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    Moldova, l’adesione è sempre più vicina. Ma la Russia rimane una minaccia esistenziale

    Bruxelles – La Moldova si muove a passi da gigante verso l’adesione al club a dodici stelle. Ma non deve mollare la presa sulle riforme, se vuole aprire nei prossimi mesi i primi capitoli negoziali. E, soprattutto, deve continuare a difendersi dalle interferenze russe. A partire da quelle tramite cui, con ogni probabilità, il Cremlino tenterà di far deragliare le elezioni parlamentari in programma per il prossimo settembre, ripetendo un copione già andato in scena lo scorso autunno.“La Moldova ha fatto buoni progressi nel suo percorso verso l’Ue“, ha certificato oggi pomeriggio (4 giugno) l’Alta rappresentante Kaja Kallas durante una conferenza stampa congiunta al termine della nona riunione del consiglio d’associazione Ue-Moldova. Nello specifico, ha sottolineato, ci sono stati “progressi impressionanti nel contrasto alla corruzione, nell’avanzamento della riforma giudiziaria e nella tutela dei valori democratici“.Certo, ha concesso, “le riforme rimangono essenziali per mantenere il ritmo”, ma nessuno a Bruxelles o a Chisinau nutre seri dubbi sulle capacità del piccolo Paese balcanico di realizzarle. “La Moldova appartiene all’Europa“, ha scandito il capo della diplomazia comunitaria. Il mese prossimo si terrà il primo summit di alto livello Ue-Moldova, durante il quale si discuterà tra le altre cose di energia, digitale ed istruzione.Da sinistra: il primo ministro moldavo Dorin Recean, l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas e la commissaria all’Allargamento Marta Kos (foto: Consiglio europeo)La commissaria all’Allargamento, Marta Kos, parla addirittura di “velocità record“, e non esclude che Chisinau possa arrivare ad aprire tutti e 33 i capitoli negoziali entro la fine dell’anno, come vorrebbe il primo ministro moldavo Dorin Recean. Sulla carta, non è impossibile. Secondo gli esperti, Chisinau si muove ad un ritmo doppio rispetto agli altri Paesi candidati e tutto il lavoro tecnico potrebbe essere completato entro la fine del 2027.Per il premier, “l’adesione all’Ue non è più solo un sogno, ma sta avendo luogo di fatto“. La Commissione, come ricordato da Kos, ha già inoltrato agli Stati membri tre relazioni – una sul primo cluster (fondamentali), una sul secondo (mercato interno) e una sul sesto (relazioni esterne) – e si aspetta ora dal Consiglio una decisione sull’apertura dei primi capitoli negoziali “il prima possibile”.Di fatto, Chisinau gode già degli effetti dell’integrazione graduale. Secondo questo approccio, Bruxelles permette ai cittadini dei Paesi candidati di sperimentare in anticipo i benefici dell’adesione all’Ue, prima ancora che entrino effettivamente nel club, estendendo alcune delle politiche interne (soprattutto quelle relative al mercato unico).Great to meet HRVP @kajakallas ahead of the EU–Moldova Association Council & thank for the great support we receive for Moldova’s reform progress,regional security & the EU integration path.Together, we’re building a future rooted in resilience, democracy & a shared EU destiny. pic.twitter.com/jYH7jz8uYq— Dorin Recean (@DorinRecean) June 4, 2025Nel caso della Moldova, sono all’opera almeno tre strumenti di questa strategia: il Piano di crescita da 1,9 miliardi di euro stipulato il mese scorso per sostenere lo sviluppo infrastrutturale (la cui prima tranche dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana), l’estensione allo Stato balcanico dell’area unica per i bonifici in euro – meglio nota con l’acronimo inglese Sepa – e la possibilità di partecipare al fondo Safe da 150 miliardi per il riarmo del Vecchio continente, attraverso l’acquisto congiunto o la produzione di armamenti per i Paesi partecipanti.Ma il percorso verso l’Ue non è tutto rose e fiori, specialmente per chi ha gravitato nell’orbita dell’Unione sovietica. Il Cremlino ha varie armi a sua disposizione per tentare di impedire a nuovi Stati di avvicinarsi all’Ue. Una di queste è il ricatto energetico. Lo scorso inverno, Bruxelles ha messo in campo una strategia biennale per proteggere la sicurezza energetica della Moldova.Inoltre, Chisinau deve proteggersi dalle interferenze russe nei suoi processi democratici, come quelle registrate lo scorso autunno in occasione delle presidenziali, poi vinte dall’europeista Maia Sandu, e del referendum che ha portato all’inclusione in Costituzione dell’obiettivo di aderire all’Ue.La presidente della Moldova, Maia Sandu (foto: Daniel Mihaliescu/Afp)Il prossimo settembre, gli elettori saranno chiamati a rinnovare il Parlamento nazionale. Secondo Kallas, quell’appuntamento con le urne “sarà uno dei bersagli principali della guerra ibrida di Mosca“,  che ricorrerà probabilmente ad “una ragnatela di soldi, contenuti online e coercizione per cercare di influenzare il voto”. Bruxelles offrirà tutto il sostegno possibile a Chisinau, ha assicurato l’ex premier estone: una missione civile e una squadra di esperti per smantellare le reti di finanziamento illecito, nonché un team di contrasto alle minacce ibride. Basterà?A sentire Recean, il Cremlino starebbe puntando a truccare le elezioni per installare a Chisinau un governo fantoccio filorusso che acconsenta all’invio di “10mila soldati” di Mosca in Transnistria. L’obiettivo della Federazione sarebbe quello di provocare una “crisi umanitaria” nella regione secessionista e “usarla contro l’Ucraina e la Romania“.

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    L’Ue si dà una strategia per il Mar Nero, dopo tre anni di guerra in Ucraina

    Bruxelles – Dopo più di tre anni dall’inizio della guerra neo-imperialista della Russia in Ucraina, l’Ue prova a darsi una prospettiva strategica nella regione del Mar Nero, per controbilanciare l’influenza di Mosca e consolidare la propria. Parole d’ordine: sicurezza, connettività e investimenti. Nelle speranze di Bruxelles, si potrà fare tutto questo senza impiegare nuove risorse di bilancio, ma semplicemente “razionalizzando” quelle già esistenti.La Commissione europea ha presentato oggi (28 maggio) la sua nuova strategia per la regione del Mar Nero, con la quale cercherà di proiettarsi nella zona che fa da cerniera naturale tra Europa orientale, Caucaso meridionale e Asia centrale. Nell’idea dell’esecutivo comunitario, servirà per “rafforzare il ruolo geopolitico dell’Ue” attraverso l’approfondimento della cooperazione con tutti i Paesi della regione: Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia, Azerbaigian e Turchia.Secondo il Berlaymont, l’iniziativa dovrà imperniarsi su tre pilastri principali. Il primo, neanche a dirlo, riguarda la sicurezza regionale: la cui responsabilità, ha sottolineato l’Alta rappresentante Kaja Kallas, “non può ricadere solamente sulle spalle degli Stati membri”. A tal scopo, Bruxelles prevede di istituire un “hub per la sicurezza marittima” aperto alla partecipazione di tutti i Paesi dell’area.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: Lukasz Kobus/Commissione europea)Come spiegato dal capo della diplomazia a dodici stelle, si tratterà di “un sistema europeo di allerta precoce per aumentare la consapevolezza situazionale e proteggere le infrastrutture critiche” di Stati membri e Paesi terzi dalle minacce ibride – ivi comprese campagne di disinformazione e interferenze elettorali varie (vedi alle voci Moldova e Romania) – poste da attori stranieri malevoli, in primis la Russia.Tale hub, di cui andranno concordati in un secondo momento l’ubicazione e il “modello operativo” e che collaborerà con le strutture della Nato e della coalizione dei volenterosi, dovrà inoltre contribuire a “monitorare qualunque accordo di pace stipulato tra Russia e Ucraina” e ad assicurare la sicurezza di navigazione nel Mar Nero, prendendo parte tanto al contrasto della flotta ombra di Mosca quanto alle operazioni di sminamento del fondale una volta terminato il conflitto.Infine, fungerà anche da centro di coordinamento per la mobilità militare regionale, partecipando con modalità non meglio definite agli interventi di ammodernamento di porti, ferrovie, strade e quant’altro possa servire a “muovere truppe ed equipaggiamenti”.Il secondo pilastro è quello della connettività. Il Mar Nero, nelle parole della commissaria all’Allargamento Marta Kos, è “un ponte verso il Caucaso meridionale e l’Asia centrale, un’arteria vitale per il commercio, i flussi energetici e le esportazioni alimentari” e dunque l’Ue avverte “la necessità di diversificare i legami” coi partner dell’area per ridurre ulteriormente le proprie dipendenze da Mosca.When dependencies are weaponised, we must diversify.The Black Sea is the bridge to the South Caucasus & Central Asia – vital for trade, energy flows, & food exports.Our new strategy offers partnerships & better connectivity stepping up our collective security & prosperity. pic.twitter.com/HJNzkKHl6b— Marta Kos (@MartaKosEU) May 28, 2025Andranno quindi sviluppati nuovi corridoi energetici, reti di trasporto e infrastrutture digitali che connettano la regione coi bacini del Baltico e del Mediterraneo da un lato e del Caspio dall’altro. Secondo le previsioni di Kos, Kiev e Chisinau potrebbero essere “completamente disaccoppiate dalle fonti energetiche russe entro la fine del 2027“. Parallelamente, Bruxelles punta a “migliorare la cooperazione nel settore energetico con l’Armenia e l’Azerbaigian“.L’ultimo cardine della strategia riguarda la preparazione e la resilienza, soprattutto per quanto riguarda il cambiamento climatico e gli impatti ambientali della guerra d’Ucraina. Un occhio di riguardo sarà riservato alle comunità costiere, puntando in particolare all’economia blu e alle opportunità di crescita sostenibile.Ma non si diventa una potenza geopolitica coi proclami trionfalistici. Da dove si prenderanno i soldi? “Non faremo ricorso a nuovi strumenti finanziari“, hanno chiarito Kallas e Kos. Le risorse arriveranno da fondi già esistenti, come la Ukraine facility o i piani di crescita stipulati da Bruxelles, ad esempio, con Armenia e Moldova. Un altro contributo dovrebbe arrivare dalla revisione del funzionamento della Garanzia per l’azione esterna, la spina dorsale di quel Global gateway con cui Bruxelles ha provato a rispondere alla Nuova via della seta di Pechino.La commissaria all’Allargamento, Marta Kos (foto: Lukasz Kobus/Commissione europea)Come illustrato dal commissario per i Partenariati internazionali, Jozef Síkela, si tratta di stimolare la crescita sostenibile dei partner ma anche di migliorare l’efficacia degli aiuti allo sviluppo. “Il successo della strategia dipenderà dal potere di fuoco finanziario che saremo in grado di mettere in campo”, ha dichiarato. La verità, tuttavia, è che la coperta è corta, e la partita entrerà nel vivo in autunno quando inizieranno i negoziati tra Consiglio e Parlamento sul nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp).L’obiettivo, dice Síkela, è fare “un uso più dinamico delle risorse dell’Ue senza bisogno di nuove risorse di bilancio“. Nei suoi calcoli, si potrebbe arrivare a mobilitare fino a 10 miliardi di investimenti aggiuntivi senza mettere un centesimo in più nel budget comunitario. Per riuscirci, andranno riviste le norme sugli investimenti nei Paesi terzi, verrà ridotta la copertura del rischio da parte della Banca europea degli investimenti (Bei) e si procederà all’ennesima sburocratizzazione del settore. Basterà?

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    “Intimidazioni e abuso di risorse pubbliche”: l’Osce getta ombre sul trionfo elettorale di Rama in Albania

    Bruxelles – A 48 ore dalle elezioni in Albania che hanno riconfermato per la quarta volta consecutiva il premier Edi Rama, l’Organizzazione per lo Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) getta alcune ombre sul trionfo del partito socialista, che da solo ha conquistato il 52,1 per cento dei voti: “I nostri osservatori a lungo termine hanno assistito a intimidazioni diffuse e all’abuso di risorse pubbliche durante la campagna“, si legge nel report della missione Osce. Conclusioni immediatamente rilanciate da quell’Unione europea a cui Rama ha promesso l’adesione entro il 2030.L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) dell’Osce ha dispiegato la propria missione, guidata dall’ambasciatore Lamberto Zannier e composta da 12 esperti internazionali e 26 osservatori a lungo termine, già a partire dal 10 aprile. In tal modo, l’Osce ha potuto verificare non solo il corretto svolgimento della giornata elettorale, che si è svolta “in modo tranquillo e ben organizzato, nonostante alcune carenze”, ma anche il clima che ha preceduto il voto per il rinnovo del Parlamento dell’11 maggio.Edi Rama durante un comizio elettorale a Tirana, 9/5/2025. (Photo by Adnan Beci / AFP)Dal rapporto emerge “un uso improprio delle risorse statali, con alti rappresentanti del governo impegnati in numerosi eventi ufficiali che spesso coincidevano con la campagna elettorale e includevano l’annuncio di programmi di assistenza sociale e progetti infrastrutturali, conferendo al partito al potere un vantaggio indebito”. Al di là della mancanza di condizioni di parità tra i candidati, la missione internazionale ha segnalato intimidazioni diffuse e numerose accuse di pressioni sui votanti, in particolare sui dipendenti pubblici. Lo stesso Zannier ha avvertito che “stiamo assistendo a un’estrema polarizzazione politica che si traduce in una pressione eccessiva sugli elettori e sul processo elettorale stesso”, e che questo “compromette i passi positivi compiuti in passato in Albania e potrebbe influire negativamente sui progressi verso il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine” indicati dall’Odihr.In una dichiarazione congiunta, l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, e la commissaria europea per l’Allargamento, Marta Kos, si sono congratulate “con tutte le autorità competenti che hanno garantito il regolare svolgimento delle operazioni in tutto il Paese” candidato all’adesione all’Ue, sottolineando che le elezioni sono state gestite in modo “generalmente inclusivo e trasparente“. Kallas e Kos hanno poi però ripreso le annotazioni del rapporto dell’Odihr, affermando che “a causa dell’uso diffuso di risorse amministrative e dell’influenza delle istituzioni, è possibile che la maggioranza al potere abbia goduto di un vantaggio derivante dalla carica ricoperta”. Nel comunicato, Bruxelles ha evidenziato inoltre che “l’indipendenza dei media continua a rappresentare un problema e la copertura elettorale ha continuato a dare risalto ai principali partiti, mentre la trasparenza del finanziamento della campagna elettorale è rimasta limitata”.Rama non ha ancora commentato l’esito delle elezioni né le rilevazioni dell’Odihr e di Bruxelles. E nemmeno le accuse, molto più dure, mosse dal suo rivale sconfitto: il leader del Partito Democratico, Sali Berisha, ha dichiarato che “le elezioni dell’11 maggio sono state caratterizzate dal più massiccio acquisto di voti nella storia elettorale dell’Albania” e che il Partito Democratico “non accetterà mai queste elezioni”. Berisha ha già indetto una manifestazione di protesta per il 16 maggio, il giorno in cui i leader di tutta Europa parteciperanno al vertice della Comunità politica europea proprio a Tirana.

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    Serbia, Bruxelles al nuovo governo: “Le nostre richieste in linea con quelle degli studenti”

    Bruxelles – Dopo mesi di ambiguità, la Commissione europea coglie l’opportunità del nuovo governo in Serbia per mettere le cose in chiaro e fissare alcune linee rosse: ciò che l’Ue chiede al Paese candidato all’adesione di lunga data è “strettamente in linea con le richieste dei cittadini che protestano“, ha dichiarato la responsabile per l’Allargamento, Marta Kos, rivolgendosi al neo-premier Djuro Macut e ad una delegazione degli studenti che da novembre alimentano l’ondata di proteste contro l’autoritario presidente Aleksandar Vučić.Nella prima visita nel Paese balcanico da quando, lo scorso 7 aprile, Vučić ha consegnato l’esecutivo in mano al sessantunenne medico e professore universitario Macut – che non ha alcuna esperienza politica e non è iscritto ad alcun partito, ma ha sostenuto in passato il Partito Progressista Serbo (SNS) del presidente -, Kos ha voluto lanciare un messaggio. Dopo gli incontri istituzionali a Belgrado con Vučić e Macut, si è recata alla stazione di Novi Sad per deporre un mazzo di rose nel luogo dell’incidente in cui, lo scorso 1 novembre, persero la vita 15 persone. Ha incontrato organizzazioni della società civile, studenti, professori e delegazioni dei partiti d’opposizione.La commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, a Novi Sad, 30/4/25In un post su X indirizzato agli “studenti di Novi Sad”, ha affermato: “Vi capisco. Voglio ribadire che ciò che l’Ue chiede alla Serbia è strettamente in linea con le richieste dei cittadini che protestano. Ma la cosa più importante è che voi, le giovani generazioni, possiate beneficiare delle numerose opportunità che l’Ue ha da offrire“. Un’offerta presentata dalla stessa Kos al premier e reiterata a favore di telecamere: “La nostra offerta al popolo serbo è la seguente – ha dichiarato la commissaria -: collaborate con noi alle riforme necessarie per rendere possibile la vostra adesione all’Ue, collaborate con noi per istituire un sistema giudiziario indipendente e in grado di combattere la corruzione, collaborate con noi per mettere in campo leggi e istituzioni che garantiscano la libertà e l’indipendenza dei vostri media, collaborate con noi per istituire un quadro elettorale che assicuri che sia la volontà del popolo serbo e solo la sua volontà a decidere le maggioranze”.Una mano tesa verso gli studenti, l’altra verso il governo di Macut, di cui Kos “sente l’energia a collaborare con noi”. Nel tentativo di riconciliare un Paese che rischia di perdere un treno che passa “una volta in una generazione”, quello per “completare l’unificazione dell’Europa”. In un intervento deciso, Kos ha sottolineato che “molti paesi candidati se ne sono resi conto e stanno attuando riforme più rapidamente che mai”. Lo stesso non si può dire per Belgrado, impantanata in un regime sempre più impopolare e autoritario, oltre che disallineato con Bruxelles in politica estera. “Mi piacerebbe che lo stesso accadesse in Serbia – ha aggiunto -. Senza questi cambiamenti, la Serbia non può progredire nel suo percorso verso l’Ue“.Marta Kos e, alla sua destra, il neo premier serbo Djuro Macut, 29/04/25Non ha più mani da tendere invece verso Vučić, l’uomo al potere dal 2014 e principale responsabile dell’allontamento della Serbia dal percorso europeo. Il leader nazionalista, che ha rafforzato i legami con Vladimir Putin negli ultimi anni, è atteso a Mosca il 9 maggio, per partecipare alle celebrazioni del Giorno della vittoria, anniversario della sconfitta del nazismo e della fine della seconda guerra mondiale. Secondo quanto affermato da un portavoce della Commissione europea, Kos ha trasmesso al presidente filo-russo “un messaggio condiviso anche da molti Stati membri”, e cioè che la sua eventuale partecipazione alla parata del 9 maggio “avrà un impatto sul percorso” della Serbia nell’Ue.D’altro canto, Vučić ha descritto l’incontro con Kos come una “buona conversazione sulle sfide e le opportunità chiave del nostro percorso europeo”, e sottolineato “la piena disponibilità ad accelerare le riforme, non per esigenze burocratiche, ma perché crediamo che esse portino una vita migliore ai nostri cittadini”. Forse Vučić non si riferiva a quei 47 cittadini che hanno adito la Corte europea dei diritti dell’uomo, denunciando il presunto utilizzo di un cannone sonico – illegale in Serbia – per disperdere i manifestanti in occasione dell’enorme protesta dello scorso 15 marzo a Belgrado. Oggi la Cedu, sottolineando che fino a 4 mila persone hanno riportato l’accaduto, ha accolto parzialmente le richieste dei ricorrenti e indicato una misura provvisoria al governo serbo: “Fino a nuovo ordine, qualsiasi uso di dispositivi sonori a fini di controllo delle folle deve essere impedito in futuro”.To the students of Novi Sad: I hear you.I want to reiterate that what the EU asks from Serbia closely aligns with the demands of the citizens protesting.Most importantly, I want you, the young generation to benefit from the many opportunities the EU has to offer. pic.twitter.com/Ff6FiQcA6J— Marta Kos (@MartaKosEU) April 30, 2025

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    La leader dell’opposizione bielorussa all’Ue: “I dittatori crollano all’improvviso”. Minsk verso elezioni “farsa” a gennaio

    Bruxelles – La Siria insegna: “le dittature sembrano invincibili finché non crollano all’improvviso e nemmeno un potente alleato può salvare un dittatore“. A dirlo, durante una conferenza al Parlamento europeo di Bruxelles, la leader dell’opposizione bielorussa in esilio, Sviatlana Tsikhanouskaya. Mentre la Bielorussia si prepara alle elezioni “farsa” previste per il 26 gennaio 2025, l’Ue consolida il sostegno alle forze democratiche e alla popolazione civile oppressa dal regime di Lukashenko con un nuovo pacchetto di assistenza da 30 milioni di euro.Tsikhanouskaya – figura principale dell’opposizione a Lukashenko da quando, durante la campagna elettorale del 2020, il marito candidato alla presidenza è stato arrestato e imprigionato – ha incontrato ieri nella capitale europea l’Alta rappresentate Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, a margine della quarta riunione del Gruppo consultivo tra l’Unione europea e le forze democratiche e la società civile bielorusse. Ed oggi (12 dicembre) ha partecipato insieme alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e alla commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, ad una conferenza di alto livello all’Eurocamera.Il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko (foto: Alexander Kazakov via Afp)Il momento è decisivo: a seguito del voto del 2020, l’ondata di proteste che ha travolto la Bielorussia ha quasi causato la caduta di Lukashenko, al potere dal 1994. Per poi essere spenta dalla brutale risposta del regime, che ha costretto la stessa Tsikhanouskaya a fuggire in Lituania, dove risiede tutt’ora. Quattro anni dopo, “siamo ancora pronti al cambiamento e alla transizione democratica“, ha affermato Tsikhanouskaya al Parlamento europeo. Ma sia l’opposizione bielorussa che Bruxelles sono ben consapevoli che – come si legge in un comunicato del Servizio europeo di Azione esterna (Seae) “attualmente, a causa della repressione in corso, non ci sono le condizioni per elezioni democratiche“. Con ogni probabilità, a trionfare sarà per la settima volta il fantoccio di Mosca, Lukashenko.Dopo i moti di protesta del 2020, le autorità bielorusse hanno arrestato 65 mila persone, chiuso oltre 1.700 organizzazioni della società civile e bandito tutti i partiti politici tranne quattro, tutti pro-Lukashenko. L’Ue ha espresso “profonda preoccupazione per i circa 1.300 prigionieri politici ancora ingiustamente detenuti” e ha condannato “l’intensificarsi delle detenzioni e degli atti di repressione in vista delle cosiddette elezioni di gennaio”. Secondo il centro per i diritti umani Viasna, con sede a Minsk, nel mese di novembre sono state arrestate oltre 100 persone con l’accusa di estremismo in vista dell’appuntamento elettorale.La commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, alla conferenza di Alto livello sulla Bielorussia, 12/12/24Saranno una “farsa”, ha denunciato Tsikhanouskaya, sottolineando però al contempo che anche se “non sappiamo esattamente come e quando il cambiamento arriverà in Bielorussia, dobbiamo essere preparati“. L’Ue prova a fare la sua parte: intervenendo alla conferenza all’Eurocamera, la commissaria Marta Kos ha annunciato un nuovo pacchetto di assistenza per la popolazione bielorussa del valore di 30 milioni di euro, che “contribuirà a sostenere le voci indipendenti, a proteggere i difensori dei diritti umani e ad aiutare la cultura e l’istruzione in esilio”.Dalla feroce repressione del dittatore filo-russo del 2020, la Commissione europea ha destinato alla causa bielorussa 170 milioni di euro. Una solidarietà che ha permesso ad esempio di “fornire assistenza legale e medica a più di 3 mila vittime della repressione, borse di studio a più di 3 mila studenti e a sostenere migliaia di imprese in esilio”, ha evidenziato Kos. Dal Parlamento europeo, Tsikhanouskaya ha lanciato un disperato appello: “L’Ue è più di un semplice partner per noi, è l’unica alternativa al mondo russo“.