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    Tajani: “Creare lo Stato palestinese per delegittimare Hamas”

    Bruxelles – Creare uno Stato palestinese per delegittimare Hamas. DI fronte alla crisi in Medio Oriente l’Europa adesso deve approfondire il ragionamento geopolitico per il futuro della regione, già ribadito dopo il Consiglio informale del 15 ottobre. E’ Antonio Tajani a insistere esplicitamente sull’istituzione di uno nuovo Paese, vero, indipendente e sovrano. Il ministro degli Esteri, anche in qualità di segretario di Forza Italia e di vicepresidente del Ppe, porta la questione sul tavolo del Partito popolare europeo in occasione della tradizionale riunione dei leader del centro-destra europea che precede i vertici dei Consiglio europeo.“Senza negare il diritto di Israele a esistere“, sostiene Tajani, “bisogna avviare un percorso che porti alla creazione di uno Stato palestinese, che dia una prospettiva alla popolazione palestinese e che tagli l’erba sotto i piedi ad Hamas, che deve essere delegittimata sia da un punto di vista militare, attraverso una sconfitta, sia da un punto di vista politico”.Una dichiarazione più netta e più chiara di quella offerta dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Al suo arrivo in Consiglio per partecipare al vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue, Meloni afferma che “lo strumento più efficace per sconfiggere Hamas è dare concretezza e tempistica alla situazione palestinese e attribuire più peso all’Autorità nazionale palestinese”. Un concetto analogo a quello espresso dal suo ministro degli Esteri e alleato di maggioranza, ma espresso con toni forti. Manca però, nelle parole dell’inquilina di palazzo Chigi, l’esplicito riferimento allo Stato.Tajani, invece, tira dritto e ribadisce che “la nostra azione punta a costruire la pace con l’obiettivo due popoli e due Stati”. Ovviamente dialogando con il governo di Ramallah. In questo processo non semplice “l‘unica autorità che può essere l’interlocutore è l’Autorità nazionale palestinese (ANP). Non può essere Hamas”. Perché quest’ultima resta un’organizzazione terroristica agli occhi dell’Italia e dell’Unione europea. Per questa ragione “è difficile parlare di cessate il fuoco”. Un cessate il fuoco riguarda due eserciti, mentre in Medio Oriente si confrontano un esercito, quello di Israele, e un’organizzazione terroristica che non si vuole riconoscere in alcun modo. Meglio cercare una tregua umanitaria, come chiesto da 46 europarlamentari nella lettera inviata ai leader riuniti a Bruxelles.
    Il ministro degli Esteri al pre-vertice del Ppe rilancia la soluzione a due Stati. “Hamas va sconfitta militarmente e politicamente, nostro interlocutore è ANP”

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    Pausa, pause o cessate il fuoco umanitario. I leader Ue devono trovare la formula per chiedere l’accesso degli aiuti internazionali a Gaza

    Bruxelles – La crisi in Medio Oriente ha ridisegnato l’agenda del vertice dei leader Ue: domani (25 ottobre) e venerdì, i capi di Stato e di governo dei 27 dovranno trovare le parole giuste per chiedere l’accesso e la distribuzione degli aiuti umanitari in sicurezza nella Striscia di Gaza. È questo il punto cruciale, perché – ribadiscono fonti europee – la posizione dell’Unione europea sul conflitto non è cambiata dalla dichiarazione congiunta emessa lo scorso 15 ottobre.Una posizione ribadita nell’ultima bozza delle conclusioni del Consiglio europeo, visionata da Eunews, che prende le mosse dalla “condanna nei termini più forti possibili nei confronti di Hamas per i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in tutto Israele”. Il secondo punto fermo è il supporto al diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto internazionale e con il diritto internazionale umanitario, il terzo è l’appello ad Hamas per il “rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza condizioni”. Una volta riaffermati questi principi, i leader si concentreranno su “come migliorare la situazione umanitaria a Gaza”.È qui che si tocca “il tema sensibile”, ammette un alto funzionario dell’Ue. I Paesi membri sono d’accordo sul richiedere un “accesso umanitario continuo, rapido, sicuro per raggiungere le persone bisognose attraverso tutte le misure necessarie“, e nel documento finito sul tavolo degli ambasciatori Ue questa mattina veniva inclusa la possibilità di “una pausa umanitaria”. Ma la discussione ruota attorno alle lettere, alle virgole, perché l’imperativo a Bruxelles è trovare un linguaggio “che non abbia impatti sul diritto di Israele a difendersi“. Non può esserci un appello al cessate il fuoco, perché questo significherebbe equiparare l’esercito regolare israeliano ad Hamas, organizzazione riconosciuta come terroristica dall’Ue. Rispetto alla bozza precedente – circolata nei giorni scorsi – è scomparso anche il “supporto alla all’appello del segretario generale dell’Onu per una pausa umanitaria”.Perché su uno dei conflitti più divisivi di sempre da ieri sera è divisivo anche Antonio Guterres, dopo che ha dichiarato che “Hamas non è nata dal nulla” e Israele ne ha chiesto le dimissioni. L’importante, ribadiscono ancora fonti europee, è l’ingresso degli aiuti umanitari. Che comprendono “cibo, acqua, assistenza medica, materiale da campo e carburante“. Su questo, l’Ue fa uno sgarro ad Israele, che non vuole permettere l’ingresso nella Striscia di carburante che potrebbe essere utilizzato per il lancio di missili. Ma che viene sicuramente utilizzato per far funzionare gli ospedali. 
    Al Consiglio europeo di domani e venerdì (26-27 ottobre) irrompe la crisi in Medio Oriente. Dai 27 la “ferma condanna di tutte le violenze e le ostilità contro i civili”, ma dalla bozza delle conclusioni sparisce il sostegno all’appello del segretario generale dell’Onu per una pausa umanitaria

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    Dai leader Ue probabile appello per una “pausa umanitaria” a Gaza. Borrell: “Obiettivo meno ambizioso di un cessate il fuoco”

    Bruxelles – La richiesta di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas è troppo divisiva. Ma i 27 sono d’accordo “con l’idea di una pausa umanitaria, come qualcosa che permetta agli aiuti internazionali di entrare” a Gaza e di essere distribuiti alla popolazione ormai allo stremo. L’ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, al termine del vertice a Lussemburgo con i ministri degli Esteri dei Paesi membri. La palla passa ai capi di stato e di governo, che si incontreranno a Bruxelles tra pochi giorni, giovedì 26 ottobre.Le parole di Borrell trovano conferma nella bozza delle conclusioni del vertice dei leader, visionata da Eunews: “Il Consiglio europeo sostiene l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres per una pausa umanitaria al fine di consentire un accesso umanitario sicuro e l’arrivo degli aiuti a chi ne ha bisogno”. Il documento sarà nuovamente discusso dai rappresentanti permanenti dei 27 al Coreper prima del Consiglio europeo, ma il capo della diplomazia europea non prevede intoppi su un punto che è già un compromesso. Perché qualche Paese, in prima linea la Spagna, in mattinata aveva invocato un obiettivo più ambizioso. “Questo è il momento di un cessate il fuoco. Questo è il momento di fermare la violenza a Gaza e in Israele e di guardare avanti”, ha dichiarato il ministro di Madrid, José Manuel Albares, prima di incontrare i suoi omologhi.Ma per la maggior parte dei 27 vale un’altra linea, sintetizzata dal ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani. Una linea per cui il cessate il fuoco equivale a negare il diritto di Israele a difendersi, ma “non possiamo dire a Israele di non difendersi mentre Hamas continua a lanciare missili contro le città”. Quello che si può fare, è insistere per una pausa umanitaria. Anche se per il ministro degli Esteri dell’Irlanda, Micheal Martin, “Pausa umanitaria o cessate il fuoco sono intercambiabili”, in realtà il loro significato politico e i risvolti pratici sono differenti. “Al vertice de il Cairo il segretario dell’Onu ha parlato di cessate il fuoco, che è certamente molto di più di una pausa. Una pausa è una pausa: un’interruzione che più avanti riprenderà, è un obiettivo meno ambizioso“, ha ammesso Borrell.Il capo della diplomazia europea ha però messo in chiaro che gli aiuti umanitari che Israele ha lasciato entrare finora a Gaza dal varco di Rafah non sono sufficienti. “Prima della guerra entravano cento camion al giorno, ora si parla di venti – ha commentato -, e i bisogni sono molto maggiori”. Ma non è solo una questione di “velocità e quantità”: i ministri dei 27 sono d’accordo sul fatto che “gli aiuti debbano includere il combustibile necessario per far funzionare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e la produzione di energia elettrica”. Cosa che Israele sta vietando. Duro anche il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, secondo cui “la quantità non deve essere decisa in modo arbitrario, ma dai bisogni” e “deve poter andare in tutti i posti in cui c’è gente che ha bisogno”. Perché Tel Aviv sta cercando di limitare la distribuzione degli aiuti al sud della Striscia, in modo da forzare chi ancora non si è spostato dal nord a mettersi in marcia. “Non c’è necessità solo di cibo, acqua e medicine, ma particolarmente di carburante, perché senza gli ospedali non possono funzionare”, ha sottolineato Lenarčič.Nelle conclusioni del Consiglio europeo su cui stanno lavorando i diplomatici dei 27, nel capitolo relativo al Medio Oriente si dice anche che l’Ue “ribadisce il bisogno di evitare un escalation regionale impegnandosi con i partner, inclusa l’Autorità Palestinese”, per “ridare vigore ad un processo politico sulla base della soluzione a due stati“. Un obiettivo indicato anche da Borrell, che ha fatto mea culpa: “Sono trent’anni che ne parliamo e ogni volta sembra che ci si allontani, nella misura in cui il numero dei coloni israeliani nei territori della Cisgiordania si è triplicato dalla firma degli accordi di Oslo”. È ora di rilanciare il processo politico e le aspirazioni legittime del popolo palestinese. A due settimane dai terribili attacchi di Hamas a Israele, anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ritenuto opportuno riallacciare i contatti con l’Autorità Nazionale palestinese: in una telefonata al presidente Mahmoud Abbas ha espresso le proprie condoglianze per i civili vittime dei raid israeliani e gli ha assicurato il supporto per una soluzione che preveda la creazione di uno stato legittimo palestinese.
    Nella bozza del Consiglio europeo il “sostegno all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres” per l’accesso sicuro e la distribuzione degli aiuti umanitari. Von der Leyen chiama il presidente palestinese Abbas per rilanciare il processo politico verso la soluzione a due stati

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    Israele, l’Eurocamera chiede una “pausa umanitaria” delle ostilità per permettere l’arrivo di aiuti internazionali a Gaza

    Bruxelles – Serve una tregua umanitaria per permettere agli aiuti internazionali di arrivare alla popolazione. Dopo l’acceso dibattito in aula, con una risoluzione non legislativa il Parlamento europeo di Strasburgo ha condannato “gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele” e espresso “seria preoccupazione” per la situazione nella Striscia di Gaza.Approvato oggi (19 ottobre) con 500 voti a favore, 21 contrari e 24 astensioni, il testo ribadisce il sostegno a Israele e sottolinea che “l’organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata”. Tel Aviv ha cioè il diritto all’autodifesa, ma la sua azione militare deve rientrare nei paletti del diritto internazionale. Per gli eurodeputati “attaccare i civili e le infrastrutture civili, compresi gli operatori delle Nazioni Unite, gli operatori sanitari e i giornalisti, è una grave violazione del diritto internazionale”.Non c’è margine per lanciare l’appello per la fine delle ostilità: la richiesta è stata modificata in “pausa umanitaria” con un emendamento orale in aula e approvata così. “Il Parlamento ha giustamente respinto l’appello per un cessate il fuoco. Non può esserci un cessate il fuoco con i terroristi di Hamas“, ha commentato su X il leader del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. Ma per l’Eurocamera è fondamentale distinguere tra “il popolo palestinese e le sue aspirazioni legittime e l’organizzazione terroristica Hamas e i suoi atti terroristici”. La popolazione della Striscia di Gaza è sotto assedio: secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas, dall’inizio del conflitto sono state uccise 3.478 a Gaza e più di 12 mila sono state ferite. E all’incirca un milione di palestinesi sono fuggiti dalle loro case per spostarsi nel sud dell’enclave, ammassandosi nelle scuole delle Nazioni Unite e nei campi profughi.Per far fronte all’emergenza, i deputati “esortano la comunità internazionale a proseguire e a incrementare l’assistenza umanitaria alla popolazione civile dell’area” e “sollecitano l’Egitto e Israele a cooperare con la comunità internazionale per istituire corridoi umanitari verso la Striscia di Gaza“.  Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, avrebbe strappato un accordo per l’apertura, da domani, del valico di Rafah: tra i container che si stanno accumulando al confine tra Israele ed Egitto, anche le tende da campo, medicinali e kit igienici che la Commissione europea ha inviato con due ponti aerei già questa settimana. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), che sta dando accoglienza nelle proprie strutture a circa 513 mila sfollati interni, ha fatto sapere che i propri rifugi sono “sovraffollati e dispongono di scorte molto limitate di cibo, prodotti per l’igiene e acqua potabile“.“Vogliamo una pausa del conflitto a fini umanitari e una de-escalation, in linea con quanto richiesto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite”, ha dichiarato il capodelegazione del Partito democratico all’Eurocamera, Brando Benifei. Sul rischio di allargamento regionale degli scontri, il Parlamento ha condannato con “la massima fermezza” il sostegno dell’Iran ad Hamas e ad altri gruppi terroristici nella Striscia di Gaza, e ha reiterato la richiesta di includere il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica e l’Hezbollah libanese nell’elenco Ue delle organizzazioni terroristiche.Sul controverso bombardamento contro l’ospedale episcopale di Al Ahli, che avrebbe causato almeno duecento vittime, i deputati chiedono un’indagine indipendente per “stabilire se si sia trattato di un attacco deliberato e di un crimine di guerra e, in caso affermativo, chiede che i responsabili siano chiamati a risponderne”.
    Nella risoluzione approvata a larghissima maggioranza l’emiciclo di Strasburgo sottolinea che “l’organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata”. Nonostante la “profonda preoccupazione per il rapido deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”, nessuna richiesta di cessate il fuoco

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    Von der Leyen sostiene l’ordine israeliano di evacuare Gaza. L’Onu chiede di revocarlo: “Sarebbe un disastro”

    Bruxelles – “So che la risposta di Israele dimostrerà che è una democrazia”. Con queste parole, pronunciate da Tel Aviv mentre a Gaza più di un milione di persone in condizioni disperate devono decidere se lasciare la propria casa o restare, Ursula von der Leyen ribadisce la posizione ufficiale della Commissione europea: Israele ha il diritto di difendersi, senza se e senza ma.Nel suo discorso al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nessun riferimento al taglio dei beni di prima necessità imposto alla popolazione di Gaza, in violazione del diritto internazionale umanitario. Nessun accenno alle oltre 1.800 vittime – e 6 mila feriti- dei bombardamenti israeliani sull’enclave palestinese. La presidente della Commissione europea, in Israele oggi (13 ottobre) insieme alla numero uno dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha dichiarato ancora una volta che “l’unico responsabile per quello che sta accadendo è Hamas”. Ed è solo a causa delle azioni terroristiche palestinesi che ora Gaza sta vivendo l’inferno.Ursula von der Leyen e Roberta Metsola al kibbutz di Kfar Azza, dove Hamas ha massacrato oltre 100 civili israelianiMa sull’ordine di evacuazione emanato dalle autorità israeliane ieri sera, è scontro con il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. Da un lato il portavoce dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, ha avallato l’azione di Tel Aviv perché “i civili devono essere avvertiti su operazioni militari in arrivo, così da poter andare via, e questo è quello che Israele ha fatto”. Dall’altro l’Alto rappresentante Ue, in una conferenza stampa a Pechino con il ministro degli Esteri cinese, ha definito “sicuramente irrealistica” l’idea che “un milione di persone possa spostarsi in 24 ore”. Borrell si è schierato ancora una volta con il segretario generale delle Nazioni Unite, rilanciando il suo appello a revocare l’ordine di evacuazione, che “potrebbe trasformare quella che è già una tragedia in un disastro”.All’allarme lanciato da Antonio Guterres e Josep Borrell si è unito anche il Norwegian Refugee Council, organizzazione umanitaria attiva sul territorio: “La richiesta militare israeliana che 1,2 milioni di civili nel nord di Gaza si trasferiscano nel sud entro 24 ore, in assenza di qualsiasi garanzia di sicurezza o ritorno, equivarrebbe al crimine di guerra di trasferimento forzato”, è la denuncia che arriva dall’Ong, secondo cui “ci sono innumerevoli persone nelle zone settentrionali che non hanno i mezzi per trasferirsi in sicurezza sotto la costante raffica di fuoco” israeliano.Ma per Metsola e von der Leyen, definite dal presidente di Israele Isaac Herzog due “grandi combattenti per la moralità, la dignità e i diritti umani”, la comunità internazionale sta prendendo un abbaglio. Perché quello che sta succedendo a Gaza è che “Hamas sta usando i civili come scudi umani, bloccandoli e non permettendogli di andarsene, per proteggere le sue vili intenzioni militari”. Per questo le Nazioni Unite dovrebbero sostenere “con chiarezza l’immediata rimozione dei civili in un’altra area in modo che si possa continuare a combattere per lo Stato di Israele sotto la legge internazionale”, ha chiesto Herzog in una dichiarazione con le due leader Ue.Palazzi sventrati dai bombardamenti israeliani a Gaza (Photo by Yahya HASSOUNA / AFP)Una risposta esplicita l’ha data il ministro degli Esteri cinese, Yi Wang, durante il punto stampa a Pechino con Borrell. “La Palestina è in una situazione umanitaria critica, che si sta rapidamente deteriorando. La Cina condanna tutti gli atti che colpiscono i civili contro le leggi internazionali”, ha dichiarato Wang. Il messaggio che arriva dalla Cina, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, è chiaro: “Tutti i Paesi terzi rilevanti devono mantenere la calma, rimanere oggettivi e giusti, lavorare per la de-escalation e evitare di causare maggiore spargimento di sangue”.Metsola e von der Leyen hanno portato in Israele la posizione delle istituzioni a cui fanno capo, ma a ben vedere non è proprio così. Dall’Eurocamera la leader dei Socialisti e democratici (S&d), Iratxe Garcia Perez – che fa parte della cosiddetta “maggioranza Ursula” – si è unita all’appello della comunità internazionale, definendo l’evacuazione di Gaza “pericolosa e irrealistica“. Anche nel gabinetto von der Leyen non sono tutti d’accordo: sta con Borrell il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, che ha ribadito con un tweet che “i civili devono essere protetti” e che “le infrastrutture critiche non devono essere colpite”.Sicuramente le due leader non parlano a nome della terza istituzione dell’Unione europea: rispetto alla commemorazione di due giorni fa per le vittime israeliane di Hamas, oggi a Tel Aviv non era presente con loro il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Non erano presenti i 27 Paesi Ue.
    Da Pechino l’Alto rappresentante Ue Borrell rilancia l’appello delle Nazioni Unite: è “sicuramente irrealistico pensare che un milione di persone possano spostarsi in 24 ore”. Ma dalla Commissione europea l’ok a Israele che “ha avvertito i cittadini dell’operazione militare in arrivo”

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    L’inconsistenza dell’Unione europea in Medio Oriente e quella difficoltà a condannare l’assedio di Gaza

    Bruxelles – Sono passati ormai sei giorni dall’attacco terroristico senza precedenti sferrato da Hamas a Israele la mattina di sabato 7 ottobre e le ostilità continuano a crescere. Sarebbero già 1.200 le vittime israeliane, oltre 1.400 i morti a Gaza, in cui secondo le stime delle Nazioni Unite i raid di ritorsione di Tel Aviv avrebbero già causato 339 mila sfollati. Da entrambe le parti, chi sta pagando il prezzo più alto è la popolazione civile. L’Unione europea si è immediatamente schierata a fianco dell’amico e partner israeliano, “l’unica democrazia del Medio oriente”, e contro la barbarie del gruppo terrorista islamico. Ma è difficile non rilevare diverse criticità nell’atteggiamento che Bruxelles ha assunto di fronte al riaccendersi del conflitto israelo-palestinese.Prima di tutto, come ha sottolineato il diplomatico francese ed ex segretario generale del Servizio europeo d’azione esterna (Eeas), Pierre Vimont, la diplomazia europea “negli ultimi anni sta progressivamente scomparendo dalla geopolitica della regione”. Il lungo elenco di richiami ad Israele a porre fine alla politica degli insediamenti illegali e di appelli alla de-escalation a entrambe le parti è rimasto inascoltato. “Oggi, l’Europa è troppo emarginata nella regione per sperare di far sentire la propria voce nel contesto dello scontro in corso”, prosegue Vimont nel suo editoriale per Carnegie Europe. E infatti per ora nessuna iniziativa è stata lanciata dai 27, la cui linea comune sul conflitto può essere riassunta con la frase “Israele ha il diritto di difendersi”.Pierre Vimont (Photo by NICHOLAS KAMM / AFP)Un principio sacrosanto, ma che d’altra parte palesa la mancanza di volontà e di autorità per mediare tra le parti. Se a questo si somma la confusione manifestatasi negli ultimi due giorni in seguito all’annuncio del commissario europeo, Olivér Várhelyi, di una sospensione totale di ogni assistenza Ue al popolo palestinese, senza distinzione tra Striscia di Gaza e Cisgiordania, seguita da una forte opposizione da parte di diversi Stati membri , “è una chiara indicazione delle profonde divisioni all’interno dell’Unione”, scrive ancora l’esperto diplomatico francese.Se la polemica sui fondi europei per la popolazione palestinese sembra essere rientrata – con non poco imbarazzo -, con la Commissione europea che ha smentito Várhelyi e ha annunciato una revisione dell’assistenza a causa del rischio che le risorse Ue possano direttamente o indirettamente armare Hamas, a Bruxelles non sembrano aver ancora trovato una formula comune per condannare le atrocità sui civili palestinesi che sta compiendo Tel Aviv a Gaza. L’Ue ha denunciato con sdegno e determinazione il massacro di “neonati, bambini, donne e uomini innocenti” da parte dei terroristi di Hamas, ma pochissimo ha detto contro l’assedio totale all’enclave palestinese ordinato dal governo Netanyahu.O meglio, la differenza sta nella coralità dell’appello: ci ha provato Borrell, che dopo la riunione d’urgenza con i 27 ministri degli Esteri a Muscat, in Oman, ha dichiarato che “Israele ha il diritto di difendersi, ma deve essere fatto in conformità con il diritto internazionale, il diritto umanitario e alcune decisioni sono contrarie al diritto internazionale”. Perché tagliare l’acqua, l’elettricità, il cibo, l’assistenza medica a una popolazione intera è una violazione del diritto internazionale. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha rilanciato su X (ex Twitter) un messaggio del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, secondo cui “i beni di prima necessità devono raggiungere Gaza”.Charles Michel, Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e l’ambasciatore israeliano a Bruxelles, Haim Regev, commemorano le vittime di Hamas (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)Ma la posizione presa dalle Nazioni Unite non sembra essere condivisa – quanto meno nei discorsi ufficiali – dalla presidente della Commissione europea. La stessa von der Leyen che un anno fa, davanti all’Eurocamera, dichiarava che “gli attacchi della Russia contro le infrastrutture civili sono crimini di guerra” e che “tagliare l’acqua, l’elettricità e il riscaldamento a uomini, donne e bambini sono atti di puro terrore”. A riascoltare queste parole, il silenzio di von der Leyen sull’assedio di Gaza è ancora più assordante. Lo stesso che ha portato Roberta Metsola, leader del Parlamento europeo, a indire un sacrosanto momento di raccoglimento per le vittime israeliane del terrorismo di Hamas, ma senza concedere alcun cenno alle vittime civili palestinesi.Legittimare la risposta massiva dell’esercito israeliano su una popolazione di 2 milioni e mezzo di persone, che dal 2007 vivono in una prigione a cielo aperto in una condizione di dipendenza pressoché totale dagli aiuti internazionali, potrà solamente alimentare un inasprimento delle tensioni in Medio Oriente. “Per il momento, qualsiasi mediazione – se ce n’è la possibilità – tra le parti in conflitto nella Striscia di Gaza proverrà dai Paesi della regione”, sostiene Pierre Vimont. Non da Bruxelles.
    Secondo l’ex segretario generale del Seae, Pierre Vimont, la diplomazia Ue è “progressivamente scomparsa dalla geopolitica della regione”. I 27 hanno condannato duramente il terrorismo di Hamas e difeso il diritto di Israele a difendersi, ma per ora non hanno profuso nessuno sforzo di mediazione. E non richiamare Tel Aviv sull’assedio a Gaza è un errore

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    I leader Ue omaggiano le vittime del terrorismo di Hamas. Metsola: “Questa è l’Europa, noi stiamo con Israele”

    Bruxelles – L’Eurocamera, il Consiglio europeo e la Commissione europea insieme per Israele. Davanti all’edificio Altiero Spinelli, al Parlamento europeo di Bruxelles, i leader delle tre istituzioni Ue si sono riuniti per un momento di raccoglimento per le oltre mille vittime degli attacchi terroristici perpetrati da Hamas da sabato 7 ottobre.Con Roberta Metsola, Charles Michel e Ursula von der Leyen anche l’ambasciatore israeliano presso l’Ue, Haim Regev, oltre a diversi commissari europei, i presidenti dei principali gruppi politici all’Eurocamera, tanti deputati, funzionari e cittadini. Centinaia di persone che hanno riempito l’intero piazzale dedicato a Simone Veil. “Sono orgogliosa di essere qui con così tanti di voi. La vostra presenza fuori dal Parlamento europeo è significativa, la nostra voce è importante. So quanto questo significhi per le persone in Israele colpite dal peggior attacco terroristico da generazioni”, ha dichiarato Metsola.Ribadita la dura la condanna all’estremismo di Hamas: “Dobbiamo essere chiari: questo è il terrorismo nella sua peggior forma”, ha tuonato Metsola, sottolineando che il gruppo islamista è “un’organizzazione terroristica” che “non rappresenta le legittime aspirazioni del popolo palestinese”, che non “offre soluzioni” ma solo “spargimenti di sangue”. Per la leader Ue il 7 ottobre passerà alla storia come il “giorno dell’infamia globale”, il giorno in cui ancora una volta il mondo “è stato testimone dell’assassinio di ebrei semplicemente perché erano ebrei”. Il giorno in cui – ha ricordato Metsola – “Hamas ha ucciso più di mille neonati, bambini, donne e uomini innocenti, ha aperto il fuoco su centinaia di giovani durante un evento musicale uccidendo indiscriminatamente anche cittadini dell’Ue, ha rapito ragazze e ragazzi, ha preso gli anziani sopravvissuti all’Olocausto e li ha trascinati fuori dalle loro case, facendoli sfilare per le strade come trofei”.Dal Parlamento europeo l’appello al rilascio immediato degli oltre 100 ostaggi ancora nelle mani di Hamas e la promessa che “l’Europa è pronta ad aiutare a mediare le risoluzioni”. Ma con un punto fermo: “Non esiste alcuna giustificazione per il terrorismo”. Prima di indire un minuto di silenzio, Metsola si è rivolta direttamente all’ambasciatore di Israele a Bruxelles: “Ambasciatore Haim Regev, grazie per essere qui oggi. Questa è l’Europa. E noi siamo con te”. Le parole di Metsola sono state accolte da un lungo applauso delle persone raccolte in piazza. Dopo il momento di silenzio, hanno risuonato gli inni di Israele e dell’Ue.Momento di raccoglimento per Israele al collegio dei Commissari UePoco prima della cerimonia sul piazzale del Parlamento europeo, a palazzo Berlaymont anche i commissari del gabinetto von der Leyen si sono riuniti in un momento di raccoglimento per le vittime in Israele. “Ci può essere solo una risposta: l’Europa sta con Israele, supportiamo pienamente il diritto di Israele a difendersi”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, prima di condannare duramente le azioni terroristiche di Hamas, l’unico “responsabile per le sue azioni”, che porteranno “maggiore sofferenza ai palestinesi innocenti”.Sulla polemica montata nei giorni scorsi sui fondi dell’Ue per la Palestina, von der Leyen ha assicurato che “il sostegno umanitario al popolo palestinese non è in discussione”, ma che al contempo “è importante rivedere attentamente la nostra assistenza finanziaria alla Palestina”. Tuttavia la leader dell’esecutivo comunitario è sicura: “I finanziamenti dell’Ue non sono mai andati e non andranno mai a Hamas o a qualsiasi entità terroristica”.
    Roberta Metsola, Charles Michel e Ursula von der Leyen insieme per commemorare gli oltre mille morti in Israele per mano dell’organizzazione terroristica. Per la presidente dell’Eurocamera il 7 ottobre passerà alla storia come “il giorno dell’infamia globale”. Nessun riferimento alle vittime civili palestinesi

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    Bruxelles annuncia una “revisione” dei fondi alla Palestina, c’è il rischio di finanziamenti indiretti ad Hamas. Ma salva gli aiuti umanitari

    Bruxelles – Dopo le dichiarazioni di pieno sostegno a Israele e al suo diritto a difendersi, la Commissione europea prende la prima iniziativa unilaterale nei confronti di Hamas. ma che potenzialmente potrebbe impattare su tutto il popolo palestinese: l’esecutivo comunitario avvierà una “revisione urgente dell’assistenza dell’Ue alla Palestina” che non colpirà però i versamenti a “tutti i palestinesi”, assicura l’alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell. Su cosa questo possa comportare, non sono d’accordo nemmeno a palazzo Berlaymont.La notizia è arrivata a metà pomeriggio attraverso un tweet condiviso dal commissario Ue per l’Allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi: “Il livello di brutalità e terrore contro Israele e la sua popolazione è un punto di non ritorno. La Commissione europea rivedrà il suo intero portafoglio di sviluppo, pari a un valore di 691 milioni di euro“. È lo stesso Várhelyi che si prende la libertà di spiegare le dirette implicazioni: stop immediato ai pagamenti, tutti i progetti che tornano in cantiere a Bruxelles e le proposte di budget congelate e rinviate fino a nuovo ordine.Oliver Varhelyi, commissario Ue per l’AllargamentoMa l’annuncio del commissario ungherese ha smentito in parte quanto dichiarato in mattinata dai portavoce dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer e Peter Stano, che avevano rimandato qualsiasi mossa del blocco Ue a domani, in occasione del Consiglio Affari Esteri straordinario convocato d’urgenza dall’Alto rappresentante, Josep Borrell. Apparentemente l’uscita di Várhelyi non è stata concordata in modo collegiale dal gabinetto von der Leyen: il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha immediatamente corretto il tiro con un tweet, confermando invece che “gli aiuti umanitari alla Palestina continueranno per tutto il tempo necessario”. Anche diversi Stati membri si sono allarmati dopo l’annuncio di Varhelyi: Spagna, Belgio, Irlanda e Lussemburgo in primis hanno contestato la legittimità di una scelta che riguarda la gestione del budget europeo e di conseguenza i 27 Paesi Ue.Dopo oltre quattro ore di silenzio, è intervenuta la Commissione con un comunicato stampa che annunciava la “revisione” dell’assistenza, non la sua immediata sospensione. “Oltre alle salvaguardie esistenti, l’obiettivo di questa revisione è garantire che nessun finanziamento dell’Ue consenta indirettamente a un’organizzazione terroristica di effettuare attacchi contro Israele. Anche qui, l’esecutivo Ue ha cambiato radicalmente il proprio linguaggio: poche ore prima il portavoce capo della Commissione, Eric Mamer, aveva garantito che le risorse europee per la Palestina sono soggette a “severi controlli per assicurare che non ci siano finanziamenti diretti e indiretti” ad Hamas. Ma il commissario dal tweet facile ha svelato lo scenario in realtà più realistico, e cioè che l’Ue non può avere la certezza che i propri fondi non abbiano armato il gruppo terrorista palestinese.La Commissione europea ha specificato poi che “la presente revisione non riguarda l’assistenza umanitaria fornita nell’ambito delle operazioni europee di protezione civile e aiuto umanitario (Echo)”, confermando quanto dichiarato da Lenarčič. Alla luce dei dati pubblicati dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), che ieri ha contato 73.538 sfollati interni, a cui sta dando rifugio in 64 delle sue scuole all’interno di Gaza, gli aiuti umanitari sono di vitale importanza. L’Unrwa ha anche previsto un “verosimile incremento dei numeri alla luce dei pesanti bombardamenti e attacchi aerei anche sulle aree civili” da parte dell’aviazione israeliana. Oggi il governo israeliano ha ordinato “l’assedio totale” della Striscia e dichiara di aver riunito 100 mila soldati al confine con Gaza, pronti ad un incursione via terra per recuperare gli oltre 100 israeliani che sarebbero tenuti in ostaggio in territorio palestinese. Non solo, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dato indicazione di tagliare completamente i rifornimenti di acqua, elettricità, carburante e generi alimentari alla popolazione della Striscia, che vive una situazione di crisi umanitaria perenne.I finanziamenti europei alla Palestina: 1,1 miliardi di euro dal 2021 al 2024Nell’ultimo anno e mezzo i 27 avevano stanziato più di 300 milioni di euro per la popolazione palestinese, impegnandosi a fornire fino a 1,1 miliardi di euro di assistenza finanziaria dal 2021 al 2024. Nell’ultimo pacchetto – relativo al 2022– erano previsti 200 milioni per sostenere l’Autorità Palestinese nel pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici, delle indennità sociali alle famiglie vulnerabili, dei ricoveri agli ospedali di Gerusalemme Est e dell’acquisto di vaccini Covid-19, un programma specifico di 36 milioni per il periodo 2021-2023 per migliorare le condizioni di vita a Gerusalemme Est, 30 milioni per lo sviluppo del settore privato nei territori palestinesi occupati. E ancora, lo scorso febbraio, 82 milioni di euro per sostenere il lavoro sul campo dell’Unrwa.La volontà della Commissione europea sarà discussa domani dai ministri Ue, al vertice che si terrà in formato inedito a Muscat, in Oman, dove già oggi Borrell ha discusso delle “tragiche conseguenze dell’attacco di Hamas” con i leader del Consiglio di cooperazione del Golfo. L’ambasciatore spagnolo, José Manuel Albares, ha chiesto di inserire la questione all’agenda dell’incontro, dopo aver espresso il proprio disaccordo in una telefonata con il commissario responsabile dello psicodramma di oggi pomeriggio.
    Il commissario Ue Várhelyi ha annunciato la sospensione immediata dell’intero portafoglio di sviluppo con la Palestina, per un valore di 691 milioni di euro, suscitando le critiche di diversi Paesi membri. In serata la precisazione dell’esecutivo Ue: la revisione non riguarda i fondi per l’assistenza umanitaria e non riguarda “tutti i palestinesi”