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    Nord Stream 2 continua a dividere l’UE. Tusk: “Va fermato”. E Gazprom fa notare che la domanda di gas aumenta

    Bruxelles – L’Europa deve fare i conti con la realpolitik. Una volta di più, dopo la questione turca di sedie mancanti e opportunità mancate, sulla Russia l’Unione degli Stati si perde. Nessuna sanzione contro Mosca per le rinnovate tensioni in Ucraina, nonostante – parole dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josepp Borrell – la Russia abbia concentrato più di 150mila truppe sul confine ucraino e in Crimea. Una provocazione e forse qualcosa di più che vede l’UE impreparata e forse incapace di contromisure.
    La  riunione dei ministri degli Esteri ha prodotto poco. Appelli e richiami, nulla di più. Un esito che visibilmente non piace a Donald Tusk. “Se davvero vuoi fermare l’aggressione russa contro l’Ucraina, devi fermare Nord Stream 2“, dice il presidente del Partito popolare europeo sul nuovo corridoio del gas euro-russo. “Semplice”. A dirsi, ma non certo a farsi, perché il progetto di conduttura sottomarina serve alla Germania e pure all’Europa, ma in misura assai minore e forse anche meno ancora. Nord Stream 2, collegherebbe Russia e Germania al termine della sua corsa negli abissi attraverso golfo di Finlandia, repubbliche baltiche, Kaliningrad e Polonia, prima di riafforare su suolo tedesco. Una conduttura da affiancare al già operante Nord Stream. Il progetto prevede una capacità totale di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
    Con la conduttura la Germania diventerebbe l’hub europeo del nord Europa, e l’Unione potrebbe vedere le emissioni di gas a effetto serra ridotte del 14% rispetto ai livelli attuali. Nell’ottica di una conversione verso un modello produttivo sostenibile e l’abbandono delle fonti fossili più inquinanti il progetto ha una sua valenza. Ma andare avanti vuol dire legarsi mani e piedi al fornitore russo, che nel gas non presente su suolo comunitario e di cui l’Europa ha bisogno ha una potente arma di ricatto. Del resto già in passato Putin ha utilizzato l’arma della risorsa energetica per cercare di scompaginare il club a dodici stelle. La linea morbida dell’Europa si spiega anche in ragione di questa dipendenza strategica.

    pic.twitter.com/VpeuhmwzbU
    — Gazprom (@GazpromEN) April 19, 2021

    Tusk affida la sua linea politica ai canali sociali, esternando le divisioni interne ad un partito – il PPE – i cui membri non sono del tutto unanimi a procedere, Anche gli stessi tedeschi del PPE sono divisi. Addirittura il 56% degli europarlamentari del CDU/CSU, la truppa di Angela Merkel a Bruxelles e Strasburgo, è favorevole. Ciò nonostate Tusk si prende la briga di sfidare pubblicamente Merkel su un tema delicato. Nel dibattito europeo interviene Gazprom, ricordando come stanno le cose. Il colosso energetico russo diffonde un comunicato in cui ricorda che le temperature rigide di un aprile più freddo degli ultimi anni la domanda di gas di Unione europea e Ucraina non si è ancora fermata. Comunicazione di servizio a ricordare che c’è un grande bisogno di Russia e del suo fornitore.
    Quando si parla di Russia l’Europa si scontra con i suoi limiti geopolitici. La Commissione von der Leyen che pure in pù di un’occasione ha dichiarato la volontà di essere per l’appunto una Commissione geopolitica, di fronte agli Stati membri che tentennano e alle dipendenze economiche con Mosca si mostra remissiva. Intanto Putin sposta gli uomini e ammassa le truppe.

    Il presidente del Partito popolare europeo irritato da mancate sanzioni contro la Russia per le tensioni in Ucraina. Il fornitore energetico russo ricorda i limiti geopolitici dell’Europa

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    150mila truppe russe al confine con l’Ucraina. Borrell: “Rischio escalation”. Ma l’UE esclude per ora nuove sanzioni contro Mosca

    Bruxelles – Cresce la preoccupazione dell’UE per gli oltre 150mila soldati russi ammassati ai confini dell’Ucraina e per le condizioni di salute di Alexei Navalny, l’oppositore del presidente Vladimir Putin, in carcere da tre mesi dopo il tentativo di avvelenamento nell’agosto dello scorso anno. Per ora, però, non sono all’orizzonte nuove sanzioni nei confronti della Russia da parte dell’Unione Europea, ancora una volta incapace di dotarsi di una politica estera all’altezza dei suoi proclami. “Le cose potrebbero cambiare in futuro, ma questa è per ora la situazione”, ha precisato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, al termine dell’informale Consiglio Affari Esteri che ha visto slittare in cima all’agenda proprio la politica di Mosca.
    Il rischio che il leader dell’opposizione russo Alexei Navalny muoia da detenuto, da una parte. E la provocazione dell’aggressione russa in Ucraina, dall’altra. Su quest’ultimo dossier “servono maggiori sforzi diplomatici” per la de-escalation della tensione, ha avvertito il capo della diplomazia europea, lodando l’Ucraina per la sua moderazione nel non rispondere alla provocazione di Putin e sollecitando Mosca a distendere la tensione in corso. Alla riunione informale era presente virtualmente il ministro degli Affari esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, che ha aggiornato gli omologhi sull’evoluzione. “La situazione è molto preoccupante: più di 150 mila truppe russe sono ammassate lungo i confini ucraini e in Crimea e il rischio di ulteriore escalation è evidente”, ha sintetizzato in conferenza Borrell.
    Il dato è nuovo, anche se Borrell non rivela da dove arrivi. Cita le 150mila forze dispiegate militarmente da Mosca, ovvero il più grande numero finora raggiunto di truppe ammassate alle frontiere ucraine. Chiaro “che è una questione che ci preoccupa, perché quando c’è un forte dispiegamento militare, ci può essere una scintilla che può tramutarsi in un incendio”, ha denunciato Borrell. Per il capo della diplomazia europea i ministri europei hanno condiviso la necessità di “sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, con annesso non riconoscimento dell’annessione illegale russa della Crimea e la richiesta della piena attuazione degli accordi di Minsk, firmati nel 2014 come piano di pace per l’Ucraina orientale. “Aumenteremo gli sforzi diplomatici al fine di ristabilire l’integrità territoriale ucraina”, ha proseguito Borrell, confermando la partecipazione dell’UE il 23 agosto al Summit della Piattaforma di Crimea”.
    Alexei Navalny
    Ma preoccupano anche le “condizioni critiche” in cui versa Navalny, che hanno attirato l’apprensione di tutto il Continente. Dopo un appello di ieri a garantire al leader d’opposizione russa “l’accesso immediato ai professionisti medici di cui si fida”, Borrell in conferenza stampa ha ribadito che Bruxelles considera “le autorità russe responsabili della sua sicurezza e salute, e saranno ritenute responsabili” se qualcosa dovesse accadergli. Navalny è in sciopero della fame dall’inizio di aprile per protestare contro il rifiuto della prigione dove è detenuto di dargli accesso a un medico di sua scelta. La portavoce dell’oppositore russo ha detto senza giri di parole che “Alexei sta morendo: nelle sue condizioni è una questione di giorni”. Dopo la mobilitazione di ieri, oggi il penitenziario in cui è detenuto ha reso noto che “sarà trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3, nell’oblast(regione) di Vladimir”, dove è presente anche un grande ospedale. “Abbiamo saputo che è stato trasferito nell’ospedale della prigione. Chiediamo che abbia accesso immediato ai suoi medici di fiducia. Riteniamo la Russia responsabile per la salute di Navalny”, ha avvertito Borrell.
    I ministri degli Esteri dell’UE hanno invece assunto decisioni sul colpo di stato in Myanmar (Birmania) del primo febbraio, adottando sanzioni per 10 persone e due società controllate dai militari considerati coinvolti con il colpo di stato – Myanmar Economic Holdings Public Company Limited ( MEHL ) e Myanmar Economic Corporation Limited (MEC). Secondo Bruxelles, tutte le “persone colpite dalle sanzioni sono tutte responsabili di indebolire la democrazia e lo stato di diritto in Myanmar / Birmania, nonché di decisioni repressive e gravi violazioni dei diritti umani”.

    Il dispiegamento militare “più grande di sempre”, avverte il capo della diplomazia europea. “La situazione è preoccupante” ma per ora i ministri degli Esteri non hanno fatto richiesta per nuove restrizioni contro il regime di Putin. Sul tavolo del Consiglio anche le condizioni critiche del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, detenuto in Russia: “Chiediamo che abbia accesso immediato ai suoi medici di fiducia”

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    Navalny, l’UE “profondamente preoccupata” dalle condizioni di salute: “Autorità russe responsabili”

    Bruxelles – Alexei Navalny sta morendo. Richiamato da queste quattro parole pronunciate sabato sera (17 aprile) dal portavoce dell’attivista russo, l’Occidente è tornato a mobilitarsi. Da Bruxelles a Washington, passando per Roma, Berlino e Parigi, è largo il fronte che in queste ore sta esprimendo apprensione per lo stato di salute dell’oppositore del presidente russo, Vladimir Putin, in carcere da tre mesi dopo aver subito un tentativo di avvelenamento nell’agosto dello scorso anno.
    “L’Unione Europea è profondamente preoccupata” per gli ultimi aggiornamenti sulle condizioni del leader dell’opposizione russa, a cui deve essere garantito “l’accesso immediato ai professionisti medici di cui si fida”. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha espresso in una nota l’appello di Bruxelles per il “rilascio immediato e incondizionato” dell’uomo, dal momento in cui “consideriamo la sua condanna politicamente motivata e in contrasto con gli obblighi della Russia in materia di diritti umani”. Destinatarie dell’invito di Borrell a intervenire sono le “autorità responsabili della sicurezza e della salute dell’onorevole Navalny“.
    L’alto rappresentante UE ha richiamato anche le parole di condanna della commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, e ha attaccato il Cremlino sul fatto che “il caso Navalny non è un incidente isolato“. L’evento sarebbe piuttosto il caso più eclatante di “un modello negativo di contrazione dello spazio per l’opposizione, la società civile e le voci indipendenti nella Federazione Russa”.

    Deeply concerned by Alexei @navalny’s deteriorating health. Russian authorities must grant him immediate access to medical professionals he trusts. We hold them to account for ensuring his safety & health.
    EU continues to call for Mr Navalny’s immediate & unconditional release. https://t.co/iwFV31Sdgi
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 18, 2021

    Il dossier Navalny sarà oggi sul tavolo dei ministri degli Esteri europei a Bruxelles. A margine della riunione, lo stesso Borrell ha ricordato che la sua richiesta di liberazione (avanzata nel corso della sua visita a Mosca di inizio febbraio) “non è stata ascoltata e ora la situazione è peggiorata”.
    Le reazioni internazionali
    A proposito dello stato di salute di Navalny e delle cause all’origine – una situazione “totalmente ingiusta, totalmente inappropriata”, come l’ha definita il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden – da diverse capitali europee si sono levate voci di protesta. La Farnesina “auspica che gli venga garantito accesso immediato alle cure mediche di cui ha bisogno”, mentre il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, ha avvertito che “non c’è più tempo” e “Italia e Unione Europea, unite nella difesa dei diritti, non resteranno spettatrici“. Intanto, il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha lanciato su Twitter l’hashtag #FreeNavalnyNow, per aumentare la mobilitazione degli utenti dei social media a supporto del leader dell’opposizione russa.

    #FreeNavalnyNow https://t.co/I4c8CUYjNv
    — Enrico Letta (@EnricoLetta) April 18, 2021

    Da Parigi si punta il dito contro il presidente Putin, che avrebbe “una responsabilità enorme” in tutta la vicenda, ha  commentato il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian. Il suo omologo tedesco, Heiko Maas, ha chiesto che il diritto di Navalny all’accesso all’assistenza medica sia “garantito senza indugio”. Dura la minaccia del consigliere per la Sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan: “Abbiamo comunicato al governo russo che quello che accade a Navalny in prigione è loro responsabilità e che la comunità internazionale ne chiederà conto“, ha dichiarato alla CNN. “Nel caso Navalny morisse, stiamo esaminando diverse misure che potremmo imporre” ai danni di Mosca, ha aggiunto Sullivan.
    Il servizio penitenziario federale russo (FSIN) ha fatto sapere che il detenuto sarà trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3, nell’oblast (regione) di Vladimir. Il servizio penitenziario ha comunque sottolineato che le condizioni di Navalny sono “soddisfacenti”, dal momento in cui “viene visitato ogni giorno da un medico generico”, e che “con il consenso del paziente, gli è stata prescritta una terapia vitaminica”. Ma proprio a seguito della notizia del trasferimento, dallo staff del leader dell’opposizione è stato lanciato un nuovo allarme: “Si tratta della stessa colonia di tortura, solo con un grande ospedale, dove vengono trasferiti i malati gravi“, ha scritto su Twitter Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione. Questo andrebbe inteso come un peggioramento delle condizioni di Navalny, “al punto che persino la struttura stessa lo ammette”.

    L’alto rappresentante Borrell chiede il “rilascio immediato e incondizionato” dell’oppositore del presidente Putin, mentre da Roma a Washington aumenta la pressione sul Cremlino. Oggi il dossier sul tavolo dei ministri degli Esteri europei

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    Slovenia, il mistero del piano per “completare la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia” e i “no comment” del Consiglio UE

    Bruxelles – Trent’anni. Il tempo per mettersi alle spalle una guerra o per riaprire le ferite di un conflitto etnico durato un decennio. Proprio nell’anniversario dello scoppio delle guerre nell’ex-Jugoslavia, la polveriera dei Balcani torna a preoccupare l’Europa e il mistero di un documento ufficioso del governo sloveno, che sarebbe già approdato a Bruxelles, sta rischiando di dare uno scossone ai fragili equilibri della regione.
    Il premier sloveno, Janez Janša
    Tutto è cominciato all’inizio di questa settimana, quando lunedì (12 aprile) alcuni media bosniaci hanno riportato l’indiscrezione secondo cui il premier sloveno, Janez Janša, avrebbe consegnato tra fine febbraio e inizio marzo al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, un non paper (una proposta informale di accordo) sulle priorità della presidenza slovena dell’UE, che prenderà il via il prossimo primo luglio. Nel documento, Janša avrebbe indicato anche la necessità di completare la “dissoluzione dell’ex-Jugoslavia”: implicazioni a livello di confini per tutti i Paesi della regione (Slovenia esclusa), ma soprattutto una separazione in seno al territorio della Bosnia ed Erzegovina su base etnica.
    Nella regione è scoppiata la bufera, con l’ambasciatrice slovena a Sarajevo, Zorica Bukinac, invitata per un chiarimento dal membro croato della presidenza bosniaca, Željko Komšić, e i partiti di opposizione al governo Janša che hanno invitato il ministro degli esteri, Anže Logar, a riferire in Parlamento. Lubiana nega un cambiamento di politica nei confronti dei partner balcanici e lo stesso premier Janša ha smentito con ferocia ogni voce di un piano segreto per il completamento “pacifico” della dissoluzione dell’ex-Jugoslavia: “Il governo sloveno sta seriamente cercando soluzioni per lo sviluppo della regione e la prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali”, ha commentato in un tweet, rimbalzando l’accusa di “cercare di impedire tale obiettivo”.

    Eh, @eucopresident sem nazadnje srečal lani. Težko bi mu tako februarja ali marca letos karkoli fizično predal, kot piše obskurni splet, ki ga navajate. 🇸🇮 sicer resno išče rešitve za razvoj regije in EU perspektivo držav ZB, s takimi zapisi pa se ravno ta cilj skuša onemogočiti. https://t.co/aObQNCkRc5
    — Janez Janša (@JJansaSDS) April 12, 2021

    Tuttavia, dopo giorni di polemiche, smentite e pubblicazioni di stralci del documento più o meno verosimili, ciò che appare evidente è l’incapacità del Consiglio Europeo di prendere le distanze dalla notizia del non paper ricevuto o di fornire ulteriori spiegazioni. Pressato dalla stampa a Bruxelles, l’entourage del presidente Michel tiene la linea del “no comment” e del non rilasciare dichiarazioni “per il momento”. Un approccio quantomeno discutibile, che fa sospettare che qualcosa stia davvero sgorgando alla sorgente. Oppure, se così non fosse, che rischia di far cedere la diga del complottismo e della accuse tra Paesi. Insomma, di far giocare in molti con il fuoco, in un contesto – quello balcanico – che non avrebbe bisogno di ulteriori destabilizzazioni.
    Quello mostrato dal Consiglio UE è un atteggiamento agli antipodi rispetto a quello della Commissione Europea, che, sebbene non sia implicata direttamente nell’affaire Balcani, ha comunque risposto con chiarezza in merito alla sua posizione. “Non abbiamo visto né siamo a conoscenza del non paper“, ha spiegato Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Una dichiarazione che a molti sarà sembrata banale, ma senza tenere presente il fatto che l’esecutivo UE avrebbe avuto tutto il diritto di non rilasciare commenti su una vicenda che coinvolge un Paese membro e un’altra istituzione europea. Anzi, Stano ha ribadito che “sulla questione dei confini nei Balcani, l’unica cosa che pensiamo è che non ci sia nulla da cambiare“. La Commissione Europea si gioca parte della credibilità sul processo di allargamento promesso nei Balcani occidentali e per questo motivo “bisogna lavorare sulla cooperazione regionale e sulla riconciliazione, questo è il nostro approccio”, ha aggiunto con forza il portavoce dell’alto rappresentante UE.

    Da giorni si rincorrono le voci di un documento ufficioso inviato dal premier Jansa a Bruxelles, dai contenuti controversi sulla separazione della Bosnia ed Erzegovina e la ridefinizione dei confini nella regione. Ma l’atteggiamento dell’entourage del presidente Michel mostra l’incapacità di gestire una situazione esplosiva

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    Kosovo, la strada del dialogo con la Serbia passa dai vaccini COVID. Parola della neo-presidente Vjosa Osmani

    Bruxelles – Giovane, riformista e femminista. È questo il ritratto di Vjosa Osmani, la nuova presidente della Repubblica del Kosovo, eletta domenica scorsa (4 aprile) dopo cinque mesi di incarico ad interim. Ma se è promettente la strada verso lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione, a Bruxelles prima di tutto interessa se e in quali modalità si potrà continuare il dialogo Serbia-Kosovo mediato dall’Unione Europea. E su questo la presidente Osmani ha le idee molto chiare: “Il dialogo prima di assicurarci i vaccini anti-COVID non è una priorità“.
    Che la musica a Pristina sia cambiata negli ultimi due mesi lo aveva già fatto presagire l’elezione di Albin Kurti, leader della sinistra nazionalista Vetëvendosje (Autodeterminazione), come primo ministro del Paese (in carica dal 22 marzo). Il giorno dopo il trionfo alle elezioni di San Valentino, Kurti aveva annunciato che “il tema del dialogo con la Serbia è al sesto o settimo posto in agenda“. Polverone diplomatico a Belgrado e tirata di orecchie a Bruxelles: la relatrice per il Kosovo al Parlamento Europeo, Viola von Cramon-Taubadel, aveva avvertito la nuova maggioranza di “affrontare subito i problemi di approccio al dialogo”, dal momento in cui “la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi è condizione preliminare per l’adesione all’Unione“.
    La presidente della Repubblica del Kosovo, Vjosa Osmani, con il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi (12 gennaio 2021)
    È notizia di ieri che a condurre la ripresa del dialogo di alto vertice (fermo al 7 settembre dello scorso anno) da parte kosovara sarà proprio il premier Kurti, in coordinamento con la presidente Osmani, così come stabilito da un pronunciamento della Corte Costituzionale del 2019. In questo senso, le parole della neo-presidente assumono un valore ancora più forte: Pristina non si siederà a un tavolo comune con la controparte fino a quando non si concretizzerà un sostegno internazionale e regionale nella lotta al COVID-19.
    Bisogna ricordare che il Kosovo ha ricevuto il 28 marzo il primo carico da 24 mila dosi di vaccino AstraZeneca all’interno del meccanismo COVAX (la struttura globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per garantire un accesso equo e universale ai vaccini, finanziata anche dall’UE). Al conto del primo semestre ne mancano però ancora 76.800, secondo il documento di previsione della distribuzione provvisoria, La Serbia invece si è distinta per un inizio di campagna di massa efficiente – grazie anche all’utilizzo dei vaccini Sputnik V e Sinopharm – ed è diventata uno dei migliori Paesi europei per dosi somministrate ogni cento abitanti (34,15, mentre la media UE è ferma al 15,5). Per questo motivo, Kurti e Osmani vorrebbero sedersi al tavolo di Bruxelles senza l’handicap di un sistema sanitario al collasso e cercando di limitare il deficit negoziale con Belgrado su questo frangente.

    Danas smo na aerodromu u Prištini primili prvih 24.000 doza vakcina COVID-19 od COVAX opcije. Evropska unija i njene zemlje članice, nastupajući zajedno kao #TeamEurope jedan su od vodećih doprinosilaca u COVAX-u. #VaccinesWork #Vaksinohu #StrongerTogether pic.twitter.com/9JHWHuWwmT
    — European Union Kosovo (@EUKosovo) March 28, 2021

    A rendere tutto più complicato, c’è un altro paletto fissato dalla neo-presidente kosovara per la ripresa del dialogo mediato dall’UE: la questione dei dispersi nel conflitto in Kosovo del 1998/1999. “È una ferita ancora aperta e fino a quando non verrà fatta giustizia sugli scomparsi, vittime dei serbi, è difficile pensare alla pace“. Parole che hanno incendiato l’opinione pubblica serba: “Per Pristina è un problema il fatto che noi insistiamo su una soluzione di compromesso. Loro non non hanno alcun interesse nel dialogo“, ha attaccato il presidente del Parlamento serbo, Ivica Dačić.
    L’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, si troveranno a dover affrontare una situazione sempre più tesa. Tutto il contrario di quanto promesso a novembre dello scorso anno dallo stesso Borrell. Le parti rimangono distanti, con Pristina che rivendica il riconoscimento reciproco (e di fatto l’indipendenza) e Belgrado che accusa il mancato rispetto dell’accordo del 2013, che prevede la creazione di una Comunità delle municipalità serbe in Kosovo. Il rischio è che la pandemia di COVID-19 e la corsa ai vaccini chiudano definitivamente la porta a uno sforzo diplomatico decennale. Con buona pace di riformismi e svolte nazionali.

    Dopo l’elezione dello scorso 4 aprile, la nuova capa dello Stato ha fissato i paletti per la ripresa dei negoziati mediati dall’Unione Europea: “Sostegno alla campagna vaccinale e giustizia per gli scomparsi nel conflitto del 1998/1999”. Sempre più tesi i rapporti con Belgrado

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    Siria, 10 anni di guerra civile e la situazione rimane “la peggiore di sempre”. Borrell invita al-Assad a negoziati con l’ONU

    <!– –> Politica-estera – Federico Baccini @federicobaccini 30 marzo 2021 L’intervento dell’alto rappresentante UE alla quinta conferenza sul futuro del Paese: “Non possiamo accettare elezioni pianificate dal regime”. Bruxelles si impegna a sostenere cittadini e rifugiati con 560 milioni di euro anche per il 2022 CORRELATI

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    Stati Uniti, rinsaldata alleanza con l’UE. Dai vaccini alla lotta ai cambiamenti climatici: “Grande segnale di democrazia”

    Il segretario di Stato Blinken ha chiuso la visita a Bruxelles con un incontro con i vertici della Commissione. La presidente von der Leyen ha invitato a “unire le forze contro il COVID-19”, l’alto rappresentante Borrell ha lanciato il “dialogo UE-USA sulla Cina e la cooperazione nelle iniziative di difesa europea”

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    I due dossier di politica estera del prossimo Consiglio europeo: la Turchia e la Cina

    jwojc Follow me also live during #AGRIFISH press conference with Minister @MariaCeuAntunes for @2021PortugalEU… https://t.co/p9a8dhWIceluigidimaio RT @ItalyatNATO: Wide exchange btw 🇮🇹 Minister of Foreign Affairs @luigidimaio & 🇬🇧 Foreign Secretary @DominicRaab.

    #Italy & #UK are commi…RebHarms RT @SchamsEU: Audition sur l’impunité en #Syrie en Commission Droits de l’Homme du Parlement européen 🇪🇺

    Bernard Guetta “Les manifestation…RebHarms RT @edwardlucas: Anyone who cares about truth, justice and freedom should support @CatherineBelton. Start by buying her book. Read it. Give…RebHarms RT @Euan_MacDonald: Ukrainian government makes mask-wearing mandatory outdoors in “red zones,” including Kyiv https://t.co/v8j6n6T92eRebHarms RT @cem_oezdemir: Der Berliner Diplomat*innenkoffer darf & wird künftig nicht mehr nur Wattebäuschchen enthalten, sondern auch gezielte Wir…Antonio_Tajani Without a serious industrial policy in Italy & EU there is no development. We need more resources to the real econo… https://t.co/CjUuxUHiQsAntonio_Tajani Non c’è sviluppo senza una seria politica industriale in #Ue e in #Italia. Servono più risorse all’economia reale p… https://t.co/LahbUYuKQtbrandobenifei RT @EPSUnions: Today we joined the the protest against the decision of the Turkish Government to withdraw from the #IstanbulConvention on t…PaoloGentiloni RT @EU_Taxud: Key takeaways from @paologentiloni today @DGTresor conference:

    The 🇪🇺 EU #CBAM proposal will:

    ✅build on new global climate…GabrielMariya Great discussion w/ @EP_ScienceTech on new deep #tech #innovations & their ethical implications 💻💡

    🆕 disruptive… https://t.co/M93Dv7p6muOECD RT @pitres: As far as websites go & at risk of blowing own 🎺 this one has managed 2.5 million unique visitors in a year #COVID19
    We even f…Europarl_IT Pronto il team che guiderà il Parlamento europeo nel viaggio lungo la Conferenza sul futuro dell’Europa.… https://t.co/qhfAA92Eemansaeuropa “Sono impaziente di dare il benvenuto al presidente degli Stati Uniti, Joe #Biden, alla riunione del #Consiglio eur… https://t.co/BouYd0qdvkgermanyintheeu RT @GermanyDiplo: “We have made it very clear to the Chinese Ambassador in Berlin that the sanctioning of members of Parliament and scienti…germanyintheeu RT @GermanyDiplo: „The #US has expressed great interest in making the transatlantic partnership work again, especially in #NATO. #Afghanis…US2EU RT @SecBlinken: Today I met the Foreign Ministers of the Visegrád Group. These #V4 members — Czech Republic, Hungary, Poland, and Slovakia…V_Andriukaitis RT @ladislav_miko: @V_Andriukaitis Greetings Vytenis! If only people took seriously what you were saying on vaccination need and preparedne…EU_opendata RT @EMODnet: 📣#EMODnetConference #CallforPosters is now open! Submit a #Poster including your #EMODnet link and #showcase in a 1-Minute #pi…CarloCalenda RT @Azione_it: Non si può indugiare sui principi inaggirabili della nostra Costituzione.

    ➡️ https://t.co/4ygvZkwoba

    @Enrico__Costa https…