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    La Turchia toglie il veto sull’adesione NATO di Svezia e Finlandia: sosterrà l’invito al vertice di Madrid

    Bruxelles – Il più importante vertice dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord dalla fine della Guerra Fredda si apre con una decisione che è a tutti gli effetti storica. La Turchia ha annunciato che toglierà il veto alla richiesta di adesione NATO di Svezia e Finlandia, sostenendo l’invito durante il vertice di Madrid (29-30 giugno) a diventare nuovi membri dell’Alleanza.
    La firma del memorandum d’intesa NATO tra Turchia, Svezia e Finlandia a Madrid (28 giugno 2022)
    “Sono lieto di annunciare che abbiamo raggiunto un accordo che apre la strada all’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO”, ha annunciato ieri sera (martedì 28 giugno) il segretario generale, Jens Stoltenberg, dopo il vertice a quattro con il presidente della Finlandia, Sauli Niinistö, la prima ministra svedese, Magdalena Andersson, e il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan: “La politica delle porte aperte della NATO è un successo, abbiamo mostrato di saper risolvere i problemi attraverso le negoziazioni”. Con il memorandum d’intesa firmato dai ministri degli Esteri di Helsinki, Stoccolma e Ankara, si apre la strada per l’invito ai due Paesi scandinavi a diventare nuovi membri della NATO. La decisione formale sarà presa oggi dai 30 alleati – Turchia compresa – nel corso della prima giornata di Summit a Madrid.
    La decisione assume una particolare rilevanza nel contesto del nuovo concetto strategico dell’Alleanza Atlantica, che considera la Russia “la più significativa e diretta minaccia” per la sicurezza degli alleati. La svolta nei due Paesi scandinavi tradizionalmente non-allineati militarmente è arrivata dopo l’aggressione militare della Russia all’Ucraina, un attacco non giustificato a uno Stato indipendente e sovrano che ha fatto temere il peggio anche a Helsinki e Stoccolma. “Inviamo un messaggio molto chiaro a Vladimir Putin“, ha sottolineato con forza il segretario generale Stoltenberg. “La nostra porta è aperta, e ha ottenuto l’opposto di quello che chiedeva” prima di invadere il territorio ucraino: “Voleva meno NATO, ora si trova con più NATO ai suoi confini“. Anche da Bruxelles è stata accolta positivamente l’intesa tra Finlandia, Svezia e Turchia per aprire le porte dell’Alleanza Atlantica ai due Paesi scandinavi: “Una NATO unita manterrà i nostri cittadini al sicuro e faciliterà una maggiore cooperazione con l’UE“, ha commentato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.
    La questione turca
    Dopo la firma del memorandum d’intesa tra Svezia, Finlandia e Turchia a livello NATO, si attende ora la definizione dei dettagli dell’accordo sulle “minacce alla sicurezza reciproca”, estradizioni verso Ankara comprese (che “rispetteranno gli standard europei”). Tutte questioni che, ancora prima che il segretario generale Stoltenberg ricevesse le richieste di adesione da Helsinki e Stoccolma, avevano spinto la Turchia di Erdoğan a mettersi di traverso, a causa delle tensioni diplomatiche con i due Paesi scandinavi.
    Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg
    La prima questione che ha tenuto in stallo per più di un mese l’adesione NATO di Finlandia e Svezia è legata al presunto sostegno al movimento politico-militare curdo del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) da parte dei due Paesi europei. In realtà, l’organizzazione è bollata come terroristica non solo dalla Turchia, ma anche dall’Unione Europea (di cui Finlandia e Svezia fanno parte), anche se questa attribuzione è controversa: a causa delle persecuzioni a cui è sottoposta la popolazione curda in Turchia, in particolare Stoccolma si è rifiutata di estradare diversi membri del PKK, considerandoli rifugiati politici. La seconda ragione si spiega con le sanzioni imposte nel 2019 contro la Turchia per l’intervento militare in Siria, che hanno portato al divieto di vendita di armi ad Ankara.
    Il testo firmato ieri sera dai tre leader specifica che Finlandia e Svezia “estenderanno il loro pieno sostegno” alla Turchia in materia di sicurezza nazionale, facendo concessioni risolutorie: la promessa è di “non fornire sostegno” ai gruppi curdi siriani PYD/YPG, attivi nella lotta contro lo Stato Islamico (IS) in Siria e di aprire a possibili estradizioni di membri del PKK (al momento non c’è nulla di vincolante per i due Paesi scandinavi), mentre è stata ribadita l’assenza di embarghi nazionali sulle vendite di armi alla Turchia. Infine, Helsinki e Stoccolma hanno confermato il sostegno alla “più ampia inclusione possibile” di Ankara e di altri alleati extra-UE alle “iniziative attuali e future” dei quadri di difesa dell’Unione Europea.

    Il processo di adesione alla NATO
    Per diventare membro della NATO, un Paese deve inviare una richiesta formale, precedentemente approvata dal proprio Parlamento nazionale. A questo punto si aprono due fasi di discussioni con l’Alleanza, che non necessariamente aprono la strada all’adesione: la prima, l’Intensified Dialogue, approfondisce le motivazioni che hanno spinto il Paese a fare richiesta (come nel caso dell’Ucraina), la seconda, il Membership Action Plan, prepara il potenziale candidato a soddisfare i requisiti politici, economici, militari e legali necessari (sistema democratico, economia di mercato, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, standard di intelligence e di contributo alle operazioni militari, attitudine alla risoluzione pacifica dei conflitti). Questa seconda fase di discussioni è stata introdotta nel 1999 dopo l’ingresso nella NATO di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, per affrontare il processo con aspiranti membri con sistemi politici diversi da quelli dei Paesi fondatori dell’Alleanza, come quelli ex-sovietici.
    La procedura di adesione alla NATO inizia formalmente con l’applicazione dell’articolo 10 del Trattato dell’Atlantico del Nord, che prevede che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. La risoluzione deve essere votata all’unanimità da tutti i Paesi membri NATO, che attualmente sono 30 (oggi dovrebbe succedere questo al vertice di Madrid, con l’allineamento della Turchia). A questo punto si aprono nel quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles gli accession talks, per confermare la volontà e la capacità del candidato di rispettare gli obblighi previsti dall’adesione: questioni politiche e militari prima, di sicurezza ed economiche poi. Dopo gli accession talks, che sono a tutti gli effetti una fase di negoziati, il ministro degli Esteri del Paese candidato invia una lettera d’intenti al segretario generale della NATO.
    Il processo di adesione si conclude con il Protocollo di adesione, che viene preparato dalla NATO con un emendamento del Trattato di Washington, il testo fondante dell’Alleanza. Questo Protocollo deve essere ratificato da tutti i membri, con procedure che variano a seconda del Paese: in Italia è richiesto il voto del Parlamento riunito in seduta comune, per autorizzare il presidente della Repubblica a ratificare il trattato internazionale. Una volta emendato il Protocollo di adesione, il segretario generale della NATO invita formalmente il Paese candidato a entrare nell’Alleanza e l’accordo viene depositato alla sede del dipartimento di Stato americano a Washington. Al termine di questo processo, il candidato è ufficialmente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

    Dopo la firma del memorandum d’intesa con Helsinki e Stoccolma, al Summit di Madrid Ankara si allineerà agli altri 29 membri dell’Alleanza Atlantica. Decisive le concessioni dei due Paesi scandinavi su estradizioni ed embargo di armi, ma si attendono i dettagli dell’accordo

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    La svolta militarista in Scandinavia: la minaccia russa spinge le neutrali Svezia e Finlandia verso l’adesione alla NATO

    Bruxelles – Forse solo Vladimir Putin poteva riuscire nell’impresa di spingere Svezia e Finlandia sulla strada dell’adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). L’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina ha provocato uno tsunami politico nei due Paesi, che per la prima volta dal secondo dopoguerra a oggi sono pronti ad abbandonare la tradizionale neutralità per confluire sotto l’ombrello di assistenza militare reciproca garantito dall’Alleanza.
    Da sinistra: la prima ministra della Svezia, Magdalena Andersson, e della Finlandia, Sanna Marin (Stoccolma, 13 aprile 2022)
    “La Finlandia deciderà entro poche settimane“, ha annunciato oggi (mercoledì 13 aprile) la premier, Sanna Marin, durante la conferenza stampa congiunta con l’omologa svedese, Magdalena Andersson, a Stoccolma. Proprio oggi è stato pubblicato il rapporto strategico sulla sicurezza della Finlandia – preambolo della posizione a favore dell’ingresso nella NATO – che il governo ha presentato all’Eduskunta (il Parlamento monocamerale) per il confronto tra forze politiche. Se emergerà una chiara maggioranza a favore dell’adesione all’Alleanza, Helsinki potrebbe presentare domanda già entro la metà di maggio, per ambire all’adesione un mese dopo, durante Summit di Madrid (29-30 giugno).
    Ma il governo Marin spinge perché la strada dell’ingresso nella NATO della Finlandia sia condivisa con le stesse tempistiche anche dalla Svezia. A inizio settimana, il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, aveva sottolineato a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo che “è importante che Stoccolma segua un processo simile“, anche grazie al “continuo scambio di informazioni” che rende più probabile “prendere decisioni condivise nello stesso momento”. Nel corso della conferenza stampa di oggi a Stoccolma, la premier Andersson ha mostrato evidenti segnali di apertura: nonostante sia necessario “soppesare con molta attenzione tutti i pro e i contro”, la leader dell’esecutivo svedese ha sottolineato che “non vedo alcun motivo per rinviare la decisione“. In ogni caso, la premier ha confermato che “per la Svezia sarà importante la scelta della Finlandia sulla NATO: un cambio di rotta ovviamente ci influenzerà”.
    Finlandia e Svezia hanno perseguito per decenni le proprie politiche di non allineamento militare e fino allo scoppio della guerra in Ucraina sembrava tutt’altro che verosimile che potessero metterle in discussione. Solo sette settimane fa la possibilità di adesione alla NATO non era nemmeno in discussione, nonostante i due Paesi siano strettamente coinvolti in qualità di partner nel confronto sulla sicurezza dell’Alleanza. L’aggressione militare del Cremlino alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina ha fatto cambiare idea all’opinione pubblica finlandese e svedese, che ora sembra propendere verso l’integrazione nella NATO. La Finlandia condivide con la Russia un confine lungo 1.340 chilometri e nella sua storia ha già subito un’invasione (nel 1939), mentre le tensioni tra Mosca e Stoccolma si sono acuite negli ultimi anni, in particolare per le manovre militari del Cremlino nel Mar Baltico, attorno all’isola di Gotland (a metà strada tra la capitale svedese e l’enclave russa di Kaliningrad).
    Da Mosca sono già arrivate minacce all’indirizzo dei due Paesi scandinavi. “La NATO non è un’Alleanza che fornisce pace e un’ulteriore espansione non porterà più stabilità nel continente europeo“, ha avvertito in modo sibillino il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, facendo presagire “conseguenze” in caso di adesione da parte di Svezia e Finlandia. È opportuno sottolineare che un’eventuale decisione in questo senso – come per qualsiasi altro Paese libero e sovrano anche nelle scelte sulla propria sicurezza nazionale – sarà discussa nelle opportune sedi istituzionali e potrebbe anche passare da un referendum popolare (non obbligatorio né vincolante).
    Alla riunione del Consiglio Atlantico di una settimana fa, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ribadito che l’Alleanza accoglierebbe a braccia aperte Svezia e Finlandia se decidessero di trasformare la propria cooperazione rafforzata in un’adesione formale: “Spetta a loro decidere, naturalmente. Ma se fanno domanda, mi aspetto che i 30 alleati li accetteranno“.

    L’aggressione dell’Ucraina sta avendo un effetto non calcolato da parte del Cremlino: per la prima volta i due Paesi potrebbero decidere di iniziare il processo per entrare nell’Alleanza Atlantica. Lo hanno confermato le rispettive prime ministre, Magdalena Andersson e Sanna Marin