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    Allargamento Ue 1/ Nuovo slancio in sei dei Paesi candidati

    Bruxelles – Nel giorno dell’ultimo pacchetto annuale sull’Allargamento di questa Commissione europea – che ha avuto il merito di rimettere al centro delle priorità Ue i dieci Paesi sulla strada dell’adesione – le buone notizie arrivano per sei di loro. Montenegro, Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldova e Ucraina. Se quest’ultima merita un discorso a parte, per le altre cinque vale il minimo denominatore comune sottolineato dall’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell: “Si sono allineati pienamente alla nostra politica estera e di sicurezza comune”.Perché non è tollerato alcun “business as usual” nei confronti di Mosca, come rimproverato invece a Georgia, Serbia e Turchia. In un contesto geopolitico segnato indelebilmente dall’aggressione della Russia in Ucraina, non si può prescindere dal posizionamento strategico dei Paesi candidati all’Ue. Quasi una cartina tornasole per poi analizzare lo stato dell’arte di tutti gli altri parametri che Bruxelles richiede alle capitali che hanno scelto il percorso europeo.La guerra alle porte dell’Europa ha d’altra parte sicuramente restituito “nuovo slancio” al processo di allargamento del blocco Ue, perché l’adesione – come evidenziato da Borrell – “diventa una scelta strategica”. Anche da parte di Bruxelles. E in effetti due settimane fa si sono aperti ufficialmente i negoziati con l’Albania, quelli sul cosiddetto “cluster dei fondamentali”, mentre Ucraina e Moldova hanno tenuto la prima conferenza intergovernativa che dà il via ai negoziati a giugno 2024. Tappa raggiunta anche dalla Macedonia del Nord, e sempre più nitida all’orizzonte per la Bosnia-Erzegovina, con cui nel marzo 2024 il Consiglio europeo ha deciso di aprirà i negoziati. Ben più avanti infine il Montenegro che, “avendo soddisfatto i parametri intermedi per i capitoli sullo Stato di diritto, è in procinto di chiudere provvisoriamente ulteriori capitoli negoziali”.Le raccomandazioni ai Paesi candidatiPer quanto riguarda Podgorica, il documento Ue sottolinea che nel complesso il Montenegro “ha accelerato i preparativi per l’adesione all’Ue e ha lavorato in modo efficace”. Secondo la Commissione europea, l’impegno politico delle autorità montenegrine per l’obiettivo strategico dell’integrazione europea è stata “una priorità costante per il Paese”. I negoziati di adesione con il Montenegro sono vecchi di oltre un decennio, aperti nel giugno 2012. Ad oggi sono stati aperti 33 capitoli negoziali sui 35 totali, di cui 3 sono stati chiusi provvisoriamente.Tra i Balcanici che finalmente avanzano verso l’Ue c’è l’Albania, fresca dell’apertura dei negoziati sul cluster dei fondamentali, che riguardano “Magistratura e diritti fondamentali, Giustizia, libertà e sicurezza, Appalti pubblici, Statistiche, Controllo finanziario”. Secondo la valutazione della Commissione europea è fondamentale che Tirana “intensifichi ulteriormente il ritmo delle riforme orientate all’Ue, in particolare per quanto riguarda lo Stato di diritto”. L’obiettivo è consolidare i risultati ottenuti “nell’applicazione della legge, nella lotta efficace alla corruzione e alla criminalità organizzata e nella promozione dei diritti fondamentali, tra cui la libertà dei media, i diritti di proprietà e le minoranze”.Nel caso della Macedonia del Nord, il cui percorso di adesione è stato recentemente spacchettato da quello dell’Albania per permettere a Tirana di avanzare, l’Ue ribadisce l’importanza di “attuare in buona fede” gli accordi bilaterali esistente con i Paesi vicini, in primis con la Grecia e la Bulgaria, che stanno frenando il percorso di Skopje verso Bruxelles. Il piccolo Stato balcanico deve accelerare l’impegno sulla “lotta alla corruzione e la criminalità organizzata”, oltre che “rafforzare la fiducia nel sistema giudiziario”. Skopje si è in ogni caso dimostrata “ancora una volta un partner affidabile” per quanto riguarda il suo posizionamento nei confronti della guerra in Ucraina, “inviando un forte segnale della sua scelta strategica di adesione all’Ue”.Anche la Bosnia-Erzegovina ha dimostrato “risultati tangibili, tra cui la gestione della migrazione, il pieno allineamento con la politica di sicurezza comune ed estera dell’Ue e l’approvazione di leggi sull’integrità del sistema giudiziario, la lotta al riciclaggio di denaro e il conflitto di interessi”. A questo punto, la Commissione europea sta preparando il quadro negoziale in vista della sua adozione da parte del Consiglio, previa l’attuazione da parte di Sarajevo di una serie di raccomandazioni indicate dall’esecutivo Ue nell’ottobre del 2022. Con la Bosnia rimane però qualche attrito sull’allineamento anti-Mosca: nonostante “buoni progressi, l’attuazione delle misure restrittive rimane una sfida a causa di ostacoli politici”, rileva la Commissione.Rimane Moldova, che solo pochi giorni fa ha deciso con un referendum serratissimo di emendare la costituzione nazionale prevedendo l’accesso all’Unione europea come obiettivo. Per il commissario Ue all’Allargamento, Olivér Várhelyi, “negli ultimi anni Moldova ha fatto molta strada”. Nonostante “le continue interferenze russe e l’impatto della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, si legge nel documento. Dopo la prima conferenza intergovernativa del giugno 2024, la valutazione di Bruxelles è la seguente: “l’esame analitico dell’acquis Ue procede senza intoppi”. Un esito che fa sì che la Commissione auspichi l’apertura dei negoziati con la repubblica confinante con l’Ucraina “il prima possibile nel 2025”.

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    Il doppio voto in Moldova avvicina Chisinau all’Europa

    Bruxelles – Per il rotto della cuffia i cittadini moldavi hanno deciso che il futuro del loro Paese è quello di entrare nell’Unione europea. Il “sì” al referendum popolare sull’adesione è passato in testa lunedì mattina (21 ottobre), il giorno dopo la chiusura delle urne, e pare che la volata sia stata tirata dai residenti all’estero. Ma domenica si è votato anche per le presidenziali: la presidente uscente Maia Sandu, un’europeista che ha ripetutamente denunciato ingerenze russe nel processo democratico nazionale, è in vantaggio, ma dovrà andare al ballottaggio tra due settimane.Chisinau verso BruxellesSembrava fosse già l’ora di intonare il de profundis delle ambizioni europee della Moldova, con il fronte contrario all’ingresso nell’Ue del piccolo Paese esteuropeo sembrava in netto vantaggio fino alle prime ore di lunedì. Ma all’ultimo miglio dello scrutinio si è registrato il sorpasso, spinto dal voto della diaspora che è stato conteggiato solo alla fine e a quello della Capitale Chisinau, arrivato all’alba di oggi. Per tutta la notte tra domenica e lunedì era rimasto saldamente in testa (con una percentuale che oscillava tra il 55 e il 57) il “no” al referendum, ma poi la situazione si è ribaltata – almeno stando ai dati preliminari forniti dalla commissione elettorale centrale.Il distacco tra i due schieramenti corre sulla lama di un rasoio, ma sarebbe sufficiente a far vincere il fronte europeista: 50,39 contro 49,61 per cento con oltre il 99 per cento dei voti scrutinati. Lo scarto sarebbe di poche migliaia di voti, poco più di 11mila su una popolazione totale da 2 milioni e mezzo di abitanti. L’affluenza è stata ampiamente superiore alla soglia necessaria ai fini della validità del referendum (33,3 per cento), con oltre la metà degli aventi diritto (51,68 per cento) che si sono recati alle urne.Nel quesito referendario si chiedeva ai cittadini se inserire nella carta fondamentale l’impegno dell’ex repubblica sovietica verso l’integrazione nel club europeo. Nello specifico, il preambolo della Costituzione dovrebbe ora venire arricchito da due nuovi paragrafi per “riconfermare l’identità europea del popolo della Repubblica di Moldova e l’irreversibilità del percorso europeo” e per “dichiarare l’integrazione nell’Unione Europea un obiettivo strategico della Repubblica di Moldova”.Ombre russeSecondo molti osservatori, il successo del fronte anti-Ue sarebbe dovuto anche ad una pesante campagna di interferenza orchestrata da Mosca, che ha tutto l’interesse a tenere la Moldova lontana da Bruxelles. Quando il “no” al referendum era ancora in vantaggio, Sandu ha accusato “gruppi criminali” legati al Cremlino di aver interferito con il voto, per impedire all’ex repubblica sovietica di abbandonare l’orbita russa. “Abbiamo prove chiare che questi gruppi criminali hanno tentato di comprare 300mila voti”, ha dichiarato, con l’obiettivo “di minare un processo democratico” e di “diffondere paura e panico nella società”.Da Bruxelles le ha fatto eco il portavoce per gli Affari esteri dell’esecutivo comunitario, Peter Stano: “Abbiamo notato che questa votazione si è svolta sotto un’interferenza e un’intimidazione senza precedenti da parte della Russia” e di altri attori riconducibili alla Federazione, ha dichiarato durante una conferenza stampa, “con l’obiettivo di destabilizzare i processi democratici nella Repubblica di Moldova”. Del resto, non si tratta certo di un fulmine a ciel sereno. “Questa interferenza straniera e manipolazione delle informazioni” da parte del Cremlino “ha molti volti, e sta accadendo in molte forme non solo pochi giorni prima del voto”, ha aggiunto Stano, parlando di “uno sforzo a lungo termine” che è finito nel mirino della Commissione “molto tempo fa”.Le autorità moldave avevano già smantellato un massiccio schema di compravendita di voti a inizio mese, che avevano ricondotto alle ingerenze dell’oligarca Ilan Shor, vicino a Mosca e attualmente residente in Russia. La settimana scorsa, hanno sventato un altro complotto in cui erano coinvolti oltre un centinaio di giovani che avrebbero ricevuto un addestramento da parte di gruppi militari privati russi su come creare disordini in occasione del doppio voto di domenica scorsa.Le aspirazioni europee della leadership in caricaUn’ex repubblica sovietica, la Moldova è guidata dal 2021 da un governo filo-occidentale e dalla presidente pro-Ue Maia Sandu eletta l’anno precedente.Esecutivo e capo dello Stato stanno cercando di sganciare la nazione balcanica da quella che il presidente russo Vladimir Putin continua a considerare la “sfera d’influenza” della Federazione. Da decenni Chisinau è alle prese con i separatisti della Transnistria, un lembo di terra al confine con l’Ucraina che si è autoproclamata indipendente nel 1990 e continua a sfidare la sovranità e l’integrità territoriale moldave grazie all’appoggio della Russia.Nel marzo 2022 la Moldova ha fatto domanda per entrare in Ue insieme all’Ucraina ed ha ottenuto lo status di Paese candidato nel giugno di quello stesso anno, sempre in tandem con Kiev. Lo scorso dicembre, il Consiglio europeo ha dato il via libera per avviare formalmente i negoziati di adesione, una decisione concretizzatasi a giugno di quest’anno con la prima conferenza intergovernativa.Ballottaggio presidenzialeMa l’appuntamento elettorale di domenica era doppio. Oltre ad esprimersi sul futuro europeo di Chisinau, i moldavi erano anche chiamati a scegliere il nuovo capo dello Stato, che si dovrà insediare alla scadenza del mandato della presidente uscente, la 52enne Sandu (il prossimo dicembre).L’attuale presidente (la prima donna a ricoprire tale incarico, già prima ministra per qualche mese nel 2019) ha ottenuto il 42,31 per cento dei consensi a scrutinio quasi completo, che la posizionano saldamente in testa ma non le hanno permesso di centrare il bis al primo turno. Ora dovrà sfidare il candidato filorusso Alexandr Stoianoglo (che ha preso il 26,09 per cento) al ballottaggio in calendario per il 3 novembre.

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    Legami con la Russia e rivendicata dalla Moldova, il rebus geopolitico della Transnistria che riguarda anche l’Ue

    Bruxelles – E’ uno dei conflitti congelati dell’era post-sovietica, con uno status di territorio non riconosciuto internazionalmente, rivendicato, e contraddistinto da un mosaico ‘etnico’ che rende il tutto ancor più complicato. La Transnistria è oggi più che mai un rebus, e il referendum di domenica (20 ottobre) sulle ambizioni Ue della Moldova lo riaccende come non mai.Geograficamente la Transnistria si trova in Europa orientale, incastonata tra la repubblica di Moldova, che la reclama come propria, e l’Ucraina. Il 2 settembre 1990 si proclama indipendente dalla repubblica socialista sovietica di Moldova, e il 25 agosto 1991 giunge anche l’auto-proclamazione di indipendenza dall’Unione sovietica. In quel momento la Transnistria, con Tiraspol capitale, diventa un’entità a sé, però mai riconosciuta come tale dalla comunità internazionale. I Paesi dell’Onu la riconoscono come appartenente alla repubblica di Moldova.Il territorio si è organizzato come vero e proprio Stato indipendente e sovrano. Ci sono un governo, una costituzione, passaporti, una banca centrale che stampa la valuta nazionale, il rublo transnistriano. Già solo questo elemento è indice dei legami con la Russia. Sulle banconote in circolazione sono stampate le effigi di Caterina II (zarina di Russia dal 1762 alla morte), Pëtr Aleksandrovič Rumjancev-Zadunajskij (feldmaresciallo dell’esercito imperiale russo), e Aleksandr Vasil’evič Suvorov (generale russo, tra i comandanti della guerra russo-turca del 1768-1774 a seguito della quale Ucraina meridionale, Caucaso settentrionale e Crimea vennero portati definitivamente sotto il dominio dell’Impero russo).La Transnistria [foto: Wikimedia Commons]I legami con la Russia sono ancora molto forti, e nel Paese i vecchi simboli dell’era sovietica sono ancora ben visibili. Non solo: accanto alla bandiera nazionale a strisce orizzontali rosso-verde-rosso, si aggiunge una riproduzione del tricolore russo, identico per policromia (strisce orizzontali bianco-blu-rosso) ma diversa per dimensioni. Un modo per mostrare il desiderio di restare vicina alla Federazione russa e marcare le distanze dalla repubblica di Moldova.Il mancato riconoscimento di status di Paese indipendente e sovrano pone però una questione giuridica: la maggior parte dei cittadini transnistriani possiede anche una cittadinanza moldava, russa o ucraina. Anche in ragione di questi cittadini moldavi il governo di Chisinau insiste per ricongiungere la Transnistria alla Moldova.Da un punto di vista sociale, la principale comunità presente sul territorio è quella russa (34 per cento), seguita da quella moldava (33 per cento) e da quella ucraina (26,7 per cento). A questi gruppi si aggiunge la minoranza bulgara (2,8 per cento).La guerra russa in Ucraina ha ridisegnato la situazione. Kiev non riconosce la Transnistria, ma in virtù dei tanti ucraini presenti sul territorio ha tessuto relazioni economico-commerciali. Non senza tensioni. Kiev ha posto come condizione per lo scambio di merci che tutto ciò che viene venduto in Ucraina debba avere certificazioni moldave, irritando il Cremlino che vede nelle mosse dell’Ucraina un modo per accrescere pressioni e spingere la Transnistria verso un modello troppo europeo.Dopo l’avvio delle operazioni militari di Mosca le autorità ucraina hanno cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti della Transnistria, vista come ‘amica dei nemici’ e come tale trattata. A marzo 2022 l’Ucraina ha abbattuto un ponte ferroviario con l’accusa di averlo utilizzato per favorire la movimentazione delle truppe russe in chiave anti-ucraina. Ecco che la Transnistria si ritrova al centro della guerra russo-ucraina.Il territorio rischia di rimanere schiacciato tra le voglie unioniste moldave e i rancori ucraini, con la Russia difficilmente disposta a rinunciare al suo ‘protettorato’ in una parte di mondo che sembra sfuggire ai propri interessi e influenza.Il controllo del territorio è motivo di attriti tra la Russia e la Nato, con quest’ultima che, tramite risoluzione, già nel 2008 ha intimato a Mosca di ritirare le truppe. Ma per Putin diventa sempre più strategica per mantenere una zona di presenza e influenza. Il referendum della Moldova per l’adesione all’Ue trascina con sé la questione della Transnistria. In prospettiva la Moldova può portare nell’Ue la questione territoriale e politica, zone contese e frontiere tutt’altro che definite.

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    Moldova al bivio, ecco il referendum che può portarla nell’Ue o lanciarla nell’orbita di Putin

    Bruxelles – La Moldova al bivio. Scegliere se restare nel limbo di un Paese sospeso tra Unione europea e interessi russi, o seguire la via che porta all’adesione al club a dodici stelle. Le elezioni di domenica (20 ottobre) non sono solo un momento per capire chi guiderà il Paese, se la presidente uscente a caccia di un nuovo mandato, Maia Sandu, dichiaratamente pro-Ue, o altri leader con diverse visioni. Si deve anche decidere se emendare la costituzione nazionale prevedendo l’accesso all’Unione europea come obiettivo. La consultazione referendaria assume nuove valenza geopolitiche alla luce del rinnovato scontro tra Russia e blocco euro-occidentale.“Sostieni la modifica della costituzione in vista dell’adesione della Repubblica di Moldavia all’Unione Europea?” è il quesito che sarà posto agli elettori. Un eventuale ‘sì’ renderà il tutto vincolante, segnando un momento storico nella vita della repubblica. Non sembra impossibile, dati i quorum previsti nel Paese. Per modificare la costituzione è necessario un risultato positivo, con la partecipazione di almeno un terzo degli elettori. Gli ultimi sondaggi disponibili, a cui da Bruxelles si guarda con grande attenzione, suggeriscono che il 69 per cento degli aventi diritto intendono partecipare al voto, e che il 63 per cento di loro intenda esprimersi per l’adesione all’Ue. Le premesse pre-voto inviano già un messaggio chiaro.Più nello specifico il preambolo della Carta nazionale sarebbe completato con due nuovi paragrafi per “riconfermare l’identità europea del popolo della Repubblica di Moldova e l’irreversibilità del percorso europeo” e per “dichiarare l’integrazione nell’Unione Europea un obiettivo strategico della Repubblica di Moldova”.L’Unione europea teme l’attività russa, in particolare i tentativi di influenzare il voto attraverso interferenze, contro-informazione e anche corruzione. Un’operazione mirata sarebbe stata messa in piedi appositamente per creare reti di supporto alla campagna del ‘no’ in cambio di denaro, con oltre 15 milioni di dollari inviati dalla Russia a più di 130mila cittadini moldavi per votare contro la prospettiva a dodici stelle. L’operazione sarebbe stata guidata da Ilan Shor, imprenditore in esilio in Russia. “La Russia ha aumentato la propria attività per intervenire direttamente nel voto”, denuncia Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell: “Spetta al popolo moldavo decidere dove andare, se verso di noi o se abbracciare la Russia che vuole imporre il suo imperialismo per soggiogare il Paese”.Ufficialmente l’esecutivo comunitario non entra nel merito del segreto delle urne, ma offre indicazioni di voto chiaro, dalle non scontate conseguenze. Perché la Moldova è un Paese i cui confini non sono chiari. La Transnistria ha auto-proclamato la propria indipendenza dalla Moldova nel 1990. La comunità internazionale non riconosce quello che è un territorio indipendente sotto tutela e controllo russi. Qui Mosca schiera ancora un contingente di 1.500 soldati. A loro e al ministero delle Difesa russo le autorità di Tiraspol hanno chiesto più protezione dai vicini moldavi.Incide inoltra la decisione della commissione elettorale di non iscrivere Pobeda, formazione vicina a Ilan Shor e con posizioni filo-russe. Una mossa che acuisce ancora di più le tensioni per un voto che diventa anche un referendum su Putin. La Moldova per un momento sarà al centro del mondo. Qualunque cosa accada domenica la storia in movimento proporrà nuovi scenari, nuovi assetti e nuovi motivi di tensione e contrapposizione.

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    Il Parlamento europeo punta il dito contro Putin: “Stop alle interferenze in Moldova”

    Bruxelles – La Russia deve cessare immediatamente le sue operazioni di interferenza nella vita democratica della Moldova in vista della giornata elettorale del prossimo 20 ottobre, quando i cittadini dell’ex repubblica sovietica si recheranno alle urne per scegliere il nuovo capo dello Stato ed esprimere la propria preferenza circa l’adesione del Paese all’Unione europea. Lo ha messo nero su bianco l’Europarlamento, che continua a supportare il cammino di Chisinau lontano da Mosca e verso l’Ue.La risoluzione è stata approvata mercoledì (9 ottobre) dalla Plenaria riunita a Strasburgo a larghissima maggioranza: 508 voti favorevoli, 53 contrari e 104 astensioni, che includono la pattuglia leghista e le delegazioni italiane della sinistra (il M5s e i due eletti di Avs che siedono in The Left). Nel testo adottato, gli eurodeputati hanno condannato con forza le attività destabilizzartici che Mosca porta avanti nel Paese balcanico, nel cui processo democratico il Cremlino sta interferendo tramite una guerra informatica.Tra due settimane, il 20 ottobre, i moldavi dovranno votare in due importanti appuntamenti elettorali: l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e il referendum sull’adesione di Chisinau al club europeo. In questo contesto, denuncia l’Aula, la Federazione Russa avrebbe finanziato con circa 100 milioni di euro operazioni ibride di vario genere volte a influenzare il comportamento degli elettori.Le stesse autorità del Paese est-europeo hanno recentemente portato alla luce una frode elettorale su larga scala che avrebbe dovuto corrompere 100mila cittadini moldavi, ricompensandoli con 15 milioni di dollari (circa 13,7 milioni di euro) attraverso l’oligarca Ilan Shor. E proprio contro una serie di individui che, come Shor, lavorerebbero per minare la sovranità del Paese, i deputati premono sul Consiglio per adottare nuove sanzioni, mentre chiedono di estradare verso Chisinau i “fuggitivi moldavi ricercati” come Shor e Vladimir Plahotniuc (i quali al momento si trovano rispettivamente in Russia e Turchia).Nell’ingiungere al presidente russo Vladimir Putin di rispettare l’indipendenza della Moldova, l’Eurocamera ha reiterato per l’ennesima volta la richiesta di ritirare le truppe della Federazione dall’autoproclamata repubblica separatista della Transnistria, un lembo di terra de facto indipendente al confine con l’Ucraina e nel quale sono ammassate grandi quantità di armi e munizioni (ad esempio nel deposito di Cobasna).Quanto al percorso dell’ex Stato sovietico verso l’Ue, l’Aula di Strasburgo ha esortato la Commissione a includere Chisinau nello Strumento di assistenza preadesione (Ipa nell’acronimo inglese), con cui l’esecutivo comunitario sostiene i Paesi candidati nelle riforme volte a soddisfare i cosiddetti criteri di convergenza. La Moldova ha chiesto di entrare nel club europeo nel marzo 2022 e ha ottenuto lo status di candidato nel giugno dello stesso anno, mentre lo scorso dicembre il Consiglio europeo ha approvato l’apertura dei negoziati di adesione, formalmente cominciati a giugno di quest’anno.

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    Con le elezioni presidenziali del 20 ottobre in Moldova si terrà anche il referendum per l’adesione Ue

    Bruxelles – La Moldova corre verso la speranza di diventare un Paese membro dell’Unione Europea. Gli elettori moldavi sono stati convocati alle urne per il 20 ottobre, non solo per le elezioni presidenziali ma soprattutto per il referendum che potrebbe portare all’inserimento nella Costituzione nazionale della prospettiva di adesione della Moldova all’Unione Europea. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni, è stata la Corte Costituzionale ad approvare ieri (16 aprile) la richiesta del partito che supporta la presidente in carica, Maia Sandu – il Partito di Azione e Solidarietà (Pas) – di svolgere una consultazione popolare per ottenere il via libera alla modifica costituzionale.Entrambe le votazioni forniranno delle indicazioni chiare sulla volontà popolare di proseguire con decisione lungo il percorso verso l’Unione Europea, dopo il via libera ai negoziati di adesione Ue al vertice dei Ventisette del dicembre 2023 e la successiva esortazione al Consiglio dell’Ue arrivata durante l’ultimo vertice di marzo per “adottare rapidamente” i progetti di quadri negoziali con Chișinău. La presidente Sandu (in carica dal 2020) gode di particolare popolarità nel Paese proprio in virtù del suo forte impegno a perseguire la strada verso l’adesione Ue e i sondaggi al momento la danno saldamente in testa per un secondo mandato. Ma in un Paese in cui i partiti filo-russi godono ancora di un notevole sostegno dell’elettorato, in particolare nella regione separatista della Transnistria e in quella di complicata gestione della Gagauzia, si dovrà osservare con attenzione il risultato del voto del referendum per emendare la Costituzione e inserire il riferimento alla prospettiva di adesione all’Ue. Anche in questo caso i sondaggi rivelano per il momento un sostegno al ‘sì’ pari al 56,5 per cento, mentre solo il 25,2 per cento sarebbe dichiaratamente contrario.Le tensioni in MoldovaLa regione moldava della Transnistria a maggioranza russofona che confina a est con l’Ucraina si è separata unilateralmente dalla Moldova a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Nel corso della guerra civile del 1992 i separatisti furono sostenuti dall’intervento dell’esercito russo, prima della cristallizzazione della situazione e il referendum del 2006 (non riconosciuto dalla comunità internazionale) che per la prima volta ha sancito la volontà di farsi annettere dalla Russia. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina il 24 febbraio 2022 sono aumentate le tensioni nella Repubblica di Moldova, con attacchi a Tiraspol e lungo il confine con l’Ucraina (primi segnali di un tentativo di trovare un pretesto per un possibile intervento armato). Nei primi mesi del 2023 si sono registrati sempre più numerosi atti di provocazione palese di Mosca, compresi missili che hanno attraversato lo spazio aereo della Repubblica di Moldova in direzione del territorio ucraino.Il 9 febbraio dello scorso anno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva informato per primo i 27 leader Ue del piano del Cremlino per “rompere l’ordine democratico e stabilire il controllo” russo in Moldova e solo pochi giorni più tardi la presidente moldava Sandu aveva confermato il tentativo di Mosca di “un cambio di potere a Chișinău”, attraverso “azioni violente, mascherate da proteste della cosiddetta opposizione“, con il coinvolgimento anche di “cittadini stranieri”. Il dito era puntato contro il Movimento per il Popolo che riunisce diversi gruppi filo-russi come Șor, il partito di Ilan Shor, oligarca moldavo sanzionato nell’ottobre 2022 dagli Stati Uniti per la sua vicinanza al governo russo e oggi in esilio in Israele. Sul piano politico la situazione si è aggravata con le dimissioni a sorpresa il 10 febbraio da parte della premier europeista Natalia Gavrilița, ma il successore Dorin Recean ha impostato una linea di continuità nelle politiche e nelle alleanze del Paese che ha fatto richiesta formale per aderire all’Ue a una sola settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.La presidente della Repubblica di Moldova, Maia SanduDopo l’ulteriore allarme lanciato a Bruxelles dalla ministra degli Interni moldava, Ana Revenco, sul fatto che “la Repubblica di Moldova si trova sulla strada di Mosca per rompere la stabilità e l’unione in Europa”, sette persone legate al Cremlino sono state arrestate durante le proteste antigovernative guidate da Șor, che tra l’altro intimavano le dimissioni della presidente Sandu. Dal 24 aprile 2023 è stata istituita la missione civile di partenariato in Moldova (Eupm Moldova) con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la sicurezza del Paese contro crisi e minacce ibride, tra cui la protezione dell’integrità territoriale del Paese. È di poco più di un mese fa la notizia allarmante della richiesta delle autorità dell’autoproclamata Repubblica filo-russa di “protezione” a Mosca dal governo di Chișinău, che ricorda in modo inquietante quanto accaduto nei giorni precedenti all’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, con il riconoscimento da parte della Russia delle Repubbliche separatiste Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino.

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    La Moldova è nuovo membro del Meccanismo di protezione civile Ue: “Siederà allo stesso tavolo degli altri 36 membri”

    Bruxelles – Tre nuovi membri in nemmeno un anno. Con l’aumento dell’incidenza e della portata dei disastri naturali, il Meccanismo di protezione civile Ue si sta dimostrando lo strumento più efficace per la preparazione e la risposta solidale a incendi, terremoti, alluvioni e altre crisi (comprese quelle umanitarie) non solo sul territorio dei 27 Stati membri dell’Unione Europea ma anche oltre i suoi confini. È così che – dopo Albania e Ucraina – anche la Moldova è diventato un nuovo membro del Meccanismo di protezione civile Ue, grazie alla firma dell’accordo di adesione questa mattina (29 settembre) a Chișinău, portando il totale degli aderenti a 37.
    Da sinistra: il ministro degli Interni della Moldova, Adrian Efros, e il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, a Chișinău (29 settembre 2023)
    “In futuro, quando vorrà offrire assistenza a chi ne ha bisogno, sarà facilita e co-finanziata dal Meccanismo, ho speranza di un ruolo attivo della Moldova e aspetto aiuti concreti e partecipazione dei soccorritori”, ha sottolineato con forza il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, presenziando alla cerimonia di adesione. Dopo l’entrata in vigore provvisoria dell’intesa, la Moldova diventerà un membro effettivo del Meccanismo di protezione civile Ue dal primo gennaio 2024, quando “siederà allo stesso tavolo con uguali diritti e obblighi degli altri 36 membri”. In altre parole – utilizzando quelle del commissario Lenarčič – “parteciperà alle discussioni per definire il futuro e le politiche nell’area della protezione civile“.
    Come ricordato dal responsabile per la Gestione delle crisi nel gabinetto von der Leyen, la Moldova “ha già beneficiato del Meccanismo in passato”, come per esempio “con la situazione a cui è stata esposta dopo l’invasione russa dell’Ucraina”. La richiesta di assistenza è stata necessaria sia per far fronte all’arrivo massiccio di profughi ucraini, sia sul piano energetico: “Tutti gli ospedali ora sono energeticamente indipendenti con generatori di piccole o medie dimensioni” inviati da 20 partecipanti del Meccanismo di protezione civile Ue. Tuttavia, “diventare un membro è molto di più”, dal momento in cui “sarà in grado di fornire supporto, coordinazione e fondi in ogni situazione in cui deciderà di intervenire per chi ne ha bisogno“. Anche in questo caso Chișinău dimostra già esperienza “molto recente”, come dimostrato dall’invio di “assistenza alla Turchia dopo il terribile terremoto di quest’anno e all’Ucraina dopo la distruzione della diga di Kakhovka”.
    Cos’è il Meccanismo di protezione civile Ue
    Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 10 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia, Ucraina e da oggi Moldova) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
    Sempre parte del Meccanismo di protezione civile Ue è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi. Per l’estate 2023 è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.

    Con la firma del documento a Chișinău alla presenza del commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, il Paese diventerà dal primo gennaio 2024 il 37esimo Stato partecipante al sistema di prevenzione e riposta del rischio di catastrofi dei Ventisette e dei 10 partner

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    I fondi di cooperazione Ue cambiano destinazione: 135 milioni di euro riorientati da Russia-Bielorussia a Ucraina e Moldova

    Bruxelles – Dagli aggressori agli aggrediti, per tagliare completamente ogni legame con i responsabili diretti e indiretti dell’invasione dell’Ucraina scatenata il 24 febbraio dello scorso anno. La Commissione Europea ha annunciato oggi (16 agosto) che 135 milioni di euro inizialmente previsti per i programmi di cooperazione regionale con Russia e Bielorussia hanno cambiato destinazione, passando al rafforzamento della collaborazione con Ucraina e Moldova.
    La commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira
    “La decisione di cancellare la cooperazione originariamente prevista con la Russia e la Bielorussia attraverso i nostri programmi Interreg è il risultato della brutale guerra della Russia contro l’Ucraina”, ha commentato la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira: “Sono lieta che i fondi che avevamo inizialmente previsto per questa cooperazione andranno ora a beneficio dei programmi dell’Ue con l’Ucraina e la Moldova”. Per la commissaria europea questo “contribuirà a rafforzare la collaborazione tra le regioni dell’Ue e gli attori locali con i partner ucraini e moldavi“.
    I 135 milioni di euro ri-orientati facevano parte dei programmi Interreg Next 2021-2027 con Mosca e Minsk, all’interno dello Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale. Già con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina la Commissione aveva deciso di sospendere la cooperazione con la Russia e l’alleato bielorusso nei programmi Interreg, determinando un’immediata ridistribuzione di 26 milioni di euro (sempre verso Ucraina e Moldova) e congelando i restanti. Con la decisione di oggi è stata completata la procedura finanziamenti rimanenti del periodo 2021-2027, compresa la possibilità per le regioni di Finlandia, Estonia, Lettonia e Polonia che avrebbero dovuto partecipare ai programmi Interreg con Russia e Bielorussia di cambiare in corsa la destinazione di cooperazione.
    Il Collegio dei commissari a Kiev (2 febbraio 2023)
    Mentre da Bruxelles è arrivata la proposta di modifica del regolamento per le reti transeuropee del trasporto (Ten-t) – per estendere quattro corridoi al territorio ucraino e moldavo ed escludere quello russo e bielorusso – nel concreto i finanziamenti Interreg ri-orientati potranno sostenere attività come corsie preferenziali e lo sviluppo di collegamenti di trasporto transfrontalieri. A queste si aggiungono anche quelle per i servizi sanitari, i progetti di istruzione e ricerca, i programmi di inclusione sociale e il rafforzamento della capacità istituzionale delle autorità pubbliche ucraine e moldave. “La partecipazione ai programmi Interreg apporta anche vantaggi in termini di capacità amministrativa ed esperienza a entrambi i Paesi nella gestione e nell’attuazione dei fondi Ue”, sottolinea l’esecutivo comunitario a proposito dei percorsi di integrazione europea dei due candidati all’adesione all’Unione.

    La Commissione ha deciso di trasferire i finanziamenti rimanenti dei programmi Interreg Next 2021-2027 con Mosca e Minsk (previsti dallo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale) per rafforzare la collaborazione tra le regioni europee con Kiev e Chișinău