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    Da oggi nell’UE è sospesa la diffusione della propaganda di Russia Today e Sputnik: “In guerra, le parole contano”

    Bruxelles – È anche una guerra di disinformazione e propaganda quella scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Mosca sta cercando di diffondere immagini e narrazioni dell’invasione in atto da una settimana totalmente manipolate sia in patria sia all’estero. Ed è questo che l’Unione Europea non può più accettare. Dopo l’annuncio della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, di domenica (27 febbraio), sono state adottate oggi le sanzioni contro gli organi di propaganda del regime di Vladimir Putin, attraverso la sospensione della distribuzione dei media statali Russia Today e Sputnik su tutto il territorio dell’Unione.
    La decisione è stata presa dal Consiglio dell’UE all’interno del nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia di Putin, che hanno colpito, oltre alla propaganda di regime, anche la Banca centrale russa e l’accesso di sette banche al sistema di pagamenti internazionali Swift. “Russia Today e Sputnik sono essenziali e strumentali nel portare avanti e sostenere l’aggressione della Russia contro l’Ucraina”, si legge nella nota del Consiglio. Per Bruxelles si tratta di “una minaccia significativa e diretta” all’ordine pubblico e alla sicurezza dell’Unione Europea, dal momento in cui “entrambi fanno parte di uno sforzo coordinato di manipolazione delle informazioni”, come documentato dalla task force East StratCom del Servizio europeo di azione esterna (SEAE) contro la disinformazione. Già la settimana scorsa, nel pacchetto di sanzioni contro la cerchia più stretta di Putin, era stata inclusa la caporedattrice della sezione inglese di Russia Today, Margarita Simonyan, per i contenuti di disinformazione che prendevano di mira l’Ucraina e il suo presidente, Volodymyr Zelensky.
    “Data la gravità della situazione” e “in risposta alle azioni di propaganda della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina”, l’UE ha ritenuto “necessario e coerente con i diritti e le libertà fondamentali” introdurre nuove sanzioni per sospendere le attività di trasmissione dei due organi di disinformazione attraverso tutti i mezzi di distribuzione: cavo, satellite, IPTV (sistema di trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche), piattaforme, siti web e app. Licenze, autorizzazioni e accordi di distribuzione sono “immediatamente sospesi” sul territorio di tutti i 27 Stati membri.
    “In questo tempo di guerra, le parole contano“, ha attaccato la presidente von der Leyen. È per questo motivo che “non permetteremo agli apologeti del Cremlino di versare le loro bugie tossiche che giustificano la guerra di Putin o di seminare i semi della divisione nella nostra Unione”, dopo aver preso di mira “in modo oltraggioso un Paese libero e indipendente”. Durissimo anche l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “La manipolazione sistematica dell’informazione è applicata come strumento operativo nell’assalto all’Ucraina”. Borrell ha definito le sanzioni contro la propaganda della Russia come “un passo importante contro l’operazione di manipolazione di Putin, chiudendo il rubinetto dell’UE ai media controllati dallo Stato“.

    In this time of war, words matter.
    The EU adopted sanctions against the Kremlin’s disinformation and information manipulation assets.
    State-owned outlets Russia Today and Sputnik are suspended across the EU, as of today.
    Learn more → https://t.co/EmOYaxmQ9f pic.twitter.com/xsbcr1lmMt
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) March 2, 2022

    Nel nuovo pacchetto di misure restrittive contro la Russia è stata inclusa la sospensione della distribuzione dei due media statali su tutti i mezzi, per arginare la disinformazione sull’invasione dell’Ucraina da parte del regime di Putin

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    L’UE invia “armi e munizioni di tutti i calibri” per la difesa dell’Ucraina dall’attacco russo. “Ora spesa militare comune”

    Bruxelles – “Siamo in guerra, non posso dare informazioni che possono servire alla Russia”. L’UE non è davvero in guerra, ma secondo le parole dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ormai è come se lo fosse. Ci è entrata, anche senza combatterla. Dopo le decisioni di ieri (domenica 27 febbraio) sulle nuove misure restrittive contro la Russia di Vladimir Putin e il supporto all’Ucraina di Volodymyr Zelensky, i 27 ministri UE della Difesa “hanno deciso di usare il finanziamento di 500 milioni di euro per inviare armi e munizioni di tutti i calibri a Kiev, che permettano di difendersi”.
    Mentre l’azione russa in Ucraina si fa sempre più aggressiva – ma Kiev, Mariupol e Kharkiv resistono ai bombardamenti – “tutti i ministri sono stati d’accordo e determinanti ad affiancare al sostegno militare bilaterale il finanziamento comunitario per contrastare le azioni belliche di Putin”, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell. L’invio di armi all’Ucraina fa parte di “un pacchetto di misure senza precedenti, che segna una svolta nell’integrazione dell’UE“, vale a dire quella della fornitura di armamenti a Paesi terzi per scopi difensivi. “Finora si pensava che l’UE non potesse essere anche un’Unione militare”, ha ribadito Borrell, riprendendo quanto già affermato ieri in conferenza stampa.
    Aldilà dell’unanimità sull’invio di armi all’Ucraina per la difesa dall’invasione russa, l’entusiasmo per il “nuovo corso” dell’Unione Europea in ambito militare rischia di diventare un punto di non ritorno per le ambizioni dell’UE di essere un attore geopolitico pacifico. In particolare perché questo discorso sta già determinando la volontà di “aumentare le capacità militari di difesa in modo coordinato a livello UE, spendendo meglio nel quadro comunitario”, come affermato da Borrell: “Tutti insieme, la nostra capacità militare è quattro volte quella della Russia“. Un discorso che sarà anche in linea con gli obiettivi della Bussola Strategica per la difesa, ma che in futuro potrebbe diventare la base di un ricorso sempre più frequente allo strumento militare.
    Scorrendo i temi in agenda del Consiglio Difesa, l’alto rappresentante Borrell ha spiegato che “abbiamo creato una cellula UE in coordinamento con la NATO per tenere monitorate le richieste dell’Ucraina e la disponibilità degli Stati membri” in ambito di armi e materiale sanitario da inviare a Kiev. Ma c’è anche preoccupazione per Georgia e Moldavia (Borrell si recherà in visita mercoledì 2 marzo a Chişinău), “Paesi in cui pensiamo aumenterà la pressione russa”. Così come nei Balcani Occidentali, che ha portato alla mobilitazione dei reparti di riserva dell’operazione comunitaria ALTHEA in Bosnia ed Erzegovina, “per mantenere la stabilità e far fronte alle azioni di destabilizzazione nel Paese e in tutta la regione”. 
    L’alto rappresentante Borrell ha espresso la sua soddisfazione anche per l’allineamento della Svizzera alle sanzioni UE – “senza, le nostre misure contro il riciclaggio e il finanziamento della guerra russa non sarebbero state così efficaci come avremmo voluto” – e si è soffermato a lungo sulla questione energetica (in attesa dei risultati del Consiglio Energia straordinario in corso). “Le sanzioni alla Russia hanno un prezzo che dobbiamo avere il coraggio di pagare. Se non lo facciamo oggi, domani sarà ancora peggio”, è stato l’avvertimento: “Ci saranno turbolenze sul mercato dell’energia, sta già succedendo, e il prezzo lo pagheranno tutti i consumatori europei“. 
    Parlando delle conseguenze economiche che potranno derivare da un taglio o limitazione delle forniture di gas dalla Russia, Borrell ha ribadito con forza che sul breve periodo “i prezzi del gas aumenteranno, è inevitabile”, ma che “l’energia non possiamo lasciarla fuori dal conflitto, che ci piaccia o meno, perché dipendiamo dal gas e dal petrolio russo”. L’obiettivo “di natura esistenziale” è quello di “tagliarla il prima possibile con rinnovabili e idrogeno, dopo averne parlato per anni e non averlo mai fatto”, perché “paghiamo a Putin una fattura molto elevata per il gas che ci invia e lui la usa per finanziare l’aggressione militare dell’Ucraina”.

    I ministri UE della Difesa appoggiano all’unanimità il finanziamento da 500 milioni di euro a livello comunitario da affiancare al sostegno militare bilaterale a Kiev, in riposta all’invasione russa

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    L’Unione davanti alla Storia: dall’accoglienza dei profughi ucraini all’invio di armi a Kiev, le scelte inedite dell’UE

    Bruxelles – La storia, quella con la S maiuscola, è fatta di momenti ben riconoscibili e quello a cui ci troviamo di fronte da una settimana è proprio uno di quei momenti. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, l’UE ha reagito con una prova di unità quasi inattesa. Sicuramente non nella logica del dittatore russo, che probabilmente immaginava di inchiodare i Ventisette con le spalle al muro, facendo leva sulle ben note divisioni e difficoltà a trovare posizioni condivise in ambito di politica estera.
    Ma dalla prima tornata di sanzioni annunciata lunedì scorso (21 febbraio) ai successivi due pacchetti – che hanno portato al congelamento degli asset di Putin, all’esclusione russa dal circuito di pagamenti Swift e alla chiusura dello spazio aereo e dei canali di propaganda del Cremlino – l’Unione ha davvero parlato con una sola voce. Oggi l’UE ha fatto molto di più: ha annunciato due decisioni mai viste prima, una in ambito militare e una di migrazione e asilo.
    Per quello che riguarda l’aspetto militare, l’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel pomeriggio: “Per la prima volta, l’UE finanzierà l’acquisto e la consegna di armi e attrezzature a un Paese sotto attacco“. Non era mai successo prima nella storia dell’Unione e questo segna un precedente di portata storica. Fino a questa mattina si parlava, secondo copione, dei finanziamenti e invii di materiale bellico all’Ucraina dei singoli Paesi membri UE (tra cui anche l’Italia, attraverso finanziamenti economici). Ma con quanto comunicato in conferenza stampa, è cambiato tutto: ora anche Bruxelles si fa carico di questo compito, coordinando i governi nazionali. “Un altro tabù è caduto, quello che voleva l’Unione Europea non finanziare una guerra“, ha sottolineato l’alto rappresentante, Josep Borrell, che domani (lunedì 28 febbraio) dovrebbe ricevere l’appoggio dei ministri UE della Difesa.
    “Stiamo organizzando la consegna d’emergenza di attrezzature militari difensive. Fucili, munizioni, razzi e carburante stanno arrivando alle truppe ucraine”, ha fatto sapere in serata il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Si tratta di 500 milioni di euro, di cui 450 per “armamenti letali”. Grazie al via libera degli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper), si attiverà la European Peace Facility, lo strumento fuori bilancio per la prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e il rafforzamento della sicurezza internazionale, attraverso il finanziamento di azioni operative nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC) che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Grazie al “pilastro Misure di assistenza”, l’UE può sostenere Paesi terzi (in questo caso l’Ucraina) a rafforzare le capacità belliche, secondo quanto concordato dal Consiglio Affari Esteri nel marzo dello scorso anno.

    LIVE NOW: Press Statement by HR/VP @JosepBorrellF and President Ursula @vonderleyen on further measures to respond to the Russian invasion of Ukraine https://t.co/KMRZPQZjy1
    — EUSecurityDefence (@EUSec_Defence) February 27, 2022

    Ma c’è anche l’aspetto migrazione e asilo da non sottovalutare. Nel corso del vertice di oggi dei ministri UE per la Giustizia e gli affari interni è stato deciso di mettere sul tavolo l’applicazione della Direttiva europea sulla protezione temporanea del 2001, quella che stabilisce uno status di protezione di gruppo, che può essere applicato in situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo. Lo ha fatto sapere la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, lasciando intendere che la data fissata per una (quasi sicura) applicazione sarà giovedì (3 marzo), nel corso del prossimo Consiglio Affari Generali.
    Con l’attivazione del meccanismo – che servirà ad accogliere un numero di persone in fuga dalla guerra che si attesterà presto a 400 mila (stando alle stime dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi) – l’UE sta mandando un altro segnale importante sia all’Ucraina, sia ai Paesi UE sulla frontiera orientale. La direttiva del 2001 prevede un principio di redistribuzione delle persone migranti tra i Paesi membri (la commissaria Johansson ha già fatto sapere che chi ha amici o parenti nell’UE si potrà dirigere verso di loro), un’assistenza speciale garantita di tre anni – 12 mesi mesi rinnovabili due volte – con il riconoscimento automatico del diritto di lavoro. Ma soprattutto per il via libera non serve l’unanimità dei Paesi membri, ma la maggioranza qualificata: “È già schiacciante al momento”, ha assicurato il ministro degli Interni francese e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Gérald Darmanin.
    Nonostante da più di 20 anni esista questa base legislativa e normativa per l’applicazione dei corridoi umanitari, la direttiva non è mai stata usata da quando è entrata in vigore. Non senza polemiche, l’ultima volta che l’argomento si è presentato all’ordine del giorno a Bruxelles è stato esattamente sei mesi fa, con la crisi in Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani. Nonostante l’appello di 76 eurodeputati, allora non era stato attivato il meccanismo per dare accoglienza ai cittadini afghani in fuga da quella che difficilmente non poteva non essere considerata “una crisi derivante da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo”. Questo momento unico per l’UE nel rispondere alla Storia passa anche dall’applicazione della direttiva che darà accoglienza ai profughi in arrivo dall’Ucraina. A patto che questo non costituisca un precedente per fare – come ha affermato un politico italiano che non si è mai distinto per umanità nella gestione delle politiche di accoglienza – un distinguo tra “i profughi veri che scappano da una guerra vera” e quelli esclusi per discriminazioni puramente etniche e razziali.

    Actions en matière d’accueil et de solidarité : nous avons évoqué la possibilité d’activer la directive “protection temporaire”, afin d’offrir une protection immédiate pour les Ukrainiens déplacés, le temps que la crise le nécessitera. https://t.co/9TlFN8zMBk
    — Gérald DARMANIN (@GDarmanin) February 27, 2022

    Con il finanziamento per l’acquisti e la consegna di armamenti a Kiev per la guerra contro la Russia e l’attivazione del meccanismo di accoglienza temporanea, l’Unione Europea oggi ha iniziato a tracciare una nuova strada in politica estera

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    L’UE attacca la propaganda di Putin, chiuse Russia Today e Sputnik in Europa

    Bruxelles – “Una situazione senza precedenti” che richiede risposte senza precedenti. La Commissione europea annuncia nuove misure contro la Russia quale risposta alla guerra in Ucraina, e lo fa chiudendo lo spazio aereo UE a tutti gli aerei russi, chiudendo Russia Today e Sputnik, e attivando lo staff militare per dare sostegno all’Ucraina. E’ l’ultimo tassello della strategia a dodici stelle contro Putin e non solo, perché nella lista nera finisce anche il leader bielorusso, Alexander Lukashenko.
    “Con un altro passo senza precedenti, vieteremo nell’UE la macchina mediatica del Cremlino”, annuncia la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, a poche ore di distanza dalle misure che colpiscono banca centrale russa e sistema bancario russo. Verranno chiuse “Russia Today e Sputnik, di proprietà statale, così come le loro sussidiarie, che non saranno più in grado di diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin e di vedere la divisione nella nostra Unione”. Si tratta di “un passo cruciale contro la manipolazione dell’informazione” da parte di Mosca, fa eco l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrel. “Putin non vuole solo conquistare territori, ma lo spirito delle persone con messaggi tossici. Uccideremo la serpe nella sua rete” di propaganda.
    Non finisce qui. Oltre a chiudere Russia Today e Sputnik l’UE  chiuderà l’intero spazio aereo alla federazione russa. “Stiamo proponendo un divieto su tutti gli aeromobili di proprietà russa, registrati o controllati dalla Russia“, l’annuncio di von der Leyen. “Questi aerei non potranno più atterrare, decollare o sorvolare il territorio dell’UE. Ciò si applicherà a qualsiasi aereo posseduto, noleggiato o altrimenti controllato da una persona fisica o giuridica russa”. In sintesi: i cieli europei saranno interdetti “a tutti gli aerei russi, compresi i jet privati degli oligarchi“.
    Sul fronte militare, l’UE è pronta ad attivare la European Peace Facility per due diverse operazioni di emergenza. Lo speciale strumento finanziario dell’UE al di fuori del bilancio pluriennale verrà utilizzato per rispondere alle necessità del governo riconosciuto dall’Unione sul campo. “Un altro tabù è caduto: quello che voleva l’Unione europea non finanziare una guerra”, sottolinea Borrell.
    Oltre alla Russia si colpisce la Bielorussia. L’Ue introdurrà misure restrittive “nei confronti dei loro settori più importanti”, spiega von der Leyen. Vuol dire stop alle esportazioni dai combustibili minerali al tabacco, legno e legname, cemento, ferro e acciaio.

    Chiuso lo spazio aereo dell’Unione europea a tutti gli aeromobili russi, finanziamenti per le necessità militari dell’Ucraina, e nuove sanzioni pure contro la Bielorussia

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    L’UE approva il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia (Putin e Lavrov inclusi). Si cerca l’unità anche sul tema SWIFT

    Bruxelles – Ormai non c’erano nemmeno più dubbi sul fatto che il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, fossero inclusi nel nuovo pacchetto di sanzioni UE scatenate dall’invasione da parte di Mosca del territorio dell’Ucraina. Tuttavia, come sottolineato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “avere le più alte cariche di uno Stato come la Russia nella lista delle misure restrittive è un passo di una certa importanza”. Oltre a quanto reso noto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, questa notte al termine del vertice straordinario dei leader UE, il secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia in meno di tre giorni includerà il congelamento dei beni di Putin e Lavrov.
    Borrell ha confessato che si è trattato del “risultato finale delle discussioni non concluse al vertice di ieri, dopo un’intensa discussione questa mattina“. Adesso, con l’approvazione formale dei 27 ministri degli Esteri, dovranno essere adottati gli atti giuridici con applicazione diretta una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale dell’UE. Nella lista compaiono anche 26 persone che non fanno parte delle istituzioni politiche, “diciamo oligarchi del mondo finanziario russo”, che appoggiano l’invasione dell’Ucraina e che “consideriamo responsabili e beneficiari delle politiche militari di Mosca”, ha aggiunto Borrell.
    A livello generale, “le sanzioni prendono di mira il settore finanziario, commerciale, tecnologico ed energetico” del Paese, in particolare “vietando la quotazione delle azioni delle entità russe ed evitando il flusso di capitali da e verso l’UE”. In questo modo “si incrementeranno i costi per la Russia nell’ottenere prestiti, con un impatto sull’inflazione e sull’erosione della base industriale”. Un tema complesso sul tavolo rimane però l’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT: “Al momento è solo una possibilità aperta, ancora non c’è un allineamento totale”, ha confessato l’alto rappresentante UE. “È per questo motivo che non l’abbiamo ancora inserito nel pacchetto, la discussione non è ancora matura“, anche se “non è per nulla escluso che non succederà presto“. Tutto sembra possibile a questo punto: basti solo pensare al fatto che fino a due giorni fa era una possibilità remota inserire Putin e Lavrov tra i destinatari delle sanzioni UE contro la Russia.
    Nel corso della conferenza stampa post-Consiglio, l’alto rappresentante Borrell ha confermato ai giornalisti che “il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha partecipato da remoto e ci ha spiegato come le truppe e il popolo stiano resistendo all’attacco russo“. Un’aggressione “anche contro civili e innocenti, che ci fa capire quanto la situazione sia drammatica”. L’Ucraina è un Paese indipendente invaso da “una potenza militare che possiede l’arma nucleare e minaccia di usarla contro chiunque voglia intervenire a risolvere la crisi“, ha attaccato Borrell. Tuttavia, deve essere chiara la distinzione tra Russia e Cremlino: “Tanti cittadini russi si sono esposti contro questa guerra insensata con manifestazioni”.
    A questo punto l’UE vuole portare la questione a livello ONU: “Chiediamo la condanna delle Nazioni Unite, in modo che la Russia capisca che è isolata internazionalmente“. L’alto rappresentante Borrell è consapevole che all’interno del Consiglio di Sicurezza “ci sarà ovviamente il veto della Russia, ma poi vedremo all’Assemblea Generale quanto Paesi sosterranno Mosca”. Da Bruxelles in giornata ci sono già stati i contatti con Cina e India, “per spiegare loro che non è solo una questione di Ucraina, ma di rispetto delle regole della Carta delle Nazioni Unite” e Borrell si è detto soddisfatto per le prime reazioni. “La Russia è stata sospesa dal Consiglio d’Europa con l’unanimità dei 27 Paesi dell’UE”, ma anche da molte competizioni sportive e dal concorso Eurovision in programma a maggio a Torino: “Può sembrare poca cosa, ma ha un impatto non indifferente sull’opinione pubblica globale“.
    Parlando del secondo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, al termine del Consiglio Affari Esteri si è soffermato sul fatto che “colpiranno con intensità non solo Putin e Lavrov, ma anche banche, imprese di Stato e interi settori-chiave dell’economia russa”. Si tratta di “un nuovo passo per continuare a isolare la Russia”, a cui seguiranno i lavori per un terzo pacchetto. Alla domanda sulla possibile esclusione di Mosca da Swift, Di Maio ha messo in chiaro che “l’Italia ha votato e voterà compatta sulle proposte della Commissione e non escludiamo niente a priori“. L’iniziale contrarietà del governo Draghi potrebbe essersi modificata in un appoggio tiepido, pur di mantenere l’unanimità della voce dell’Unione contro l’aggressione di Mosca. “Quelle che arrivano dall’Ucraina sono immagini inquietanti, con carri armati sulle auto dei civili e bambini portati in salvo dalle zone dei combattimenti”, ha attaccato con forza Di Maio: “È la dimostrazione della crudeltà della Russia e dell’irresponsabilità della guerra, che mette a rischio tutti i cittadini europei e può destabilizzare un intero contenente”.

    I 27 ministri degli Esteri hanno completato il lavoro non concluso vertice dei leader UE di ieri: beni congelati per i due leader russi. Si inizia a trovare un allineamento sull’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali

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    Ucraina, l’Europa “nella sua ora più buia”. Borrell: “Mosca minaccia rappresaglie nucleari. Pronte sanzioni settoriali e individuali”

    Bruxelles – L’ora più buia per l’Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Di fronte alla riunione speciale della commissione Esteri e la sottocommissione Difesa dell’Eurocamera, è il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, a soppesare gravemente una ad una le parole per definire l’aggressione militare di Mosca ai danni dell’Ucraina, iniziata questa mattina (24 febbraio) poco prima dell’alba, come se fossero le più difficili che abbia pronunciato durante questi due anni di mandato. “Inimmaginabile, impensabile” vedere tornare la guerra in Europa “eppure è ciò sta accadendo” con effetti “devastanti sui civili e innocenti”, aggiunge, ribadendo la condanna da parte dell’UE a questa manifesta “violazione del diritto internazionale”.
    “Stiamo assistendo a un’invasione ingiustificata da parte di una potenza nucleare contro un Paese libero e sovrano e allo stesso tempo (la Russia) sta minacciando tutti coloro che stanno cercando di aiutarli con una rappresaglia nucleare”, ha sintetizzato l’alto rappresentante, in riferimento alla notizia delle ultime delle forze russe che avrebbero occupato la centrale nucleare di Chernobyl, chiusa dopo un incidente del 1986 durante un test di prova nel reattore numero 4. “I nostri difensori stanno dando la vita affinché la tragedia del 1986 non si ripeta”, ha twittato nel pomeriggio il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy poco prima che la centrale fosse catturata, affermando che “questa è una dichiarazione di guerra contro l’intera Europa”.

    Russian occupation forces are trying to seize the #Chornobyl_NPP. Our defenders are giving their lives so that the tragedy of 1986 will not be repeated. Reported this to @SwedishPM. This is a declaration of war against the whole of Europe.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 24, 2022

    Per Borrell sono parole difficili da pronunciare perché l’aggressione di Mosca sancisce il fallimento della politica europea (e transatlantica) volta al dialogo, che nelle ultime settimane ha cercato di ridimensionare l’escalation di tensione in Ucraina su un piano diplomatico. “Abbiamo cercato in ogni modo di trovare una soluzione sul piano diplomatico a questa crisi”, ha detto Borrell sottolineando che già il fatto che il presidente russo Vladimir Putin abbia deciso di attaccare mentre era in corso una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la dice lunga su quanto rispetti il diritto internazionale.
    Sul tavolo dei capi di stato e governo al Consiglio straordinario di questa sera ci sarà il più grande pacchetto di sanzioni mai preparato dall’Unione Europea che prenderà di mira “settori (dell’economia russa) ma anche individui”, ha chiarito Borrell. Si tratta di un pacchetto consolidato insieme agli alleati di Stati Uniti, Regno Unito, Canada per affrontare una crisi che non si risolverà in una notte e che costringe anche l’Unione Europea a ripensare il proprio approvvigionamento di energia. “La nostra dipendenza dal gas (russo) è troppo forte, dobbiamo prendere misure per diversificare le nostre fonti di energia”.
    Quanto all’assistenza finanziaria promessa all’Ucraina, oltre all’ultimo pacchetto da 1,2 miliardi di euro licenziato pochi giorni fa, per l’alto rappresentante è giunto il momento di dar vita a un nuovo strumento di assistenza dedicato, “non possiamo continuare a prendere risorse dal budget europeo un po’ qui e un po’ lì”. Ha aggiunto di aver ribadito al “Consiglio dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) “con la massima fermezza la condanna dell’UE per l’invasione di dell’Ucraina da parte della Russia e ho chiesto la fine immediata delle operazioni militari russe e il ritiro incondizionato delle attrezzature dall’intero territorio dell’Ucraina”, come si legge nella nota diffusa poco dopo.

    L’occupazione delle forze russe della centrale nucleare di Chernobyl preoccupa l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, che accusa Mosca di minacciare con l’arma atomica chiunque provi ad aiutare l’Ucraina nella crisi. Si valuta uno strumento finanziario dedicato al sostegno di Kiev

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    L’UE invierà (in Ucraina) per la prima volta una squadra di esperti per sostenere un Paese sotto attacco informatico

    Bruxelles – Non ci sono solo le sanzioni contro la Russia e le autoproclamate Repubbliche Donetsk e Luhansk nella risposta dell’UE alla “violazione della sovranità dell’Ucraina”. Secondo quanto riferito ieri sera (22 febbraio) in conferenza stampa dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, Bruxelles è pronta a “inviare una missione di esperti per aiutare l’Ucraina ad affrontare gli attacchi informatici” che sta subendo da settimane.
    Si tratta del primo dispiegamento del Cyber Rapid Response Team, la squadra operativa di intervento rapido del programma di cooperazione per la difesa PESCO. Comprende una decina di funzionari nazionali di sicurezza informatica di sei Paesi membri (Croazia, Estonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Romania), che possono fornire assistenza ai Paesi UE ed extra-UE sotto cyberattacco. La richiesta di Kiev di ricevere il sostegno UE per affrontare gli attacchi informatici costanti alle infrastrutture critiche (civili e militari) era arrivata lo scorso 18 febbraio, in una lettera inviata dal ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, a Bruxelles che chiedeva anche l’invio di attrezzature tecniche e software.
    Il via libera è stato deciso durante il Consiglio Affari Esteri di lunedì (21 febbraio), al margine del quale l’alto rappresentante Borrell ha incontrato anche il ministro ucraino, confermandogli il sostegno dell’UE nell’affrontare gli attacchi informatici. A dire il vero, la disponibilità dell’Unione era già nota da metà gennaio, in occasione del primo cyberattacco su larga scala contro le infrastrutture di Kiev. Allora, Borrell aveva dichiarato senza mezzi termini che “l’Unione Europea sta mobilitando tutte le sue risorse per offrire supporto all’Ucraina” ed era anche stata convocata una riunione d’emergenza degli ambasciatori del comitato politico e di sicurezza “per capire quale assistenza tecnica si può fornire a Kiev”.
    Dopo l’episodio di gennaio, i siti web del governo ucraino sono stati colpiti la scorsa settimana da un’enorme quantità di attacchi mirati, che i servizi di sicurezza nazionali avevano indicato come “il più grande cyberattacco di sempre” al Paese. Nel 2017 l’Ucraina era stata anche l’epicentro di una ‘pandemia informatica’ di malware (programmi informatici usati per disturbare le operazioni svolte dagli utenti) nota come NotPetya, che aveva colpito l’Europa tra il 2016 e il 2017 e che si era poi diffusa in tutto il mondo, paralizzando multinazionali come il gigante danese delle spedizioni Maersk, della logistica FedEx e la società farmaceutica Merck.

    Quello a sostegno di Kiev sarà il primo dispiegamento del Cyber Rapid Response Team, la squadra operativa del programma di cooperazione per la difesa (PESCO) specializzata in risposte ai cyberattacchi

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    Accordo all’unanimità tra i 27 Paesi membri sulle sanzioni UE alla Russia: colpiti deputati, banche e separatisti ucraini

    Bruxelles – L’Unione Europea parla a una sola voce sulla crisi scoppiata nelle ultime 24 ore nel Donbass. “Con una risposta immediata, i 27 ministri degli Esteri hanno trovato un accordo all’unanimità su un pacchetto di sanzioni contro la Russia, che presenterò ora al Consiglio”, ha confermato con decisione l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri straordinario convocato oggi pomeriggio (22 febbraio) a Parigi. “Saranno sanzioni che colpiranno a fondo e duramente la Russia, in accordo con Stati Uniti, Regno Unito e Canada, con cui siamo stati a contatto per tutta la giornata”, ha aggiunto l’alto rappresentante UE.
    Secondo quanto concordato in mattinata dagli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) e ribadito dalla dichiarazione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, le sanzioni UE saranno mirate contro i 351 membri della Duma di Stato della Russia “che hanno richiesto il riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche fantoccio di Donetsk e Luhansk” e contro altri 27 individui e entità “che hanno violato l’integrità e la sovranità dell’Ucraina”. Tuttavia, il presidente russo, Vladimir Putin, l’esecutore materiale della dichiarazione di riconoscimento dei due territori separatisti nel Donbass ucraino – che ha dato il via al vortice bellico da ieri – “non è in questa prima lista”. Saranno invece colpite le banche che stanno finanziando operazioni militari e la capacità dello Stato russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, “per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”. Infine, al centro delle sanzioni ci saranno anche i separatisti, “con lo stesso livello di limitazioni [commerciali, politiche e finanziarie, ndr] della Crimea”, ha aggiunto Borrell.
    L’alto rappresentante UE ha però insistito sull’unità dei Ventisette contro la Russia, come dimostrato dalla decisione della Germania sullo stop al processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2, “che rende ancora più forti le nostre sanzioni”. Bruxelles guarda “con attenzione” anche a quello che succede in Bielorussia: “Sono pronto a mettere sul tavolo l’allargamento delle sanzioni contro gli oligarchi di Minsk che hanno agevolato la preparazione dell’aggressione russa dell’Ucraina dal territorio bielorusso”, ha messo in chiaro Borrell. Per l’UE si tratta di “un momento molto pericoloso, perché sappiamo chiaramente quali passi potrebbe mettere in atto il Cremlino“, che ha voluto mandare ieri un segnale simbolico nella sua decisione di compiere “un atto prevedibile, ma estremamente grave”. Ieri, 22 febbraio, era l’ottavo anniversario della destituzione dell’ex-presidente ucraino, Viktor Janukovyč, a seguito delle proteste di piazza a Minsk nel 2014: “È come se Putin volesse mettere fine alla ricreazione democratica dell’Ucraina”, ha attaccato Borrell, riferendosi all’ingresso di forze militari russe sul suolo ucraino.
    Da parte dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), il segretario generale Jens Stoltenberg ha definito le azioni di Mosca “passi sempre più palesi per l’aggravamento della situazione”, che hanno reso questo momento “il più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”. In conferenza stampa al termine della riunione straordinaria della Commissione NATO-Ucraina, Stoltenberg ha confermato che la richiesta del presidente Putin al Consiglio Federale per l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero (a sostegno dei separatisti nel Donbass) “aggiunge gravità alle dichiarazioni sul riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche di ieri sera”.
    L’accusa nei confronti della Russia è di voler “continuare a invadere un Paese già attaccato” dal 2014, quando era toccata la stessa sorte alla Crimea: “Ora ci sono forze militari russe nel Donbass, vogliono fare la stessa cosa che abbiamo visto otto anni fa”. Se da una parte sono state accolte le decisioni sulle sanzioni UE contro la Russia e della Germania sullo stop al gasdotto Nord Stream 2, a Kiev è stato chiesto di “non rispondere alle provocazioni”, dal momento in cui “è già seriamente in pericolo la possibilità di trovare una soluzione pacifica”. Per quanto riguarda la risposta della NATO, “le nostre forze sono in massima allerta da settimane, ma non sono state dispiegate“, ha precisato Stoltenberg, indicando però il “rafforzamento di alcuni partner nelle attività di preparazione”: la Germania in Lituania, il Regno Unito in Estonia, gli Stati Uniti in Romania e la disponibilità della Francia a comandare i battaglioni dell’Alleanza nello stesso Paese dell’Europa orientale.

    I ministri degli Esteri hanno trovato l’intesa sulle sanzioni contro Mosca per il riconoscimento e l’intervento nelle autoproclamate Repubbliche del Donbass: l’alto rappresentante Borrell le presenterà al Consiglio dell’UE per l’approvazione