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    I Ventisette, in ritardo di almeno otto mesi, arriveranno a fornire a Kiev un milione di proiettili d’artiglieria

    Bruxelles – Meglio tardi che mai, dice il proverbio. È un detto che riassume piuttosto bene l’approccio occidentale – sicuramente europeo – verso la fornitura di aiuti militari all’Ucraina nella sua resistenza dall’aggressione russa, che dura ormai da più di due anni e mezzo. Secondo fonti interne all’esecutivo comunitario, Bruxelles sta per raggiungere l’obiettivo di consegnare a Kiev un milione di proiettili d’artiglieria. Ma la scadenza originale era lo scorso marzo.Un alto funzionario del Servizio di azione esterna dell’Unione ha confermato durante un incontro con la stampa in preparazione del Consiglio Affari esteri del prossimo 18 novembre che entro fine anno verrà centrato l’obiettivo di consegnare all’esercito ucraino un milione di proiettili d’artiglieria per difendersi dagli attacchi della Russia. Al momento attuale la produzione avrebbe toccato quota 98 per cento delle munizioni in questione. Obiettivo che, in realtà, avrebbe dovuto essere raggiunto otto mesi fa, a marzo, secondo gli impegni presi originariamente dai Ventisette.Pur in ritardo, dunque, Bruxelles rifornirà Kiev delle munizioni di cui ha bisogno, appena prima che avvenga l’insediamento del nuovo presidente statunitense Donald Trump, un passaggio di consegne che sta generando parecchia insicurezza sul futuro del conflitto. Lo aveva anticipato, durante una visita nella capitale dell’ex repubblica sovietica, l’Alto rappresentate per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, pur senza andare nel dettaglio delle cifre citate oggi dal funzionario del servizio diplomatico dell’Ue. L’iniziativa rientra nel quadro dello Strumento europeo per la pace (Epf nell’acronimo inglese) ed è stata approvata dal Consiglio nel maggio 2023.

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    Zelensky attacca gli alleati: “Umiliante l’aiuto su artiglieria, Ue può dare di più”

    Bruxelles – L’Unione europea fa poco. Il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, ringrazia i capi di Stato e di governo dell’Ue per il sostegno, prezioso, ma considerato ipocrita. Di più: “Umiliante”. Perché non aiuta fino in fondo, e anzi le ‘briciole’ che l’Ue mette a disposizione per la risposta militare di Kiev all’aggressore russo aiutano il Cremlino. Irrompe nel vertice del Consiglio europeo, Zelensky, per un affondo che è un richiamo alla responsabilità. I ritardi nella consegna delle munizioni non vanno giù al leader ucraino.“Le munizioni sono una questione vitale” per rispondere all’avanzata russa, ricorda Zelensky. “Purtroppo, l’uso dell’artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l’Europa, nel senso che l’Europa può dare di più. Ed è fondamentale dimostrarlo adesso”. Il presidente ucraino non nasconde il suo malumore per un’Europa vicina molto a parole, ma troppo poco nella pratica. L’Ue aveva promesso un milione di pezzi di artiglieria entro fino 2023, per poi ammettere di non essere in grado di tenere fede agli impegni assunti e auspicabilmente consegnare poco più della metà di quanto promesso entro fine marzo di quest’anno. L’Ucraina ha ragione da vendere, e l’irritazione di Zelensky lo stesso leader ucraino la manifesta apertamente, avvertendo i Ventisette: “Questa è la guerra della Russia non solo contro l’Ucraina, ma contro tutti noi, anche contro i vostri paesi, contro tutta la nostra Europa e lo stile di vita europeo”.Il presidente ucraino chiede uno slancio, un cambio di passo, una maggiore determinazione, un impegno vero. Non critica l’apporto avuto fin qui, comunque prezioso, consapevole che l’Ue ha scelto la via migliore per un coinvolgimento diretto nel conflitto che vorrebbe dire guerra mondiale o quasi. Critica l’entità del sostegno, insufficiente per Kiev per vincere il conflitto. Lo dice con forza quando parla della contraerea.“I sistemi di difesa aerea esistenti non sono sufficienti a proteggere l’intero nostro territorio dal terrorismo russo“, avverte Zelensky. Quello che ne deriva non è che la diretta conseguenza di un’Ucraina impreparata e debole: fornire mezzi, strumentazioni e armi necessari per fermare la guerra dell’aria che la Russia conduce assieme a quella di terra. “Sapete tutti quali sono i passi da compiere”, scandisce Zelensky, in un’implicita ma chiara richiesta di aiuto, che è anche la pretesa di tenere fede a impegni assunti dall’Ue anche in questo ambito. “Dobbiamo fornire una protezione affidabile ai cieli sopra la linea del fronte”, che l’Ucraina da sola non può garantire. “Dobbiamo far sì che Putin perda la battaglia per il cielo ucraino” perché, assicura, “se lo farà, perderà anche la terra“. Il leader ucraino è consapevole che l’Europa non ha investito nell’industria bellica perché in tempi di pace, e dunque oggi in difficoltà a far ripartire un comparto divenuto strategico e necessario, e chiede di accelerare. “Per favore, non perdete il tempo necessario per attivare la produzione della difesa“. Un invito ai Ventisette a non rinviare le decisioni che servono per finanziare la produzione a dodici stelle, senza affidarsi a terze parti. “Spero che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che la nostra Europa ha bisogno di una reale autosufficienza in termini di difesa”, l’auspicio di Zelensky. “Ciò può essere raggiunto solo aumentando la produzione di armi e munizioni nel continente”. Esattamente uno dei punti sul tavolo del vertice, dove i leader sono divisi.Italia, Spagna, Lituania ed Estonia vedono di buon occhio l’idea di creare eurobond per la difesa, ipotesi su cui frenano invece Germania, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia. Un modo di presentarsi al cospetto del partner ucraino che non aiuta a fugare i dubbi sull’efficacia degli alleati europei e il loro “umiliante” sostegno.

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    L’Ue rivede gli impegni sulla consegna di un milione di munizioni all’Ucraina. Entro marzo saranno al massimo 530 mila

    Bruxelles – L’Ue rivede al ribasso gli impegni sulla consegna di un milione di munizioni all’Ucraina entro marzo 2024. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, dopo il confronto con i ministri della Difesa dei 27, alza bandiera bianca e annuncia che entro la scadenza stabilita arriverà a Kiev solo il 52 per cento dell’artiglieria promessa.
    Nell’agenda del vertice informale di oggi (31 gennaio) a Bruxelles, il primo punto era fare il punto della situazione sul supporto all’Ucraina, che visti i tentennamenti dell’alleato americano – 6 miliardi ancora bloccati dal Congresso – è più importante che mai. Un supporto che finora non è mai mancato: dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, l’Ue e gli Stati membri hanno fornito 28 miliardi di assistenza militare alla resistenza di Kiev. Oggi il capo della diplomazia europea ha chiesto ai ministri Ue quanto riusciranno a impegnarsi per il 2024: “Posso dire che avremo un budget di almeno 21 miliardi per il sostegno militare all’Ucraina”, ha annunciato Borrell. Che si aspetta comunque che questa cifra cresca, perché alcuni Paesi non hanno ancora dichiarato le proprie stime.

    L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell
    Come sottolineato da Borrell, si tratterebbe di un aumento notevole rispetto ai 28 miliardi nei due anni precedenti. Ma la nota dolente riguarda la consegna di quell’artiglieria che avrebbe dovuto sostenere la controffensiva ucraina nei territori occupati dall’esercito di Mosca. Ad oggi a Kiev sono arrivati 330 mila pezzi, tra proiettili d’artiglieria, munizioni da 155 mm e missili. Si procede a rilento, basti pensare che a inizio novembre l’Ue aveva già raggiunto quota 300 mila. In un’interrogazione parlamentare del 22 dicembre, Borrell sosteneva ancora di poter raggiungere l’asticella di un milione di munizioni entro marzo 2024. Ma, dopo l’aggiornamento odierno e numeri alla mano, ha tirato i remi in barca: “Entro marzo prevedo che questa cifra (330 mila, ndr) aumenterà di 200 mila unità”, ha dichiarato a margine del Consiglio informale.
    Dunque il tetto è abbassato a 530 mila, il 52 per cento dell’obiettivo. Che dovrà essere raggiunto facendo affidamento quasi solo sulle scorte già esistenti nei Paesi membri. Perché il problema principale per realizzare l’Asap (Act in support of ammunition production) resta la capacità industriale europea. Da un lato le difficoltà dell’industria bellica europea nell’aumentare il ritmo di produzioni di proiettili, dall’altro il rincaro dei prezzi delle munizioni. Ma Borrell vede il bicchiere mezzo pieno: “La capacità produttiva è aumentata del 40 per cento dall’inizio della guerra“, arrivando al ritmo di “quasi un milione di munizioni all’anno, ma entro la fine del 2024 saranno 1,4 milioni”.

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    Borrell: “Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina”. In primavera attesa la svolta

    Bruxelles – Avanti con il rifornimento di munizioni all’Ucraina. L’Unione europea non intende abbandonare l’alleato-partner nel conflitto con la Russia, e il piano per accelerare produzione industriale e forniture non solo non è rimesso in discussione ma dovrebbe iniziare a produrre i propri effetti entro la primavera di quest’anno. E’ la data che fornisce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, nella risposta fornita ad un’interrogazione parlamentare in materia.Ci sono tre linee d’azione per il potenziamento della produzione industriale di difesa: consegna immediata dalle scorte o ridefinizione delle priorità degli ordini, acquisto congiunto di munizioni calibro 155 mm, e aumento della capacità industriale europea. Per quanto riguarda i primi due rami dell’agenda a dodici stelle, sostiene Borrell, “la consegna di 1 milione di munizioni da artiglieria all’Ucraina continua ad essere un importante obiettivo politico“, anche alla luce della mancata promessa di farle avere a Kiev e alla sue forze armate entro fine 2023. Adesso si conta di farle avere “entro marzo 2024”, dopo aver già consegnato, sottolinea Borrell, “oltre 300mila munizioni terra-terra e 3.200 missili da febbraio 2023”.Anche sul fronte dei proiettili calibro 155 l’obiettivo temporale è quello del cambio di stagione. “Si stima che la capacità produttiva europea sia già aumentata del 20-30 per cento da febbraio 2023, e si prevede che raggiungerà la capacità di 1 milione l’anno nella primavera del 2024″. Un’evoluzione che si collega agli acquisti congiunti per rifornire l’Ucraina. “Secondo le stime attuali – dice sempre l’Alto rappresentante – sarebbero già ordinate circa 180mila munizioni per il periodo 2023-2024″, e inoltre “si prevedono ulteriori ordini nei prossimi mesi”.Al netto di questo, l’impegno dell’Ue è pronto a essere profuso anche in altri ambiti, sempre di difesa e sostegno all’Ucraina. Borrell tiene a precisare, nella sua risposta alle domande sollevate dai banchi del gruppo dei popolari (PPE), che tra Stati membri e di concerto con l’Ucraina “sono attualmente in corso discussioni sui futuri impegni di sicurezza dell’UE nei confronti dell’Ucraina e su come garantire un sostegno militare sostenibile e prevedibile all’Ucraina“. Un messaggio per Mosca. L’UE non cede.

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    L’Ue rilancia l’industria bellica: “Studiamo cosa manca e dove investire”

    Bruxelles – “Analizzeremo la nostra capacità militari per vedere, esercito per esercito, dove ci sono lacune, cosa manca, e dove investire“. L’Europa si riarma. Il messaggio che invia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è il rilancio in grande stile dell’industria bellica. E’ giustificato dalla necessità di rispondere alle manovre militari della Russia in Ucraina, e dal fatto che le munizioni di cui Kiev ha bisogno l’Ue le sta prendendo dalle riserve nazionali degli Stati membri, ora sguarnite. La produzione serve più che mai e la linea dunque è tracciata.C’era una volta l’Unione europea, progetto di pace e addirittura premio Nobel per la pace, nel 2012. Dopo un decennio e poco più benvenuti in tutt’altra Europa. La riunione dei ministri della Difesa dei Ventisette riunisce attorno al tavolo i rappresentanti dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) e pure il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Non è la prima volta né una novità. Ma è in questo formato che Borrell conduce l’analisi sulle lacune dell’industria bellica a dodici stelle, con l’Alleanza atlantica a fare da sponsor.“Putin deve capire che non vincerà, e l’unico modo che abbiamo per farglielo capire è continuare a sostenere militarmente l’Ucraina”, scandisce Stoltenberg. Che proietta l’Europa e il mondo di oggi nell’universo orwelliano per cui ‘guerra è pace’. Del resto essere positivi non è semplice. “Non credo che nessuno sia davvero ottimista” per ciò che riguarda il conflitto russo-ucraino, scandisce la ministra della Difesa olandese, Kajsa Ollongren. “La visione ottimistica sarebbe quella di una Russia che smette di combattere, ma è ciò che non sta accadendo”. Dal punto di vista euro-occidentale dunque, giusto andare avanti e sostenere quanto più possibile l’Ucraina. Anche perché ha molto da perdere, l’Ue. La faccia, l’immagine, la credibilità. I ritardi nella consegna del milione di munizione, con le promesse che non saranno mantenute, non depongono a favore di un’Europa decisa, a maggior ragione, alla corsa bellica.
    L’annuncio dell’Alto rappresentante Borrell. “Valuteremo le lacune esercito per esercito”. Il sostegno della Nato: “Putin deve capire che in Ucraina non può vincere”

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    Ucraina, La Lituania: “Promessa di un milione di munizioni Ue non si materializzerà”

    Bruxelles – Niente da fare, l’Ue non ce la farà a rifornire l’esercito ucraino di un milione di munizione entro la fine dell’anno. Il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielus Landsbergis, di fronte ai ritardi già accumulati, non può non ammettere che a questo punto, data la situazione, “la promessa per quest’anno non si sta materializzando e non credo che si materializzerà“. Sono state consegnate appena 300mila munizioni, meno di un terzo concordato, a riprova di un’industria bellica a dodici stelle non pronta a nuove produzioni su questa scala.I Ventisette si erano impegnati a sostenere l’Ucraina, convinti della necessità di rifornire le forze armate di Kiev per respingere l’avanzata della Russia. Lo scorso 5 maggio il Consiglio ha deciso di mettere a disposizione un miliardo di euro per l’aumento della produzione bellica, attraverso appalti e acquisti congiunti, con l’obiettivo di rifornire le forze armate ucraine di proiettili di artiglieria calibro 155 mm e, su richiesta, di missili. Ma il progetto si sta arenando, per il disappunto anche del ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna. “Prendiamo molte decisioni ma non sempre riusciamo a tradurle in pratica“, commenta.L’intenzione adesso è di provare ad avviare i negoziati di adesione di Kiev all’Unione europea, come proposto dalla Commissione Ue la settimana scorsa. C’è già un gruppo di Stati membri favorevole all’idea. L’intenzione di accogliere l’Ucraina viene espressa dai baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Repubblica ceca, Romania, con Svezia e Belgio disposti a valutare. Non si mostrano così possibilisti, ma neppure chiudono la porta come invece fa l’Ungheria. Di fronte ai ritardi nella consegna di munizione c’è da dover salvare la faccia, e l’allargamento può essere il modo migliore per farlo, politicamente parlando.Da un punto di vista militare i ritardi Ue sono però un problema per le strategie euro-ucraine. Kiev ha bisogno del sostegno dei partner per poter sperare di respingere l’aggressore, con gli europei consapevoli che in questo momento “un cessate il fuoco sarebbe una vittoria di Putin”, taglia corto il ministro degli Esteri lituano. Non a caso infastidito per l’obiettivo mancato sulle munizioni.
    Il ministro degli Esteri di Vilnius ammette i ritardi dell’Unione della sua industria bellica. L’idea di un avvio dei negoziati di adesione entro l’anno per salvare la faccia

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    Solo 300 mila munizioni su un milione consegnate finora all’Ucraina. La produzione europea non decolla

    Bruxelles – L’Unione europea “è ancora davvero impegnata a consegnare tutte le munizioni all’Ucraina il più presto possibile”. Dietro le rassicurazioni che arrivano da alte fonti europee, l’altra faccia della medaglia: finora, solo il 30 per cento dell’artiglieria promessa dai 27 a Kiev è stato effettivamente consegnato.Il forte ritardo nell’attuazione del Piano per la difesa sarà in cima all’agenda del prossimo vertice dei ministri Ue della difesa, previsto martedì 14 novembre a Bruxelles. All’incontro parteciperà anche il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: poco più di un mese fa Rob Bauer, il più alto funzionario militare dell’Alleanza atlantica, riguardo ai rifornimenti bellici all’Ucraina aveva dichiarato che “il fondo del barile è ormai visibile“.Jens Stoltenberg e Volodymyr Zelensky“Il problema principale è la capacità industriale“, ha ammesso un alto funzionario Ue. Da un lato ci sono le difficoltà dell’industria bellica europea nell’aumentare il ritmo di produzioni di proiettili, dall’altro il rincaro dei prezzi delle munizioni, che potrebbe rendere insufficiente il budget stanziato dal blocco. Il risultato è che la controffensiva lanciata da Kiev quasi sei mesi fa ha potuto contare su 300 mila munizioni dall’Ue, su un milione previste.Il Piano europeo è composto da tre pilastri: un miliardo di euro mobilitato attraverso lo Strumento europeo per la pace (strumento fuori bilancio comunitario) per la consegna immediata di munizioni a Kiev attraverso le scorte degli Stati membri, un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi e 500 milioni di euro a sostegno di progetti di investimento per un valore massimo di 1,4 miliardi di euro, incentivando così l’incremento della produzione di munizioni e missili nell’Unione europea.Quest’ultimo, l’Act in Support of Ammunition Production (Asap), “richiede tempo, non si fa dal giorno alla notte”. Ci si aspettava maggiore rapidità dai primi due pilastri, che dovrebbero coprire i rifornimenti di proiettili d’artiglieria, munizioni da 155 mm e missili. Ma da Bruxelles garantiscono che “avranno luogo consegne significative entro la fine dell’anno“. E che, al di là del piano a 27, “non bisogna dimenticare” che diversi Stati membri stanno autonomamente inviando armi alla resistenza di Kiev.Se sarà sufficiente per bilanciare le stime che provengono dagli stabilimenti russi, pronti a consegnare 2 milioni di proiettili all’esercito entro l’inverno – senza contare i rifornimenti dalla Corea del Nord- si vedrà dall’esito delle operazioni militari, con la controffensiva ucraina che si è già impantanata e ora si prepara all’inverno. “Sappiamo che la Russia sta aumentando le proprie capacità belliche“, ma è ancora “troppo presto per dire che non raggiungeremo gli obiettivi”, dichiarano fonti comunitarie. Le tegole però si moltiplicano, dentro e fuori il vecchio continente: a Washington, dove rimangono in stallo oltre 6 miliardi di dollari di assistenza per l’Ucraina, l’attenzione è ora soprattutto per il conflitto tra Israele e Hamas. E l’Unione europea se la deve vedere al suo interno con l’Ungheria e con il nuovo governo in Slovacchia, che continuano a rallentare qualsiasi mossa in soccorso di Kiev.
    Mentre la Russia sta aumentando la propria capacità industriale bellica, i 27 fanno sempre più fatica a mantenere gli impegni presi per sostenere la controffensiva di Kiev. Fonti Ue: “Consegne significative entro la fine dell’anno”

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    Semaforo verde dell’Eurocamera ai 500 milioni per le munizioni Ue. Allineato anche il Partito Democratico

    Bruxelles – Via libera definitivo del Parlamento europeo all’Asap, il piano Ue per aumentare la consegna di munizioni e missili all’Ucraina e imprimere un cambio di passo sulla capacità di produzione bellica nei 27 Stati membri. Acronimo di ‘Act in support of ammunition production’ e di ‘As soon as possible’, il regolamento presentato dalla Commissione Ue lo scorso 3 maggio è stato in effetti finalizzato in tempo di record. Ora manca solo la ratifica del Consiglio, prima che il piano diventi legge.
    Il piano prevede di mobilitare in via d’urgenza cinquecento milioni di euro dal bilancio comunitario fino a giugno 2025 per aumentare la capacità dell’industria europea di produrre munizioni, con l’obiettivo di produrre almeno un milione di pezzi all’anno, tra munizioni terra-terra, artiglieria e missili. Ultimo di tre pilastri di un più ampio e complesso ‘Piano per la difesa’ proposto ai Ventisette dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton, e dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, per rispondere all’emergenza della fornitura di munizioni all’Ucraina, ma anche per costruire una visione di lungo termine per la difesa europea.
    Oltre all’Asap, il Piano per la difesa comprende un miliardo di euro mobilitato attraverso lo strumento europeo per la pace (strumento fuori bilancio comunitario) per la consegna immediata di munizioni a Kiev attraverso le scorte degli Stati membri e un altro miliardo di euro per gli acquisti congiunti di armi.
    Fondi del Pnrr per le armi. L’opposizione di Pd e M5s
    La parte più dibattuta del regolamento è la possibilità per i governi di usare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per raggiungere l’obiettivo fissato di almeno un milione di munizioni all’anno. Dei 500 milioni di euro mobilitati per l’Asap, 260 milioni provengono dal Fondo europeo per la difesa e 240 milioni dal regolamento che istituisce il rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso l’atto comune in materia di appalti pubblici (Edirpa), per sostenere progetti industriali o anche partenariati transfrontalieri, oppure ottimizzare o espandere ammodernamento le capacità produttive esistenti, crearne di nuove o ancora incentivare progetti transfrontalieri. Nessun obbligo di utilizzare i fondi del Pnrr, una scelta che sarà a discrezione dei governi nazionali.
    Nell’accordo trovato con il Consiglio il 7 luglio, l’Eurocamera è riuscita a scongiurare invece l’inclusione dei fondi di coesione tra gli strumenti per finanziare la produzione bellica, oltre a ottenere che i finanziamenti “saranno stanziati per una gamma più diversificata di progetti e che anche le piccole e medie imprese potranno beneficiare di un tasso di finanziamento da parte dell’Ue più elevato”.
    Il testo ha messo d’accordo quasi tutti, passando in plenaria con 505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni. Tra gli italiani, se le defezioni del Movimento 5 Stelle e degli esponenti dei Verdi erano annunciate, gli occhi erano puntati sull’orientamento del Partito Democratico, con la segretaria Elly Schlein che lo scorso 28 giugno a Bruxelles aveva dato l’endorsement al provvedimento nonostante la contrarietà all’uso del Pnrr. Alla fine, i 16 della delegazione guidata da Brando Benifei si sono allineati con il resto dei socialisti europei, al netto dei no di Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio. La posizione del Nazareno è stata sintetizzata da Elisabetta Gualmini, vicepresidente del gruppo S&d: “Avevamo proposto una serie di emendamenti che chiedessero la cancellazione del riferimento ai fondi del Pnrr e di coesione”. Questi ultimi “per fortuna” sono stati eliminati, “sul Pnrr ci fidiamo di quello che ha detto il governo“. Che ha garantito, in seguito a una mozione promossa dai dem e approvata all’unanimità dalla Camera, l’impegno a non toccare i soldi del Piano di ripresa e resilienza per le munizioni.

    Con 505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni il Parlamento Ue ha adottato formalmente l’accordo politico trovato il 7 luglio con il Consiglio, che prevede la possibilità di attingere dal Pnrr per la produzione di armi. Sui 16 del Nazareno, solo Bartolo e Smeriglio si sono opposti, così come le delegazioni del Movimento 5 Stelle e dei Verdi