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    Tunisia, la Commissione Ue rassicura sull’applicazione del Memorandum: “In caso di violazioni dei diritti bloccheremo i fondi”

    Bruxelles – Per la Commissione europea il Memorandum d’Intesa con la Tunisia “funziona benissimo”. Parola di chi quell’accordo l’ha firmato, il commissario per l’Allargamento, Olivér Várhelyi, e della responsabile Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson. Che, interrogata dagli eurodeputati della commissione Libertà civili (Libe), ha rassicurato i più critici: “I nostri progetti hanno tolleranza zero verso le violazioni i diritti fondamentali”.I dati sugli sbarchi in Italia che arrivano dal Viminale danno per ora manforte all’esecutivo Ue, anche se la stessa Johansson ha ammesso che le cifre degli ultimi mesi “sono dovute anche alle condizioni meteorologiche”. Dallo scorso autunno infatti, i numeri degli arrivi di persone migranti sulle coste italiane sono costantemente più bassi di quelli dell’anno precedente: 10.277 a ottobre 2023 (erano 13.492 nel 2022), 8.317 a novembre (9.061 nel 2022), 5.237 a dicembre (10.788 nel 2022). E anche nel nuovo anno la tendenza sembrerebbe confermata: per ora nel 2024 il Ministero degli Interni italiano ha registrato 1.298 arrivi, contro i 3.035 dell’intero gennaio 2023.

    La commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva JohanssonSecondo la commissaria, dall’inizio di ottobre le partenze dalla Tunisia sarebbero diminuite addirittura dell’80-90 per cento. E – dalla firma del Memorandum avvenuta il 16 luglio – le autorità tunisine avrebbero arrestato 750 trafficanti di esseri umani e scafisti. “È estremamente importante prevenire queste pericolose partenze”, ha dichiarato Johansson. Dai dati raccolti dal Migrants Missing Project, sulla rotta del Mediterraneo centrale sarebbero morti e dispersi almeno 2498 migranti nel 2023. Di questi, dopo il picco di giugno in cui le vittime sono state 729, solo 665 nella seconda metà dell’anno. E 75 a gennaio 2024.La Commissione Ue respinge le accuse di violazioni dei diritti umani in TunisiaSe – con lo zampino delle cattive condizioni meteo – l’intensificazione dell’attività delle autorità tunisine ha effettivamente portato a un migliore controllo delle coste, questo non significa automaticamente che il Memorandum Ue-Tunisia sia vincente. All’audizione in Commissione Libe ha partecipato anche Hussein Baoumi, responsabile nella regione per Amnesty International: Baoumi ha denunciato le “continue espulsioni di massa” portate avanti dal governo di Kais Saied, che avvengono “sempre con lo stesso schema”. Quello già ampiamente documentato la scorsa estate, quando centinaia di migranti sub-sahariani erano stati caricati su pullman che da Sfax – principale località di partenza per l’Europa – li avevano abbandonati nel deserto al confine con la Libia.Inoltre, ha avvertito Amnesty International, “la polizia tunisina è estremamente corrotta” e “prende soldi anche da chi lavora con i trafficanti”. Ma Johansson non ne ha voluto sapere, la diminuzione delle partenze non è legata alle deportazioni nel deserto, ma al fatto che la guardia costiera e la polizia tunisine stiano combattendo i trafficanti. E per quel che riguarda le condizioni delle persone migranti che rimangono bloccate sulle coste del Paese nordafricano, “la Tunisia è sempre di più un Paese di transito e non è attrezzata per gestire la situazione, ci vuole tempo per costruire le capacità”, ha spiegato la commissaria.Secondo i dati citati da Johansson, in Tunisia c’è stato un aumento del 600 per cento dei richiedenti asilo negli ultimi anni. E l’Ue, nell’ambito del Memorandum d’intesa e attraverso la cooperazione con l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (Oim) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), sta cercando di rafforzare un sistema di asilo che non è mai esistito. La Commissione europea rispedisce al mittente le accuse di finanziare progetti che violano i diritti umani in Tunisia. “I fondi Ue per la Tunisia collegati alla migrazione non vanno ‘ad amici di amici’, vanno a organizzazioni internazionali”, ha dichiarato Johansson. L’Oim, l’Unhcr, la Croce rossa tunisina. “C’è controllo e valutazione su come vengono utilizzati e sono pronta a esplorare ulteriori meccanismi di monitoraggio per far sì che che i nostri fondi non siano usati da chi viola diritti umani“, ha promesso.Nonostante ci siano ancora numerose criticità sull’implementazione dei 5 pilastri del Memorandum con la Tunisia – che inserisce il capitolo gestione delle migrazioni in una “partnership comprensiva globale” – Johansson ha confermato che l’Ue è “vicina a un accordo su una dichiarazione congiunta con l’Egitto“, anticamera di un nuovo Memorandum d’Intesa sul modello di quello con la Tunisia. Un memorandum che dovrà rispondere ad altre sfide, perché l’Egitto “non è proprio un Paese di transito”. Proprio no, in Egitto ci sono oggi oltre 9 milioni di persone migranti.

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    La commissaria Johansson in visita in Tunisia ad aprile. Con lei anche un ministro italiano

    Bruxelles – La Commissione europea cerchia la Tunisia sull’atlante geografico: dopo il titolare per l’economia dell’esecutivo Ue, Paolo Gentiloni, che dovrebbe recarsi a Tunisi il 26-27 marzo, anche la commissaria per gli Affari Interni, Ylva Johansson, ha annunciato una visita nel Paese nordafricano in aprile. Roma sarà ancora diretta interessata: ad accompagnare Johansson sarà infatti un ministro italiano. Anche se non è stato confermato, si tratta probabilmente dell’inquilino del Viminale, Matteo Piantedosi.
    Foto di gruppo al Meeting del Pse, 23/03/23
    Questa mattina (23 marzo) i vertici del Partito dei Socialisti europei (Pse) si sono incontrati a Bruxelles in preparazione al Consiglio europeo, in corso nella capitale belga oggi e domani. In un Consiglio incentrato prima di tutto sull’economia e sulla geopolitica, il dossier migrazioni rimane comunque sullo sfondo, in particolare per quanto riguarda le relazioni diplomatiche tra l’Unione e i Paesi del vicinato meridionale: Libia, Egitto e Tunisia in prima linea. Nell’unico punto dedicato alle migrazioni nella bozza finale delle conclusioni, si legge infatti che la presidente von der Leyen informerà i 27 leader Ue sui “progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni” del vertice straordinario del 9 febbraio, che lo stesso Consiglio chiederà alla Commissione “rapidi progressi su tutti i punti concordati” e soprattutto che si tornerà “regolarmente” sulla questione.
    “Stiamo lavorando a stretto contatto con l’Italia, c’è buona cooperazione”, ha dichiarato Johansson a margine della kermesse socialista. La commissaria ha ribadito la linea del gabinetto von der Leyen, su cui insiste anche Giorgia Meloni, che predilige la prevenzione delle partenze irregolari attraverso una stretta cooperazione con i Paesi d’origine e di transito. Inevitabilmente, i riflettori puntano dritto sulla Tunisia, Paese colpito da una durissima crisi economica e sociale e da cui le partenze verso le spiagge italiane sono aumentate vertiginosamente. Dai dati del Viminale, risulta che almeno 12 083 persone sono partite dalle coste tunisine da inizio anno fino a metà marzo, con un’impennata del 788 per cento rispetto ai 1360 arrivi nello stesso periodo dell’anno precedente.
    A Tunisi è in corso un preoccupante braccio di ferro tra il presidente Kais Saied e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi): dopo aver trovato un accordo per un maxi prestito da 1,9 miliardi di dollari in cambio dell’attuazione di una serie di riforme economiche nel Paese, Saied si è rimangiato l’impegno e ha costretto il Fmi a bloccare l’erogazione dei fondi. Vista la situazione drammatica in cui versa la Tunisia, in cui da diversi mesi scarseggiano beni di prima necessità come burro, latte e zucchero, l’Italia si è messa all’opera per provare a convogliare risorse in soccorso al partner mediterraneo.
    La visita di Gentiloni va letta in questo contesto, la possibilità cioè di negoziare un supporto finanziario da Bruxelles. Anche l’Alto commissario Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha ipotizzato una visita a Saied, probabilmente per convincerlo a rispettare l’accordo preso con il Fmi e inaugurare la stagione di riforme. Parallelamente, il viaggio di Johansson, Piantedosi e dell’omologo francese, Gérald Darmanin, potrebbe portare a un rafforzamento della cooperazione in materia di gestione delle partenze e dei rimpatri delle persone migranti. Nel pieno compimento del principio che va per la maggiore in Ue, riassumibile con un datato ma mai così attuale “aiutiamoli a casa loro”.

    La titolare per gli Affari interni dell’Ue non ha specificato chi la accompagnerà, ma dovrebbe trattarsi di Matteo Piantedosi e del suo omologo francese, Gerald Darmanin. “Stiamo lavorando a stretto contatto con l’Italia” per prevenire le partenze irregolare, ha dichiarato Johansson a margine del vertice dei socialisti europei