garantire un sostegno militare sostenibile e prevedibile all’Ucraina“. Un messaggio per Mosca. L’UE non cede.

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    L’Ue rilancia l’industria bellica: “Studiamo cosa manca e dove investire”

    Bruxelles – “Analizzeremo la nostra capacità militari per vedere, esercito per esercito, dove ci sono lacune, cosa manca, e dove investire“. L’Europa si riarma. Il messaggio che invia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è il rilancio in grande stile dell’industria bellica. E’ giustificato dalla necessità di rispondere alle manovre militari della Russia in Ucraina, e dal fatto che le munizioni di cui Kiev ha bisogno l’Ue le sta prendendo dalle riserve nazionali degli Stati membri, ora sguarnite. La produzione serve più che mai e la linea dunque è tracciata.C’era una volta l’Unione europea, progetto di pace e addirittura premio Nobel per la pace, nel 2012. Dopo un decennio e poco più benvenuti in tutt’altra Europa. La riunione dei ministri della Difesa dei Ventisette riunisce attorno al tavolo i rappresentanti dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) e pure il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Non è la prima volta né una novità. Ma è in questo formato che Borrell conduce l’analisi sulle lacune dell’industria bellica a dodici stelle, con l’Alleanza atlantica a fare da sponsor.“Putin deve capire che non vincerà, e l’unico modo che abbiamo per farglielo capire è continuare a sostenere militarmente l’Ucraina”, scandisce Stoltenberg. Che proietta l’Europa e il mondo di oggi nell’universo orwelliano per cui ‘guerra è pace’. Del resto essere positivi non è semplice. “Non credo che nessuno sia davvero ottimista” per ciò che riguarda il conflitto russo-ucraino, scandisce la ministra della Difesa olandese, Kajsa Ollongren. “La visione ottimistica sarebbe quella di una Russia che smette di combattere, ma è ciò che non sta accadendo”. Dal punto di vista euro-occidentale dunque, giusto andare avanti e sostenere quanto più possibile l’Ucraina. Anche perché ha molto da perdere, l’Ue. La faccia, l’immagine, la credibilità. I ritardi nella consegna del milione di munizione, con le promesse che non saranno mantenute, non depongono a favore di un’Europa decisa, a maggior ragione, alla corsa bellica.
    L’annuncio dell’Alto rappresentante Borrell. “Valuteremo le lacune esercito per esercito”. Il sostegno della Nato: “Putin deve capire che in Ucraina non può vincere”

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    Ucraina, La Lituania: “Promessa di un milione di munizioni Ue non si materializzerà”

    Bruxelles – Niente da fare, l’Ue non ce la farà a rifornire l’esercito ucraino di un milione di munizione entro la fine dell’anno. Il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielus Landsbergis, di fronte ai ritardi già accumulati, non può non ammettere che a questo punto, data la situazione, “la promessa per quest’anno non si sta materializzando e non credo che si materializzerà“. Sono state consegnate appena 300mila munizioni, meno di un terzo concordato, a riprova di un’industria bellica a dodici stelle non pronta a nuove produzioni su questa scala.I Ventisette si erano impegnati a sostenere l’Ucraina, convinti della necessità di rifornire le forze armate di Kiev per respingere l’avanzata della Russia. Lo scorso 5 maggio il Consiglio ha deciso di mettere a disposizione un miliardo di euro per l’aumento della produzione bellica, attraverso appalti e acquisti congiunti, con l’obiettivo di rifornire le forze armate ucraine di proiettili di artiglieria calibro 155 mm e, su richiesta, di missili. Ma il progetto si sta arenando, per il disappunto anche del ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna. “Prendiamo molte decisioni ma non sempre riusciamo a tradurle in pratica“, commenta.L’intenzione adesso è di provare ad avviare i negoziati di adesione di Kiev all’Unione europea, come proposto dalla Commissione Ue la settimana scorsa. C’è già un gruppo di Stati membri favorevole all’idea. L’intenzione di accogliere l’Ucraina viene espressa dai baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Repubblica ceca, Romania, con Svezia e Belgio disposti a valutare. Non si mostrano così possibilisti, ma neppure chiudono la porta come invece fa l’Ungheria. Di fronte ai ritardi nella consegna di munizione c’è da dover salvare la faccia, e l’allargamento può essere il modo migliore per farlo, politicamente parlando.Da un punto di vista militare i ritardi Ue sono però un problema per le strategie euro-ucraine. Kiev ha bisogno del sostegno dei partner per poter sperare di respingere l’aggressore, con gli europei consapevoli che in questo momento “un cessate il fuoco sarebbe una vittoria di Putin”, taglia corto il ministro degli Esteri lituano. Non a caso infastidito per l’obiettivo mancato sulle munizioni.
    Il ministro degli Esteri di Vilnius ammette i ritardi dell’Unione della sua industria bellica. L’idea di un avvio dei negoziati di adesione entro l’anno per salvare la faccia

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    Solo 300 mila munizioni su un milione consegnate finora all’Ucraina. La produzione europea non decolla

    Bruxelles – L’Unione europea “è ancora davvero impegnata a consegnare tutte le munizioni all’Ucraina il più presto possibile”. Dietro le rassicurazioni che arrivano da alte fonti europee, l’altra faccia della medaglia: finora, solo il 30 per cento dell’artiglieria promessa dai 27 a Kiev è stato effettivamente consegnato.Il forte ritardo nell’attuazione del Piano per la difesa sarà in cima all’agenda del prossimo vertice dei ministri Ue della difesa, previsto martedì 14 novembre a Bruxelles. All’incontro parteciperà anche il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: poco più di un mese fa Rob Bauer, il più alto funzionario militare dell’Alleanza atlantica, riguardo ai rifornimenti bellici all’Ucraina aveva dichiarato che “il fondo del barile è ormai visibile“.Jens Stoltenberg e Volodymyr Zelensky“Il problema principale è la capacità industriale“, ha ammesso un alto funzionario Ue. Da un lato ci sono le difficoltà dell’industria bellica europea nell’aumentare il ritmo di produzioni di proiettili, dall’altro il rincaro dei prezzi delle munizioni, che potrebbe rendere insufficiente il budget stanziato dal blocco. Il risultato è che la controffensiva lanciata da Kiev quasi sei mesi fa ha potuto contare su 300 mila munizioni dall’Ue, su un milione previste.Il Piano europeo è composto da tre pilastri: un miliardo di euro mobilitato attraverso lo Strumento europeo per la pace (strumento fuori bilancio comunitario) per la consegna immediata di munizioni a Kiev attraverso le scorte degli Stati membri, un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi e 500 milioni di euro a sostegno di progetti di investimento per un valore massimo di 1,4 miliardi di euro, incentivando così l’incremento della produzione di munizioni e missili nell’Unione europea.Quest’ultimo, l’Act in Support of Ammunition Production (Asap), “richiede tempo, non si fa dal giorno alla notte”. Ci si aspettava maggiore rapidità dai primi due pilastri, che dovrebbero coprire i rifornimenti di proiettili d’artiglieria, munizioni da 155 mm e missili. Ma da Bruxelles garantiscono che “avranno luogo consegne significative entro la fine dell’anno“. E che, al di là del piano a 27, “non bisogna dimenticare” che diversi Stati membri stanno autonomamente inviando armi alla resistenza di Kiev.Se sarà sufficiente per bilanciare le stime che provengono dagli stabilimenti russi, pronti a consegnare 2 milioni di proiettili all’esercito entro l’inverno – senza contare i rifornimenti dalla Corea del Nord- si vedrà dall’esito delle operazioni militari, con la controffensiva ucraina che si è già impantanata e ora si prepara all’inverno. “Sappiamo che la Russia sta aumentando le proprie capacità belliche“, ma è ancora “troppo presto per dire che non raggiungeremo gli obiettivi”, dichiarano fonti comunitarie. Le tegole però si moltiplicano, dentro e fuori il vecchio continente: a Washington, dove rimangono in stallo oltre 6 miliardi di dollari di assistenza per l’Ucraina, l’attenzione è ora soprattutto per il conflitto tra Israele e Hamas. E l’Unione europea se la deve vedere al suo interno con l’Ungheria e con il nuovo governo in Slovacchia, che continuano a rallentare qualsiasi mossa in soccorso di Kiev.
    Mentre la Russia sta aumentando la propria capacità industriale bellica, i 27 fanno sempre più fatica a mantenere gli impegni presi per sostenere la controffensiva di Kiev. Fonti Ue: “Consegne significative entro la fine dell’anno”

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    Semaforo verde dell’Eurocamera ai 500 milioni per le munizioni Ue. Allineato anche il Partito Democratico

    Bruxelles – Via libera definitivo del Parlamento europeo all’Asap, il piano Ue per aumentare la consegna di munizioni e missili all’Ucraina e imprimere un cambio di passo sulla capacità di produzione bellica nei 27 Stati membri. Acronimo di ‘Act in support of ammunition production’ e di ‘As soon as possible’, il regolamento presentato dalla Commissione Ue lo scorso 3 maggio è stato in effetti finalizzato in tempo di record. Ora manca solo la ratifica del Consiglio, prima che il piano diventi legge.
    Il piano prevede di mobilitare in via d’urgenza cinquecento milioni di euro dal bilancio comunitario fino a giugno 2025 per aumentare la capacità dell’industria europea di produrre munizioni, con l’obiettivo di produrre almeno un milione di pezzi all’anno, tra munizioni terra-terra, artiglieria e missili. Ultimo di tre pilastri di un più ampio e complesso ‘Piano per la difesa’ proposto ai Ventisette dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton, e dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, per rispondere all’emergenza della fornitura di munizioni all’Ucraina, ma anche per costruire una visione di lungo termine per la difesa europea.
    Oltre all’Asap, il Piano per la difesa comprende un miliardo di euro mobilitato attraverso lo strumento europeo per la pace (strumento fuori bilancio comunitario) per la consegna immediata di munizioni a Kiev attraverso le scorte degli Stati membri e un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi.
    Fondi del Pnrr per le armi. L’opposizione di Pd e M5s
    La parte più dibattuta del regolamento è la possibilità per i governi di usare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per raggiungere l’obiettivo fissato di almeno un milione di munizioni all’anno. Dei 500 milioni di euro mobilitati per l’Asap, 260 milioni provengono dal Fondo europeo per la difesa e 240 milioni dal regolamento che istituisce il rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso l’atto comune in materia di appalti pubblici (Edirpa), per sostenere progetti industriali o anche partenariati transfrontalieri, oppure ottimizzare o espandere ammodernamento le capacità produttive esistenti, crearne di nuove o ancora incentivare progetti transfrontalieri. Nessun obbligo di utilizzare i fondi del Pnrr, una scelta che sarà a discrezione dei governi nazionali.
    Nell’accordo trovato con il Consiglio il 7 luglio, l’Eurocamera è riuscita a scongiurare invece l’inclusione dei fondi di coesione tra gli strumenti per finanziare la produzione bellica, oltre a ottenere che i finanziamenti “saranno stanziati per una gamma più diversificata di progetti e che anche le piccole e medie imprese potranno beneficiare di un tasso di finanziamento da parte dell’Ue più elevato”.
    Il testo ha messo d’accordo quasi tutti, passando in plenaria con 505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni. Tra gli italiani, se le defezioni del Movimento 5 Stelle e degli esponenti dei Verdi erano annunciate, gli occhi erano puntati sull’orientamento del Partito Democratico, con la segretaria Elly Schlein che lo scorso 28 giugno a Bruxelles aveva dato l’endorsement al provvedimento nonostante la contrarietà all’uso del Pnrr. Alla fine, i 16 della delegazione guidata da Brando Benifei si sono allineati con il resto dei socialisti europei, al netto dei no di Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio. La posizione del Nazareno è stata sintetizzata da Elisabetta Gualmini, vicepresidente del gruppo S&d: “Avevamo proposto una serie di emendamenti che chiedessero la cancellazione del riferimento ai fondi del Pnrr e di coesione”. Questi ultimi “per fortuna” sono stati eliminati, “sul Pnrr ci fidiamo di quello che ha detto il governo“. Che ha garantito, in seguito a una mozione promossa dai dem e approvata all’unanimità dalla Camera, l’impegno a non toccare i soldi del Piano di ripresa e resilienza per le munizioni.

    Con 505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni il Parlamento Ue ha adottato formalmente l’accordo politico trovato il 7 luglio con il Consiglio, che prevede la possibilità di attingere dal Pnrr per la produzione di armi. Sui 16 del Nazareno, solo Bartolo e Smeriglio si sono opposti, così come le delegazioni del Movimento 5 Stelle e dei Verdi

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    500 milioni dal bilancio e risorse da reindirizzare dai Pnrr, il piano Ue per produrre un milione di munizioni all’anno

    Bruxelles – Cinquecento milioni di euro dal bilancio fino a giugno 2025 per aumentare la capacità dell’industria europea di produrre munizioni, con l’obiettivo di produrre almeno un milione di pezzi all’anno. La Commissione europea ha svelato oggi (3 maggio) il piano per rafforzare l’industria della difesa europea e aumentare la capacità di produzione di artiglieria per la difesa.
    Thierry Breton
    ‘ASAP’, che non è l’acronimo inglese di ‘as soon as possible’ (prima possibile) ma di ‘Act in support of ammunition production‘. Un piano in due pilastri (uno ‘programmatico’ e uno ‘normativo’) messo nero su bianco dal commissario per il mercato interno, Thierry Breton, a valle di un vero e proprio ‘tour della difesa’ che lo ha visto tra marzo e aprile impegnato a visitare gli undici Paesi dell’Unione europea con l’industria della difesa più avanzata, tra cui anche l’Italia. “Domani sarò in Germania e poi lunedì in Spagna”, ha indicato il commissario in conferenza stampa presentando oggi a Bruxelles il piano, spiegando che così si concluderà il tour delle Capitali industriali.
    Bulgaria, Francia poi ancora in Repubblica ceca e l’Italia: è con questi undici Paesi che il commissario ha messo a punto il disegno per accelerare la produzione di armamenti, munizioni e anche missili, intervenendo principalmente per garantire le catene di approvvigionamento, agevolando le procedure di appalto e anche ponendo rimedio alle carenze di capacità produttiva, promuovendo gli investimenti nel settore che sono mes. “Sono fiducioso che entro 12 mesi saremo in grado di aumentare la nostra capacità produttiva a 1 milione di milioni all’anno per l’Ucraina”, ha assicurato il commissario.

    Gli Stati membri al Consiglio hanno dato mandato alla Commissione europea di presentare una proposta per potenziare con urgenza l’aumento della capacità produttiva dell’industria europea della difesa. Ultimo di tre pilastri di un più ampio e complesso ‘Piano per la difesa’ proposto ai Ventisette da Breton e dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che si articola in tre fasi: un miliardo di euro mobilitato attraverso lo strumento europeo per la pace (strumento fuori bilancio comunitario) per la consegna immediata di munizioni a Kiev attraverso le scorte degli Stati membri; un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi e infine un aumento della capacità di produzione bellica a livello europeo, dal momento che per assicurare le promesse fatte a Kiev è necessario potenziare la capacità industriale dell’Ue. Per fornire urgentemente munizioni e missili all’Ucraina e ad aiutare gli Stati membri a ricostituire le proprie scorte introducendo, la Legge proposta oggi interviene per aumentare la sua capacità di produzione Made in Europe.
    La proposta di regolamento – su cui ora dovranno pronunciarsi Stati membri ed Europarlamento – prevede in concreto l’introduzione di un meccanismo per mappare, monitorare e anticipare meglio l’esistenza di colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento; uno strumento per sostenere finanziariamente il rafforzamento delle capacità di produzione industriale dell’Unione; e l’introduzione di un quadro normativo temporaneo per far fronte alla crisi dell’approvvigionamento di munizioni. Sul fronte finanziario, Bruxelles mette a disposizione programma di sostegno da 500 milioni di euro in sovvenzioni (di cui 260 milioni dal Fondo europeo per la difesa e 240 milioni dal regolamento che istituisce il rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso l’atto comune in materia di appalti pubblici (EDIRPA), proposto dalla Commissione Ue a luglio 2022 e su cui ancora i colegislatori devono raggiungere un accordo) per sostenere progetti industriali o anche partenariati transfrontalieri, oppure ottimizzare o espandere ammodernamento le capacità produttive esistenti, crearne di nuove o ancora incentivare progetti transfrontalieri.

    Lo strumento prevede il co-finanziamento di Bruxelles per il 40 per cento dei costi delle iniziative che saranno considerate ammissibili, il restante 60 per cento dovrà provenire dagli Stati membri. La proposta fa leva però anche sulla possibilità per gli Stati membri di reindirizzare risorse da altri fondi o programmi (come la politica di coesione) ma sopratutto di utilizzare parte delle risorse dei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr), sfruttando l’iter di modifica che i governi possono fare. “Nel proporre piani di ripresa e resilienza modificati o nuovi, gli Statimembri dovrebbero poter proporre misure che contribuiscano anche agli obiettivi di questo strumento”, si legge nella proposta di regolamento.
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    In conferenza stampa Breton ha incalzato i co-legislatori di Parlamento e Consiglio ad approvare il regolamento a stretto giro, entro fine giugno.”L’Ucraina sta resistendo eroicamente al brutale invasore russo. Manteniamo la nostra promessa di sostenere l’Ucraina e il suo popolo, fino a quando sarà necessario, ma i coraggiosi soldati ucraini hanno bisogno di un equipaggiamento militare sufficiente per difendere il loro Paese”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ha ricordato ancora che l’Europa sta intensificando il suo sostegno su tre fronti: attingendo alle scorte esistenti, con un nuovo sostegno del Fondo europeo per la pace di un miliardo di euro; con gli acquisti congiunti di altre munizioni per l’Ucraina, mettendo a disposizione un ulteriore miliardo di euro. “E oggi stiamo realizzando la terza fase. L’incremento e l’accelerazione della produzione industriale di munizioni per la difesa in Europa”, ha aggiunto von der Leyen riassumendo il piano europeo per aumentare la fornitura di munizioni all’Ucraina”, ha concluso la presidente.

    1. Member States supply ammunition from their existing stocks 2. We will procure jointly more ammunition for Ukraine
    3. We are ramping up and speeding up industrial production of ammunition in Europe
    To supply more ammunition for Ukraine and strengthen our EU defence… pic.twitter.com/HjKFl43Gf0
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 3, 2023

    La Commissione svela il piano per aumentare la capacità di produzione industriale della difesa in Europa entro dodici mesi, per rifornire l’Ucraina e le scorte degli Stati membri

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    Pronto il piano di Bruxelles per aumentare la capacità di produzione di munizioni con i fondi Ue

    Bruxelles – La Commissione europea è pronta a svelare il piano per aumentare la capacità industriale della difesa dell’Unione europea. Portato a termine un vero e proprio ‘tour della difesa’ in oltre dieci capitali degli Stati membri, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, presenterà domani (3 maggio) i dettagli della proposta per rafforzare la capacità dell’Ue di produzione di munizioni, portandola ad almeno un milione di munizioni su base annuale.
    “Dobbiamo urgentemente intensificare la produzione, l’approvvigionamento e la consegna di munizioni. Per questo domani la Commissione Ue presenterà il piano a sostegno della produzione di munizioni”, ha confermato in un tweet la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in visita in Repubblica ceca.

    Glad to meet with @prezidentpavel in Prague.
    I thanked him for Czechia’s staunch support to Ukraine.
    We need to urgently step up production, procurement, delivery of ammunition.
    This is why the @EU_Commission will present the Act in Support of Ammunition Production tomorrow. pic.twitter.com/irJzLKIIog
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 2, 2023

    Nel contesto della guerra di Russia in Ucraina, gli Stati membri Ue hanno invitato la Commissione europea a presentare una proposta per potenziare con urgenza l’aumento della capacità produttiva dell’industria europea della difesa, garantendo le catene di approvvigionamento, agevolando le procedure di appalto e anche ponendo rimedio alle carenze di capacità produttiva e promuovere gli investimenti. L’idea – che dovrebbe essere confermata domani dopo la riunione del collegio dei commissari – è quella di ricorrere anche ai fondi comuni del bilancio comunitario per dare una spinta all’industria comune della difesa. “Questa legge sosterrà l’aumento della produzione di munizioni in Europa”, ha spiegato ancora von der Leyen. A detta della presidente, prevederà una regolamentazione più snella con una procedura di autorizzazione rapida. “La proposta prevede un finanziamento dell’Ue di 500 milioni di euro, che si aggiunge a circa un miliardo di euro in totale, con gli Stati membri che cofinanziano il finanziamento della Commissione europea di 500 milioni di euro”, ha spiegato ancora.

    Dopo i vaccini e il gas, a luglio dello scorso anno la Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa. Parte del piano che sarà svelato nelle prossime ore potrebbe essere finanziato attraverso queste risorse. 
    Nei mesi di marzo e aprile, Breton ha fatto tappa in Bulgaria il 15 marzo, in Francia il 20 marzo, poi ancora in Repubblica ceca e la Slovacchia il 22 marzo, in Polonia il 27 marzo, in Romania il 12 aprile. Il 13 aprile scorso Breton ha visitato anche l’Italia, incontrando il ministro della difesa, Guido Crosetto, e la premier Giorgia Meloni. In Italia Breton ha visitato la sede di Colleferro dell’azienda Simmel Difesa, poi quella di Leonardo a La Spezia. E’ poi stata la volta della Svezia il 19 aprile e Slovenia e Croazia il 20 aprile e infine la Grecia il 28. Il tour europeo di Breton – che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni – serve a valutare le esigenze dell’industria della difesa e considerare eventualmente un ulteriore sostegno finanziario, possibilmente anche attraverso fondi dell’Ue, e affrontare possibili colli di bottiglia della catena di approvvigionamento.
    Il problema si è posto da quando è iniziata la guerra in Ucraina e diversi Stati hanno iniziato a inviare munizioni a Kiev per la difesa. A Bruxelles è finora mancata l’idea di una vera e propria industria europea della difesa, che rimane una competenza nazionale. L’obiettivo di aumentare la capacità industriale della difesa è uno dei tre pilastri del piano concordato dai ministri degli Esteri lo scorso 20 marzo per consegnare all’Ucraina nei prossimi dodici mesi almeno un milione di munizioni di armi per difendersi dall’aggressione della Russia cominciata il 24 febbraio di un anno fa.
    Il piano stabilito a marzo dai ministri dell’Ue si articola in tre fasi: un miliardo di euro mobilitato per la consegna immediata di munizioni attraverso le scorte degli Stati membri, un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi e infine un aumento della capacità di produzione bellica a livello europeo. La prima fase del piano prevede di fornire munizioni di emergenza all’Ucraina, che sta affrontando carenze, attingendo alle scorte esistenti degli eserciti europei. Per compensare le risorse militari mobilitate per Kiev, i ministri hanno deciso di mobilitare il miliardo di euro citato da Borrell mobilitando i fondi dello strumento europeo per la pace (European Peace Facility), un fondo fuori dal bilancio europeo e utilizzato dall’inizio della guerra per rifornire di armi l’Ucraina. La svolta storica riguarda però la seconda componente del piano, che prevede di far acquistare agli Stati congiuntamente le munizioni, sul modello degli acquisti di vaccini e ora di riserve di gas. Mentre sul primo pilastro, secondo Borrell, l’Ue sta procedendo spedita e ha consegnato a Kiev “più di mille missili e un numero di munizioni che sta crescendo”, sugli acquisti congiunti e sulla produzione bellica europea le cose procedono a passo meno spedito, anche a causa di qualche attrito tra i Paesi membri.

    Mercoledì il collegio von der Leyen svelerà i piani per aumentare la capacità dell’industria della difesa a livello comunitario. “La legge sosterrà l’aumento della produzione di munizioni in Europa” con regole più snelle. “La proposta prevede un finanziamento dell’Ue di 500 milioni di euro, che si aggiunge a circa un miliardo di euro in totale”, ha anticipato von der Leyen