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    Se Washington diventa la Canossa di Kaja Kallas (e dell’Ue)

    Bruxelles – A voler dare ascolto ai maligni, si direbbe che l’approccio della nuova amministrazione statunitense nei confronti degli alleati europei (o presunti tali) sia quello del divide et impera. Donald Trump incontra gli uomini che detengono il potere nei singoli Paesi del Vecchio continente, ma snobba – e fa snobbare ai suoi sottoposti – i vertici delle istituzioni comunitarie. O almeno, appunto, questa è l’impressione che si ha vedendo l’improvviso annullamento del bilaterale tra i capi delle diplomazie Ue e Usa, Kaja Kallas e Marco Rubio.Originariamente in programma per oggi pomeriggio (26 febbraio), l’incontro tra l’Alta rappresentante e il Segretario di Stato – che si erano visti per la prima e unica volta alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco – avrebbe dovuto incentrarsi sulla guerra della Russia contro l’Ucraina e, specificamente, su come coordinare gli sforzi tra le due sponde dell’Atlantico per giungere ad una soluzione negoziata del conflitto. Peraltro, dopo le rivelazioni di ieri sul via libera al famigerato accordo sulle terre rare ucraine, il piatto sul tavolo dei due sarebbe stato ancora più ghiotto.E tuttavia, all’ultimo minuto l’incontro con Marco Rubio (che ieri ha visto l’omologo saudita Khalid bin Salman) è stato annullato “a causa di problemi di programmazione“, come annunciato nel primo pomeriggio di oggi da Anouar El Anouni, il portavoce di Kaja Kallas.I met with Saudi Minister of Defense Prince @kbsalsaud to discuss the importance of the U.S.-Saudi partnership. Strengthening this key relationship is a top priority for the Trump Administration, especially when it comes to working towards our shared interests across the Middle… pic.twitter.com/HKcEOfw11J— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) February 26, 2025Non sono al momento disponibili ulteriori informazioni sul genere di problemi che sarebbero occorsi, né sull’eventualità che l’ex premier estone (in visita a Washington fino a domani) possa avere colloqui con altri rappresentanti dell’amministrazione Usa. Tutto quello che si sa è che Kallas vedrà alcuni membri del Congresso per discutere della guerra, nonché lo staff della delegazione Ue, e che parteciperà ad un evento pubblico allo Hudson Institute. Dai portavoce della Commissione, del Consiglio e del Servizio di azione esterna (Seae, la Farnesina dell’Ue) non trapela nient’altro.Il sospetto che ci sia poco di casuale e molto di intenzionale nell’umiliare il capo della diplomazia Ue come in una moderna Canossa è forte. La differenza con la leggendaria vicenda del 1077, quando l’imperatore Enrico IV dovette stare inginocchiato per tre giorni e tre notti sotto la neve fuori dal castello della contessa Matilde per farsi revocare la scomunica da papa Gregorio VII, è che i rappresentanti dei due poteri dell’epoca (temporale e spirituale) erano nemici per definizione, laddove Europa e Stati Uniti dovrebbero essere legati da una solida alleanza. Un’alleanza che però Donald Trump sta dimostrando di non tenere più in considerazione, mentre sembra intenzionato ad allestire una nuova Jalta a lume di candela con Vladimir Putin.Il presidente statunitense Donald Trump (destra) ospita a Washington il suo omologo francese Emmanuel Macron, il 24 febbraio 2025 (foto via Imagoeconomica)Del resto, il tempo per incontrare il suo omologo francese Emmanuel Macron, l’uomo più potente del mondo – libero e non – l’aveva trovato a inizio settimana, e ne troverà dell’altro domani per accogliere il primo ministro britannico Keir Starmer. Due uomini, questi ultimi, che parlano soprattutto in rappresentanza dei rispettivi interessi nazionali (o, al massimo, a nome di un potenziale fronte euro-britannico che però non si è ancora delineato compiutamente all’orizzonte).Ma evidentemente non c’è tempo per incontrare i vertici delle istituzioni comunitarie, forse proprio perché impersonificano quello che Trump non sopporta, cioè una (fragile) unità politica del Vecchio continente. Tanto più se sono critici verso l’approccio muscolare e transazionale del tycoon alle relazioni internazionali. E, forse, il fatto che tre su quattro siano donne aiuta ancora meno.Di recente, Kallas ha espresso più volte la sua netta contrarietà rispetto alle scelte dell’amministrazione Usa sul dossier ucraino. Riguardo alla porta in faccia sull’ingresso di Kiev nell’Alleanza nordatlantica, ad esempio, aveva osservato che “l’adesione alla Nato è la garanzia di sicurezza più forte che ci sia“, lamentando inoltre che “dare (ai russi, ndr) tutto quello che vogliono prima ancora che i negoziati comincino” è niente più e niente meno che “appeasement“. Il riferimento (che riprende uno analogo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky) è alla strategia adottata dai leader europei nel 1938, quando a Monaco diedero in pasto ad Adolf Hitler l’allora Cecoslovacchia sperando di saziarne l’appetito espansionista. Quella volta non andò a finire bene.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)L’Alta rappresentante aveva avuto da ridire anche sulle prove tecniche di disgelo tra Washington e Mosca tenutesi a metà febbraio in Arabia Saudita. Dopo quell’incontro (organizzato scavalcando tanto Kiev quanto Bruxelles) tra Rubio e l’omologo russo Sergei Lavrov, peraltro sottoposto a sanzioni dall’Ue, aveva richiamato all’unità gli alleati occidentali dell’Ucraina. Esortandoli a non cadere nelle “trappole” del Cremlino che, ha ammonito, “cercherà di dividerci“. Parole profetiche, suo malgrado.

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    Bilancio ristretto e tanta inflazione incidono sull’efficacia della politica estera dell’Ue

    Bruxelles – Attenzione all’austerità, perché questa incide sul funzionamento della politica estera dell’Ue. Il monito è di Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea. Affronta il tema della ristrutturazione delle rete di delegazioni Ue in giro per il mondo, e mette in chiaro che nessuna delle 145 sedi aperte si intende chiudere per il ruolo strategico qui svolto. Però, ammette, la penuria di risorse rischia di rimettere tutto in discussione.L’attuale quadro finanziario pluriennale (Mff 2021-2027) è stato costruito su personale stabile e non più con un aumento annuo del 2 per cento per le spese non salariali, premette Kallas nella risposta offerta ad un’interrogazione precisa in materia. “Ciò è molto impegnativo nel recente clima economico e il Servizio per l’azione esterna ha sostenuto che i parametri del bilancio non prendono in considerazione l’inflazione al di fuori dell’Ue (prossima al 20 per cento), il che è una condizione unica e i costi sono collegati al mantenimento di una presenza mondiale attraverso la rete di delegazioni”.Si pone una problema vero, reale, tanto che l’Alta rappresentante avverte: “E’ necessario garantire che la rete delle delegazioni sia in grado di fornire risultati efficaci, anche con le competenze adeguate nel settore”. Un qualcosa che però appare difficile da garantire, almeno nell’immediato. Perché, spiega ancora, “le misure di austerità e la ricerca di efficienze e ridistribuzioni continueranno nel 2025, il che potrebbe richiedere anche adattamenti della rete diplomatica dell’Ue”. L’indicazione per gli Stati membri, che saranno chiamati a ragionare sul prossimo bilancio pluriennale, è di non lesinare sulla politica estera se si vuole essere incisivi e decisivi a livello internazionale: “Efficacia ed efficienza del Servizio per l’azione esterna potrebbero essere ulteriormente migliorate“, conclude Kallas.

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    Di Maio sarà il rappresentante speciale Ue nel Golfo per altri due anni

    Bruxelles – Luigi Di Maio ha svolto “un’eccellente performance”, aveva scritto già lo scorso 20 dicembre l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ai Paesi membri. Oggi (24 febbraio), i 27 hanno prorogato di due anni il mandato dell’ex ministro pentastellato come rappresentante speciale per la regione del Golfo.“Continuerà a sviluppare un partenariato Ue più forte, globale e strategico con i paesi della regione del Golfo, contribuendo alla stabilità e alla sicurezza dell’area impegnandosi e sostenendo il dialogo e le soluzioni regionali a lungo termine con i singoli partner del Golfo e le organizzazioni regionali competenti”, si legge nella nota con cui il Consiglio dell’Ue annuncia la conferma di Di Maio.L’enfant prodige del Movimento 5 Stelle era stato nominato primo Rappresentante speciale per i rapporti con Bahrain, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti dall’ex capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, il 15 maggio 2023. Ha assunto le proprie funzioni dal 1° giugno successivo, con un mandato iniziale di 21 mesi. Secondo Kallas, “ha contribuito notevolmente a far progredire la cooperazione tra l’Ue e il Consiglio di Cooperazione del Golfo e ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della cooperazione regionale e bilaterale con i Paesi del Golfo nel campo delle consultazioni politiche, dialogo sulla sicurezza, commercio e investimenti, energia verde e relazioni interpersonali”.

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    Siria, l’Ue sospende le sanzioni in settori chiave: “Supportiamo la transizione”

    Bruxelles – Mentre la Siria attraversa un’importante fase di trasformazione a seguito della caduta del regime di Bashar al-Assad avvenuta il 19 dicembre 2024, l’Unione Europea, per supportare e stabilizzare il processo di transizione politica e lo sforzo di ricostruzione dell’economia, ha iniziato ad adottare misure concrete e a garantire relazioni pacifiche con il Paese mediorientale. Queste iniziative hanno fatto oggi (24 febbraio) un consistente passo in avanti con la decisione del Consiglio Ue  di sospendere diverse misure restrittive precedentemente imposte al regime siriano e in vigore da oltre un decennio.“Ciò include il settore dei trasporti, dell’energia e delle banche” ha specificato l’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri Kaja Kallas, in occasione del Consiglio affari esteri. L’allentamento, già annunciato il 24 gennaio scorso, prevede infatti la sospensione delle misure imposte sul settore del gas, del petrolio e dell’elettricità e l’estensione a tempo indefinito delle preesistenti eccezioni umanitarie alle sanzioni. Quattro istituti bancari e la compagnia aerea Syrian Arab Airlines vengono rimosse dalla lista delle entità soggette a congelamento dei fondi e delle risorse economiche, in modo da permettere di renderli disponibili alla Banca Centrale Siriana. Allo stesso tempo, vengono introdotte eccezioni alla proibizione di stabilire relazioni tra le banche siriane e gli istituti finanziari presenti sul territorio dell’Ue, per permettere le transazioni legate ai settori dei trasporti e dell’energia, nonché quelle necessarie alla ricostruzione e a fini umanitari.E’ evidente come le azioni intraprese dal leader della milizia Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) Ahmed al-Sharaa, alias Abu Mohammad al-Jolani, siano state accolte con ottimismo da Bruxelles, specialmente dopo lo scioglimento di tutte le milizie (HTS compresa) e la convocazione della conferenza incaricata di redigere la nuova Costituzione del Paese.Il Consiglio valuterà se ulteriori misure sanzionatorie potranno essere sospese e monitorerà la situazione in Siria per assicurarsi che le sospensioni rimangano adeguate. E’ importante precisare che resteranno in vigorele sanzioni legate al regime del decaduto Assad e le quelle contro il settore delle armi chimiche e convenzionali, il traffico illecito di droga, l’import/export di beni appartenenti al patrimonio culturale, i software di repressione del dissenso e i sistemi di sorveglianza. Il 17 marzo è prevista a Bruxelles la nona conferenza per la Siria, volta a mobilitare ulteriormente il supporto per il Paese.

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    Banche, Tir, energia, alluminio: l’Ue adotta il 16esimo pacchetto di sanzioni alla Russia

    Bruxelles – Petroliere ombra, banche, importazioni di alluminio: l’Ue vara il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia quale risposta per l’aggressione dell’Ucraina. Una pacchetto annunciato e che il Consiglio dell’Ue approva, come da programma, in occasione del terzo anno dallo scoppio della guerra. Soddisfatta l’Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas: “Con i colloqui in corso per porre fine all’aggressione russa, dobbiamo mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Le sanzioni forniscono una leva.”Tra le principali restrizioni, il pacchetto prevede un divieto graduale sull’importazione di alcuni prodotti in alluminio e il blocco di 73 petroliere della cosiddetta “flotta ombra”, utilizzate dalla Russia per esportare petrolio sanzionato eludendo le restrizioni europee. Colpite anche 53 imprese, che finiscono nella lista nera dei soggetti che aiutano il Cremlino nell’agenda di aggressione. Si interviene contro chi esporta beni e tecnologie a duplice uso, nonché beni e tecnologie che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia. Un terzo di queste entità sono russe mentre le altre si trovano in paesi terzi (Cina, tra cui Hong Kong, India, Kazakistan, Singapore, Emirati Arabi Uniti e Uzbekistan) e sono stati coinvolti nell’elusione delle restrizioni commerciali o si sono impegnati nell’approvvigionamento di oggetti sensibili necessari.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)La stretta sulle banche e mezzi di informazioneMa soprattutto per la prima volta l’Unione europea impone un divieto di transazione a istituti di credito o finanziari istituiti al di fuori della Russia che utilizzano il ‘sistema per il trasferimento di messaggi finanziari’ (Spfs) della Banca centrale della Russia. Spfs è un servizio di messaggistica finanziaria specializzato sviluppato dalla Banca centrale della Russia per neutralizzare l’effetto delle misure restrittive. il Consiglio ha deciso di estendere il divieto di fornire servizi di messaggistica finanziaria specializzati a 13 banche regionali ritenute importanti per i sistemi finanziari e bancari russi.Oscurate poi otto testate accusate di promuovere la propaganda del Cremlino. Si tratta di EADaily / Eurasia Daily, Fondsk, Lenta, NewsFront, RuBaltic, SouthFront, Strategic Culture Foundation, e Krasnaya Zvezda / Tvzvezda.Colpita anche l’energiaIl pacchetto concordato oggi impone ulteriori restrizioni alle esportazioni di beni e tecnologie, in particolare ai software legati all’esplorazione di petrolio e gas, al fine di limitare ulteriormente le capacità di esplorazione e produzione della Russia. Inoltre, estende il divieto di fornire beni, tecnologie e servizi per il completamento di progetti di petrolio greggio in Russia, come quello del petrolio Vostok, in modo simile al completamento dei progetti di GNL attualmente in vigore.Il Consiglio sta inoltre vietando la fornitura di stoccaggio temporaneo per il petrolio greggio russo e i prodotti petroliferi all’interno dell’UE, indipendentemente dal prezzo di acquisto del petrolio e dalla destinazione finale di tali prodotti.Stop ai TIR al 25 per cento russiNon finisce qui: sempre per colpire l’economia russa restringere il transito ai camion, rafforzando l’attuale divieto di trasporto di merci su strada nel territorio dell’Unione europea, anche in transito, da parte di operatori dell’Ue di proprietà almeno per il 25 per cento di un’azienda russa. La nuova disposizione vieta inoltre le modifiche alla struttura del capitale delle imprese di trasporto su strada che aumenterebbero la quota percentuale posseduta da una persona fisica o giuridica russa oltre il 25 per cento.Soddisfazione arriva anche dai presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Antonio Costa: “Oggi abbiamo adottato un sedicesimo pacchetto di sanzioni per aumentare ulteriormente la pressione collettiva sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione”.

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    Kallas attacca Pechino: “Cina fattore chiave nella guerra russa contro l’Ucraina”

    Bruxelles – Scalzata dagli Stati Uniti nella gestioni delle crisi internazionali, raggirata dalla Cina nonostante impegni mai davvero sottoscritti. La guerra russo-ucraina e la crisi che ne scaturisce può tramutarsi in un fallimento politico completo. Dopo colloqui e proposte di pace gestite da Washington e Mosca senza il coinvolgimento europeo, ora anche l’ammissione di un ruolo giocato da Pechino, nonostante gli inviti a non averne. “La Cina è un fattore chiave nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina“, riconosce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas. Risponde a un’interrogazione parlamentare voluta proprio per capire che ruolo sta svolgendo la Repubblica popolare e come l’Europa stia agendo. E’ qui che Kallas va all’attacco di Xi Jinping e il suo governo. “Senza il sostegno della Cina, la Russia non sarebbe in grado di continuare la sua aggressione militare con la stessa forza“, afferma. Accuse dirette e serie, ma fondate. Perché, continua l’Alto rappresentante, “la Cina è il più grande fornitore di beni a duplice uso [civile-militare] e di articoli sensibili che sostengono la base industriale militare della Russia e che si trovano sul campo di battaglia in Ucraina”. L’industria cinese produce, l’armata russa utilizza: lo schema messo a punto tra Mosca e Pechino si riassume dunque così. A Bruxelles sono consapevoli che tutto ciò che viene prodotto tra Repubblica popolare e Hong Kong, è poi utilizzato “in diversi tipi di equipaggiamento militare”. L’Unione europea sa perfettamente dell’alleanza venutasi a creare a oriente, e già con il tredicesimo pacchetto di sanzioni aziende cinesi sono state oggetto di misure restrittive. Ora però il vaso è colmo.Il freddo riavvicinamento tra Ue e Cina. Von der Leyen: “Rapporto complesso che dobbiamo far funzionare”“Il sostegno della Cina ha un costo”, sottolinea Kallas. La condotta del governo cinese “influisce negativamente sulle relazioni Ue-Cina”, che comunque proseguono, non sono interrotte. Al netto di accuse e minacce velate non è chiaro come si potrà procedere nei confronti di un partner sempre più scomodo e in aperta contraddizione con la risposta prodotta dall’Ue nel conflitto in corso su suolo ucraino. La ‘questione cinese’ del conflitto russo-ucraino potrebbe finire al centro del vertice informale di Parigi, organizzato e ospitato oggi (17 febbraio) dal presidente francese, Emmanuel Macron, proprio per discutere di Ucraina e di strategie europee in merito. Presidenti i capi di Stato e di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca (la prima ministra danese rappresenterà il gruppo dei Paesi scandinavi e baltici), oltre alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e il segretario generale della Nato, l’olandese Marc Rutte.

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    Georgia, nuovo richiamo Ue: “Ulteriore allontanamento da democrazia ed Europa”

    Bruxelles – Unione europea e Georgia sempre più distanti e sempre più ai ferri corti. “Stiamo assistendo a ulteriori passi di allontanamento delle autorità georgiane dagli standard democratici” e di conseguenza dall’Ue, la denuncia dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, in risposta agli ultimi sviluppi nel Paese caucasico a cui è stato congelato il processo di adesione proprio per effetto del deterioramento della situazione.“L’adozione affrettata di emendamenti al Codice sui reati amministrativi, al Codice penale e alla Legge sulle assemblee e le manifestazioni avrà effetti di vasta portata sulla società georgiana”, lamenta ancora Kallas. Questi interventi legislativi “comprometteranno in modo significativo i diritti alla libertà di espressione, alla libertà di riunione e alla libertà dei media”. Da qui la richiesta ufficiale al governo di Tblisi di “sospendere queste misure, ad astenersi da ulteriori tensioni e ad attendere il parere dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce (Odihr)“.L’Alto rappresentante lo ribadisce un volta di più: così facendo la Georgia si gioca le sue chance di adesione all’Unione europea. “Questi sviluppi segnano una grave battuta d’arresto per lo sviluppo democratico della Georgia e non sono all’altezza delle aspettative di un paese candidato all’Ue“, continua Kallas, che esorta anche a “rilasciare tutti i giornalisti, gli attivisti e i detenuti politici detenuti ingiustamente”. Tra questi anche Mzia Amaglobeli, considerato a Bruxelles “un altro esempio del modo in cui le autorità trattano i giornalisti e chiunque parli liberamente”. Dall’Ue un nuovo invito anche ad “un dialogo con tutte le forze politiche e i rappresentanti della società civile”. Le pressioni dell’Unione europea sulla Georgia continueranno. L’Aula del Parlamento europeo ha in calendario (giovedì 13 febbraio) il voto della risoluzione di condanna per la repressione delle manifestazioni anti-governative e le voci critiche nei confronti dell’attuale leadership georgiana. Un testo non vincolante, ma che serve a mantenere pressioni e distanze con un partner che non c’è più.

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    “Gaza parte essenziale del futuro stato palestinese”. L’Ue, alla fine, risponde a Trump

    Bruxelles – “Gaza è una parte essenziale di un futuro stato palestinese“. Alla fine la Commissione europea si esprime pubblicamente. E’ Anouar El Anouni, portavoce della Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, a chiarire la linea e rispondere alle provocazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, deciso a calpestare decenni di faticosi processi di una pace in Medio Oriente che l’Ue vuole. “L’Ue sostiene pienamente la soluzione dei due stati, che riteniamo sia l’unico modo per raggiungere una pace sostenibile sia per gli israeliani che per i palestinesi”, aggiunge il portavoce di Kaja Kallas.La risposta però è tardiva. La Commissione europea impiega qualcosa come 36 ore per commentare le uscite di Trump. Alle parole riecheggiate in Europa nella mattina di mercoledì, 5 febbraio, la prima replica ufficiale e pubblica è affidata a un portavoce poco dopo le 12 del giorno dopo, giovedì 6 febbraio. Una ‘calma’ che offre la riprova dell’incapacità ad agire sui grandi temi e tradendo una volta di più le aspirazioni geopolitiche morte e sepolte comunque da anni.Anouar El Anouni, portavoce dell’Alta rappresentante Ue [Bruxelles, 6 febbraio 2025]Nel frenetico attivismo delle alte sfere Ue, sempre pronte a commentare qualunque cosa e sempre smaniose di apparire, comparire e presenziare, sui mezzi d’informazione e ancor più sui social, si nota l’assenza di commenti da parte della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come dell’Alta rappresentante Kaja Kallas, incapaci anche di esprimersi sulla volontà dichiarata di Trump di spostare la popolazione di Gaza.La questione è grossa. In Parlamento europeo non mancano malumori tra le file dei gruppi che hanno stretto alleanza con il Ppe. Si vede in von der Leyen e nella sua Commissione “assenza di leadership”. Così riferiscono fonti parlamentari. Prima della ‘questione Gaza’ si imputava all’esecutivo comunitario la mancata reazione all’imperversare di Elon Musk e le sue ingerenze nelle questioni dell’Unione europea tramite il suo social X. Adesso si aggiunge una reazione tardiva sulla questione arabo-israeliana, con la Commissione che, parole del portavoce El Anouni, “prende nota delle dichiarazioni del presidente Trump”. Non proprio una figura delle migliori per chi vorrebbe un ruolo di peso nel mondo e una politica estera europea.